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Autore: REAwhereverIgo    30/08/2012    3 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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I disastri delle sorelle Stevens 2: ripetizioni di matematica

Laura si rifiutò di andare a scuola il lunedì mattina, mentre Rea rientrò, felice di poter finalmente uscire di casa dopo una settimana di reclusione. Fece attenzione a non incrociare Fabio se non necessario e rimase tutto il tempo attaccata a Emma.

Questa, intanto, stava pensando a come chiedere a Jason delle ripetizioni, ma si sentiva vagamente imbarazzata. Lei non si sentiva mai imbarazzata e questo la faceva arrabbiare. Cosa gli faceva quell’uomo per renderla così… così?

Ehi, la campanella è suonata! Sbrigati se vuoi parlare con il tuo amato!” la richiamò sua sorella, dandogli un colpetto sulla spalla.

Eh? Dove?” chiese lei, sobbalzando. Si era fissata con lo sguardo al muro e non aveva sentito la fine della lezione.

In corridoio” le rispose lei, indicandole la porta.

La mora si alzò e quasi corse fuori dalla classe per raggiungere il professore.

Jason!” lo chiamò col fiatone.

Sì?” disse lui, fermandosi di botto. Fu sorpreso di vedere proprio Emma Stevens andargli dietro e attese pazientemente che riprendesse fiato per sentire cosa doveva dirgli.

Ehi, non è una grande corsa dalla classe a qui, non devi essere particolarmente allenata se sei già così stanca” cercò di smorzare quell’attesa in qualche modo, per non dover stare in silenzio a fissarla.

Lo so, ma… lasciamo perdere. Comunque, volevo sapere quando iniziano i corsi di recupero” domandò.

Quali corsi di recupero?

Le lezioni che avevi detto servivano per il compito di matematica” gli ricordò.

Ah… ah, sì! Certo, scusami, ero un secondo andato con la testa. Comunque ho già parlato con il preside, che mi ha autorizzato a farne uno mercoledì pomeriggio. Se vuole, può venire anche tua sorella, che ha saltato l’ultimo test e che stamani non ha potuto farlo perché era rimasta indietro con le lezioni” le rispose.

Bene, glielo dirò” assicurò Emma.

Allora ci pensi tu ad avvertire tutti i tuoi compagni?

Certamente!

 

 

Allora siamo d’accordo?

Sì, ma vai!

Oddio, forse avrei dovuto dirlo a qualcun altro…

Ti muovi? Se qualcuno dice qualcosa ci pensiamo noi!

Ma…

Senti, è il nostro regalo per il tuo compleanno, adesso muovi quelle chiappe secche e sode e vai da Jason!

Ok, ok, ma non ti arrabbiare!

Emma uscì di casa e si diresse verso la scuola. Il corso ci sarebbe stato dalla tre alle cinque. Avrebbe dovuto essere triste perché doveva fare due ore in più di lezione il giorno del suo compleanno, invece, grazie a quei due geni di Laura e Rea, avevano escogitato un modo meraviglioso per far sì che lei rimanesse sola con Jason: quando le aveva avvertite dei corsi di recupero, subito la rossa aveva annuito dicendo

Bene, allora questa cosa non dovrà uscire da qui!”, spiegandole che, se non avesse avvertito gli altri ragazzi, l’unica a presentarsi al corso sarebbe stata lei.

E, se uno dei nostri compagni ribatte, noi diremo che tu lo avevi annunciato in classe stamani, ma loro, troppo impegnati a fare altro, non avevano sentito

Certo, ma sarebbe normale che voi due mi deste ragione: siete le mie sorelle!

Infatti chiamerò Johan e Fabio e gli chiederò di reggerci il gioco” aveva subito detto Rea, inventandosi una scusa al momento. Laura sussultò lievemente sentendo pronunciare il nome del ragazzo.

Per essere una che odia le bugie, sei piuttosto brava” si era spaventata Emma.

