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Autore: Firelight_    31/08/2012    4 recensioni
"E Louis vorrebbe dire che sa a cosa sta a pensando, che anche nella sua mente vorticano indistinte le immagini dei due anni più meravigliosi e più brevi della sua vita. Louis vorrebbe dire ogni cosa, vorrebbe dire quanto lo ama nonostante tutto, vorrebbe chieder perdono per la sua insicurezza e per il timore di perdere le fondamenta, vorrebbe dire che senza Harry non può respirare e che ha dimenticato come si cammina se il suo passo non gli è vicino. Vorrebbe dire che senza di lui non è vivere, perché con la sua assenza la felicità implode.
Vorrebbe, Louis; eppure tace".
[Louis/Harry]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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If the truth has been forbidden, then we’re breaking all the rules.

 
 
 
 
 

Louis è immobile di fronte alla porta di casa, la pioggia che scroscia rumorosa sul suo capo, pianto inconsolabile di una Londra che non vuol più sorridere.
E avrebbe anche lui voglia di piangere, perché non ce la fa più a combattere e gli brucia la gola a forza di chiamare invano e gridare scuse, ma non sa che altro fare. Se solo non avesse dimenticato le chiavi dentro casa – maledizione a lui e alla sua costante distrazione! – potrebbe entrare nell’appartamento e cercare di far ragionare Harry; invece è costretto a stare lì immobile, un grumo di sentimenti che minaccia di sciogliersi in singhiozzi da un momento all’altro e i battiti disordinati che pulsano contro le vene.
“Ti prego!” urla per l’ennesima volta, temendo che la sua voce venga coperta dal rombo dei tuoni che sbatacchiano contro la terra “Harry, non possiamo…”
Non sa neppure lui cosa voglia dire, che senso avrebbe proporre di discutere razionalmente quando ha a stento la forza di respirare?, ma l’uscio si schiude di scatto e con violenza, cogliendolo di sorpresa.
Di fronte a lui c’è Harry e, non appena lo vede, Louis desidera istantaneamente di chiudere gli occhi, per sottrarsi al dolore che a quella visione lo dilania.
Perché il riccio è mortalmente pallido, pallido come mai l’ha visto prima, gli occhi arrossati e il verde delle iridi lucidissimo a causa delle lacrime che gli rigano il viso, mentre le labbra tremano piano, tenute strette dai denti candidi. E fa male, perché se Harry soffre anche Louis soffre, perché sono un’unica entità e i tentativi di separarli li fanno solamente sanguinare, senza però cambiare le cose.
“Cosa vorresti dirmi, Louis?” la voce del più piccolo s’incrina, tenta di sembrare spavalda ma non ci riesce “Che continuerai a stare in silenzio e permetterai loro di rovinare tutto quel che c’è fra noi?”
Lui vorrebbe dire che no, non lo farebbe mai, però non ci riesce perché sa di non averne il coraggio; Louis si odia per questo, si disprezza talmente tanto che gli verrebbe voglia di abbandonare ogni cosa, tuttavia non riesce a influenzare nulla di quel che sta accadendo.
“Mi dispiace” bisbiglia, scuotendo il capo, le braccia che crollano lungo i fianchi e le dita che si richiudono su se stesse, anelando alla pelle di Harry e soffocando nel vuoto.
“Hai paura, non è così?” sputa questi di rimando, una lacrima che si è adagiata nella piega delle sue labbra, contaminando e aspergendo d’agonia ogni sillaba “Pensi che siamo sbagliati. Pensi che amarci sia un errore, che siamo anormali. Non è vero?”
E anche stavolta cerca di negare, perché no – Dio, certo che no! – non potrebbe mai pensare ciò dell’unica cosa che lo mantiene in vita, ma le parole s’impigliano e si impiastricciano insieme, confuse.
Una piccola pozzanghera si è raccolta attorno ai suoi piedi, mentre Harry continua a rimanere dritto davanti a lui, la mano aggrappata al pomello d’ottone della porta, gli abiti stropicciati e il pianto che non accenna a diminuire, scorrendo più svelto della pioggia.
“Ti vergogni di noi” le parole lo raggiungono come una stilettata al cuore, crudeli e feroci, ringhiate sottovoce da quella voce roca che conosce meglio della propria “Te ne vergogni perché siamo diversi da questa fottuta normalità che tutti proclamano a gran voce e che nessuno conosce” silenzio, silenzio e paura, silenzio e tortura “Sei un codardo”.
“Harry…”
“Che cosa?” il suo tono sale di parecchie ottave, sfiorando l’isteria e avvicinandosi al limite di rottura. I frammenti distrutti delle loro anime annegano nel fango che imbratta i marciapiedi, disperdendosi “Che cosa c’è?”
“Io… scusami”.
E piange, Harry, piange perché non può credere che tutto stia finendo così, che Louis si arrenda in questo modo di fronte agli ostacoli. Si sente stupido perché è l’unico rimasto a lottare per il loro amore, e gli sta donando tutto se stesso, immolandosi e martirizzandosi: per quale ragione, poi, se tutto ciò che l’uomo che ama sa fare è farfugliare scuse senza alcun significato?
 
