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Autore: Beautiful Lie    30/08/2012    8 recensioni
«Sei il mio maglione.» Ecco. Quella, quella era l’affermazione assolutamente non razionale che stava cercando di evitare.
«Credo che qualcuno ti abbia drogato il caffè. Credo che tu abbia bevuto per sbaglio quello che avevo preparato con James, per Snivellus. Quindi è colpa mia.» Sirius dilatò le narici nel gesto animalesco tipico di quando si trovavano nei pressi della Stamberga.
«Non voglio sapere cosa hai combinato a Piton. Non ora.»
«Mi hai appena detto che sono un maglione, Remus. Cambiamo discorso e facciamo finta di niente.»

[Wolfstar, Slash] Moony non è l’unico ad aver mangiato cioccolato, ma vi assicuro che l’ho fatto solo per calarmi meglio nei suoi panni, che ho finito l’intera la tavoletta solo per loro. *ride* Buona lettura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Tre volte in cui Moony ricevette della cioccolata
(ed una in cui la offrì a qualcun altro)

Pick a star on the dark horizon and follow the light
You'll come back when it's over, no need to say goodbye.



1. Dicembre 1977, James Potter
«E questo, ragazzi miei, non è un maglione, o una calza o qualsiasi altro stupido regalo di Natal—
«Le calze si regalano per l’Epifania, no?»
«In realtà, quelle le porta la Befana. È chiaramente una tradizione popolare, come Babbo Natale.»
«Non dire queste cose ad alta voce, Moony! Peter si potrebbe impressionare.»
Nel buio del dormitorio maschile, uno dei quattro ragazzi sovraeccitati e abbastanza sudati che erano ammassati intorno ad una vecchia pergamena si alzò in piedi. Solenne e in mutande.
«Miei cari compagni, sono finalmente lieto di presentarvi la Mappa del Malandrino, ad opera dei Messeri Prongs, Padfoot, Moony e Wormtail. Inchiostro e sangue vennero versati per questa causa—
«Non dimentichiamoci del muco di Padfoot. Che schifo.»
«Moony, non interrompere.»
«Dicevo, per questa causa onorevole. E’ con onore che— lo so che questa è una ripetizione, va bene? Giuro che ficco la Mappa su per il culo di chiunque m’interromperà di nuovo. Insomma, l’abbiamo finita. Possiamo bere e mangiare. Qualcuno vuole aggiungere qualcosa? Ora avete il permesso» La voce di James si abbassò gradualmente, forse perché sentiva il peso di un tale incarico. Forse perché erano le quattro di mattina e anche lui aveva voglia di dormire.
«Il tuo discorso è abbastanza, James» gli occhi di Wormtail sembravano brillare d’orgoglio.
«Tralasciando il sangue, l’inchiostro e altri composti organici di cui non voglio parlare, vorrei ringraziarvi per l’impegno che avete messo. So che Sirius desiderava solo fare un po’ di casino e tu, James, credo abbia deciso di regalare la Mappa a Lily il giorno del suo compleanno, ma è stato bello. Siete sicuramente gli unici e di conseguenza i migliori amici che mi siano mai capitati.» Quando Remus finì di parlare, Peter tirò su con il naso e James gli diede una pacca sulla spalla. Sirius, invece, non disse nulla, ma prese la bacchetta e la urtò leggermente contro la carta ingiallita – l’unica che erano riusciti a portar via di nascosto. Questa cominciò ad aprirsi, la nascita di un labirinto, finché l’esatta copia di Hogwarts non li fissò: in movimento e perfettamente funzionante.
I cartigli con i nomi, pensò James,sono stati un incubo.Prima di rifarlo, devono prendermi. Rendendosi conto che quella era davvero una delle sue ultime epiche imprese fra quelle mura, però, la fatica non gli sembrò più così terribile.
«Sembra un ritratto» constatò Peter, sorpreso.
«Non un ritratto, semmai un misfatto» e Sirius ghignò.
«Fatto il misfatto! Suona bene» disse James, spezzettando una tavoletta di cioccolato rubata dalle scorte di Moony. Cercò di distribuirla in modo equo, incurante delle sue mani che sporcavano ogni superficie. Non appena ebbe terminato il suo gravoso compito di spartizione, si sdraiò nel proprio letto a baldacchino ormai deputato a sede secondaria dei Malandrini, utile ogni qualvolta fossero troppo stanchi per correre nella Stamberga. Tirò le coperte, e gli altri due ragazzi scivolarono sulla moquette lisa. Il respiro calmo di Wormtail già addormentato risuonava nell’aria fresca della notte.
