Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Lelaiah    31/08/2012    7 recensioni
Se Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico?
E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?
Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella scuola frequentata proprio da Strawberry.
Tra situazioni imbarazzanti, missioni sotto copertura e dure battaglie, riusciranno le nostre eroine a sconfiggere anche questa nuova minaccia?
E cosa accadrà tra Ryan e Strawberry, uniti nella comune lotta e in qualcosa che ha a che fare con sentimenti mai sospettati?
Inutile dire che il racconto è incentrato sulla coppia sopracitata e che, ahimè, Mark sarà presto smollato...
Buona lettura, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 9 Piccola, adorabile peste
Ecco un altro capitolo! :)
Vi dedico un po' di dolcezza :3
Buona lettura!


Cap. 9 Piccola, adorabile peste

    
  Lo stupore era generale. Davanti a loro non c’era più Strawberry, ma una bambina in tutto e per tutto somigliante a lei e la cosa aveva dell’incredibile.
“Ma com’è possibile?”, si chiese Kyle.  
-Ehm… Kyle sai darci una spiegazione?- Mina si voltò verso di lui, titubante. Il moro la guardò e poi spostò lo sguardo sulle altre mew mew. Si vedeva chiaramente che erano preoccupate. Infine, rassegnato, dovette scuotere la testa.
-Secondo te quella è Strawberry?- chiese Lory.
-E’ probabile…- dovette ammettere lui. Purtroppo non ne era sicuro al cento per cento.
-Non capisco, come ha fatto a tornare bambina?- Paddy s’inserì nel discorso.
-Forse c’entrano quei due segni che ha sul collo.- ipotizzò Pam. L’americano le lanciò un’occhiata: perspicace come sempre, pensò.
Stava per risponderle che non appena Ryan si fosse svegliato avrebbero saputo tutto quando una vocina flebile li colse di sorpresa.
-Chi sete?- domandò la bimba portandosi un dito paffuto alla bocca. I suoi gesti, così come il suo modo di esprimersi, erano quelli tipici di una bambina piccola.
Tutti i presenti si guardarono preoccupati, non sapendo cosa risponderle.
-Dov’è mamma?- chiese ancora con voce leggermente più stridula. Kyle iniziò a temere che di lì a poco si sarebbe messa a piangere. Infatti aveva ragione. Quando la bimba pose nuovamente la domanda e loro non le risposero, una piccola lacrima le solcò il viso teneramente paffuto.
-Su, non piangere, la tua mamma adesso è a lavorare.- provò a spiegarle gentilmente il moro. La bimba lo guardò spaesata e tirò su col naso. –Su, io sono Kyle.- disse posando una mano sulla sua testolina rossa. L’unica cosa che era rimasta immutata –se davvero quella era Strawberry- erano le sue buffe codine.
-Sei amico di mamma?- chiese innocentemente lei.
Il ragazzo sorrise. –Sì, piccola.
-Loro chi ciono?- la rossina puntò lo sguardo lucido sulle ragazze alle spalle di Kyle.
-Loro sono mie amiche.- rispose l’americano. –E come la tua mamma ti vogliono tanto bene.
Al sentirsi dire quelle parole la piccola sorrise, relegando le lacrime e la tristezza in un angolo della propria coscienza.
-Senti… come ti chiami?- le chiese il ragazzo dopo un po’. La bimba smise di giocherellare con i propri capelli e lo guardò.
-Stlawbelly.- rispose, sfoggiando un altro sorriso.  
Kyle tirò un sospiro di sollievo. “E’ veramente Strawberry…”, pensò ringraziando il cielo.
Mina sospirò. –Per fortuna sei riuscito a calmarla.- disse rivolta al moro.
-Be’, per adesso… vedrai quando scoprirà che non potrà vedere la madre per due settimane.- la sua risposta fece impensierire leggermente la mew bird.
-Scusa, Kyle… cos’hai appena detto?- Pam gli pose una mano sulla spalla, facendolo voltare.
-I genitori di Strawberry me l’hanno affidata perché devono soggiornare a Osaka due settimane.- spiegò calmo.
-Capisco.
-Quindi dovremo farle da baby-sitter?!- sbraitò la morettina. Un diffuso rossore le si diffuse sulle guance. Lei non si sarebbe mai abbassata a fare da bambinaia ad una Strawberry in miniatura.
Il suo sfogo fece voltare tutti gli altri, che la guardarono con sufficienza.
-Finché non troveremo una soluzione dovremo badarle tutti insieme.- annunciò pacato il cuoco.
-No…- gemette la ragazza. Si sentì mancare, ma fortunatamente trovò una sedia e vi prese posto.
-Mina non fare storie.- la riprese severa Pam. Subito la ballerina la guardò in adorazione ed annuì. Dopotutto era facile farle cambiare idea.
-Bene, ragazze, suggerisco di trovarle un vestito da mettere e portarla di là con noi… almeno finchè non si sveglia Ryan.- propose lui, avendo la piena padronanza (o quasi) della situazione.
-Ma Ryan… sta bene?- chiese apprensiva Lory. Tutti sapevano che aveva un debole per il biondino.
Sorridendole, Kyle le posò una mano sulla spalla. -Penso che abbia preso qualche colpo, ma nulla di grave.- la rassicurò. “Almeno lo spero…”, aggiunse mentalmente.
Rincuorata, la ragazza sorrise.
  Nessuno però si era accorto che, quando avevano pronunciato il nome del biondo americano, la piccola Strawberry aveva alzato lo sguardo, smaniosa di sapere. Il che era strano, dato che apparentemente non ricordava nulla del progetto e quindi di chi vi prendeva parte. Stava per chiedere innocentemente dove fosse il ragazzo quando Lory la sollevò gentilmente dal letto, avvolgendola nei suoi abiti troppo grandi da tredicenne.
-Dove andiamo?- domandò flebilmente.
-Andiamo a cercarti un vestito che ti vada bene.- le rispose dolcemente la ragazza dai capelli verdi. Infilò la porta, diretta nel salone. Poco dopo la seguirono anche gli altri.

  Strawberry si guardò intorno. Non conosceva quel posto, ma le piaceva. Tutto lì dentro era sulla tinte del rosa e del rosso lampone. A lei piaceva molto il rosa. Puntò lo sguardo cioccolato sul ragazzo dietro al bancone: Kyle era intento a riordinare delle bottiglie contenenti spumante, ma lei non poteva saperlo. Non sapeva perché ma voleva già un gran bene a lui e a tutte le ragazze che l’avevano aiutata, be’, magari a Mina un po’ di meno.
-Strawberry, cosa c’è?- la voce calda del moro la distolse dalla sua contemplazione. Lei in risposta si stropicciò gli occhi e lo guardò assonnata.
-Kyle, cionno.- disse sbadigliando teneramente. Il ragazzo sorrise e la prese in braccio.
-Vieni con me, ti porto a letto.- le sussurrò cullandola leggermente. Anche se non aveva figli Kyle era abituato a trattare con i bambini piccoli perché aveva vissuto con Ryan fin da quando era un bambino.
Facendo meno rumore possibile la riportò nella stanza degli ospiti dove proprio il biondo dormiva ancora. Kyle poggiò Strawberry sul letto a fianco e si chinò ad osservare l’amico: fortunatamente aveva ripreso colore.
-Kyle… mi dai il bacio della buonanotte?- chiese la bimba poggiando il capo sul cuscino.
-Ma certo.- il moro le posò un piccolo bacio sulla fronte. –Dormi bene, Strawberry.
Lei annuì prima di chiudere gli occhi. Stava per appisolarsi quando l’americano mormorò:-Ryan svegliati presto…
Strawberry allora riaprì gli occhietti lucidi di sonno e guardò nella direzione da cui proveniva la voce del ragazzo: sul letto affianco al suo dormiva un altro ragazzo, dai bei capelli biondi.