Piangono guardandosi negli occhi, mentre i ricordi li uccidono pian piano, bruciando un brano di pelle e di momenti alla volta, impiegando tutto il tempo necessario per eliminarli lentamente.
Harry ricorda, ricorda di quella sera in cui erano ubriachi e ridevano così tanto che le orecchie facevano male al suono, si ricorda d’aver visto il blu dello sguardo di Louis brillare più delle stelle e, ora come ora, non sa se fosse colpa dell’alcol oppure fosse realtà; ricorda il primo ‘Ti amo’ al quale ne sono seguiti così tanti che chiunque altro li avrebbe dimenticati – ma che lui conta ancora ogni volta, sorridendone innamorato; ricorda i baci timidi che negli anni sono diventati sicuri e sempre più appassionati, sempre più assuefatti, ma che di recente sanno solo di rimpianti e incertezze. Ricordare lenisce e strappa, perché non c’è niente di meglio di quel che è stato e niente di peggio di quel che è.
 
E Louis vorrebbe dire che sa a cosa sta a pensando, che anche nella sua mente vorticano indistinte le immagini dei due anni più meravigliosi e più brevi della sua vita. Louis vorrebbe dire ogni cosa, vorrebbe dire quanto lo ama nonostante tutto, vorrebbe chieder perdono per la sua insicurezza e per il timore di perdere le fondamenta, vorrebbe dire che senza Harry non può respirare e che ha dimenticato come si cammina se il suo passo non gli è vicino. Vorrebbe dire che senza di lui non è vivere, perché con la sua assenza la felicità implode.
Vorrebbe, Louis; eppure tace, e la pioggia continua a cadere indolente, riempiendo le pozze e scivolando giù dalle grondaie, inzuppando il loro zerbino spelacchiato con le renne disegnate che Harry ha comprato il Natale scorso.
È agosto, piove troppo forte e persino le piccole renne sullo zerbino piangono sotto le gocce di amaro e velenoso miele.
 

 
* * *

 
 