«Sembra incredibile che questo sia davvero l’ultimo anno. Non ho mai pensato a come debba essere fuori di qua. Voglio dire, il posto più lontano in cui sono stato probabilmente è casa di mia nonna» sussurrò Remus, mentre Sirius cercava di soffocare una risata.
«Ci sono cose che io proprio non riesco a concepire, e la vita da adulto è una di quelle. Quando sogno come sarà il mio futuro non riesco mai a visualizzare uno scenario preciso» mentre parlava, Sirius guardava il buio, i suoi occhi scuri attenti a qualsiasi movimento. James non si era intromesso nella conversazione, perciò non seppe dire con certezza se stesse dormendo o semplicemente cercava di farlo.
«Tu che lavori, ad esempio. È impensabile»
«Tu che cucini da solo» Padfoot rise ancora.
«Io non mi ci vedo solo, sai?» cominciò, e anche Remus guardava dritto di fronte a sé come se stesse parlando ad uno di quei letti a baldacchino. Prese fiato e continuò. «Non senza di voi, intendo. Eppure, alla fine James rapirà Lily e Peter cercherà di stare al passo con lui, come al solito. Tu sposerai una ragazza molto carina e io andrò a fare il bibliotecario. Arrivato a questo punto, però, non riesco più a proseguire, perché non mi piace l’idea di essere abbandonato – anche se con i libri, che mi salveranno dalla pazzia.»
«Io non sposerò una ragazza molto carina» Sirius questa volta aveva lo sguardo rivolto verso di lui. «E tu farai il professore, perché sei stato addestrato per sette anni a badare a noi. Probabilmente finiremo da qualche parte insieme. Sai, una di quelle grandi case tutte sporche e vecchie, tipo la Stamberga.»
«Non è un’idea malvagia» Moony aveva caldo, aveva caldo nonostante la finestra aperta e l’aria invernale, e Sirius non capiva se a Remus piacesse il concetto della casa o quello di loro due.
«Stiamo delirando. È perché abbiamo sonno, no?»
«Già» rispose. Nessuno dei due, però, ci credeva davvero.
 
2. Gennaio 1978, Lily Evans
«Sirius, amico, Padfoot. Sei più ubriaco della Signora Grassa lo scorso Capodanno. Ti prego, ti prego, metti giù quel— dove l’hai preso? No, non voglio saperlo. Che fine ha fatto James? Scommetto che sta tentando di buttarsi dalla Torre di Astronomia.» Questa, si disse,questa è una questione di priorità. Se avesse raggiunto Prongs, Sirius nel frattempo avrebbe fatto saltare in aria l’intera scuola. Gli strappò dalle mani il matterello, appuntandosi di restituirlo il primo possibile al suo legittimo proprietario, e si rese conto troppo tardi che Sirius in risposta era sgusciato via dalla sua presa riuscendo a sequestrare abilmente il suo dizionario di Antiche Rune.
Cercò di isolare la fastidiosa voce che gli gridava in tutte le lingueperché io?!, con pochi risultati.
«Lascialo stare, Sirius. Ora ti porto in bagno. Non è fisicamente possibile che tu riesca a distruggere qualcosa lì. Credo.»
«Moony, sei sempre così noioso. Prendi quel matterello, balliamo! Prima avevo convinto James, ma credo sia morto sotterrato dalla potenza degli insulti della Evans.» Remus si chiese come facesse ad articolare frasi che avrebbero potuto dargli qualche difficoltà persino in condizioni normali. Scosse il capo, rassegnato. «Dobbiamo trovare James.»
«James, Colui Che Deve Essere Trovato. Io e te verremmo investiti della carica dei Grandi Messeri Trovanti.»
Remus non aveva la minima idea di dove potesse essere, ma decise che il bagno dei Prefetti sarebbe stato un luogo abbastanza sicuro dove affogare Sirius e nascondere il suo cadavere.
Aveva troppo caldo sotto il Mantello dell’Invisibilità e quello era l’unico luogo che gli venisse in mente al momento; non riusciva a concentrarsi, ma si sentiva comunque in colpa ad ignorare il biascichio indefinito dell’amico.
Giunto alla porta in questione, scaricò Sirius nel primo cubicolo insieme al Mantello e si avvicinò cautamente al lavandino, infilando la testa sotto il getto congelato. Si sentì subito meglio, ma quella era stata davvero una brutta giornata e non aveva voglia di tornare subito ad occuparsi dei disastri combinati da altri – come al solito.
