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Autore: MedusaNoir    31/08/2012    3 recensioni
Questa volta Davide ci mise più tempo a rispondere. – Aurora, - rivelò infine. – Non ci ho provato con lei, non lo avrei mai fatto! Però… qualcun altro invece sì.
- Un cretino in discoteca? – chiese Ettore, maledicendosi per essere rimasto a casa la sera prima. – Se l’è portata a letto?
- Oh no, si è limitato a parlarci, ma andavano così d’accordo…
- Non importa, ci sono molte possibilità che non abbiano più occasioni di rivedersi.
- Invece sì, - esclamò Davide, mordendosi le labbra. – È Marco.

[What if?: E se Ettore si fosse fatto avanti prima?]
Terza classificata a "L'uomo dei sogni" contest di Dark Aeris.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Il comico (sai che risate)
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I.

 

Non ho niente di speciale,

ma se ridi poi vuol dire

 che una cosa la so fare.

 

- Aaaaah, non vedevo l’ora di portarti in questa nuova discoteca! È fantastica, straordinaria, ci sono un sacco di ragazze che mi fanno perdere la testa: hai presente quelle che con uno sguardo solo…?

Marco alzò gli occhi neri al cielo stellato, chiedendosi cosa mai avesse fatto per meritarsi un amico del genere; Manuel, dal canto suo, non diede segno di avere notato quel gesto e continuò a parlare a raffica, descrivendo tutte le donne ideali – che variavano con la stessa frequenza con cui cambiava canale durante la colazione – incontrate in quel solo mese di apertura della discoteca.

Controllò l’orologio: come al solito, loro erano in ritardo di quasi un’ora e tutto per colpa di Manuel. Beh, almeno in parte, visto che Marco era rimasto seduto a comporre un nuovo pezzo fino a un attimo prima di uscire, così aveva perso il tempo prezioso che avrebbe comunque speso ad allontanare Manuel dal computer e fargli indossare qualcosa di più adatto alla serata di un paio di boxer e una maglietta imbrattata di sugo e cioccolato.

Senza indugiare oltre, Marco spinse Manuel attraverso l’entrata della discoteca, costringendolo ad intrattenere conversazioni non più lunghe di dieci secondi con le ragazze che incontrava a ogni passo. Si guardò intorno, cercando i suoi amici, e alla fine avvistò in un angolo Simona, con indosso il solito abito quasi inesistente e i capelli rigorosamente piastrati per l’occasione; corrugò la fronte, stupito di non vederla in mezzo alla pista attorniata da avvenenti spasimanti, ma poi notò che stava parlando con Davide, il migliore amico del suo ex fidanzato. Il ragazzo – biondo, occhi azzurri, tipico esemplare di “sono l’essere più attraente sulla faccia della Terra” – sembrava soddisfatto dell’attenzione che stava ricevendo e si passava una mano tra i capelli ogni minuto, lanciando fugaci occhiate intorno a sé per vedere quante ragazze stesse stregando. Marco si avvicinò trattenendo una risata e li salutò.

- Ci siete solo voi?

- Ettorino non è potuto venire, - rispose Davide, fingendosi imbronciato. - Doveva lavorare: le trova sempre tutte per non passare una serata con me, è crudele! Però laggiù ci sono Aurora e una sua amica, non ricordo il nome…

- Silvia, - pensò a voce alta Marco, ricordando la ragazza timida e silenziosa che aveva accompagnato Aurora all’unica prova del gruppo che fino a quel momento avevano fatto. Seguì lo sguardo di Davide e avvistò proprio lei, che appena si accorse di essere osservata – stava guardando proprio dalla loro parte – arrossì e si girò verso la sua amica.

Marco stava per muovere un passo verso di loro, quando Aurora si voltò, ridendo per qualcosa che Silvia le aveva appena detto, e il ragazzo si ritrovò improvvisamente immobile dov’era.

Sbatté le palpebre: quella era davvero Aurora?

Quando l’aveva conosciuta, due settimane prima al provino come cantante della loro band, gli era parsa una ragazza come tante, con un bel sorriso e tanta determinazione; molto carina, simpatica, ma niente di più.

Ora, invece, Aurora sembrava diversa: indossava un vestito verde leggermente scollato e i capelli scuri le ricadevano a boccoli sulle spalle. Era bellissima.

L’aveva vista solo in due occasioni, era la prima volta che uscivano in gruppo, e sentiva di non conoscerla abbastanza, di non sapere niente di lei in realtà, se non che aveva ventiquattro anni – cinque meno di lui – e che amava cantare; non poteva che pensare: “Voglio conoscerla, voglio sapere che cosa pensa, voglio che mi parli ancora, voglio sapere se anche lei ha dei dubbi e delle ansie e se come me si sente un'anima solitaria. Parlami, parlami ancora...”

