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Autore: peralis    30/08/2012    1 recensioni
Patrick Jane ha perso la sua amata automobile per colpa di Lisbon. Non l'ha presa molto bene, ma deve comunque risolvere un nuovo caso. Lisbon non la passerà tanto liscia
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco l'ultimo capitolo della mia storia. Ringrazio di nuovo chi ha recensito e tutti quelli che hanno letto questa mia. Le vostre parole di incoraggiamento mi hanno aiutato molto anche se questi ultimi due capitoli non mi convivono molto. La storia di Patrick e Teresa è molto bella e può essere interpretata in mille modi differenti, questo era solo uno dei tanti. Spero di riuscire a scrivere di nuovo qualcosa su questo bellissimo show, per ora un bacio ed un a braccio, alla prossima.  

 

 

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                                                                                                                                                                                                                        Roberta Vincenti era seduta nella sala interrogatori con uno strano sorriso sul volto. Appena rilasciata dall'ospedale era stata portata al CBI per l'interrogatorio.

Era ancora sotto l'effetto dei narcotici e per il momento sembrava che l'intervista sarebbe stata semplice e veloce.

ValPelt era stata designata per farle la prima serie di domande. Entrò calma nella stanza, posò il fascicolo sul tavolo di metallo e si mise a sedere.

 

   "Roberta Vincenti, è questo il tuo nome di battesimo?" Disse Grace, cercando di essere il più professionale possibile anche se le immagini del corpo dilaniato di Andy le ritornavano, pressanti, nella memoria.

 

   "Si, in carne ed ossa. Ei agente che ne dici se la smettiamo con le cazzate e veniamo al sodo. Io con te non voglio parlare. Voglio parlare con l'agente Lisbon." Disse la donna incrociando le braccia.

 

   "L'agente Lisbon è occupata. Non hai scelta, devi parlare con me."

 

   "No, ho parlo con Teresa Lisbon o niente."

 

   "Roberta, non penso di doverti ricordare che sei in arresto e non hai nessun diritto di fare richieste del genere."

 

   " Mi sembra di avere usato la grammatica giusta agente. Sei un po tonta forse?" Grace si stava irritando e Roberta se n'era accorta. La giovane agente deglutì pesantemente e si passò una mano dietro al collo. Rimasero in silenzio per qualche minuto. Quando Grace aveva recuperato la calma ricominciò  a farle delle domande?

 

   "Qual'era la sua relazione con Al Parrish?"

 

   "Agente…vedo che siamo testarde. E va bene risponderò a solo due  domande e poi voglio vedere Teresa…

Al era uno stolto, un piccolo passatempo che avevo. Lo scopavo e lui mi procurava il materiale per le mie opere d'arte. Io dico che Scarlett era una delle mie migliori opere. Tu che ne dici agente?"

 

Nella stanza adiacente c'erano Wayne, Lisbon e Jane che ascoltavano. Videro l'assassina cambiare totalmente espressione appena cominciò a parlare di Al e del omicidio di Scarlett. Ora la donna sembrava trasognante, spensierata.

Grace si voltò verso lo specchio dietro di lei per un qualsiasi segno sul da farsi. Non avendo risposta continuò.

    

    "Come ha conosciuto Al?"

 

    "Al ed io frequentavamo la stessa università. Quel pezzo di cretino ci cascò immediatamente quando comincia a flirtare con lui. Una sera, mentre mi accompagnava a casa si fece avanti e cercò di baciarmi. Mi finsi totalmente allibita e disgustata e la mattina seguente lo denunciai per molestie sessuali.

Avresti dovuto vederlo, era totalmente sconvolto, non sapeva cosa fare. Venne da me per vedere di risolvere l'accaduto, mi portò anche dei fiori…

Che cretino...

Gli feci una proposta. Se mi avrebbe procurato uno dei cadaveri dall'obitorio dell'università avrei ritirato le accuse. La sera seguente mi portò quello che volevo.

Mi stufai presto dei cadaveri congelati e chiesi ad Al di portarmi dei soggetti più freschi. Prima erano ragazze scappate di casa e che vivevano per strada ma poi si fece un po più audace e riuscimmo a rapire una ragazza da un bar, Giselle Talbot, era in suo nome."

