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Autore: alwaysabelieber    30/08/2012    3 recensioni
Mi sciacquo la faccia per darmi una svegliata definitiva e lo vedo: un numero scritto a penna proprio li, sul palmo della mia mano. Non ricordo niente della sera precedente. Nada. E invece ricordo. Che sono senza dubbio reduce da una sbronza.
Ho il capo chino e sto guardando la mia coscia.
Quando lo rialzo ho ancora fissa l'immagine di un'enorme chiazza rosea che giace tra le mie gambe. Un succhiotto, penso.
Decido di chiamare.
Lei è Allison, attraente, ha i capelli rossicci e lisci... si definisce vulnerabile, sempre frizzante ed insicura. Ed è così che inizia la sua storia, con un numero e un succhiotto, alcool e tanto sesso.
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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Devo alzarmi. Me lo ripeto da più di cinque minuti, eppure non riesco a muovermi. È come se qualcuno mi avesse inchiodato al letto condannandomi a restarci per sempre. -Alzati, Allison- sussurro a me stessa. 
Sono certa che fuori sia già chiaro, anche se con la mascherina che mi copre gli occhi riesco a vedere ben poco. La tolgo e guardo i due letti accanto al mio, Madison dorme a respiri regolari ed io la osservo per un pò. Dentro e fuori, dentro e fuori. Paige parla anche quando dorme, protestando per chissà cosa. 
Alzati, mi ripeto. Appoggio i piedi sulla soffice moquette e cammino fino al bagno attenta a non inciampare in un paio di vecchie scatole di pizza e zigzagando tra reggiseni e bottiglie di liquore e nuovi libri di testo dell'università. Appoggio le mani sul lavandino e fisso il mio riflesso nello specchio, ho due grosse occhiaia che stanno a simboleggiare una o chissà quante notti insonni e sono completamente nuda. Ed io non dormo mai nuda, non da quando condivido un appartamento in un sobborgo del Connecticut, ed è più o meno un anno. 
Mi sciacquo la faccia per darmi una svegliata definitiva e lo vedo: un numero scritto a penna proprio li, sul palmo della mia mano. Non ricordo niente della sera precedente. Nada. E invece ricordo. Che sono senza dubbio reduce da una sbronza. E l'unica cosa che riesco a pensare è a chi abbia fatto beneficio la mia ubriachezza. Chi si è preso gioco di me contando sull'inconsapevolezza dei miei gesti. Decido di chiamare. Non risponde nessuno per un po', ma io lascio che il telefono squilli. "Che mi maledica pure!", penso. 
- si? - gracchia una voce rauca e profonda e... fastidiosa. Ed io decido di odiarlo già, di disprezzarlo con tutta me stessa per avermi fatta sentire vulnerabile. 
- chi sei? - domando, con una punta di disgusto nella voce.
- Devo ricordarti che sei stata tu a chiamare? - sbotta lui.
- Su un palmo della mano. - dico solo, accennando ad una risata.
- Cosa? -
- Lasciare il numero su un palmo della mano, è il meglio che sai fare? - il disgusto nella mia voce è ancora presente, e spero che lui riesca a sentirlo. 
- Sul palmo di una ma... che? - fa lui.
Ma io non lo sto più ascoltando. Ho il capo chino e sto guardando la mia coscia, e quando lo rialzo ho ancora fissa l'immagine di un'enorme chiazza rosea che giace tra le mie gambe. Un succhiotto, penso. 
Non reggo più di un bicchiere di birra, e questo immagino sia il prezzo da pagare. Il fatto è che io non sono una ragazza facile, tutt'altro, ma quando mi trovo in stato di ubriachezza ammetto di essere facilmente abbordabile. 
- Hai perso la voce? - chiede, rompendo i miei pensieri. 
- No, ma spero di non dover più risentire la tua. - aspetto pochi secondi prima di riagganciare, e quando lo faccio decido di abbandonarmi di nuovo al mio letto. 