“Io me ne vado” sta mugugnando Harry tetro, divincolandosi dalla stretta di Liam e lanciando a Louis un’occhiata di sbieco, così spenta da risultare come una stoccata al cuore.
“Avanti, perché non rimani con noi e…” tenta Niall abbozzando un sorriso, venendo immediatamente interrotto da uno scoppio d’ira che li lascia tutti paralizzati.
“No!” sbotta Harry, gli argini che si frantumano senza preavviso “Non rimarrò qui a fingere che m’importi di questo dannato evento, non rimarrò qui a fingere che vada tutto bene e che io non stia morendo dentro. Io” e qui il suo sguardo corre inevitabilmente al suo ragazzo “non permetterò alla folla là fuori di intrappolarmi dietro le loro sbarre di pregiudizi”.
Cala il silenzio, mentre il riccio freme per la rabbia, le mani serrate a pugno e la mascella rigida, forse nel tentativo di trattenere una crisi che minaccia di abbattere qualunque cosa vi si anteponga.
“Non te ne andare”.
Harry scoppia a ridere, una risata gelida e stridula che li fa rabbrividire.
“Proprio tu, Louis? Non siamo più dietro le telecamere, puoi anche piantarla di fare l’ipocrita”.
“Ti amo”.
La risposta prende il più piccolo in contropiede – crede davvero di poter risolvere le cose in quel modo, tentando di ammansirlo con poche parole? – e nonostante ciò non riesce a resistere alla verità che porta dietro di sé come un eterno vessillo.
“Anch’io ti amo”.
E, a quel punto, tutto diviene chiaro agli occhi di Louis: ciò che è giusto e ciò che è sbagliato prende il proprio posto, un tassello del puzzle che si reinserisce e completa il disegno. Finalmente lui riesce a vedere, non più accecato dalla luce – che fossero i riflettori e la ribalta a confonderlo?
Allora Louis agisce, perché non può farne a meno e perché riesce alfine a sentire le catene che imbrigliano lui e Harry, e non vuole continuare a vivere nella menzogna.
Inizia a correre, inseguito dopo alcuni secondi dal riccio, e scosta ogni persona che incontra fino a che non si trova nuovamente immerso nello stadio di Londra, dove la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi imperversa folle e allegra. Vede Ed Sheeran cantare sul palco – fossero in altre circostanze, sa che Harry considererebbe la sua bella voce e l’interpretazione magistrale di un pezzo dei Pink Floyd, tanto per il piacere di farlo ingelosire un po’ – e accelera il passo, il fiato mozzo che gli inciampa nei polmoni.
Raggiunge il palco a fatica e gesticola in direzione di Ed, riuscendo ad arrampicarsi al suo fianco e vedendosi rivolgere un’occhiata perplessa.
“Mi dispiace tanto” borbotta, strappandogli di mano il microfono, la musica alle sue spalle che languisce e il rosso che si guarda intorno senza capire cosa stia succedendo.
Louis si schiarisce la gola: sa che è in diretta mondiale, che miliardi di persone lo stanno fissando e che ormai non c’è scampo dalla realtà. Ma lui non vuole più fuggirne.
“Scusate” esordisce, il timbro roco per l’emozione “Sono Louis Tomlinson, degli One Direction, e mi rendo perfettamente conto di quanto quello che sto facendo sia maleducato, ma non voglio perdere il coraggio” risatine incredule si fanno spazio fra la gente “Sono stanco di nascondermi e, sapete che vi dico?, potrete accusarmi, giudicarmi, denigrarmi e umiliarmi, e ugualmente non m’importerebbe. Sono…” esita, le telecamere sono tutte puntate su di lui e una di esse, previdente, ruota in cerca di una persona fra la calca. Quando inquadra il viso di porcellana di Harry, Louis socchiude le palpebre e sorride, vedendolo ricambiare, le fossette che compaiono sulle guance morbide “Sono innamorato di Harry Edward Styles, lo sono dalla prima volta che l’ho incontrato, due anni fa, e lo sarò fino alla fine dei miei giorni. Scrivetelo pure sui giornali, fatelo sapere al mondo intero, ma questo non servirà a fermare quello che provo per lui. Non servirà a farmi smettere di amare la sola persona che mi abbia mai mostrato la luce del sole, insegnandomi ad avere l’ardire di mostrarmi per quello che sono veramente”.
Poi, tutto accade così in fretta che Louis se ne rende appena conto, incredulo.
Qualcuno inizia a battere le mani, seguito poi da qualcun altro, finché sembra che tutti stiano applaudendo all’audacia di chi è riuscito a squarciare il velo della falsità e ha proclamato quel che troppi temono solamente perché sconosciuto.
Sembra che tutti stiano applaudendo e, lo nota solo adesso, attorno a Harry si è formato un varco e i flash delle macchine fotografiche lo abbagliano, ma lui non ha occhi che per Louis.
Infine, il corpo scosso dai fremiti che rendono ogni suo movimento un’impresa, anche lui unisce le mani e lentamente comincia ad applaudire; dice qualcosa di inudibile nel fragore e, quando Louis gli legge quel “Ti amo” sulle labbra, replicato su mille schermi, capisce all’istante che – adesso che ha trovato la sua reale felicità – mai più permetterà che qualcuno cerchi di portargliela via.

 






 
 




Autrice:

(29 agosto 2012, 1.52 a.m)
Ecco a voi il risultato della serata peggiore della mia vita e di un ascolto di ventiquattrore di ‘Read all about it’. Questa roba, meglio detta one shot, aveva  appunto avuto inizio la sera stessa della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi (solo la parte finale, però) – speranze di una povera fangirl – e allora ho deciso di farne una piccola OS, giusto per non perdere l’idea. Non c’è granché da dire: la storia è evidentemente ispirata alla canzone sopracitata  - ma va’? - e… nulla, spero che o prima o poi quei due facciano una cosa del genere e si decidano a dire le cose come stanno. Okay, so che io ho esagerato con la spettacolarizzazione (e quando mai?, n.d.lettori) però, insomma, ci siamo capiti.
Ai miei amati dico solo STAY STRONG, e a voi dico: ascoltate Emeli Sandè – perché me ne sono innamorata e vedo Larry in ogni sua canzone - e inoltre, mi lasciate una recensione? Sono consapevole di aver pubblicato una sciocchezza e che ultimamente sto intasando il fandom con stupidaggini monumentali, ma cercate di compatirmi.
Aspetto i vostri pareri, a presto!
 
firelight_
 

ps. sto preparando due long-fiction. Una va avanti da un paio di mesi, l’altra solo da qualche giorno. Preferireste leggere per prima una Zarry o una Ziall? Sono tutte piuttosto angst, vi avverto, ma che altro vi aspettavate dalla sottoscritta?
Fatemi sapere, un bacio.
 
(col senno di poi: OMMIODDIO, che diavolo ho scritto? Jesus, pubblico solamente perché è un po’ angst e c’è un coming out ;_; non va bene, non va bene. Io fangirlo e poi scrivo idiozie connesse ai miei vaneggiamenti. Anyway, sto preparando un’altra one shot Larry – di gran lunga migliore di questa, almeno spero, lol – quindi stay tuned! E, tranquilli, tornerò presto ad avere la mia connessione internet regolare).
   
 
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