I festeggiamenti di Capodanno erano sempre stati difficili fra i Malandrini, soprattutto per quanto riguardava Remus, perché era lui che ogni anno si addossava il compito di evitare che i suoi due migliori amici superassero il limite; soprattutto per quanto riguardava Sirius, perché il ragazzo a quanto pare non aveva nulla di meglio da fare che correre per tutto il castello a seminare distruzione e Caccabombe rese canterine per l’occasione.
«Grazie al cielo è finita.» La voce della Grifondoro lo fece sobbalzare, poiché non si era nemmeno accorto di essere uscito dal bagno. Lily non era la persona più adatta alla situazione, ma andava bene.
«Non ne parliamo. Ogni anno è peggio.» Con Lily si potevano avere rapporti civili.
«Credo di aver sequestrato talmente tante pozioni d’amore da poter riempire uno scaffale di Zonko. Ho sentito dire da alcuni studenti del Primo Anno che Black ha seminato il panico.» Lily era sempre stata petulante e un po’ sfacciata, però.
«Ha usato parole come “essere investiti” e “colui”. Dovrei suggerirgli un’assunzione permanente di alcolici, in realtà.»
«Spero che non si sappia troppo in giro. Ha una reputazione da difendere.»
«Vado a riportarlo a letto. Spero con tutto il cuore che sia ancora troppo ubriaco per chiedermi un racconto dettagliato della giornata.» Si avvicinò nuovamente alla porta, ma venne bloccato mentre tentava di spingere la maniglia.
«Dovrebbe essere fortunato ad avere qualcuno che si occupa di lui in questo modo. Non so perché tu lo faccia.»
La ragazza gli porse un pacchettino che Remus conosceva bene – l’aveva incartato lui su richiesta di un disperato James – e si chiese se lo stesse facendo solo per liberarsi del presente indesiderato. «So che ti piace il cioccolato.»
A quanto pare era notizia di dominio pubblico. Si preparò mentalmente all’esplosione di sensi, ma anche quella sembrava non appagarlo del tutto. No, non era decisamente una buona giornata, né l’inizio che desiderava per il nuovo ultimo anno, perciò non aveva idea del perché stesse sorridendo mentre si avvicinava ad un Padfoot ancora brillo che lo fissava con quel suo sguardo da canide.
«Dobbiamo trovare James. Forza.»
«Moony, ragazzo mio, credo di volerti sposare.»
«Scordatelo. Wormtail è sicuramente un uomo più fedele di te.»
«Ma io sono un cane, devo essere fedele!»
«Attentò alle scal—
 
3. Febbraio 1978, una Grifondoro intraprendente
Quando si accucciava tra le morbidezze della sua vecchia poltrona spellata, Remus non riusciva a fare a meno di sentirsi protetto: non era in grado di dare un nome a quella sensazione che lo attanagliava e questo in un certo senso rendeva appieno l’importanza della situazione. Lui di parole ne conosceva tante.
Con l’imminente fine della scuola si ritrovava spesso a ricordare la prima volta che vide la Sala Comune dei Grifondoro, quando ne apprezzò la struttura e decise di fare ricerche a riguardo. Quel ragazzino non avrebbe mai pensato che nella sua quotidianità di cuscini, candele e maglioni, si sarebbero intrufolati i Malandrini.
Non gli avevano chiesto il permesso, il permesso di sconvolgere la sua vita e farla assomigliare terribilmente al baule di Sirius – perché i Malandrini non lo fanno, sono superiori a certe cose, aveva detto James la prima volta che si erano parlati. Rise al pensiero di un Prongs tramutato in mobilio, che sarebbe stato sicuramente il cuscino del divanetto. James amava risolvere i problemi e rendere la vita di tutti più confortevole, anche se si rifiutava di ammetterlo. Wormtail era una candela molto utile e spesso indispensabile, ma risultava un po’ fuori posto in una stanza con un camino enorme. Quello era Sirius. Caldo e pericoloso. Arderebbe il mondo, se potesse.
«Ho perso James per strada. Deve smetterla di mollarmi nel bel mezzo del corridoio sapendo che io continuo a parlare.» Padfoot si appollaiò sul bracciolo della poltrona, con un sorriso brillante e i capelli scompigliati.