Attraverso la stanza diventata ormai un percorso ad ostacoli, mi faccio tana con le lenzuola, cerco di adattare il mio respiro a quelli di Madison e Paige e resto ad indugiare sulla possibile agonia che sicuramente mi torturerà.
Perchè sebbene io non ricordi niente, è una tortura soltanto pensare di averlo fatto. Ma più di tutto perché sono stata io a farlo. Io, Allison Carter, mi sono completamente abbandonata ad uno sconosciuto che ora è da qualche parte a fare lo sbruffone. Chissà su quanti altri palmi avrà scritto con la stessa penna, lo stesso numero e magari la stessa notte. - Prometto di non bere mai più. Mai più alcol. - sussurro un pò ad alta voce, per non farlo restare uno stupido pensiero detto tra le lenzuola. Qualcosa di più, una promessa che va mantenuta. Perchè non posso permettermi che accada una seconda volta. 
E cosí l'alcol è andato, per sempre. Ma le tradizioni rimangono, e domani è il giorno dei giochi. Giorno in cui a me, Madison e Paige è concesso di giocare sporco, di non pensare a niente. E di odiare gli uomini. E dato che io lo faccio già di solito, la situazione calza a pennello. Tutti e tre i mesi estivi abbiamo aspettato questo giorno. Il bad day, è cosi che lo chiamiamo. Concedo al mio cervello un paio d'ore di tregua e quando mi sveglio Madison e Paige si sono dileguate. Stesso percorso e vado in cucina. 
Sono appoggiate al marmo di granito nero dell'isolotto e fanno colazione. Paige, che in questo momento si ingozza di uova strapazzate e pancetta, dice qualcosa di incomprensibile non appena mi vede entrare, e ringraziando il cielo sembra contenta. Non riuscirei a sopportare i suoi lamenti, non oggi, almeno. Paige è molto attraente, alta, con la pelle olivastra e i capelli biondi. Non è per niente tranquilla, è una specie di bambina capricciosa che ha sempre da ridire e trova sempre il peggio nelle persone, ma lei sa come farsi volere bene. 
Madison è l'opposto, minuta, con il viso a forma di cuore, ha grandi occhi color cioccolato e capelli castani, la carnagione perlacea. È tranquilla e pacata, ha un animo gentile ed è l'amica migliore del mondo. Io sono una via di mezzo. Sono alta, ho i capelli rossicci e lisci. Mi definisco vulnerabile, sempre frizzante ed insicura. E la mia insicurezza mi rende il più delle volte fredda e scontrosa. Ma comunque noi siamo un quadretto perfetto. Tre universitarie della più prestigiosa e famosa università del Connecticut, Yale.
- Ehilà sbronzetta - mi prende in giro Madison.
- Si, sbronzetta - farfuglia Paige ridacchiando, con il boccone ancora in bocca.
- Divertente, davvero divertente - concordo sarcastica. - e comunque, con l'alcol ho chiuso. - aggiungo, fiera.
Entrambe si concedono una risata sguaiata, ma tornano serie quando si accorgono che non volevo accennare ad un qualche genere di battuta. 
- E questo? - dice Paige afferrandomi bruscamente il polso e soffermandosi sul palmo. - Cos'è? - domanda.
- Il numero di un qualche disgustoso essere che mi ha lasciato questo - dico, alzando la coscia e facendo vedere alle mie amiche l'enorme chiazza. 
Paige si lascia sfuggire un gridolino e Madison resta a bocca aperta, senza proferire parola alcuna.
- Già - sospiro, avanzando verso di loro e addentando una sottile fetta di bacon ungendomi la bocca. E poi bevo, perchè improvvisamente ho una gran sete.
- Oggi arriva mio cugino dall'Inghilterra - annuncia Paige. 
- chi, Harry? - chiede subito Madison, terrorizzata. 
- Si - conferma Paige.
- e? - la incito a continuare.
- E gli ho detto che avrebbe potuto fermarsi da noi - aggiunge, con un flebile sorriso.
