«Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva sconfitto la morte .. »
 
 
 
L’uomo camminava in cerchio in una stanza gremita di persone.
La bacchetta puntata contro il nemico, la stessa bacchetta che avrebbe dovuto renderlo superiore.
Il suo corpo, come un’ antenna, ascoltava e registrava ogni attimo di quel terrore, di quelle ferite che andavano oltre il sangue colante, oltre il viso sporco di lotta.
Il dolore si poteva respirare nell’aria al posto dell’ossigeno, una pregustazione dell’imminente sottomissione, dell’imminente morte dei deboli.
 
 
« Così la morte si avvicinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore..  »
 
 
 
Aveva gli occhi sgranati, affamati di odio in quella sala che aveva ospitato la sua crescita, nutrito la consapevolezza di essere più unico di quanto già sospettasse. Ma ora, le parole del ragazzo che aveva di fronte stavano lentamente spegnendo quella consapevolezza, rivelando gli errori che la sua stessa convinzione gli aveva celato. La forza, nel braccio teso con la bacchetta, stava cedendo a una verità ancora più grande, la morte.


  
« Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la morte chiamò a sé il primo fratello »