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Autore: RiverCenere    30/08/2012    0 recensioni
[Chocolat]
L'amicizia tra Anouk e Jeannot è semplice e sincera e, nonostante i numerosi pregiudizi della gente del posto, è destinata a mantenersi salda e duratura. In questa storia saranno i due bambini a raccontarci la versione dei fatti, dal loro punto di vista. (Fanfiction basata sul libro Chocolat, di Joanne Harris)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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11 FEBBRAIO
MARTEDÍ GRASSO



Oggi è una giornata particolarmente fredda. L'aria gelida mi sferza il viso e si intromette meschina tra i piccoli spazi che si creano tra la mia pelle e il mio costume da lupo. Di sicuro alla mia compagna Cappuccetto Rosso deve andare peggio, lei non ha tutto questo pelo morbido che le regala un'ulteriore protezione dal vento stizzoso di oggi. In un certo senso, si potrebbe pensare che anche lui abbia voglia di festeggiare. Rallegrarsi insieme a noi per il carnevale. È lui che aiuta le stelle filanti a rimanere sospese nel cielo qualche secondo in più, prima di adagiarsi inermi, definitivamente sui sampietrini del cortile che circonda la chiesa. Lancio dei coriandoli, cercando di colpire quella stregaccia con le unghie verdi, ma la corrente mi porta via quella manciata preziosa. È l'ultima. La brutta maga riparte all'attacco, ora ha la meglio. Con la sua stupidissima bacchetta mi lancia un incantesimo mortale, e io sono a terra, con quei nastrini di carta, sento che sto per esalare il mio ultimo respiro.
Ma eccolo. Uno spiraglio di luce, la mia ultima speranza. Arriva, cavalcando un unicorno argenteo, la vistosa chioma bionda si muove veloce e leggiadra nel brio invernale, si attorciglia in spirali fluenti e delicate come lo zucchero filato che ho mangiato poco fa. Raperonzolo scende con leggerezza dal suo degno destriero, si adagia vicino al mio corpo e mi sfiora una guancia, lievemente. Io ho giusto la forza per mantenere gli occhi aperti. Lei apre una boccetta di cristallo, e mi versa piano piano il contenuto all'interno delle mie labbra. «Coraggio, ora manda giù», mi dice. Non potrei mai disubbidirle. Lei è l'angelo che mi ha salvato la vita. Mentre io cerco di riprendermi, lei si volta di scatto, con aria minacciosa, e si dirige rapidamente verso la strega cattiva. Si fionda su di lei, estraendo dai suoi stivali il piccolo ma efficacissimo pugnale. Un solo colpo basta. La bruttona è a terra, dissanguata. Dalla bocca le esce pure un rivolo di bava. Che schifo.
Esultiamo tutti, evviva, anche questa volta il bene ha vinto. I festeggiamenti raddoppiano.
Charlotte, la strega, dal momento che ha perso deve offrirci un pezzo di frittella ciascuno. Mi avvicino di soppiatto a Charly. Penso che potrei dividere il mio misero dolcetto con lui, visto che è l'unico nella piazza ad avere uno sguardo così triste. Il padrone di Charly, monsieur Guillaume, mi vede e mi accenna un debole sorriso. Sembra forzato. Sembra triste, come il suo cagnolino. Purtroppo, però, ho finito anche le frittelle. La prossima volta ne conserverò un pezzo anche per lui.
Sto sognando ad occhi aperti, quando ad un certo punto qualcuno mi tocca una spalla per avvertirmi che una nuova avventura è iniziata. Questa volta la strega ha rapito Raperonzolo. La principessa è in pericolo, rinchiusa in un'alta torre tenuta nascosta per mezzo di incantesimi oscuri. Servirà tutto l'aiuto dei Buoni, per liberarla il più presto possibile.
Tuttavia non avevamo tenuto in conto di una cosa: i Grandi cercando a loro volta di rapirci, ci prendono per mano e ci trascinano via.
«
Sbrigati, Jeannot, è ora di andare.»
Mia madre mi strattona come se fossi l'ultimo dei suoi muli, e mentre cerco di divincolarmi da quella stretta, alzo improvvisamente lo sguardo e ho come una visione.
Sembra diversa da noi. Attorno a lei è percepibile una potente aura che emana gioia, euforia. Vita allo stato puro. Mi guarda. Me lo sta dicendo con quegli occhi brillanti: ha la nostra età, si trasferisce qui, le piace un mondo. Le piaccio anche io, vorrebbe diventare mia amica. Non lo so come faccia, ma anche sua mamma sembra una sorta di maga buona. I loro vestiti sono di colori sgargianti, contrastano parecchio con i nostri indumenti tutti grigi e monotoni. Ha un cappotto rosso fuoco e un paio di stivaletti verde prato.
Noto che sulla sua spalla è appollaiato una specie di batuffolo di pelo grigio, in mille sfumature.
Chissà da dove viene. Non vedo l'ora di conoscerla meglio. Vorrei raggiungerla adesso...
«Uffa, Jeannot, hai giocato abbastanza, ora basta!»

   
 
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