Prologo

Emily

Il vapore schizza fuori dagli ingranaggi della mia piccola nave alata, io mi giro e guardo sorridente come si scontra sui volti di quei coglioni. Stupide guardie londinesi, mai niente di meglio da fare che darmi la caccia tutti i giorni. Forse è anche colpa mia, cento sterline non mi sono finite nella borsa da sole. Poco importa, per adesso l'importante è seminare questi ritardati.

La nave sbatte le ali in tela bianca prendendo quota, loro rimangono sotto di me. Quattro guardie, tutti sopra i loro mini jet da quattro soldi, arrugginiti, rumorosi e che lasciano una scia di fumo nero al loro passaggio. Nulla a che vedere con il mio veicolo volante ritoccato. Nel cielo di Londra non c'è nemmeno una nuvola, e questo è un peccato perché sarebbe stato alquanto facile seminarli in piena tempesta. Sento un ronzio simile al lancio di un fuoco d'artificio avvicinarsi, ruoto il più possibile il volante spostandomi a destra e il missile mi passa affianco, appena sopra l'ala sinistra della nave.

«Stronzi del cavolo!» mi volto, una delle guardie muove le labbra, forse sta imprecando, forse sta ridendo. Il missile esplode più avanti, in una nube nera come l'ebano.

Che importanza ha, tanto se non lo facessi tenterebbero di uccidermi comunque. Frugo nella mia borsa e prendo una piccola bomba sferica dorata, premo un pulsante che sporge e la getto verso i miei inseguitori. Adoro le bombe con detonatore a tempo. Pochi secondi, un tintinnio e un trambusto che mi soddisfa sempre! Urli straziati, esplosioni successive e ingranaggi che mi passano vicino superandomi in velocità. Sì, lo so. La pietà non mi dona.

Reaver

Tic. Tic. Tic. Le due e quindici. Rimetto a posto l'orologio da taschino e punto lo sguardo sul Generale delle guardie.

«Signore, noi non possiamo andare avanti in questa maniera» dice spostando il peso da un piede all'altro, mentre tiene il cappello con entrambe le mani. «Abbiamo bisogno che qualcuno fermi quella ragazza. Le mie guardie non sono adatte alla cattura di un elemento così...» Lo fulmino con lo sguardo.

«Con tutto il rispetto, le sue guardie sono più inette dei mendicanti presso i ponti del Tamigi.» Lui balbetta e indietreggia. Appoggio i gomiti sul tavolo e tamburello le dita sospirando. Quanto vorrei un arrosto di maiale, magari con delle patate e una caraffa di vino pregiato.

«Beh,» il suo volto si infiamma «forse è proprio per questo che... insomma, è per questo che chiedo il suo aiuto. La ricompensa è alta, quella ragazza solo ieri ha rubato cento sterline ad un borghese. Le mie guardie sono uscite gravemente ferite dall'inseguimento aereo.» Ridicolo. Una ragazza capace di infierire danni a uomini armati di jet lancia-missili.

«E, inoltre,» si schiarisce la voce, «Una delle guardie è morta.» Sospiro rumorosamente.

«Quante sterline mi offri se la catturo, Peterson?» gli chiedo.

«Io direi millecinquecento sterline se la cattura viva, mille se la uccide. E il patto non avrà più valore se verrà conosciuto pubblicamente.»

«Ovvio» sorrido e mi alzo dalla sedia, «e se attualmente c'è qualcosa che mi stimola più di un piatto di carne fumante, quello è un buon affare, quindi,» allungo la mano verso di lui, il Generale si mette il cappello in testa e me la stringe con la sua mano grassoccia «affare fatto.»

«La ringrazio vivamente, sono certo che le sue arti sensitive gioveranno alla cattura di quella ladra, signor Reaver.» Finalmente, si volta e procede verso la porta, uscendo dal mio studio a passi pesanti che fanno cigolare il legno. Prendo la tuba poggiata sul tavolo e la poggio in cima al capo, e ritiro i miei effetti personali dai cassetti per metterli in borsa. Credo che andrò in un ristorante per pranzo, forse in quello nuovo aperto da una settimana in centro.

«Come hai intenzione di catturarla?» Mi volto, il viso di un quadro mi sorride.

«Devo ancora decidere.» Indosso la giacca nera appesa sull'appendiabiti. «Quanto mai potrà essere difficile?»

«Oh... » Robert esce dal quadro e volteggia intorno a me in una nube bianca. «Io l'ho vista. L'ho pedinata. Non ci riuscirai mai.» Spiriti. Rimpiango il giorno che l'ho chiamato al mio servizio. Un giorno ti giurano assoluta fedeltà e il giorno dopo ti assicurano la rovina.

Angolo autore.

Questo è il prologo, sì, lo so, è cortissimo, ma mi rifarò nei prossimi capitoli :) So che il racconto sembra un classico Steampunk, ma c'è un pizzico di fantasy quindi è un miscuglio (?). Spero che recensiate, ringrazio chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui, al prossimo capitolo quindi :)