- Tu cosa? - quello di Madison è quasi un urlo.
- Si, cosa? - concordo.
- Non darà fastidio, vedrete - continua subito, fa una smorfia e continua con la sua colazione.
- E il nostro bad day? - chiedo io, preoccupata. 
- Oh Alli, giocherà anche lui - mi fa Paige, e la sua più che una risposta è una supplica.
- Va bene - metto fine ad una probabile discussione. - A che ora arriva? - chiedo.
Paige fissa l'orologio per almeno un minuto, poi dice - tra più o meno dieci minuti - 
A quel punto Madison si alza di scatto e corre in camera ed io ripercorro i suoi passi. 
Durante il tragitto tra il cucinotto e la camera ricordo che quando eravamo al liceo e prima che Harry si trasferisse in Inghilterra, lui è stato il ragazzo di Madison per gli ultimi tre anni, si erano lasciati per motivi che pensandoci lei non mi aveva mai raccontato bene, e poi non si erano più visti, niente di niente. Ma se Madison è terrorizzata come mi è parsa dall'idea di rivederlo, allora lo sono anche io. 
Mi fermo sulla porta per un pò e la vedo già pronta nel suo pantaloncino di jeans e la sua maglia sbracciata. I folti capelli sono raccolti in un codino ed ha... un sorriso stampato in volto? 
- Cos'hai, Mad? - domando, mentre mi sistemo i capelli rossicci in una lunga treccia laterale. 
- Niente, perchè? - chiede, evitando di incrociare il mio sguardo.
- Sei strana, sei... felice. - dico e intanto infilo dei vestiti a casaccio.
Non risponde e corre in bagno con il borsello del trucco stretto tra le mani. 
- Vuoi una mano? - urlo in modo che possa sentirmi, ma la mia voce viene sovrastata dal campanello che suona imperterrito. Sento Mad dare un urletto isterico dal bagno e Paige mi ordina di aprire. Così lo faccio, come sempre. 
Quando apro non posso fare a meno di sgranare gli occhi: mi trovo davanti un ragazzo sui diciannove anni, dei folti capelli ricci tenuti disordinatamente e gli occhi verde mare. 
- Ciao Hazza- esordisco, con un misto tra un sorriso e un ghigno stampato in viso, nascondendo il mio stupore.
- Alli - urla, mi abbraccia per un attimo e poi mi pizzica una guancia. È rimasto il solito. Un po' più bello, ma sempre il solito. 
- Hai intenzione di prenderti un caffè? - scherzo io, vedendolo lì impalato sulla soglia della porta.
- Un tè non ce l'hai? - domanda lui, sfoderando un sorriso che per un attimo mi scombussola persino i pensieri. 
- Entra, coglione. - 
Apro di più l'uscio per permettergli di entrare e lascio che la porta si chiudi con un tonfo alle mie spalle. Lo sorpasso facendogli strada tra le mura. Gli faccio lasciare i bagagli sulla soglia del salotto e facciamo un giro panoramico nel mini appartamento. Sembra piacergli e conferma che è accogliente. 
Nessun accenno a Madison, forse non sa che è qui, ma dubito che Paige non gliel'abbia detto. Forse semplicemente non vuole saperne. Così chiede della cugina ed io gli indico la direzione del cucinotto.
Madison è ancora rinchiusa nel bagno, perchè dalle vetrate della porta chiusa vedo delle parvenze di luce accesa. Così entro senza bussare e lei è li, seduta sul bordo della vasca da bagno, troppo scossa anche per guardarmi entrare. Mi siedo accanto a lei ed ascolto i suoi silenzi, come farebbe una buona amica. E per un po tutto quello che sentiamo sono i nostri respiri rotti. Quando penso che puó bastare, sbotto: -raccontamelo-, lei mi guarda incerta per un attimo e poi fa un verso tra un grugnito ed un lamento. Ma io devo sapere, quindi continuo: -perché vi siete lasciati?- la fisso mentre lei chiude gli occhi, ed io so che non sta cercando di mettere a fuoco i ricordi per farli tornare nella sua mente, perché, sono sicura, li ci sono di sicuro e sono anche vivi. So che sta cercando il coraggio di proferire parola.