“Ryan!”, esultò dentro di sé la piccina. Come mai si ricordava il nome del ragazzo? Teoricamente avrebbe dovuto avere i ricordi di quando era piccola fino all’età attuale… ma stranamente ricordava e associava il nome di Ryan a quel ragazzo addormentato.
  Quando Kyle le passò davanti chiuse febbrilmente gli occhi, ma non appena sentì i passi del giovane allontanarsi li riaprì. Guardandosi intorno come una ladra scostò lentamente la coperta e scivolò ai piedi del letto, che comunicavano con quello di Ryan. Gattonando spedita, percorse tutto il capezzale fino ad arrivare all’altezza del busto del ragazzo. Si sedette goffamente e sorrise alla vista del suo bel viso addormentato. Ma desiderava che si svegliasse perché aveva paura che stesse male e poi voleva dargli un bacino perché lui teneva a lei. Sapeva solo quello: lui le voleva bene.
  Silenziosamente si arrampicò sulla coperta e, facendo attenzione a non fargli male, gli si sedette sulla pancia. Ecco, adesso gli avrebbe potuto dare un bacetto. Con delicatezza gattonò un altro po’ fino all’altezza del torace. Si bloccò di colpo perché Ryan emise un gemito.
“Forse gli ho fatto la bua.”, pensò preoccupata la bimba. Decise allora di camminare ancora più adagio, ma d’improvviso il sonno tornò ad assalirla e lei, avvinta nelle sue dolci spire, appoggiò la piccola testolina rossa sul petto del biondo, assopendosi.
La scena era a dir poco dolcissima: Ryan, placidamente addormentato, riposava ignaro con una Strawberry bambina addormentata sul petto che, con le piccole braccia, tentava di avvolgerlo in un abbraccio.
-Kyle, dov’è Strawberry?- chiese Paddy smettendo di rimbalzare su una palla gigante.
Il moro alzò lo sguardo dalla sua tazza di caffè e rispose:-Sta dormendo nella stanza degli ospiti.


   Il sole aveva squarciato per poco le nubi per poi morire subito dopo. La stanza al pian terreno era immersa nella quasi totale oscurità, rischiarata solo da una piccola lampada a basso voltaggio.
Lentamente Ryan aprì gli occhi. Aveva la mente annebbiata: ricordava a spezzoni l’attacco del vampiro e poi aveva solo un vago ricordo di come fosse arrivato lì. Ma lì dove? Si guardò intorno con circospezione e capì di essere nella stanza degli ospiti del Cafè Mew Mew.  
“Ah, è vero. Ho bussato al portone e poi devo essere svenuto.”, realizzò portandosi una mano alla fronte. Era fredda, ma leggermente sudata. “Chissà come sta Strawberry… oh, mio Dio, Strawberry!”
Cercò a tentoni l’interruttore del lampadario e quando infine la luce si accese tentò di alzarsi, ma qualcosa lo bloccò. Confuso guardò le coperte che ora gli coprivano solo metà del busto e si rese conto che sopra al suo petto stava teneramente appisolata una ragazzina dai capelli rossi.
-Strawberry…- mormorò senza pensare. Guardandola meglio si accorse che era una bambina e che doveva avere all’incirca quattro anni. Non poteva essere la sua gattina, ma probabilmente erano stati i capelli carmini a trarlo in inganno.
“Chi sarà?”, pensò accarezzando dolcemente la testa della piccola addormentata. Quella a sentirsi sfiorare si mosse e subito Ryan ritrasse la mano. Poco dopo sentì una stretta indolore all’altezza delle costole e si rese conto che erano state le mani della piccina, che sollevò subito dopo la testa. I capelli leggermente spettinati le solleticarono il viso, ma lei scosse il capo e li allontanò aprendo poi i grandi occhioni castani. Il biondo rimase stupito a fissarla: non aveva solo lo stesso colore di capelli di Strawberry, ma anche i suoi occhi. Forse quella bimba era veramente la mew neko…  
-Ciao…- disse piano Ryan. All’udire la sua voce la bambina gli regalò un sorriso meraviglioso, che le illuminò gli occhi. –Chi sei?
La rossina però non rispose e gli si buttò al collo esclamando:-Ryan! Ryan!
Il ragazzo rimase interdetto mentre lei gli posava tanti bacetti sulle guance. Arrossendo un poco si liberò gentilmente, ma con fermezza dalla sua presa e la fissò compunto.
Perché mai quella bambina gli ricordava Strawberry? Certo a parte i capelli e gli occhi avevano un qualcosa di famigliare. Doveva andare a fondo di quella storia…
-Come mai sei qui?- le chiese, impedendole di riattaccarsi al proprio collo. La piccola Strawberry continuò imperterrita ad agitarsi e alla fine fece innervosire il ragazzo. –Smettila.- ordinò brusco.
Lei si bloccò e lo guardò con occhi lucidi, tremando leggermente. Subito dopo piccole lacrime presero a bagnarle il viso.
-No, no, ti prego non piangere.- la supplicò il biondo. Ma la bimba lo ignorò e cominciò a singhiozzare. Non sapendo che pesci pigliare, Ryan le si avvicinò e le scostò la frangetta dagli occhi. –Scusami… non volevo spaventarti.- disse con voce estremamente morbida. La piccola tirò su col naso diverse volte poi si stropicciò gli occhi, guardandolo. –Mi perdoni?
Senza rispondergli gli si buttò nuovamente al collo e lo strinse forte a sé, bagnandogli leggermente della maglia.
“Questo dev’essere un sì…”, pensò sorridendo. Senza rendersene conto passò una mano dietro la schiena della bambina e la strinse a sé.   
Rimasero così per un po’, finché Strawberry non allentò la presa e diede la possibilità al biondo si sedersi. Lei a sua volta si appollaiò sulle ginocchia di lui, sorridendo felice.
-Sei Strawberry, vero?- riuscì finalmente a chiederle. Lei annuì col capo, facendo ondeggiare le codine. –Sai dirmi dov’è Kyle?- chiese ancora. Nuovamente lei annui e poi indicò con un dito la porta. Evidentemente il suo amico si trovava nel salone con le altre e forse poteva dargli spiegazioni.
Velocemente si alzò dal letto, avvertendo nuovamente quella spiacevole fitta allo stomaco.
“Ci è andato giù pesante, però…”, constatò massaggiandosi l’addome. Fece per andarsene quando si sentì tirare per i pantaloni, si voltò e vide Strawberry fissarlo con occhioni da cerbiatta. “Va bene, non vuoi rimanere sola.”, si disse.
Sospirando si abbassò e la prese in braccio. Stranamente era leggerissima… be’, evidentemente essendo abituato a sollevare la Strawberry del futuro non aveva pensato che la bimba potesse pesare di meno.
-Ryan…?- lo chiamò. Lui smise di percorrere il lungo corridoio che lo separava dal salone e la guardò. Lei ricambiò lo sguardo. –Ho fame.
-Va bene, aspetta un attimo solo. Devo cercare Kyle.- disse tornando a camminare.
Ben presto sbucarono nel grande salone, illuminato da piccole plafoniere sparse lungo tutta la sua circonferenza. Appese ai muri stavano ghirlande sinuose, intervallate da bacche di agrifoglio. In un angolo svettava uno stupendo albero di Natale, decorato con piccole collane di perle dorate e finte stelle di Natale rosse e bianche.
-Kyle… ragazze.- il biondo attirò l’attenzione dei presenti, che subito si voltarono. Le labbra di ognuno si stirarono in un lieto sorriso.
-Ti sei ripreso, vedo.- constatò l’americano avvicinandosi all’amico. Quello annuì.
-Come stai, Ryan?- si premurò Lory. “Tipico.”, pensarono tutte le mew mew.
-Meglio, grazie.
-Ehm, Ryan?- il biondo tornò a guardare il compagno di studi. Vedendo l’espressione incuriosita Kyle continuò il proprio discorso. –Sai chi…?- era evidente che si stava riferendo alla bimba in braccio al ragazzo.
-Sì, so che questa è Strawberry.- disse, rispondendo ad una domanda rimasta inespressa.
