Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
Segui la storia  |       
Autore: Ale666ia    31/08/2012    2 recensioni
Da Gesù Cristo a Nelson Mandela, da Rosa Parks a Martin Luther King, la legge é sempre stata infranta per permettere cambiamenti sostanziali.
(Gary Yourofsky, vegano, attivista per i diritti animali)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Vibrazione.
Fastidiosa.
Insistente.
Forse un segnale di qualcosa...
Forse un promemoria.
Forse una sveglia.
...Sveglia...
 
“MERDA!” scendo dal letto in fretta e furia, svegliando all'improvviso l'irlandese con cui ho passato la notte e lanciando maledizioni a nessuno in particolare. Non posso assolutamente far tardi oggi, mi ero messo d'accordo con Nat ed Anne che ci saremmo incontrati prima dell'inizio delle lezioni per darci un po' di supporto e ripetere per l'ennesima volta lo svolgimento dell'operazione, ed ecco che di nuovo sto per tradire la fiducia di qualcuno... maledetto me!
Sento Colin mugugnare qualcosa, probabilmente il mio nome.
“Cole, muoviti! Abbiamo solo dieci minuti di tempo prima che passi l'autobus, e dobbiamo anche arrivare alla fermata!” infilo i primi vestiti che trovo nella stanza (roba di Colin, visto che sono in camera sua e che soprattutto mi va decisamente larga, ma non me potrebbe importare di meno), poi vado in cucina, preparo la colazione per entrambi e, tempo sette minuti, stiamo aspettando che passi la navetta alla fine della via dove abitiamo.
“Siamo anche arrivati in anticipo” Colin si stiracchia “Tanto casino per niente.”
“No, invece, perché l'autobus sta arrivando proprio ora.”
“Quindi c'è ancora un po' di tempo per darsi il bacio del buongiorno...”
Non faccio in tempo a stupirmi che lui appoggia dolcemente le sue labbra sulle mie, facendo dimenticare al mio cuore di battere per qualche secondo.
Le mie palpebre si socchiudono e rimango con un espressione da perfetto imbecille che mi rimane addosso quando il morbido e piacevole contatto fisico si interrompe.
Saliamo sul mezzo di trasporto (sono quasi sicuro che l'autista ci ha lanciato un'occhiata al cianuro) e mi lascia il posto a sedere.
“Ma che galantuomo” lo prendo in giro, ancora con la faccia da ebete.
“Arriverei in capo al mondo per lei, madamoiselle... Cederle un posto sul bus è una quisquilia.” mi sorride lui affabilmente.
Gli sfioro timidamente una mano e percorriamo il resto del viaggio in silenzio.
Quando scendiamo dall'autobus gli faccio: “A proposito Colin... io questa sera non sarò a casa, avevo preso un impegno con Natalie ed Anne da tempo...” per facilitarmi la vita ho deciso di accantonare (senza tanto successo) il disagio che mi provoca il non dirgli nulla della liberazione di stasera.
“Okay.”
“E visto che il pomeriggio lavori, non ci vedremo affatto... quindi, beh... buonanotte in anticipo...?” il tono di voce è incerto, il sorriso imbarazzato.
“Okay.” ripete. “Buonanotte...” si avvicina a me con noncuranza, in modo che possa sentire quel “bambolina” sussurrato.
Poi se ne va, lasciandomi in balia dei brividi che percorrono la mia schiena.
 
Nel pomeriggio torno a casa, che trovo (fortunatamente) deserta.
Mi cambio i vestiti, cercando qualcosa di più adatto alla situazione. Non bisogna dare nell'occhio indossando cose sgargianti ma nemmeno destare sospetti andando in giro completamente vestiti di nero. Niente maglie particolari, niente braccialetti, collane, orecchini, piercing. I tatuaggi devono rimanere tassativamente coperti e l'ideale sarebbe munirsi di occhiali da sole o maschere da sci, ma non dispongo di nessuna delle due cose.
Infilo nella borsa un passamontagna artigianale ricavato dalla manica di una vecchia maglia che non indossavo più e mi siedo sul divano, aspettando che Anne mi venga a prendere.
Non avendo nulla da fare l'ansia è tornata alla carica, ma cerco di scacciarla: o la va o la spacca. Ormai sono qui e non mi tiro certo indietro all'ultimo. Anche perché per una mia debolezza condannerei a morte qualcuno, ed è l'ultima cosa che voglio fare.
Comunque, prima di mettere in atto l'operazione, abbiamo deciso di stare un po' insieme, fare qualcosa di rilassante tipo guardare un paio di film.
Il campanello suona, prendo un bel respiro profondo e mi incammino verso l'illegalità.
 