Remus non diceva tutto quello che gli passava per la testa e non avrebbe mai cominciato una conversazione ringraziandolo di essere venuto da lui o spiegando che stava mentalmente Trasfigurando tutti loro in arredamento. Remus era quello che rispondeva al sorriso e riprendeva il libro che rischiava di piegarsi, era quello che, se provocato, reagiva subito. Nel momento in cui Sirius cominciò a punzecchiargli il fianco, ne erano consci entrambi.
«Padfoot, sai già come andrà a finire.»
«Non esserne così certo. Oggi mi sento ancora più energico del solito.»
Si fissarono per qualche secondo e prima che Remus potesse formulare una risposta sagace, il ginocchio di Sirius gli stava perforando lo stomaco. Lui boccheggiò nel tentativo di rovesciarlo, la nuca che premeva contro il bracciolo della poltrona e le braccia che pressavano sulle spalle di Padfoot. Sorrisero entrambi e in un momento di distrazione Moony spinse Sirius giù dalla poltrona devastata, senza considerare che l’altro l’avrebbe ovviamente trascinato giù con sé.
Stavano facendo cose stupide come rischiare di spaccarsi qualche osso, perciò Remus avrebbe dovuto cercare di evitarli, i problemi relativi ad un arto spezzato. Ma c’era qualcosa di estraneo nella sua testa che ronzava presa da altri problemi e gli impediva di concentrarsi. Non andava bene, e questo lo capiva malgrado il rumore.
Era il peso di Sirius sopra di lui, la sua mano che indugiava involontariamente sulla propria schiena – e Remus non voleva sapere come ci fosse finita lì, e perché la sua camicia si fosse sollevata così tanto.
«Sei congelato, Moony. Sicuro di stare bene? Secondo me quei libri ti hanno attaccato l’influenza» Sirius si raddrizzò appoggiandosi alla poltrona, un po’ più distante.
«Padfoot, c’è una ragazza che ti fissa – non che sia una novità.» Benché si fosse allontanato di diversi centimetri, sentiva comunque il suo odore mischiato a quello di cane. Padfoot non era soltanto un camino.
«Intendi la bionda? Quella guarda te. Da giorni» Sirius rise e Remus non perse tempo a soppesare quella reazione.
La persona in questione, rendendosi conto di essere stata notata, camminò verso di loro con passo deciso. Fermatasi davanti ad un Remus molto perplesso e impreparato, gli offrì una tazza di ceramica ancora calda.
«E’ per te. Se vuoi possiamo uscire insieme, qualche fine settimana.»
Era inciampato nella sua gamba qualche giorno prima, mentre lei stava leggendo qualcosa di grosso e polveroso. Sembrava proprio il tipo adatto a lui. Sì, indubbiamente. L’avrebbe dovuta ringraziare o spiegarle che aveva un mucchio di problemi e non era proprio bravo con queste faccende?
Non fece nessuna delle due cose, ma si limitò a fissarla con uno sguardo stupido che non era da lui. La cioccolata calda gli ustionava i polpastrelli e Remus non ci badava, perché il ricordo della mano di Sirius gli stava ancora carbonizzando il cervello, che ormai non ronzava più. Quello era peggio. Decisamente.
 
Marzo 1977, Sirius Black
«Sirius. Sirius, dobbiamo parlare.» Remus amava discutere dei propri problemi, esporre i fatti e trovare potenziali soluzioni. Era razionale e di solito portava sempre a grandi risultati. Era quello il compito delle cose razionali, no? si chiese, mentre l’angoscia s’impossessava di lui.
«Lo stavamo facendo, Moony. Finché tu non hai cominciato a fare quella fac—
«Seriamente, intendo. Sai, uno di quei discorsi che Prima o Poi Vanno Fatti» sperava tanto che quella conversazione sarebbe migliorata con i secondi che passavano, perché per il momento era solo terribilmente imbarazzante.
Il ragazzo si puntellò sui gomiti e lo fissò, confuso. «Non saprei di cosa dovremmo parlare, Moony.»
«Sei il mio maglione.» Ecco. Quella, quella era l’affermazione assolutamente non razionale che stava cercando di evitare.
«Credo che qualcuno ti abbia drogato il caffè. Credo che tu abbia bevuto per sbaglio quello che avevo preparato con James, per Snivellus. Quindi è colpa mia.» Sirius dilatò le narici nel gesto animalesco tipico di quando si trovavano nei pressi della Stamberga.
«Non voglio sapere cosa hai combinato a Piton. Non ora.»
«Mi hai appena detto che sono un maglione, Remus. Cambiamo discorso e facciamo finta di niente.»