-E come…?
-Dal suo modo di fare. Anche se è più espansiva e meno scorbutica di quando era grande.- rispose lanciando un’occhiata alla rossina. Lei continuò a guardarsi intorno, ignorandolo.
-Capisco… ma se non sbaglio lei stava dormendo, come mai ora è qui?- volle sapere il ventunenne.
-Perché io mi sono svegliato.- fu la celere risposta. Kyle e le quattro mew si fecero perplessi. Cosa intendeva dire con quella frase? Strawberry poteva benissimo starsene a letto.
-Cosa intendi dire?- chiese Paddy alzando la mano per farsi vedere. Sembrava stesse facendo una domanda al professore nell’ora di matematica.
-Semplicemente che quando mi sono svegliato me la sono ritrovata sullo stomaco, che dormiva beatamente.- spiegò finalmente.
Un “Ah!” generale si diffuse tra i presenti, subito sostituito da qualche risate dovuta all’immaginario collettivo: ognuno di loro si stava costruendo mentalmente la scena.
-Non si fanno queste cose, Strawberry!- la riprese scherzosamente Paddy. La bimba la guardò stupita per poi imbronciarsi. –Su, scherzavo!- la biondina le scompigliò i capelli, suscitando le risa dell’angioletto dai capelli rossi.
-Ehm, ragazzi, io avrei un certo languorino.- disse d’un tratto il biondo americano.
Kyle lo guardò stupito. –Strano… tu eviti sempre ti mangiare se ti è possibile…- commentò.
-Sai, fare a pugni con il nemico è faticoso.- ironizzò l’altro.
-Ah! A proposito del nemico, ci devi ancora raccontare cos’è successo!- gli fece notare Pam.
-Vero.- convenne lui.
Strawberry, ancora tra le braccia del ragazzo, stava cercando di seguire il discorso, ma proprio non ci riusciva e si stava annoiando tantissimo. Per di più il suo stomaco protestò nuovamente e con più vivacità e lei si portò una mano al pancino.
-Ryan…- chiamò tirandogli leggermente un ciuffo di capelli. Lui si voltò a guardarla sorpreso e lei fece un’espressione buffissima. Questo gli fece ricordare che la bambina aveva fame.
-Scusami, Strawberry, me n’ero dimenticato.- le rispose chinando leggermente il capo. –Kyle potresti portare qualcosa da mangiare anche per lei?- chiese rivolgendosi ora all’amico.
Quello annuì.
-Cosa vorresti?- nuovamente il biondo tornò a dedicarsi alla piccola.
-Cioccolata!- sorrise lei. Tutti risero: pur essendosi rimpicciolita non era cambiata per niente.

-Be’, uno strano modo per festeggiare il Natale.- commentò Mina posando il suo bicchiere di spumante.
Come prestabilito i ragazzi avevano festeggiato l’evento brindando e sgranocchiando qualche leccornia preparata da Kyle. L’unica cosa insolita era la presenza di una Strawberry in miniatura.  
-Intendi dire che ti mancano i battibecchi con Strawberry?- insinuò Paddy. Subito la mew bird arrossì. Colpita e affondata! Si sentiva strana senza la sua inseparabile compagna di zuffe.
-Paddy ha ragione.- ridacchiò Lory.
Anche Pam si concesse un sorriso, mentre i due ragazzi risero apertamente.
-Bene, Ryan. Che ne dici di raccontarci cos’è successo?- intervenne d’un tratto il moro. Il ragazzo smise di fissare Strawberry, intenta a mordicchiare un biscotto al cioccolato grande come la sua mano, e concentrò la propria attenzione sul resto della squadra.
-Bè, che vi devo dire?- non aveva molta voglia di raccontare l’accaduto, soprattutto perché non era riuscito a fermare quel dannato vampiro. Al solo pensiero serrò le mani a pugno.
-Tutto, ovvio!- si affrettò a dire la mew gialla. Lui le lanciò un’occhiata prima di sospirare rassegnato.
-Allora… ero andato a prendere Strawberry a casa perché tutti voi sapete che arriva sempre in ritardo in qualunque situazione e, dopo essere sopravvissuto all’interrogatorio dei suoi genitori, ci siamo avviati per la strada.- iniziò. Purtroppo non potè continuare perché Paddy lo interruppe con una domanda.
-Che cosa ti hanno chiesto?- volle sapere, curiosa.
-Le solite cose che chiedono i genitori.- la liquidò in fretta lui. Non aveva la minima intenzione di riferir loro di quello che aveva passato in quei venti minuti. Un po’ delusa, la ragazzina tornò a sedersi compostamente sulla sedia.
-Continua.- lo pregò Kyle.
-Dicevo… stavamo camminando, quando mi sono accorto di qualcosa che ci fissava da un vicolo. Parevano due stelle di ghiaccio.- s’interruppe per vedere la reazione dei presenti. Erano tutti calmi, nessuno sospettava che il nemico fosse il vampiro. Inoltre aveva volutamente saltato il particolare dei regali per non attirare su di sé sguardi insinuatori. –Neanche il tempo di ragionare che ci è venuto addosso. Era il vampiro.- continuò.
-Il vampiro?!- esclamò confuso il moro. –Vi ha attaccati? E gli alieni?
-Attaccati è dire poco e degli alieni non c’era traccia, almeno da quello che ho potuto constatare.- rispose il ragazzo rievocando mentalmente la scena.  
-E’ strano… da quello che sappiamo loro sono alleati. Dovrebbero lavorare insieme.- ragionò ad alta voce lo studioso.
-Secondo me quel vampiro non si fa comandare tanto facilmente.- dichiarò Ryan. –Ha uno sguardo che dice “Io non prendo ordini da nessuno!”.
-Quindi perché si sarebbe alleato con gli alieni?- Pam s’inserì nel discorso. Come lei anche le altre sapevano della natura del nuovo nemico perché i due studiosi le avevano informate abbastanza dettagliatamente non molto tempo prima.
-Sinceramente dobbiamo ancora scoprirlo.- ammise il biondo. Kyle annuì, ritrovandosi purtroppo d’accordo con lui.
-Su questo ragioneremo poi… ora continua a raccontare.- incalzò Lory. Era strano vederla così agitata per qualcosa che non fosse un pasticcio combinato dalla propria sbadataggine.
-Ho cercato di proteggere Strawberry gettandola a terra, ma quello mi ha colpito e mi ha spedito nella neve. Non è stata una bella esperienza: ha una forza sovrumana, ma penso si sia trattenuto.- fece per continuare, ma fu nuovamente interrotto.
-Come mai pensi si sia trattenuto?- chiese Mina. Kyle le lanciò un’occhiata rapida prima di tornare a guardare l’amico: la ragazza aveva centrato il punto. Perché il vampiro non aveva fatto fuori Ryan dato che ne aveva l’occasione, limitandosi a tramortirlo?
-Forse perché gli servo o semplicemente gli piace giocare con le prede… comunque il suo obbiettivo era Strawberry.- rispose abbassando inconsapevolmente lo sguardo sulla bimba.   Quella a sentirsi chiamare aveva alzato la testa e, quando i loro sguardi si erano incrociati, aveva sorriso genuinamente. Ricambiando con un timido sorriso, il biondo tornò a dedicarsi ai propri ascoltatori. –Sta di fatto che Strawberry ha cercato di reagire, riuscendo perfino a trasformarsi, ma quello l’ha sbattuta a terra come fosse una bambola e poi le ha azzannato il collo.- così ebbe termine il suo racconto.
Quando l’eco della sua voce si spense tutto piombò nel silenzio più assoluto.
 
-Quando hai soccorso Strawberry hai notato qualcosa di strano?- Kyle fu il primo a riscuotersi.
Ryan lo guardò interrogativamente. –Cosa intendi?