In quel momento Aurora si voltò, forse spinta dalla sensazione che qualcuno la stesse fissando, e riconoscendolo gli sorrise. Il volto di Marco si illuminò mentre lei si avvicinava, radiosa, e le restituì il sorriso.

Sta venendo a salutarti, Marco, pensò, ti ha visto e anche lei desidera parlarti, conoscerti…

- Manuel, Marco! – esclamò Aurora, non appena gli fu di fronte.

Marco sussultò, ricordandosi che Manuel gli era vicino e rendendosi conto che il sorriso della ragazza non era rivolto per lui; Manuel lo salvò dall’imbarazzo gettandosi tra le braccia di Aurora senza troppi complimenti e rischiando di travolgerla con il suo peso.

- Aurorina! – strillò emozionato. – Sei bellissima stasera!

Ma perché Manuel riusciva a dire senza problemi tutto quello che gli passava per la testa? Aurora era semplicemente fantastica, ma Marco non avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo.

Con la coda dell’occhio, vide Silvia fissare timidamente Davide e preannunciò per lei un lungo periodo di autodistruzione. A meno che non fosse una ragazza intelligente e si accorgesse subito di cosa significasse perdere la testa per Davide Rodari.

- Come va? – chiese Aurora con tranquillità.

Pensa a qualcosa da dire, così la smetti di fissarle il seno!

- Stupendamente. Bel vestito, - si complimentò. – Certo, non è come quello indossato da Rossella O’Hara in quella memorabile scena, ma può considerarsi accettabile.

Perfetto, ora mettiti a parlare di argomenti di cui di certo non le interesserà niente! Come potrebbe una ragazza della sua età conoscere Via col vento? Complimenti, Marco, bella mossa: ora ti avrà preso sicuramente per una di quelle persone che passerebbero ogni serata suonando la chitarra e guardando film d’epoca… Beh, uno come te.

Aurora spalancò gli occhi. – Conosci Via col vento?

Fu il turno di Marco di sfoggiare un’espressione confusa. – È il mio film preferito. Non contando la saga di Star Wars, ovviamente.

- Adori anche Star Wars?

Notò Silvia alzare gli occhi al cielo, proprio come lui aveva fatto poco prima con Manuel, e capì che Aurora non doveva fare altro che parlare costantemente di Sith e Rhett Butler; si ritrovò a sorridere senza rendersene conto.

- Il tuo cantante preferito? – le chiese.

- Cat Stevens.

- La chitarra migliore?

- Oh, certamente la Fender!

- Uomo ideale?

- Rhett, che domande!

Dopo avere passato venti minuti solo a parlare con Aurora – e preparandosi a riprendere la conversazione – Marco si voltò per andare in bagno e incontrò lo sguardo preoccupato e severo di Davide. Non lo aveva mai visto così.

E, improvvisamente, si ricordò delle parole di Manuel: - Ettore ha completamente perso la testa per Aurora, ha perfino detto che vuole andarci piano per non rovinare tutto!

Sei nei guai, ragazzo mio.

 

- Quella Silvia è simpatica. Tu che ne pensi, Marco?

- Mh.

Marco entrò in casa e lanciò le chiavi della macchina sulla credenza accanto alla porta, sotto lo sguardo indagatore di Manuel; era rimasto in silenzio per tutto il viaggio di ritorno dalla discoteca, limitandosi ad annuire ogni tanto mentre il suo migliore amico cercava di parlare per entrambi.

- Mi dispiace che abbia puntato Davide, però… Non che volessi provarci, eh, solo mi sa proprio che finirà per essere una delle sue tante “prede”.

- Mh.

- Tra l’altro, non riesco proprio a capire cosa ci trovino le ragazze in lui…

Non ascoltava le parole di Manuel, era sovrappensiero; le sua voce gli arrivava alle orecchie come filtrata da un muro invisibile. Accese la luce del salotto senza nemmeno chiedersi perché Manuel lo avesse seguito fino al suo appartamento, si sedette sul divano e imbracciò la chitarra acustica.

- … era così bella stasera, avrei voluto provarci; non l’ho fatto solo perché Ettore non me l’avrebbe mai perdonato e non voglio casini all’interno della band.

- Eh? – Marco sollevò immediatamente la testa, cogliendo il nome di Ettore; si rese conto in quel momento di avere immagazzinato nella propria mente gran parte dell’ultima frase di Manuel. – Stai parlando di Aurora?

