Capitolo 1.
“But
i'm a whole lot worse than well
but
i'm determined to slip this skin
and
i know you're dying for a good time
dying
to breath again.”
Alla
fine abbiamo accettato, il biondo ha deciso di offrirci un aperitivo
in segno di scuse, anche se lui non aveva proprio niente di cui
scusarsi. Così ci ritroviamo tutti e quattro seduti in un
bar
situato in un vicolo.
“Non
mi piacciono i posti troppo affollati.” dice Albert, come per
darci
una spiegazione.
Jordi
sospira: “Sì, beh, non posso mai stare tranquillo,
la folla si
riversa verso il mio tavolo, sono impazziti, vogliono tutti un
autografo, una foto...”.
Lo
interrompo sospirando: “Povero, la tua vita deve essere
proprio
dura.”.
Alicia
mi da un calcio sotto al tavolo e cerca di sviare il discorso, mentre
io e il cretino ci fissiamo, ci stiamo uccidendo con lo sguardo, ma
ciò mi conferisce l'occasione di guardarlo meglio: ha i
capelli
color castano scuro, sono abbastanza corti ma ha dei ciuffi ribelli
che gli ricadono in avanti, sulla fronte, gli occhi sono scuri, il
naso è dritto, non si è fatto la barba, ha dei
bei lineamenti,
questo non lo posso negare. Mi chiedo quante ragazze abbiano un suo
poster appeso in camera, indubbiamente tante.
Penso
a quanta invidia potrei fare a quella troia che si è messa
con David
se mi facessi una foto con Jordi, però no, insomma, non gli
posso
chiedere una foto, si monterebbe ancora di più; e poi io non
lo
sopporto, chi la vuole una foto con lui.
A
proposito, David è il mio ex ragazzo, nonché ex
migliore amico,
siamo cresciuti insieme, mio papà lavora con il suo, nello
stesso
studio legale. Io e David abbiamo praticamente passato infanzia e
adolescenza insieme, poi è scattato qualcosa, abbiamo capito
che tra
noi c'era qualcosa di più;
questo “qualcosa” è finito cinque mesi
dopo, con un “Mi
dispiace, Eva, ma non siamo fatti per stare insieme” da parte
sua e
tante lacrime da parte mia. Così io mi ritrovo in un bar
sperduto in
un vicoletto con la mia migliore amica, il portiere più
bello che il
mondo del calcio abbia mai visto e un montato che ho voglia di
prendere a sberle, mentre David si sta divertendo con la sua nuova
ragazza, la troia, il cui vero nome è Claudia: capelli
biondi,
taglia trentotto, capacità di farsi adorare da tutti, o
quasi.
Una
risata generale mi riporta alla realtà.
“Scusatela, è spesso tra
le nuvole.” commenta Alicia, riferendosi a me.
Albert
sorride: “Tu invece, cosa prendi, Eva?”.
“Una
Redbull, grazie.” dico, sorridendo.
Il
cameriere appunta la mia scelta, mentre il portiere soffoca una
risatina, non capisco perchè, meglio non capire e andare
avanti a
farmi i cazzi miei: controllo il cellulare, un messaggio, magari
è
David. Le mie speranze vengono frantumate quando vedo che il mittente
è mio papà, che mi dice di non tardare troppo
perchè siamo
invitati a cena da mia zia, a Lloret de Mar. Spengo lo schermo
sbuffando, prendo qualche secondo per specchiarmi: il trucco scuro
intorno ai miei occhi grigi è ancora in ottime condizioni,
lo stesso
si può dire dei miei lunghi capelli neri e mossi.
“Vi
piace il calcio?” domanda Albert, è un ragazzo
amichevole, umile,
simpatico, gentile, forse è la cosa più simile al
principe azzurro
che abbia mai incontrato.
Alicia
risponde subito, ho già capito che punta ad Albert, ma
d'altronde
come posso biasimarla? “Ogni tanto guardo qualche partita,
non
posso dire di essere una grande tifosa, ma mi piace.”.
Si
girano tutti verso di me: “In famiglia sono tutti
dell'Espanyol.”.
Albert
si mette a ridere, Jordi alza un sopracciglio: “Adesso
capisco
perché sei così!”.
Sorseggio
la Redbull: “Invece a te cos'è successo? Sei nato
così oppure sei
caduto dal seggiolone?”.
Alicia
sospira: “Si è fatto tardi.”.
Mi
alzo di scatto: “Già, devo andare a Lloret de
Mar.”.
Albert
sorride comprensivo: “Conoscervi è stato un
piacere, magari
possiamo rivederci se vi va.”.
La
mia migliore amica coglie la palla al balzo: “Certo che
sì!”.
Apre
la borsa, prende l'occorrente e scrive il suo numero di cellulare su
un bigliettino.
Il
cretino non mi toglie gli occhi di dosso, lo guardo: “Ciao
Serrano,
ci si vede.”.
“Come
scusa?” chiede lui incredulo.
“Cosa
scusa?” gli domando, non ci sto capendo più
niente, se articolasse
i discorsi, magari ci capirei qualcosa.
“No,
dico, non mi chiedi il numero?” dice Jordi.
Gli
rido in faccia: “No.”.