-Non so… qualche bagliore o pulsazione del suo corpo.- suggerì abbassando lo sguardo color ossidiana sulla rossina. Anche il diciottenne fece lo stesso e, corrugando la fronte, riportò a galla tutto quello che era successo nel pomeriggio. Alla fine concluse che nella ragazza non c’era nulla di anomalo e lo disse all’amico. –Uhm… strano….- commentò pensieroso.
-Pensi che le sue attuali sembianze siano una conseguenza del morso?- chiese il biondo americano.
L’altro alzò lentamente gli occhi ed infine annuì.
Le ragazze, che avevano seguito attentamente lo scambio di battute tra i due, ora stavano guardando Ryan, in attesa.
-Secondo te c’entrano i geni, vero?- chiese avendo intuito i pensieri del cuoco.
-Sì, penso che ci sia stata una qualche reazione… altrimenti ora Strawberry sarebbe un vampiro.- ammise.
-Dobbiamo fare delle ricerche.- risolse il ragazzo.
-Sì.- convenne nuovamente Kyle. –Non adesso, però. Devi riposarti.
L’altro fece per ribattere, ma glielo impedì Lory. -E’ Natale, godiamoci questo giorno.
Alla fine il bell’americano dovette cedere e con un sospiro si abbandonò contro lo schienale della sedia.
La giornata trascorse abbastanza velocemente e nel locale aleggiò per tutto il resto del tempo una tipica atmosfera natalizia. Quando anche Pam si fu accomiatata, Ryan e Kyle rimasero soli con la piccola Strawberry, visibilmente provata dalle tante ore di gioco con le altre mew. La bimba infatti faticava a tenere gli occhi aperti e il suo capo ciondolava leggermente.
-Hai sonno?- le chiese Ryan sollevandola dal bancone.
Lei represse uno sbadiglio e scosse la testolina.
-Meglio portarla a dormire.- consigliò il cuoco. L’amico annuì.
Il ragazzo fece per avviarsi verso la stanza degli ospiti quando il ventunenne lo fermò.
-Che c’è?
-Non penso vorrà dormire nella stanza degli ospiti.- gli fece presente con un sorriso furbo.
-Perché non dovrebbe?- chiese Ryan non capendo.
-E’ piccola e di sicuro non le piace stare tutta sola al buio.- continuò. Il biondo abbassò lo sguardo sulla versione più piccola della sua gattina che, appoggiata alla sua spalla, cercava di non cadere preda del sonno. –Inoltre sembra avere un certo attaccamento nei tuoi confronti.- aggiunse.
-No! Non vorrai che… no!- protestò scuotendo la testa.
-Ma cosa vuoi che sia?- ribattè.
-Mi rifiuto. Non la farò dormire nel mio letto.- respinse la proposta senza che questa fosse stata espressa. –Deve crescere, non può avere paura del buio…!- continuò accorato.
-Ryan, ha quattro anni!- gli ricordò leggermente esasperato. –E poi tu hai già dormito con lei…
Il ragazzo smise di protestare ed arrossì di botto. Si era messo a sbraitare perché lo imbarazzava dover ammettere che non avrebbe mai voluto lasciare la piccola Strawberry e anche perché aveva addirittura pensato di mettere una branda nella propria camera per lei. Inoltre il fatto che Kyle sapesse di quell’episodio gli metteva addosso una strana agitazione.
Sospirando disse:-Prendi una brandina così possiamo portarla in camera mia.
Finalmente sorridente, Kyle si avviò lungo il corridoio per poi sparire all’interno di una stanza.
-Noi cosa facciamo?- rimasto solo il ragazzo si rivolse alla piccola. Voltò leggermente il capo, inspirando il dolce profumo dei suoi capelli –probabilmente le ragazze le avevano fatto il bagno- e aspettando una risposta. –Strawberry?
La bimba sussultò per poi alzare i suoi grandi occhioni color cioccolato. –Cionno…
“Finalmente ha ammesso di aver sonno!” esultò interiormente Ryan. La testardaggine era la stessa di quando era grande.
-Vieni. Andiamo in camera.
Annuendo, la bimba si abbandonò contro la sua spalla.
Stando attendo a non far troppo rumore il biondo arrivò in cima alle scale, si guardò un po’ intorno alla ricerca di Kyle, ma non vedendolo decise di entrare e aspettarlo lì.
Un piacevole calore lo avvolse e in poco si sentì in pace. Avrebbe voluto godersi quella calma interore ed esteriore ancora per un po’, ma la bambina non glielo permise.
-Dove siamo? Dove siamo?- prese a chiedere insistentemente. D’un tratto era come rinata, ogni traccia di sonnolenza sparita.
Corrugando un po’ la fronte il ragazzo si accinse a risponderle:-Questa è camera mia.
Non appena ebbe sentito quelle parole gli occhi di Strawberry s’illuminarono e prese a guardarsi intorno con attenzione, per catturare ogni singolo particolare della stanza. Non sapeva perché, ma dentro di lei sentiva una strana sensazione, come un peso all’altezza dello stomaco, ma per una persona della sua età quel sintomo non aveva particolare significato.  
-Dormirai qui, stanotte.- concluse Ryan.
Al che la rossina smise di osservare il computer ed alzò lo sguardo sul ragazzo, dedicandogli un bellissimo sorriso. Era evidente che la notizia l’aveva resa felice.
“Come può essere così felice per una cosa così banale? Forse è proprio vero che ha un forte attaccamento nei miei confronti… se rimanesse così anche da grande…”, pensò l’americano facendola sedere delicatamente sul letto. Appena sentì il materasso sotto di sé Strawberry sorrise nuovamente ed incrociò le gambe, prendendo a fissare il ragazzo.
-Resta qui.- iniziò lui chinandosi ad aprire un cassettone sotto il letto. Ne estrasse una maglia a maniche lunghe e un paio di pantaloni elasticizzati. –Vado a cambiarmi, torno tra un minuto.- terminò rialzandosi ed avviandosi verso il bagno. Sentiva lo sguardo della bimba addosso.
  Quando la porta si fu chiusa dietro le spalle dell’americano Strawberry ricominciò a scrutare la stanza. D’un tratto la sua attenzione fu catturata da una foto posta sopra la testiera del letto, gattonando raggiunse il cuscino e, facendo leva sulle ginocchia, si alzò. Rimase in contemplazione per qualche minuto, avendo riconosciuto nel bambino biondo al centro Ryan, ma poi il suo sguardo cadde su un libro che sporgeva leggermente dal piano di legno.
Allungò una mano e lo afferrò. Tenendolo stretto con una mano tornò al centro del letto, avanzando carponi con l’aiuto di quella libera. Nuovamente si sedette a gambe incrociate, poi abbassò gli occhioni color cioccolato sull’oggetto.
Non sapeva ancora leggere, ma riconobbe la figura sotto le parole per Cenerentola. Era la stessa immagine che c’era sul libro di fiabe che sua madre le leggeva ogni sera prima di augurarle la buona notte. Contenta, aprì la copertina e prese a guardare le immagini.
  Fu così che la trovò Ryan.
Non appena aveva alzato lo sguardo l’aveva trovata sul letto, intenta a sfogliare un libro che, ne era sicuro, non gli apparteneva.
-Cosa stai facendo?- le chiese avvicinandosi.
Lei alzò gli occhi, leggermente assonnati, ma ancora vispi.
-Sto guaddando Cenerentola.- rispose con uno dei suoi candidi sorrisi.
“Cenerentola? Da quando in qua ho la fiaba di Cenerentola in camera?”, si chiese il ragazzo.
-Dove hai trovato il libro?- chiese ancora. Aveva il sospetto che in tutta la faccenda c’entrasse Kyle. Magari in quel momento era dietro la porta a ridersela di gusto.
-Lì.- Strawberry indicò il posto vicino alla cornice. Ora Ryan non aveva dubbi: era opera di Kyle.
-Capisco.- il biondo si sedette al suo fianco e le posò una mano sui capelli carmini. –Ti piace?
Lei annuì, tornando ad abbassare lo sguardo per osservare Cenerentola cucire gli abiti delle sorellastre.