 

Erano tutti esterrefatti da quello che quella donna stava raccontando. Lisbon rimase a  bocca aperta scambiando uno sguardo di completo shock con Jane.

 

   "Da quel giorno me ne portava a casa una al mese. Ma anche le belle cose devono finire. Al conobbe Scarlett, ci si innamorò immediatamente. Non era molto bravo nel nasconderlo. Così lo dovetti minacciare. Gli dissi che se non mi avesse portato Scarlett lo avrei denunciato alla polizia e lo avrei incolpato di tutti gli omicidi. Lo dovetti uccidere quando era diventato ovvio che era per causa sua che ci stavate per scoprire. 

Sai la mamma di Al?... Be la sera che eravate venuti a fare irruzione in casa nostra le diedi il fucile da tenere in braccio, le dissi di sparare se qualcuno sarebbe entrato in casa… ha funzionato vero?" Grace non sapeva cosa fare ora. Roberta rivolse lo sguardo verso lo specchio.

 

   "Agente Lisbon, ora è il tuo turno, vieni a farmi visita"

 

Lisbon non era molto convinta. Non voleva dargliela vinta. Jane le mise una mano sulla spalla e le disse di andare a parlarle.

L'agente entrò nella stanza e fece cenno a VanPelt di lasciarle sole.

 

   "Allora, che cosa c'è di così urgente, che mi devi assolutamente parlare?" Disse Teresa sbuffando sonoramente.

 

   "O finalmente agente Lisbon. Sei ancora più bella da vicino lo sai? Io è te ci divertiremmo tantissimo assieme. Ci sono delle cose che faccio con la lingua che il tuo caro Patrick nemmeno se le sogna."Disse Roberta compiacendosi delle sue parole.

 

Wayne e Grace rimasero esterrefatti, lanciarono a Jane uno sguardo interrogativo. L'uomo era seduto con le mani nei capelli che guardava la scena di fronte a lui. Avrebbe voluto andare ad aiutare Teresa ma sarebbe stato uno sbaglio. Gli interrogatori fra lui e Lorelei erano andati esattamente nella stessa maniera. Lei che cercava di sedurlo e che gli ricordava, ad ogni occasione, della loro notte assieme.

 

    "Roberta, sono deliziata dalla tua proposta, ma devo dirti che le mie preferenze sessuali non involgono donne e specialmente donne omicide come te.

Ora, veniamo al dunque. Hai detto a Grace che non avresti risposto ad altre domande se non ti venivo a parlare, se le tue intenzioni sono solo quelle di cercare di sedurmi sei sulla strada sbagliata e il nostro colloquio è finito. Non ho pazienza, non so se te n'eri accorta?"

 

    "Agente Lisbon, il modo di fare che hai mi fa volerti ancora di più...Va bene agente, sputa, cosa vuoi sapere?" Roberta le sorrideva maliarda.

 

    "Perché hai ucciso Andy, il ragazzo del parco?"

 

    "Wow, sono sorpresa, pensavo mi avresti chiesto di Lorelei. Ok…Be Andy mi aveva visto, allora ha dovuto morire. E siccome era un ragazzo ho dovuto tagliargli la gola." disse quello come se stesse parlando del più e del meno.

 

    "Be mi fa piacere che tu ne sia compiaciuta. Allora parlami di Lorelei, qual è la tua relazione con la principessa di Vegas?" Disse Teresa con un pizzico di amarezza.

 

    "Io e lei siamo cresciute assieme, era una mia lontana cugina ed è stata lei a farmi conoscere per prima tutte le dolcezze che le donne possono offrire.

Quando ha incontrato Red John ci siamo divise per un po, ma poi l'ho ritrovata e con lei ho creato le mie migliori opere. Red John ci ha insegnato così tanto, gli sarò per sempre debitrice. A proposito, tu sei sulla lista agente. Dopo che Red John è morto io e Lorelei abbiamo continuato il suo lavoro, tu Teresa avrai il piacere di dare la vita per la sua causa." Disse Roberta allungando le mani ammanettate per toccare quelle dell'agente. Lisbon le ritirò. Si alzò dalla sedia in modo brusco.