-Eravamo al quinto anno di liceo- inizia, fa una pausa, un lungo respiro e poi continua. -due settimane dopo il nostro terzo anniversario, notte in cui eravamo stati a letto, ho avuto un grosso ritardo ed ero praticamente convinta di essere incinta, non lo ero, naturalmente, ma io non lo sapevo. - trattiene una lacrima che minaccia di scendere alzando gli occhi al soffitto. - Gliene ho parlato e da quel momento è sparito. Prima a letto e poi estranei. Non ha avuto mai più il coraggio di guardarmi negli occhi, ed io ho paura che adesso possa farlo. - si ferma un attimo, visibilmente turbata. -perché ho paura di quello che potrebbe trovarci. Neanche un attimo, ho smesso di amarlo. Codardo, traditore, bugiardo, calcolatore, bastardo, ed io lo amo. Ancora, nonostante tutto. - conclude così il suo discorso, il capo chino e le guance ormai rigate di lacrime.
Io asciugo in fretta le mie, e ammetto a me stessa che brutta storia fosse quella. E così decido di odiare anche Hazza, per aver fatto sentire la mia migliore amica vuota e debole. Per averle inflitto un dolore. Non un dolore passeggero, uno permanente, che oggi a distanza di mesi, non accenna ancora ad andare via. 
Non so cosa dire perché io non sono brava con le parole. Non solo con le parole, in realtà. Sono un disastro, ma so abbracciare. Così tutto quello che riesco a fare è stringerla forte tra le mie braccia. Le asciugo qualche lacrima. 
-Non lo guarderai, va bene?- 
Lei si stringe nelle spalle ed io lo interpreto come un cenno di assenso. Si sciacqua il viso e appena se la sente usciamo.
Quando facciamo capolinea in cucina, vediamo Harry e Paige impegnati in una fragorosa discussione in cui Hazza l'accusa di aver bevuto l'ultimo sorso di birra. Non appena si accorgono di noi, Harry irrigidisce le spalle e lascia perdere la questione della birra, guarda così intensamente Madison che per un attimo penso che potrebbe addirittura consumarla. Ma la guarda in un modo diverso. Lei invece no, fa come le ho detto di fare e lo ignora, come se non fosse arrivato nessun Harry dall'Inghilterra.
Abbiamo dato ad Hazza uno stanzino ed io ho cacciato dall'armadio un vecchio sacco a pelo su cui farlo dormire, non è sembrato troppo entusiasta quando glielo ho dato, ma io gli ho sonoramente detto di arrangiarsi.
Ora, nel mio letto, sono sicura che nella stanza quella a dormire sia soltanto Paige. Perchè Mad non può dormire, non sta notte. E neanche Hazza dorme, e non mi sorprendo quando soltanto pochi minuti dopo un sonoro cigolio mi dice che la porta è stata aperta. Sento dei passi felpati zigzagare tra il macello che c'è a terra, e quando sbircio con un solo occhio, vedo Hazza avanzare carponi verso Madison. No, verso di... me? 

Salve ragazze!
Prima di tutto voglio ringraziarvi per aver cliccato sulla storia, che spero vi abbia incuriosite almeno un pò. 
E' la mia prima fan fiction sui one direction, e non sono neanche una directioner, anche se credo che i ragazzi siano davvero bravi, non so perché ve lo dico. Boh, AHHAHAHA.
Attenzione a quello che state per leggere perché ci tengo tantissimo: vi prego di lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo, dell'ambientazione e naturalmente dei personaggi che iniziamo relativamente a conoscere.
La storia si complicherà ben presto, ovviamente cercherò di soddisfare sempre le vostre richieste, quindi non esitate a darmi consigli che sono ben accetti. 
Ciaaaaaaaaao belle.
Ale.
 
  
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