Ryan rimase ad osservarla per un po’, in religioso silenzio. D’un tratto si rese conto che era ancora vestita e lui non aveva un pigiama della sua misura. Ma come per magia ecco che sulla scrivania del computer notò un abito ripiegato.
“Avevi pensato proprio a tutto, vero Kyle?”, realizzò con un mezzo sorriso divertito.
Si allungò verso il tavolo e afferrò il vestitino, che si dimostrò essere una piccola camicia da notte, forse di Mina.
“Scommetto che non le piacerà.”, pensò tra sé spiegandola. –Per questa notte userai questa.
Strawberry allora abbandonò il libro di Cenerentola ed alzò lo sguardo sul ragazzo. Dopo un attimo i suoi occhi si spostarono ad osservare l’abitino, tutto pizzi e merletti.
Storcendo il naso, quasi sdegnata dell’offerta, scosse la testolina. –No, brutto.
Ryan quasi scoppiò a ridere. “Lo sapevo!”, si disse compiaciuto. –Capisco che non sia di tuo gusto, ma ho solo questo.- la rimbrottò.
Lei in risposta mise il broncio.
Cercando di non perdere la pazienza e al contempo di non ridere, il biondo tornò a sedersi al fianco della bimba.
“Presumo che ormai Kyle se la sia già filata e quindi mi toccherà fare tutto da solo. Confesso che non mi dispiace stare con lei, ma quando s’intesta su qualcosa è difficile farle cambiare idea.”, ragionò. –Senti, Strawberry, devi pur cambiarti per dormire, no?- disse con voce vellutata. Calma, questo era il segreto per trattare con i bambini.
Lei allora fece scomparire il broncio ed assunse un’espressione pensierosa. Alla fine rispose:-Sì, ma quello è brutto!
Sospirando, il ragazzo pregò i Kami di aiutarlo. –Cosa ti do allora?- chiese, più a se stesso che alla bimba.
Senza perdere tempo lei afferrò un lembo della sua maglia e lo guardò con occhi supplicanti. Non capendo, Ryan rimase ad osservarla confuso. Poi realizzò che voleva indossare una maglia come quella che aveva addosso lui. Ok, ma dove la trovava una maglia della sua misura?
Ragionando fece vagare lo sguardo per la camera e d’un tratto si ricordò di cosa conteneva il terzo cassettone sotto al letto.
“Che stupido! Perché non ci ho pensato prima?”, si chiese.
Si chinò, aprì lo scomparto e ne estrasse una t-shirt a mezza manica che sembrava esser incappata in una massaia inesperta, che l’aveva ristretta di parecchie taglie con un lavaggio sbagliato. In realtà quella era una delle magliette che il biondo americano indossava all’età di dieci anni.
-Questa va bene?- chiese alla bimba, concentrata a capire cosa stesse facendo.
Alla domanda la rossina si riscosse ed annuì, sorridendo.
-Bene. Ti starà un po’ grande, ma pazienza.

    Finalmente un po’ di riposo! Dopo tanto penare per far indossare a Strawberry il “pigiama” e convincerla a non scorrazzare per la stanza, Ryan si sentiva esausto. Si sedette pesantemente sul letto, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Strawberry, seduta per terra, era il ritratto della vitalità.
-Adesso però è ora di chiamare Kyle.- decise d’un tratto il ragazzo. Si alzò e fece per infilare la porta quando la bimba gli si aggrappò letteralmente alla gamba, piagnucolando.
-No, non via Ryan!- protestò mettendo un tenero broncio.
Lui la guardò dapprima infastidito poi la sua espressione s’intenerì. Sorridendo inconsciamente si chinò fino ad avere gli occhi, più o meno, alla stessa altezza della rossina.
-Va bene, rimango.- la rassicurò. Lei allora si sciolse in un sorriso e gli buttò le braccia al collo, facendolo leggermente barcollare. –Ehi, ehi calma!
Ridacchiando, la bimba si fece sollevare e posare sul letto. Facendole una carezza Ryan si sporse a raccogliere il libro, abbandonato a terra. Stava per posarlo sulla mensola quando nuovamente Strawberry lo fermò.
Guardò interrogativo prima lei, poi il libro a cui andava il suo sguardo. Infine capì.
-Vuoi che ti legga Cenerentola?- le chiese, già sapendo la risposta.
-Sì!- battendo le manine la rossina mostrò il proprio apprezzamento.
“Cosa mi tocca fare… chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ridotto a leggere favole della buona notte alla ragazza di cui sono innamorato?”, si chiese appoggiando la schiena alla testiera. –Vieni qui.- la chiamò.
Senza farselo ripetere la bambina gattonò fino al cuscino e s’infilò sotto le coperte scostate dal ragazzo. Quando si fu posizionata al suo fianco, con il libro aperto sulle gambe, voltò il capo e gli sorrise.
“Non so perché, ma provo uno strano déjà-vu.”, realizzò lui.
Trasse un profondo respiro ed iniziò a leggere.
Era passato solo un quarto d’ora, ma già la testa di Strawberry ciondolava per la stanchezza.
Quando rischiò di addormentarsi seduta stante Ryan le chiese:-Hai sonno?
Scuotendo la testa per scacciare la sonnolenza lei rispose di no. Sospirando il biondo continuò a narrarle la storia.
Tempo cinque minuti e sentì la testolina della bambina posarsi sulla propria spalla. Alzando lo sguardo a fissarla, sorrise. “E’ crollata.”
Chiuse il libro, rilegandolo nell’angolo esterno del letto e la distese delicatamente, posandole il capo sul cuscino. Poi senza rendersene conto le posò un bacio sulla fronte e le sussurrò la buonanotte.
Assicuratosi che la piccola dormisse, appoggiò a sua volta la testa sul cuscino e, dopo averla circondata con un braccio a mo’ di protezione, si addormentò.

     L’aria tutt’attorno era fredda come una carezza ghiacciata.
Eppure qualcosa non quadrava… come poteva esserci freddo in una stanza riscaldata da un termosifone perfettamente funzionante?
Con questo pensiero pressante Ryan spalancò gli occhi.
La prima cosa che vide fu il soffitto bianco ed immacolato della propria stanza.
Sbattè le palpebre un paio di volte per abituarsi alla luce cangiante che veniva riflessa dalle pareti. Quando fu riuscito a focalizzare tutto quello che lo circondava si rese conto di essere solo. Il che era strano. La sera prima si era addormentato abbracciato a Strawberry, com’era possibile che ora lei non fosse lì?
  E allora la preoccupazione l’assalì e si alzò a sedere sul letto, buttando per terra, nell’impeto, il libro di fiabe che aveva appoggiato sul bordo del materasso circa nove ore prima.
Non se ne curò e si mise a setacciare freneticamente la stanza finchè un alito di aria fredda non lo fece rabbrividire.
Allora si girò verso la finestra e la trovò spalancata. Di schiena, appoggiata con i gomiti al davanzale, stava la piccola Strawberry. Indossava ancora il “pigiama” e aveva tutti i capelli scompigliati, ma sembrava che questo non le importasse.
“Ma cosa sta combinando?”, si chiese scendendo dal letto.
La rossa non si accorse di nulla e continuò a canticchiare un motivetto a labbra serrate.
-Strawberry, che stai facendo?- chiese lui con la voce ancora impastata di sonno.
Allora la bimba si voltò rapidamente e lo salutò con uno dei suoi sorrisi infantili, che gli scaldavano sempre il cuore. Poi, sempre sorridendo, scese dalla sedia presa dalla scrivania e trotterellò verso di lui.
-Ciao Ryan!- disse con voce limpida ed bambinesca. Allungò le braccia verso il ragazzo, pregandolo di prenderla in braccio. Chissà perché le piaceva un mondo.
Accontentandola, si accosciò e la sollevò, permettendole di stampargli un bacio sulla guancia come ulteriore buongiorno.
-Allora, che stavi facendo?- chiese nuovamente.