 

    "Le tue minacce non mi spaventano. Penso che tu non ne sia al corrente ancora ma la tua anima gemella, quella serpe di Lorelei, è stata uccisa in prigione. Le hanno tagliato la gola. Sembra che un'altra carcerata non abbia apprezzato le sue avance e così le ha piantato un coltello nella giugulare. Ed ora vai a farti fottere." Lisbon uscì dalla stanza sbattendo la porta. 

La reazione di Roberta fu violenta, si alzò di scatto e butto la sedia attraverso la stanza contro il muro.

  

    "Maledetto Patrick Jane, se non fosse stato per te…" non riuscì a finire la frase che delle fitte di dolore alla spalla la costrinsero in ginocchio. Grace e Wayne si precipitarono a calmarla. La portarono nella cella al piano di sotto per aspettare di essere portata la carcere.

 

Jane si alzò stancamente dalla sedia dove era seduto mentre assisteva all'intervista. Si passò una mano fra i riccioli e si avviò verso l'ufficio di Lisbon.

Bussò alla porta e, non sentendo risposta, entrò.

La trovò seduta sul divano in lacrime. Tutti gli avvenimenti dell'ultima settimana si era fatti pesare tutti appena era uscita da quella stanza. Aveva reagito in un modo contrario alla sua indole. Tutto quel sangue e tutto quell'odio la aveva fatta nauseare.

Patrick le si avvicinò, si mise in ginocchio di fronte a lei, le mise una mano sotto il mento e le fece sollevare il viso.

 

    "Teresa, guardami. Smetti di piangere ora. È finita, il caso è chiuso…" detto quello le prese la mano e la fece alzare. La avvolse con le sue braccia e le baciò la testa mentre lei teneva il viso premuto sul suo petto.

 

    "E le minacce Patrick? Come mi dovrei sentire a proposito di quelle minacce?"

 

    "Non penso sia un problema ora. Roberta deve essere stata quella incaricata di ucciderti e non aveva idea che la serpe di Vegas fosse morta, quindi sei libera." La sentì prendere un respiro di sollievo e finalmente rilassarsi fra le sue braccia. Rimasero abbracciati, quasi gustandosi la pace che finalmente era nelle loro vite finché il bussare sulla porta di Cho li riportò alla realtà.

 

    "Boss, la prigioniera è in cella, tutto e tranquillo per ora, io e gli altri vorremmo andare a pranzo."

  

    "Andate pure, e grazie per il lavoro ben fatto." Cho ringraziò mentre chiudeva la porta dietro di se. Arrivato alla sua scrivania fece cenno agli altri agenti che potevano andare.

   

    "Lisbon e Jane era abbracciati. Li ho visti attraverso la porta. Ve l'avevo detto  io che il capo sorrideva un po troppo negli ultimi tempi." Gli agenti si sorrisero e si avviarono verso l'ascensore.

 

Appena gli agenti rientrarono Lisbon li raggiunse nel bullpen.

   

    "Ragazzi, un altro caso chiuso, o dovrei dire casi. Ben fatto, eravate tutti fantastici. Io sono un po stanca e mi fanno un po male le costole. Se non vi dispiace me ne vado a casa. Questo weekend lo abbiamo libero quindi divertitevi. Ci vediamo lunedì."

    

    "Capo" disse Cho alzandosi in piedi "Non maltrattare troppo Jane." le disse facendole l'occhiolino. Teresa gli sorrise e ritornò nel suo ufficio per prendere le sue cose e Jane che dormiva beato sul divano.

 

 

*****************************

 

Il tepore della sabbia gli stuzzicava i piedi mentre camminava verso di lei che lo aspettava appoggiata ad un muretto all'inizio della spiaggia. Erano le otto di sera e la luce del sole al tramonto aveva cominciato a colorare il mare di viola. Le prese la mano e la invitò a passeggiare con lui. 

Camminarono sul bagnasciuga mano nella mano assaporando ogni sospiro e ogni battito di cuore. Ogni tanto le premeva un bacio sulla guancia che lei accettava con un sorriso. Continuarono a passeggiare fino a quando la luce della luna gli illuminò la via del ritorno. Arrivati all'auto Patrick prese Teresa in un Tenero abbraccio mettendole una mano sul ventre gonfio e vi ci posò un bacio leggero. Lei gli prese il viso fra le mani e lo baciò passionatamente.

 

    "Torniamo a casa ora."

 

 

 

                                                                                                    THE END

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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