Lei le aveva fatto l’occhiolino e le aveva esposto i dettagli del suo piano: essendo l’unica ad andare a ripetizione ed essendo sola con Jason, entro un’ora si sarebbero entrambi stancati di fare matematica ma, visto che l’aula era prenotata per due ore intere, sarebbero rimasti lì a parlare del più e del meno.

Da cosa nasce cosa, poi sta tutto a te” le aveva sorriso. “Dico bene, Laura?” aveva chiamato la sorella. La bionda era in stato catatonico dal sabato sera e loro non avevano ancora ben capito cosa fosse successo. In realtà, Rea aveva provato a parlare anche con Johan ma lui si era chiuso in un silenzio totale e non riusciva a fargli confessare l’accaduto.

Adesso però, entrata in un’aula completamente vuota, Emma si sentiva piuttosto piccola e insignificante. Come poteva aver pensato anche solo per un attimo che quel piano avrebbe funzionato? Non ce la poteva fare: lui era un professore e lei una studentessa, e le due cose non andavano molto d’accordo.

Buongiorno ragaz… oh!” Jason entrò in fretta e furia, con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto, e si sorprese non poco di vedersi davanti solo la Stevens più piccola.

Buon pomeriggio. Come mai ci sei solo tu?” le chiese. Un po’ imbarazzata, lei alzò le spalle come per dire “Non lo so proprio” e si sedette al primo banco davanti alla cattedra.

Non importa, vorrà dire che dimezzeremo l’orario di lezione ma sarà più intenso, così potrai andare a casa prima. Va bene?” propose, stranamente emozionato.

” rispose lei, sentendosi già mancare il respiro. Lui le si sedette accanto e si mise direttamente a scriverle sul quaderno e lei sentì la sua vicinanza riscaldarla. Anche quello le bastava: anche solo stare lì, con Jason vicino che le spiegava passaggio per passaggio ciò che non aveva capito andava bene. Non le importava più di provarci o vedere se ci sarebbe mai potuto essere un futuro, l’importante era il qui e l’adesso. Tutto il resto poteva anche andare al diavolo.

Esatto, adesso hai capito!” si complimentò il professore, vedendo che aveva completato l’esercizio alla perfezione. Si allontanò da lei e si sedette alla cattedra, poi la fissò un secondo.

Ok, devo proprio chiedertelo: com’è possibile che tu abbia preso quattro al compito? Conosci le regole a memoria e capisci al volo i passaggi. Non ha un senso” le chiese, confuso.

Emma chiuse gli occhi, stringendoli, poi li riaprì e sorrise.

Probabilmente ero poco attenta durante la spiegazione in classe e non ero stata bene dietro al procedimento, quindi non lo avevo capito appieno” rispose, celando i suoi veri pensieri. “Ero così occupata a fissarti quel sedere perfetto che del seno e del coseno me ne importava meno che della crisi finanziaria del Madagascar

Allora la prossima volta prestami più attenzione, così non dovrai sprecare un intero pomeriggio qui a scuola” le consigliò. Lei rise.

Sì, forse hai ragione. Ma… in fondo non mi dispiace passare il compleanno qui” ammise infine. “Ok, l’ho detto

Oggi è il tuo compleanno?” s’informò Jason.

Sì. Da oggi sono ufficialmente maggiorenne” rispose allegra. Lui sorrise.

Allora dovremmo festeggiare! Ti va se ti offro un dolce in pasticceria? Non sarà molto, ma…

Sì!” esclamò Emma, senza farlo finire.

Cioè, insomma… molto volentieri” si corresse, arrossendo.

 

 

Jason era un professore modello: aveva ottimi rapporti con gli studenti, si divertiva nel suo lavoro, cercava sempre di spiegare per bene i passaggi meno chiari con tecniche sempre più semplici, in modo che anche chi aveva difficoltà potesse arrivarci. Mai un richiamo, mai un problema, mai un’assenza.