-Un regalo per te.- rispose candidamente, indicando la neve sul davanzale. In effetti proprio al centro si vedevano i segni delle dita che l’avevano raschiata per farne un mucchio ed iniziare a modellarlo.
-E da quant’è che staresti facendo questo “regalo”?- chiese lui, inarcando un sopracciglio. Aveva il terribile presentimento che la bimba avesse combinato la prima marachella del giorno.
-Mah…- fece lei, scrollando le esili spalle.
“Lo sapevo. Sicuramente sarà lì da più di un’ora…”, pensò. –Cosa devo fare con te?
-Giocare!- rispose prontamente la bimba. A quella frase Ryan non potè fare a meno di sorridere. –Poi andiamo a mangiare i dol… etchu!- uno starnuto la costrinse ad interrompersi.
Il biondo la guardò un attimo stupito e poi assunse un’aria di rimprovero.
-Ecco, vedi? A stare tanto davanti alla finestra ti sei presa il raffreddore!- la rimbrottò prendendo un fazzoletto ed asciugandole in nasino gocciolante.
-No, non è veo!- protestò lei.
-Ah, no?
-No! Io sto bene!- continuò lei.
-Se ti ammali poi non venire a piangere da me.- l’avvertì. Allora Strawberry si ammutolì e lo fissò con occhi lucidi. Lui mantenne la sua facciata, ma dentro di sé sentì la determinazione sbriciolarsi.
-Cattivo!- frignò stropicciandosi gli occhi.
-Non attacca con me. Adesso vai a vestirti.- disse posandola a terra. Poi le prese un cambio d’abiti che magicamente era comparso sulla sua scrivania e fece per andare in bagno. –Metti anche il maglione.- raccomandò prima di chiudere la porta.
   Quando finalmente uscì trovò Strawberry perfettamente vestita e pronta per andare a fare colazione. Sospirando di sollievo per essersi risparmiato un’altra dura lotta sul vestiario ripose le proprie cose e si avviò alla porta.
-Vieni.- la chiamò. Lei allora balzò giù dal letto e con pochi saltelli lo raggiunse. Scuotendo la testa Ryan chiuse e si avviò giù per le scale, seguito poco distante dalla bimba.
A metà rampa si voltò a vedere a che punto fosse e la sorprese intenta a scendere uno scalino, aggrappata con entrambe le mani ai sostegni del corrimano.
-Su, ti aiuto io.- ridacchiando tra sé risalì qualche gradino e le fece segno di aggrapparsi. Lei non se lo fece ripetere due volte e gli circondò il collo con le braccia. Stringendola cautamente a sé scese di sotto.
  Come sempre il salone era immacolato. Tutto merito di Kyle, che amava l’ordine e il proprio lavoro, anche se era una copertura. Con un’occhiata accondiscendente Ryan setacciò tutta la sala e alla fine si decise ad addentrarsi nel corridoio che conduceva in cucina.
-Buongiorno Kyle.- salutò.
-Oh, ciao Ryan.- il moro si voltò a guardarlo, smettendo per un attimo di controllare la torta nel forno. –Buongiorno Strawberry.- aggiunse sorridendo alla piccola.
-Ciao Kyle.
-Siete venuti giù in cerca di cibo?- chiese il cuoco.
-Io non ho molta fame, ma penso che lei sia affamata.- rispose il biondo americano indicando la piccola.
-Sì, fame.- gli diede ragione lei.
Sorridendo Kyle si voltò a prendere un vassoio e lo poggiò sul tavolo. Incuriosita Strawberry si sporse in avanti, sempre sostenuta dalle braccia di Ryan.
-Cos’è?- volle sapere.
-Indovina.- propose il ventunenne. Allora la rossa assunse un’espressione concentrata e si mise ad osservare attentamente il dolce posto sul vassoio.
-Torta al cioccolato!- esclamò dopo una lunga riflessione.
-Bravissima. E ora come premio te ne darò una fetta.- Kyle prese un coltello e si apprestò a tagliare uno spicchio di torta per poi dividerlo ulteriormente.
-Più grande.- disse la bambina vedendo il pezzo che le veniva porto.
-Ah, sì? Vediamo se riesci a mangiarla tutta…- la sfidò allora il ragazzo. Prese un’altra fetta grande come la prima e gliela mise in un piatto.
-Kyle, di questo passo farà indigestione di cioccolato.- lo rimproverò Ryan posando la bambina su uno sgabello.
-No, non ti preoccupare.- lo rassicurò con un sorriso. Se Kyle non era preoccupato perché doveva esserlo lui? Ad ognuno il suo mestiere, no?
-Hai qualche novità?- chiese dopo un po’ il ragazzo.
-Sugli alieni? O sul vampiro?- fece lui scrutandolo attentamente.
-Entrambi.
-Gli alieni non sono attivi e per quanto riguarda il vampiro sono riuscito a circoscrivere la zona ai boschi attorno al monte Fuji.- lo informò.
Il proprietario del Cafè s’illuminò e compiaciuto disse:-Che percentuale di possibilità abbiamo di trovarlo lì?
-Un buon 96%.- fu la risposta.
-Ottimo. Kyle sei insuperabile!- si complimentò.
-Modestamente…
-Sempre modesto, tu, vero?- fece Ryan colpendogli la spalla con un pugno, per gioco.
Intanto, mentre loro stavano discutendo, Strawberry aveva finito di mangiare la torta e ora li stava osservando con occhi supplichevoli.
Quando i due se ne accorsero si guardarono, stupiti della velocità con cui aveva mangiato le due fette.
Inginocchiandosi davanti a lei Kyle le sorrise. –Hai già mangiato tutto?
-Sì. Ho vinto io!- esclamò fiera.
-E’ vero, hai vinto tu.- si complimentò il moro. Allora lei sorrise e lui le scompigliò i capelli affettuosamente. –Allora, vuoi aiutarmi a fare un’altra torta?- le chiese dopo un po’.
Lei lo guardò stupita e si affrettò ad accettare la proposta.
-Io vado ad aprire il Cafè.- disse loro Ryan, sparendo oltre la porta. Strawberry era in buone mani, quindi non doveva preoccuparsi.

  Mentre apriva la grande porta di legno del locale, gli sovvenne un pensiero.
“Dannazione! Strawberry dovrà tornare normale prima del ritorno dei suoi genitori e dell’inizio della scuola!”, si diede una pacca sulla fronte, dandosi dello stupido.
-E io dovrei recuperare pure le settimane di lezione perse…- mormorò, rendendosi conto anche di quello. –Ma chi me l’ha fatto fare?
Scosse la testa, girando il cartello che attestava il Cafè come aperto.
Allontanò i pensieri sulla scuola e rimase ad osservare il vialetto acciottolato che portava alla strada. Era una giornata fredda, ma soleggiata. La neve rifletteva la luce, risultando quasi abbagliante.
All’improvviso gli sembrò di vedere qualcosa e si fece solecchio con la mano.
-Ryan…?
Riconobbe subito la voce e non ne fu contento.
-Mark, buongiorno.- lo salutò.
-Ciao… Strawberry è già arrivata?- domandò, raggiungendolo. Il biondo abbassò il braccio, fissando i suoi occhi azzurri in quelli castani del fidanzato della mew rosa.
Scosse la testa. –No, non è qui. Ma non te l’ha detto?
Il ragazzo lo fissò confuso. –Detto cosa?
“Improvvisazione, Ryan. Non devi farti scoprire.”, si disse. –Suo padre ha avuto una promozione ed è stato assegnato ad Osaka, per un incarico. L’hanno portata con loro, torneranno tra due settimane, circa.- spiegò.
Mark si accigliò. –Ma… non mi ha nemmeno avvertito.- protestò.
-Lo so. Non ha avvertito nemmeno noi. Cioè, l’ho scoperto ieri, quando sono andato a prenderla per portarla qui. Ho trovato un biglietto dove mi spiegava la cosa.- mentì.