Alicia
e Albert stanno osservando la scena abbastanza divertiti, saluto il
biondo ed esco dal bar con la mia migliore amica.
“Il
portiere è parecchio figo.” commento.
Alicia
sorride maliziosa: “Mi ha dato il suo numero.”.
Rido:
“La solita stronza che se li prende tutti!”.
Mi
da una gomitata nelle costole: “Zitta, c'è Jordi
Serrano per te!”.
“Ti
sbagli, tesoro. Quello è un montato, è un
coglione, deficiente,
egocentrico, non è capace ad articolare una frase,
narcisista e chi
più ne ha più ne metta, io con quello non uscirei
mai.” dico
convinta.
“Peccato
sia anche incredibilmente affascinante.” mi fa notare lei.
Scuoto
la testa: “Non è il mio tipo.”.
Alicia
controlla l'ora sul cellulare: “Questa me la segno,
l'affermazione
delle diciassette e cinquantatre.”.
Rido
e le mollo un bacio sulla guancia: “Ciao stronzetta, mi
aspetta una
bella serata di merda in famiglia!”.
“Ciao
Eva!” esclama lei.
Mentre
mi allontano mi urla: “E facci un pensierino su quel
Serrano!”.
A
volte non servono parole per far capire un pensiero, così le
mostro
il dito medio sorridendo.
“Papà,
per che ora torniamo stasera?” domanda Andrés, mio
fratello,
mentre in autostrada ci dirigiamo verso casa di mia zia.
Mia
mamma sospira: “Hai intenzione di andare in discoteca e
tornare
domani mattina alle sette anche oggi?”.
Mio
fratello sbuffa.
È
più grande di me, ha ventitré anni, studia
scienze politiche, ma la
sua vera essenza è un'essenza da cazzeggiatore
professionista, è
pigro, pensa solo ai divertimenti, all'Espanyol e alle ragazze. Mia
mamma, Anna, invece, è dolce e paziente, caratteristiche
indispensabili per fare il suo lavoro, la maestra d'asilo. L'opposto
di lei è mio papà, Antoni, capelli neri e sguardo
penetrante,
cinquant'anni che non dimostra, determinato avvocato di successo.
“Andrés,
forse sarebbe meglio che ti focalizzassi un po' di più sui
tuoi
studi.” dice mio papà, senza staccare gli occhi
dalla strada.
Antoni
accende la radio, è l'ora delle notizie sportive, il
giornalista
inizia ad annunciarle, quella che colpisce tre componenti della
famiglia su quattro è “Il numero nove, Jordi
Serrano, si mostra
più che sicuro nei confronti del derby
Barça-Espanyol che si
giocherà tra quattro giorni al Camp Nou: Li
schiacceremo.”.
“Ma
che arroganza!” esclamo infastidita.
Mio
papà scuote la testa: “Quello è solo un
buffone.”.
“E'
un montato.” dice mio fratello.
Mia
mamma sospira: “Non potete insultare così una
persona senza
nemmeno conoscerla, voglio dire, è insensato...”.
Mentre
lei continua a blaterare prendo le cuffie che ho in tasca, stando
alla filosofia di mia mamma, io posso dire di conoscerlo, posso dire
che è un cretino, lo posso insultare quanto voglio, alzo il
volume,
guardo fuori dal finestrino: vedo l'Audi sportiva nella corsia
accanto avvicinarsi accelerando un po' troppo, faccio solo in tempo a
dire: “Papà, attento a destra!”, prima
di sentire un rumore
sordo.
È
la prima volta che rimango coinvolta in un incidente d'auto, sto
bene, cioè, mi fa solo un po' male il naso, ho picchiato la
faccia
contro il finestrino, mi tasto il naso e mi accorgo che sto
sanguinando, guardo mio fratello e i miei, nessuno si è
fatto male,
mio papà guarda fisso un punto davanti a sé,
mormora: “Questo
idiota mi ha distrutto la macchina.”.
Mia
mamma si slaccia la cintura: “Almeno scendiamo, vediamo di
fare una
constatazione amichevole.”.
Apro
la portiera e scendo, mentre mi tampono il naso con un fazzoletto di
carta.
La
portiera della parte del guidatore dell'Audi si apre e stento a
credere a quello che vedo: Jordi Serrano.
“Ancora
tu?!” sbraito.
“Eva!”
esclama Jordi.
Mio
papà sembra sotto shock: “Serrano mi ha distrutto
la macchina e
conosce mia figlia.”.
“Io
non lo conosco quello.” mi affretto a dire.
Jordi
alza un sopracciglio: “Certo, e l'aperitivo oggi chi te la
pagato?”.
“Aperitivo?”
domanda Antoni, stavolta con un tono che mi sta terrorizzando.
“Serrano,
chiudi quella cazzo di bocca.” gli dico, con aria minacciosa.
Ciaaaao
gente (?)
Allora,
prima di tutto vorrei ringraziare chi ha messo la storia tra le
preferite/seguite/ricordate *offre
loro dei cookies* e vorrei ringraziare anche chi ha
dedicato
del tempo a leggerla :3
Dal
prossimo capitolo la storia entrerà più nel vivo;
vi invito a
lasciare un commento, positivo o negativo che sia, per me è
importante :)
Grazie
*-*