Ciononostante, adesso si rendeva conto che, seduto in un bar con una tazza di cioccolata calda davanti e una studentessa per la quale nutriva qualcosa più che semplice affetto, stava mettendo in pericolo la sua integrità morale e professionale.

E le tue sorelle, Rea e Laura, cosa ti hanno regalato?” le chiese, iniziando a bere la sua bevanda. Aveva fatto aggiungere panna extra perché venisse dolce come piaceva a lui.

Ancora non lo so, mi hanno detto che me lo daranno stasera” rispose lei, pensandoci. Quando l’uomo allontanò dalle labbra la tazza, lei rise forte vedendo che gli erano rimasti i “baffi” intorno alla bocca.

Che c’è?” si preoccupò lui.

Hai… sei tutto sporco!” lo prese in giro, indicandolo.

Ops” esclamò il professore, prendendo un tovagliolo. Iniziò a pulirsi, facendo peggio e scatenando l’ilarità della ragazza.

Fermo, fermo, fermo, lascia fare a me” suggerì Emma, avvicinandosi. Non voleva essere un gesto malizioso, né una provocazione, ma quando fu col fazzoletto a poca distanza dalle sue labbra e con il viso vicinissimo al suo, non riuscì a trattenersi.

Ecco, la panna è tutta qui” disse, lasciando un bacio proprio sopra alla sua bocca.

L’uomo rimase immobile, deglutendo a fatica e sentendosi terribilmente attratto da quel gesto, ma si impose di respingerla.

Rendendosi conto di cosa aveva fatto, la ragazza arrossì e si sedette di nuovo al suo posto, con le mani in grembo.

I-io… scusami, non volevo…” disse imbarazzata.

Credo che sia meglio se torniamo a casa” propose Jason, alzandosi. Lei annuì, conscia di aver rovinato un bellissimo pomeriggio.

Quando ebbero pagato, entrambi si avviarono nella stessa direzione.

Emma voleva dire qualcosa ma la sua mente era come congelata e non riusciva a pensare. Come poteva fargli capire che era dispiaciuta da morire?

Senti, non…

Non importa, può capitare” la fermò lui, sorridendo.

Come?” domandò lei, incerta di aver capito bene.

Facciamo finta di niente, ok? Sono cose che capitano” la tranquillizzò, continuando a camminare come se niente fosse. La ragazza lo seguì, un po’ confusa, in silenzio.

Erano ormai quasi arrivati, quando si mise a piovere. Non fece nemmeno quel piccolo accenno che di solito c’è prima di un temporale, l’acqua iniziò a cadere subito a scroscio, facendoli bagnare in pochissimo tempo.

Cavolo, dobbiamo trovare un riparo!” esclamò Jason, parandosi la testa con le mani.

Casa mia è a pochi passi, se corriamo riduciamo il danno al minimo!” gridò Emma per sovrastare il rumore della pioggia. Entrambi si avviarono a passo svelto verso l’abitazione degli Stevens.

 

Rea, Laura, sono a casa!” chiamò la ragazza, entrando. Era molle del tutto, completamente fradicia, ma fortunatamente il bagno era contiguo all’ingresso. L’uomo la seguì, scuotendosi sul tappeto d’ingresso.

Permesso” disse educatamente, ma nessuno rispose. La mora, insospettita, chiamò di nuovo, ma non rispose nessuno.

Strano, non ricordavo che avessero detto di uscire” pensò ad alta voce.

Aspettami qui, vado un secondo a cambiarmi per non fare bagnato a giro e poi torno. Intanto tu togliti almeno il giacchetto” lo istruì, infilandosi nella toilette.

Rimasto solo, Jason riuscì finalmente a respirare senza problemi. Aveva capito che quella ragazza era una fonte di problemi quando l’aveva fissata negli occhi qualche mattina prima a scuola. Oddio, se ci ripensava aveva ancora i brividi. Non poteva e non doveva cedere a quella… cosa che stava nascendo nel suo cuore verso di lei. Emma era zona proibita. Stop!