Vedere la strada da quest'altezza fa un certo effetto: il furgone è bello grosso.
Ce ne stiamo tutti e tre in silenzio, i visi completamente tesi.
Abbiamo paura di dare nell'occhio, ma nessuno fa caso ad un anonimo veicolo come questo. Non abbiamo di che preoccuparci, mi ripeto in continuazione.
Ad un certo punto la strada si fa più dissestata.
Stiamo salendo sulla collinetta coperta dalla vegetazione dove ci siamo fermati a discutere quando abbiamo perlustrato il luogo la prima volta.
Il motore si spegne.
Silenzio.
Poi Natalie espira fortemente.
“Okay. Siamo qui.”
È lei a dover fare la prima mossa: forzare la serratura del micro-allevamento con le forcine per i capelli. Ha imparato a farlo proprio per l'occasione, dopo ore e ore di pratica.
Scende dal camion, in mano due sacchetti neri con cui oscura la targa anteriore e posteriore onde evitare di essere riconosciuti da qualcuno, poi torna da noi, appoggiandosi al finestrino dalla parte del guidatore, cioé Anne.
“Ora vado. Se mi sentirete strillare o se mi vedrete correre verso di voi... vorrà dire che tutto è andato in fumo. Auguratemi buona fortuna.”
Approfittando del fatto che nessuna macchina stia passando nelle vicinanze comincia a correre, fino a fermarsi davanti alla porta.
Io ed Anne riusciamo a vederla per quel che l'oscurità permette.
Passano i minuti e lei continua ad armeggiare con la serratura, la tensione è palpabile.
Tutti tacciono, perfino i grilli.
Ad un tratto la vediamo muovere le braccia in un segnale incoraggiante.
Sollevati, accendiamo il motore, i fanali spenti. Scendiamo dalla collinetta e ci imbuchiamo nella strada sterrata che conduce al pollaio.
Il cuore mi batte in petto come non mai.
Anne mantiene il sangue freddo e fa manovra, in modo che la parte posteriore del camion sia rivolta verso l'entrata.
Io e lei scendiamo dal veicolo lasciando le portiere aperte per agevolare una fuga improvvisa, e ci portiamo accanto a Natalie.
“Pronti?”
In un tacito accordo indossiamo i nostri passamontagna, e i suoi polpastrelli fanno una leggera pressione sulla porta metallica.
L'accecante luce dei neon colpisce i nostri occhi e ci precipitiamo all'interno per non attirare l'attenzione su questo bagliore improvviso.
 