-Sì, ma io sono il suo fidanzato! Non mi ha mandato nemmeno un messaggio.- replicò, incredulo. “Valgo così poco…?”, si chiese. A Ryan aveva lasciato un biglietto: certo, lui era il suo datore di lavoro, quindi doveva motivare la sua assenza… ma lui era il suo ragazzo, cavolo!
-Ha dimenticato il cellulare qui, la Vigilia. Kyle l’ha trovato nello spogliatoio. Sai quanto è sbadata.- altra bugia. “Caspita, potrei fare l’attore. Sono molto convincente.”, se ne stupì lui stesso.
L’altro sembrò credere a quello che gli era stato detto. –Oh… e non hai il numero dell’hotel in cui alloggiano?- domandò, deluso.
-No, mi spiace.- scosse la testa. Quello era vero.
Mark sospirò, passandosi una mano tra i capelli. –D’accordo. Due settimane, giusto? Aspetterò.- disse. –Ci vediamo.
Ryan rimase ad osservarlo mentre si allontanava, poi rientrò.
-Cos’è successo?- domandò Kyle, fissandolo da dietro il bancone. Della piccola non c’era traccia.
-Strawberry?- domandò.
-In cucina a mescolare la crema. Sono venuto ad aprire la cassa.- gli disse. –Cosa voleva?
-Voleva parlare con lei. Gli ho detto che è dovuta partire improvvisamente per Osaka coi suoi genitori. In fondo gli ho detto una mezza verità.- si giustificò, vedendo lo sguardo dell’amico.
-D’accordo, speriamo ci abbia creduto. Accogli tu le clienti?
-Certo, non ti preoccupare.- annuì e prese il suo posto.
Di lì a poco arrivarono anche le ragazze, che lo salutarono e filarono a cambiarsi.
Strawberry, sentendo le loro voci, le raggiunse correndo. Raggiunse Pam, la più vicina, e le si aggrappò alla gamba.
-Ciao, Strawberry.- la salutò, appoggiando a terra la sedia che aveva in mano.
Stavano sistemando i tavoli prima dell’arrivo della clientela.
-Ciao!- sorrise lei e poi andò anche dalle altre. Salutò calorosamente anche Mina, cosa che non avrebbe fatto normalmente.
La mew bird si ritrovò a fissarla perplessa.
Gli altri scoppiarono a ridere, divertiti.

  Nonostante fossero sotto le feste, la giornata fu relativamente tranquilla.
I clienti non riempirono mai completamente il locale e questo permise alle ragazze di svolgere il servizio senza dover correre.
Strawberry fu relegata in cucina con Kyle, in modo che non combinasse guai. Ogni tanto si sentivano le sue risa provenire dalla porta aperta e Ryan si ritrovava a sorridere.
La chiusura era passata da un’oretta quando Kyle annunciò la cena.
Il biondo, che era al piano di sopra per far fare il bagno alla piccola Strawberry, gli diede voce, dicendo che sarebbero scesi subito.
Si diede dello stupido per l’ennesima volta, cercando di non pensare che quella era la ragazza di cui era innamorato e finì d’asciugarla.
La rossa si stava divertendo parecchio, ridendo a più non posso.
-Strawberry, stai ferma per favore!- supplicò per l’ennesima volta. Era ricoperto di schiuma dalla testa ai piedi.
-Sciolletico!- protestò lei, dimenandosi.
-Mi dispiace per il solletico, ma devo asciugarti.- le disse, frizionandole i capelli.
Lei allora assunse un’espressione buffissima e si concentrò su un punto della stanza, cercando di non muoversi.
Ryan la guardò stupito, poi sorrise. –Brava.
Finalmente riuscì a vestirla. La portò di sotto, lasciandola alle cure del suo migliore amico, e poi scappò in camera per farsi una doccia e completare quello che aveva iniziato la bambina.
Si sfilò il maglione di dosso, constatando che doveva metterlo ad asciugare e poi si chiuse in bagno.
Durante la doccia ragionò sul problema più pressante: fa tornare la ragazza della sua “dimensione standard”.
Sarebbe stato un duro colpo per i suoi genitori ritrovare una bambina dell’età di quattro anni. Shintaro l’avrebbe sicuramente ammazzato, se solo gli fosse venuto il sospetto che fosse colpa sua.
Rabbrividì al pensiero ed immerse il viso sotto il getto caldo.
“Dobbiamo eliminare il veleno dal suo corpo…”, ragionò, avvolgendosi un asciugamano attorno ai fianchi snelli. “Sì, facile a dirsi.”, scosse la testa.
-Ryan!- lo chiamò Kyle.
-Arrivo!
Lasciò perdere quei pensieri e si affrettò a rivestirsi e raggiungere i due al piano di sotto.
-Eccoti, iniziavo a pensare di dover chiedere aiuto.- scherzò il moro.
Gli fece la linguaccia. –Spiritoso. Stavo ragionando.
-Su cosa?- domandò tornando serio.
-Sul problema con le codine che dorme nella mia stanza.- disse, alludendo alla piccola Strawberry.
-Giusto… trovato niente?
-Forse. Credo che dovremo eliminare il veleno, manualmente diciamo. Dovremo partire da questo.- gli disse. L’altro annuì.
-D’accordo, ma ora mangiamo.- e lo fece sedere, portando poi in tavola un bell’arrosto con patate.
-Oh!- esclamò la bambina, battendo le manine.
-Ti piace?- le chiese il cuoco.
-Sì!- ed agitò le gambe sotto il tavolo, ansiosa di poterlo assaggiare. I due ragazzi sorrisero e poi iniziarono a mangiare tutti insieme.

  Dopocena Ryan fu costretto a trovare un cartone animato da far vedere a Strawberry.
Pena la perdita dell’udito.
La piccola aveva iniziato ad insistere per poter vedere un cartone, qualsiasi cartone. Lui si era rifiutato e allora lei aveva iniziato ad urlare, strillando letteralmente come un’aquila.
Praticamente assordato, l’aveva accontentata.
Ed ora si trovavano in camera sua, sul letto, intenti a guardare la Bella addormentata nel bosco.
  Strawberry non aveva staccato gli occhi dallo schermo da quando erano iniziate le sequenze introduttive. Era letteralmente rapita.
Ryan le lanciò un’occhiata, sorridendo della sua espressione. Non l’avrebbe mai ammesso, ma vederla comportarsi in modo così spontaneo con lui lo faceva sentire importante. Quasi come se lei si fidasse di lui.
“Non scherziamo.”, si disse, abbassando il capo.
Lui non era Mark e non avrebbe mai stretto la mano della mew neko né l’avrebbe mai portata a nessuno di quegli imbarazzantissimi appuntamenti che tanto le piacevano.
Oppure, si sarebbe messo anche in ridicolo per farla contenta. Ma a che pro? Lei non aveva occhi che per il campione di kendo.
“Forse dovrei entrare in qualche club.”, ragiono. Ma scartò subito l’idea e tornò a concentrarsi sul cartone.
Stranamente la rossa rimase sveglia fino alla fine, senza mai ciondolare la testa.
Quando l’americano si chinò per spegnere la televisione, lei rimase a guardarlo immobile. –Andiamo a letto?- le chiese.
Ormai erano le undici.
Senza nemmeno protestare si infilò sotto le coperte. La guardò stranito, ma poi la raggiunse.
Si stese accanto a lei e la circondò con le braccia, offrendole il calore del proprio corpo.
-Notte Ryan…- mormorò, accoccolandosi contro il suo petto.
-Notte Berry.- rispose, chiudendo gli occhi. Era così facile sentirsi rilassato quando era con lei. “Vorrei che rimanessi così oppure che ti ricordassi di questi momenti una volta tornata te stessa.”, pensò prima di cadere addormentato.

  Dovevano essere le tre di notte.
Ryan era stato svegliato da uno strano rumore. Aprì gli occhi nell’oscurità e si concesse un attimo per uscire dal sonno.
Poi si girò per controllare Strawberry e si accorse che stava mugolando.