Tutti quei buoni propositi andarono a farsi benedire quando lei uscì dal bagno con un asciugamano legato in testa e il pigiama addosso.

Mi sono dovuta mettere la prima cosa che ho trovato, scusami per l’abbigliamento” disse, indicandosi imbarazzata.

N-niente” balbettò lui, un po’ a disagio. Lei si spostò dall’entrata della stanza.

Ecco, ti lascio asciugare, intanto cerco qualcosa nella camera di papà per farti cambiare mentre i tuoi vestiti asciugano” lo avvisò, andando verso la fine del corridoio.

Ma non importa, mi bastano solo dieci minuti e un buon ombrello” cercò di fermarla, ma ormai lei era andata.

Si chiuse la porta del bagno dietro, ma non a chiave, e si tolse la maglietta. La strizzò dentro alla vasca e poi si lavò la faccia per calmarsi un secondo.

Emma, intanto, era entrata nella stanza dei suoi e stava cercando una felpa del padre. “Forse nell’armadio” pensò. Quando aprì il mobile, vide Rea e Laura chiuse dentro che si nascondevano e lanciò un urlo, subito soffocato dalla mano di una della due.

Zitta, vuoi che si preoccupi?” le chiese la rossa.

Che cavolo ci fate qui dentro?” domandò infuriata.

Ci siamo tolte dalla circolazione per non disturbare. Tieni questa e vai!” le ordinò la bionda, passandole una maglietta.

Ma…

VAI!” dissero all’unisono.

Un po’ scossa, lei tornò in corridoio e sorrise. Certo che aveva proprio due sorelle idiote.

Bussò alla porta del bagno, ma non ottenne risposta.

Jason?” chiamò. Ancora silenzio. Aprì la porta e lo vide a torso nudo davanti al lavandino che si asciugava il viso.

Oh, scusami, io ero venuta a portarti solo questo” disse mortificata, allungandogli la felpa. Lui si voltò sorpreso.

Figurati, nessun problema. Grazie” la tranquillizzò, col suo solito sorriso dolce. Emma fece per avvicinarsi a lui e farlo rivestire, ma scivolò sulla condensa dell’acqua calda che si era formata sul pavimento e rischiò di finire a terra.

Waaa!” gridò.

Attenta!” esclamò l’uomo, recuperandola per un braccio e tirandola verso di sé.

Lo sentì stringerla al petto e tenerla ferma lì, anche quando ormai si era riequilibrata. “Troppo vicina a questi muscoli nudi” si disse.

Ah-ehm… gr-grazie” disse, puntandosi con le mani sugli addominali per allontanarsi. “Brutta mossa, ragazza” pensò di nuovo. Le sue mani si mossero da sole, accarezzando incantata quel corpo così bello e…

Emma… ferma” sussurrò Jason, riportandola alla realtà. Lei sobbalzò e si staccò, arretrando.

Mi dispiace! Scusami” esclamò imbarazzata.

Attratto da quel suo sguardo dolce e confuso, l’uomo le prese il viso tra le mani e la baciò, lasciandola completamente ammutolita. Aveva ceduto, alla fine.

Lei ricambiò, stupita ma felice, e si alzò sulle punte dei piedi per tirarselo contro. Fu solo a quel punto che il professore si rese conto di ciò che succedeva e la allontanò.

Questo è sbagliato, non posso” le disse, lasciandola andare e rimettendosi la sua maglietta. Emma non riuscì nemmeno a muoversi dal bagno mentre lui usciva e sbatteva la porta di casa quasi fuggendo.

Rea e Laura entrarono molti minuti dopo e si stupirono di vederla in piedi in lacrime.

Emma!” esclamarono insieme, avvicinandosi.

Lei non disse niente, non ne aveva quasi la forza. Semplicemente si lasciò abbracciare e, per la prima volta in diciotto anni, pianse fino a sentirsi sfinita.

 

  
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