Manuel aggrottò la fronte. – Da quando Aurora ha i capelli biondi?

- Hai parlato di capelli biondi?

- Più precisamente, li ho descritti come “splendenti fili d’oro che ricadevano dolcemente sulle sue spalle”.

- Di chi?

- Di Simona. Ma mi stavi ascoltando?

- Ehm, no, - ammise Marco, - stavo cercando di comporre un nuovo pezzo, mi è venuta l’ispirazione mentre eravamo in discoteca.

- Certo, la musica house fa sempre venire in mente il rock -. Manuel si sedette accanto a lui, tamburellando con le mani sulla Fender nera. – Si può sapere cos’hai stasera?

- Sono solo… un po’ stanco, ecco.

- Non parlo di adesso: so che ogni volta che ti trascino in discoteca mi odi a morte per una settimana intera, anche se ammetto che la nuova tecnica del silenzio indifferente è abbastanza antipatica; mi riferisco al fatto che sei rimasto per ore in una sala con decine e decine di persone senza sbuffare o tirarmi per la maglietta.

- Mi stavo divertendo.

- Ti stavi divertendo? Non ti sarai lamentato, ma hai passato la serata a parlare con Aurora invece di ballare!

- Appunto, mi sono divertito con lei.

- Per farti sentire sopra la musica dovevi praticamente urlarle all’orecchio!

Marco sospirò, sapendo che Manuel avrebbe avuto bisogno di almeno otto ore di sonno per capire perché lui fosse pienamente soddisfatto della serata. Riprese a suonare pensando ad Aurora, ai suoi occhi castani, al modo in cui si era rovesciata un bicchiere di Coca Cola sul vestito verde e a come ne aveva riso subito dopo avere imprecato in tutte le lingue del mondo; riascoltava nella sua mente la voce della ragazza e le dita gli scivolavano istintivamente sulle corde, la immaginava già cantare con il microfono stretto tra le mani, al centro di un palco, un abito azzurro…

- Ci sono! – esclamò Manuel risvegliando dai suoi pensieri. Si batté un pugno sull’altra mano, un sorriso soddisfatto sul volto. – Hai saputo che esce un altro film di Star Wars! Però io non ti ci accompagno, mi sono stufato di tutte quelle astronavi, battaglie, imperatrici galattiche… Potresti portarci Aurora, mi sa che le piace Star Wars.

- Non esce nessun settimo film, Manu.

- Oh -. Manuel tornò ad essere confuso. – Vabbè, ci penserò domattina. Spostati, va’ nel tuo letto, voglio dormire.

- Hai una casa, - tentò inutilmente di cacciarlo Marco.

- Grazie dell’ospitalità, sei il miglior amico che si possa avere!

E finalmente eccomi alla mia prima (mini)long originale! Vi avviso: è completa, non vi farò aspettare invano i capitoli successivi come per altre mie storie.
Si parla ancora una volta (tanto per cambiare!) di Marco/Aurora/Ettore: ogni capitolo sarà visto dal punto di vista di uno dei tre, nel finale li vedremo tutti insieme. Anche se avete letto la storia di partenza, Sulle note di Cat Stevens, vi consiglio di leggere la minilong perché, essendo una What if?, gli eventi saranno diversi; se non l'avete letta, nessun problema, non serve la conoscenza di quel racconto per leggere questa storia!
Il titolo: amo questa canzone. Credo sia l'unica canzone di Cremonini che mi piaccia, non stravedo per lui, però questa... È splendida, e vedrete come la strofa che chiuderà l'ultimo capitolo sarà perfetta per riassumere tutta la storia. Ogni capitolo ha una (in un caso due) citazioni, e qui si tratta di "Voglio conoscerla, voglio sapere che cosa pensa, voglio che mi parli ancora, voglio sapere se anche lei ha dei dubbi e delle ansie e se come me si sente un'anima solitaria. Parlami, parlami ancora..." (Karekano).
Scrivendo sempre su questi personaggi, io e Dark Aeris abbiamo finito per dar loro dei prestavolto, e nel caso di Marco si tratta appunto di Ben Barnes; scoprirete gli altri u.u
Buona lettura - certo, avete appena finito, ma spero andiate avanti (anche perché non sono molto soddisfatta di questo primo capitolo, mentre mi piace molto il secondo)!

Medusa
(e Marco, che è qui con me a chiedermi perché debba torturarlo continuamente. È evidente che non ha ancora incontrato Pansy)
   
 
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