Accese la luce sopra la testiera del letto e si voltò a guardarla. Era pallida e sul visino paffuto aveva un’espressione sofferente.
Preoccupato, le mise una mano sulla fronte, trovandola sudata e troppo calda.
-Strawberry…- mormorò, cercando di svegliarla. Non voleva farla spaventare, non quando stava già male a causa della febbre.
“Lo sapevo che non dovevo lasciarti alla finestra.”, si disse, scuotendola ancora.
La piccola finalmente aprì gli occhi, lucidi a causa dell’eccessivo calore del suo corpo. –Ryan…- piagnucolò.
-Ehi, tesoro… hai la febbre. Dobbiamo prendere le medicina.- le disse, cercando di suonare il più rassicurante possibile.
Lei scosse la testa, stropicciandosi gli occhi. –Male… male alla testa…- disse.
-Lo so, per quello dobbiamo prendere le medicine.- le accarezzò i capelli, sparsi sul cuscino.
Nuovamente si oppose.
-Strawberry, starai meglio dopo.- tentò ancora di convincerla, senza perder la pazienza.
Dopo l’ennesimo rifiuto il ragazzo la prese in braccio e la portò di sotto.
-Kyle!- chiamò. Entrò nella camera dell’amico, accendendo la luce. –Kyle!
L’americano mugugnò qualcosa, mettendosi supino. –Ryan… che succede?- domandò con voce impastata.
-Strawberry ha la febbre alta.- gli disse, tenendo la piccola tra le braccia.
-Cosa?- l’altro balzò a sedere.
-Sì… non vuole prendere le medicine.- gli si avvicinò.
Il moro allora la guardò e le sorrise. –Vieni con me, piccola. Ti farò stare meglio.- le disse. Ryan gliela passò delicatamente e lui si diresse in bagno.
Non sapendo che fare, il biondo rimase in piedi al centro della camera.
Sentì le proteste di Strawberry giungere dal bagno e la voce rassicurante di Kyle, che cercava di calmarla.
Alla fine i due uscirono.
-Ok… per ora dovrebbe essere a posto. Vediamo come sta domattina.
Il ragazzo annuì. –Grazie. Scusa se ti ho disturbato, ma non so come si fa in questi casi.- ammise.
-Tranquillo.- sorrise. –Buonanotte.
-Notte.
Strawberry ora era tranquilla, intorpidita dall’effetto delle medicine. Ryan la riportò in camera il più silenziosamente possibile e la adagiò sul letto. Si addormentò subito.
“Speriamo bene.”, si augurò che migliorasse.

  Quando si svegliò, il giorno successivo, la piccola stava ancora male.
-Cosa devo fare…?- si chiese.
La portò di sotto e ne informò Kyle. –Potrebbe essere una reazione al veleno.- gli disse.
-Oppure semplicemente freddo, dato che l’ho trovata alla finestra intenta a fare un pupazzo di neve per me.- replicò. Si sentiva in colpa, anche se non sapeva bene perché.
Il ventunenne sorrise. –Ok… vediamo come va stanotte. Se non le si abbassa chiamiamo il medico.
Ryan si trovò assolutamente d’accordo.
Quando le ragazze arrivarono, le informarono della cosa e loro si offrirono di salire a turno per accudire la piccola.
A metà pomeriggio Pam annunciò loro che la febbre era scesa e Strawberry sembrava stare meglio.
I due proprietari del Cafè sospirarono, sollevati.
Rassicurato da ciò, Ryan tornò alle sue ricerche, analizzando per l’ennesima volta il corredo genetico di tutte e cinque le mew. Da qualche parte doveva pur esserci qualcosa in grado di neutralizzare il veleno, no?
La sera arrivò quasi all’improvviso.
Tutti erano stati impegnati per l’intera giornata e, quando Kyle annunciò la chiusura, non potevano crederci.
-Sono distrutta.- brontolò Paddy, massaggiandosi il collo.
-A chi lo dici.- fece Lory.
-Grazie per il vostro duro lavoro, ragazze. Ci vediamo domani.- disse loro il moro.
-Ok… saluta Ryan.
Le accompagnò alla porta e poi scese dall’amico. –Ryan, le ragazze sono andate a casa. Il locale è chiuso, andiamo a vedere come sta Strawberry.- gli disse.
-Come? Oh, sì…- si massaggiò la radice del naso. Aveva gli occhi stanchi. –Problemi, oggi?
L’altro scosse la testa. –No… anche gli alieni sembrano in vacanza.
-Bene.- si alzò e lo seguì al piano di sopra.
Trovarono la piccola intenta a sfogliare il libro di Cenerentola, senza vederlo realmente. Si vedeva che era ancora spossata, ma probabilmente si stava annoiando.
Quando li vide entrare alzò la testa di scatto e balzò giù dal letto, correndo loro incontro.
-Ehi, piano!- le disse il biondo, prendendola in braccio. Lei lo guardò con gli occhi lucidi, segno che aveva ancora la febbre. –Hai fame?
Scosse la testa.
-Devi mangiare un po’.- s’inserì Kyle. –Li vuoi due onigiri?
Lo guardò e poi annuì.
-Bene, aspettiamo Kyle e poi dobbiamo prendere la medicina, ok?- Ryan si sedette con lei sul letto. Quando stava in sua compagnia il suo lato tenero emergeva naturalmente, senza nessuno sforzo.
Da molto tempo non si comportava così nei confronti di qualcuno.
Kyle non li fece attendere molto e poco dopo tornò con la cena. Aveva portato anche qualcosa per sé e per l’amico.
-Ceniamo qui.- gli disse come giustificazione.
E così si ritrovarono a mangiare in camera del biondo, riuniti come un’insolita famiglia.
Come la sera precedente, ad un certo punto Strawberry si arrampicò sul letto e sparì sotto le coperte. Kyle si congedò e augurò loro la buonanotte.
-Fammi sentire la fronte.- Ryan le si avvicinò, sedendosi sulle coltri. –Mhm… è ancora calda.
-Io muoio?- gli chiese lei.
Lui la guardò stupito. –Cosa? No, chi ti ha detto questa cosa?
Scosse la testa, non sapendo cosa rispondere.
-Ora andiamo a dormire, ma se domani starai ancora così andremo dal medico.- l’avvertì. A quelle parole lei si tirò la coperta fin sopra i capelli, spaventata dall’idea di dover entrare in un ambulatorio. –Non ti farà del male, tranquilla.
Ma non ci fu verso di farla riemergere.
Ryan allora sospirò e si mise a letto con lei, dato che si sentiva stanco. Stare troppo al computer gli causava dei bei mal di testa, ma doveva pur farlo.
Le ricerche non andavano avanti da sole.
-Notte.- le sussurrò, sfiorandole la fronte con le labbra.
Lei mormorò qualcosa, seppellendo il viso nella maglia che usava come pigiama.

  Ryan si svegliò all’improvviso.
Aveva uno strano presentimento addosso, gli faceva formicolare il corpo.
Fece per controllare la piccola, ma avvertì una pulsazione.
Si bloccò e rimase ad osservarla, immobile.
“Che sta succedendo?”, si chiese. Il corpo di Strawberry stava pulsando, come quando era stata morsa.
Fece per alzarsi e scendere a chiamare Kyle, quando una luce molto forte lo investì, illuminando a giorno la camera.
Continuò a stringere la bambina, spaventato che potesse succederle qualcosa.
Quando il bagliore si dissolse fu catapultato nuovamente nel buio. Non vedeva nulla, accecato com’era.
Attese qualche istante per far riabituare gli occhi all’oscurità e si rese conto di una cosa.
Il contatto col corpo della rossa era molto più esteso rispetto a prima.
“Che si sia spostata?”, si domandò.
Fece per muovere la mano, ma si ritrovò a sfiorare qualcosa di morbido. Sgranò gli occhi, non osando fare nessuna mossa.
La febbre aveva scatenato il processo inverso e quella che stava stringendo non era più la Strawberry di quattro anni.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Lelaiah