La prima cosa che sento è un terribile odore di ammoniaca, così tanto forte e pressante che mi lacrimano gli occhi. Il pavimento è ricoperto da uno spesso strato di escrementi, la maggior parte completamente solidificati. Fissate al muro vi sono le gabbie: tramite un apposito sistema di scivoli posizionato al di sotto di esse, le uova appena deposte finiscono all'interno di alcuni contenitori che ne faciliteranno il trasporto.
E poi ci sono loro.
Le galline.
Le eterne prigioniere, schiave, denigrate e sfruttate fino all'osso.
Mentre le più giovani si schiacciano verso il fondo delle gabbie, spaventate da quest'improvvisa irruzione di sconosciuti all'interno della loro 'casa', le più anziane colpiscono la mia attenzione. Le riconosco perché sono quasi completamente glabre.
La grata di ferro che ha da sempre negato loro la libertà si è presa penne e piume, lasciandole nude, vulnerabili e ridicolizzate.
Leggere chiazze di sangue rappreso lungo il corpo.
Mi guardano, con quegli occhi terribili, senza vedermi realmente.
Occhi vuoti, privi di aspettative.
La vita è stata risucchiata dal degrado e dalla monotonia.
Per quanto io mi avvicini, non si muovono. Continuano a fissarmi in quello stato di rassegnata apatia, la testa che sbuca dalla prigione.
Spogliate dalla loro identità, irriconoscibili.
Anne mi risveglia da questa orribile contemplazione, ha appena scattato una foto per testimoniare la condizione di queste poverette. Poi si rivolge a Natalie, mentre le porge la macchina fotografica.
“Nat, hai la torcia?”
“Certo.”
“Bene, vediamo di spegnere le luci.” la vedo dirigersi verso l'interruttore da cui spuntano dei fili elettrici che percorrono tutto il soffitto fino ad arrivare al neon ronzante. Si mette dei guanti di gomma che teneva nelle tasche dei pantaloni, prende un paio di tronchesi con cui recide i fili in un unico gesto e tutto viene inglobato dall'oscurità.
Il chiocciare delle galline si è interrotto, spaventate da questa condizione che raramente hanno sperimentato: l'assenza totale di luce per loro è una cosa pressoché sconosciuta.
Il bagliore proveniente dalla torcia di Natalie ci fa riemergere dalla cecità.
“Ok” sussurra “adesso apriamo nuovamente la porta e cominciamo a trasferire le galline.”
Sul retro del camion sono stati allestiti quattro ripiani in legno con delle grate di ferro posizionate nelle aperture. Cominciamo a stipare le galline, qualcuna riluttante, la maggior parte completamente passiva ed indifferente a quello che sta succedendo, all'interno di questi pseudo cassetti.
Dobbiamo fare molta attenzione, le unghie di alcuni volatili sono cresciute a dismisura andando ad ancorarsi alla gabbia, altre sono spaventate a morte, altre ancora non riescono a reggersi sulle gambe.
Se inizialmente avevo paura, ora questa ha lasciato il posto ad una fredda determinazione. Le mie mani toccano decine e decine di galline, ognuna di esse infestata da migliaia di parassiti bianchi che corrono sulle loro penne.
Con movimenti meccanici e veloci, le gabbie si svuotano, il camion si riempie.
Anne si dirige verso i sedili anteriori, tira fuori una borsa abbastanza grossa e la porge a me.
“Ora io vado. Vi aspetto sulla collina.”
Abbiamo stabilito che lei sarebbe tornata al punto iniziale una volta terminata la liberazione: in caso qualcosa andasse storto nella fase successiva, le galline avranno comunque la certezza di cominciare a vivere nelle loro nuove case.
Ci promettiamo che tutto andrà bene e rimaniamo solo io e Natalie nella semi oscurità, il suono del motore accesso che si affievolisce sempre più.
Uno sguardo d'intesa, un “Cominciamo.” sussurrato con decisione.
E con furia cieca, dopo aver estratto dei lunghi ferri dalla borsa, ci avventiamo su tutto.
Dalle mangiatoie agli scivoli per le uova.
I contenitori.
Il ferro stride e si deforma sotto i nostri colpi secchi, sotto la nostra rabbia.
Le uova stesse vengono schiacciate da una serie di mattoni estirpati dal muro, stacchiamo il neon dal soffitto e trituriamo i cavi elettrici, accartocciamo il metallo delle gabbie.
Per completare l'opera estraiamo dalla borsa una bomboletta di vernice spray e scriviamo sul muro.
Scattiamo ancora una foto con la macchinetta fotografica e ce ne andiamo con circospezione, chiudendo dietro di noi la porta come se nulla fosse accaduto quella sera.
L'allevatore domani avrà una bella sorpresa.
 
Sono più o meno le tre del mattino quando torno a casa.
Le galline sono state lasciate con successo nelle abitazioni in campagna dei quattro amici di Anne, più o meno una trentina per ognuno.
Forse avrei dovuto assaporare di meno le emozioni che mi hanno dato tutte quelle chiocce che per la prima volta nella vita toccavano i soffici fili d'erba.
Perché se avessi prestato più attenzione al mondo circostante, mi sarei accorto in largo anticipo di Colin Farrell che mi guardava sconvolto, fissando i pidocchi che correvano sulla mia pelle e le piume attaccate ai miei vestiti e il passamontagna che tenevo tra le mani.
Oh, e non posso dimenticarmi del fatto che annusasse il pungente odore di ammoniaca che emanavo.
Era proprio schifato.
 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Tun tun tun tuuuuuuuuuuunnn, colpo di scena!
Allora, io aggiorno adesso considerando il fatto che si sta avvicinando un temporale e la connessione ad internet potrebbe anche darmi l'addio definitivo in questa occasione.
Soprattutto, vorrei che guardaste il seguente video:
È un'azione diretta dell'ALF avvenuta in Svezia questo luglio.
È commovente, e soprattutto potrete vedere in condizioni vivono le galline negli allevamenti. Non fraintendete le mie parole, ma secondo me avete l'obbligo di guardare se consumate le uova che trovate al supermercato e tutti i prodotti che ne derivano.
In più, a casa mia sono arrivate 5 galline reduci da un allevamento! Eccone qui una:
Alla prossima donne, e grazie tremila volte per le recensioni :) :) :) siete così carine :) :) :) 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto / Vai alla pagina dell'autore: Ale666ia