«E’ complicato» inspirò avidamente prima di riprendere a parlare. Non sapeva proprio cosa stesse uscendo fuori dalla sua bocca in quel momento. «All’inizio pensavo fossi un camino. I camini sono caldi e non fanno altro che scoppiettare ed eclissano tutto ciò che hanno intorno, che forse non esattamente il termine migliore, ma tu eclissi sul serio le persone. Il problema, però, è che non puoi stare vicino ad un camino. Non troppo, almeno. Pensa se ci finissero i tuoi capelli dentro: saresti disperato per il resto della vita. E, Padfoot, è davvero difficile cercare di non avere contatti fisici con te.» Il volto di Remus era scarlatto, palese indice dello sforzo che stava compiendo per cercare di controllare quella serie di cagate chiaramente incontrollabili.
«Sono un maglione.»
Moony ebbe l’impressione che Sirius non avesse ascoltato una singola parola. Gli si avvicinò un po’ di più, perché aveva bisogno di metterlo a fuoco ed essere sicuro che non lo stesse fissando con sguardo vacuo.
«Sei il mio maglione. Un camino non è personale. Un maglione sì. Io, però, credo che tu mi abbia bruciato.»
A quel punto, Sirius fece una cosa strana. Allungò un dito verso il viso di Remus e gli sfiorò una guancia.
«Così?» L’altro annuì, poco convinto.
Sentiva la sua mano che si spostava lungo il proprio collo e tracciava un percorso invisibile. Il viso di Sirius era sempre più vicino e lo metteva in soggezione, perché in realtà non aveva la minima idea di cosa fare. «Così?»
Remus avrebbe detto di sì, stavolta, che stava letteralmente andando a fuoco e sudando e non era bello per niente. Giusto un po’. Non importava, comunque, perché sulla sua bocca ora c’era quella di Sirius, quindi non poteva parlare in ogni caso. Era strano baciare Sirius perché gli sembrava di lottare – come facevano Padfoot e Moony – con la strana incursione delle loro lingue. Non era paragonabile nemmeno al bacio che quella Corvonero gli aveva dato durante il quinto anno, perché lei era delicata e quasi non lo toccava, mentre lui gli stava affondando i polpastrelli nella schiena.
«Credo che dovremmo parlare anche di questo» Remus sorrise e lo spinse un po’ contro il legno della porta alle loro spalle, perché voleva davvero prendere fiato, ma era qualcosa a cui il suo corpo si rifiutava di ubbidire.
«Moony, lascia perdere. Mi hai detto che sono un cazzo di maglione e va bene così. E’ come dire che la luna è bianca e James è innamorato di Lily» Sirius ridacchiò sulle labbra di Remus, creando un doppio sorriso.
«E io?» chiese.
«Tu cosa?»
«In che tipologia di oggetto non animato mi rispecchio?» Remus realizzò che quella conversazione non era destinata ad essere razionale – perché, in primis, baciare Padfoot non lo era – e si chiese se Sirius Black pensasse così a tutte le ore. Tuttavia, preferì non indagare ulteriormente sull’argomento.
«Ah, questa è facile» sfoderò un sorriso maligno e le sue dita scattarono verso la tasca dei pantaloni dell’altro, appropriandosi di un rettangolo rosso e luccicante. «Cioccolato, Moony» scartò la confezione e ne morsicò un pezzo prima di ficcare la tavoletta devastata nella bocca all’altro, rischiando di ucciderlo. «Ovvio.»
 

 
Note più o meno inutili:
Benché questo sia stato il mio primo Fandom in assoluto, è da tanto che non scrivevo nulla su Harry Potter e solo ultimamente ho scoperto il Wolfstar – a me questo nome piace tanto. *sbrilla*
Avendo appena letto The Shoebox Project (se non l’avete fatto, chiudete tutto e correte a scaricare quel capolavoro) sono ancora in balia dei sentimenti che quella lettura scatena e avevo bisogno di buttare giù qualcosa anch’io. Non è stato facile assorbire quasi dieci anni di fanfiction e commenti, soprattutto in un mese, ma io imparo in fretta. XD
Spero di non essere troppo in ritardo e – soprattutto – che il modo in cui ho deciso di rendere questi personaggi possa soddisfarvi. So che ognuno ha la propria visione e questa dovrebbe essere la mia. Credo.
Non sono Remus, mi manca la parte del lupo mannaro, ma per il resto siamo lì, però un pezzo di cioccolato ve lo posso offrire anch’io. *allunga la mano*
Grazie mille per la lettura! ♥

  
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