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Autore: BohemianScaramouche    31/08/2012    8 recensioni
“Allora? Come è iniziato tutto?”
“Vuoi sapere tutta la storia?” le chiedo, prendendo un altro sorso di tè.
Annuisce violentemente, a momenti ho paura che le si stacchi la testa.
Mi mordo le labbra. Raccontarle proprio tutto? Ma sì, infondo è grande ormai…
“Tutto iniziò nell’agosto del 1958, quando mi trasferii a Liverpool dalla mia città natale di Southport…”
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 PROLOGO 

 





29 settembre 2012


Il campanello suona più e più volte, con un’irruenza tremenda nella calma di quella mattinata post-festa. Sento dal soggiorno, dove mi sto fumando una proibita sigaretta, che mio marito, in camera da letto, al sentire quel rumore penetrante si agita un po’. Un secondo più tardi, ritorna al suo docile russare.
Spengo la sigaretta nel portacenere e spruzzo velocemente un po’ di deodorante per ambienti per cancellare l’odore di fumo, poi mi dirigo ad aprire la porta. Ancora un fastidioso trillo, impaziente. Apro. Olivia è già lì, con il candido dito diretto verso il pulsante del campanello, pronta a far notare nuovamente la sua presenza di fronte al portone.
“Buongiorno” le dico, con un sorriso divertito sulla faccia.
Mi risponde con una smorfia.
 “Hai aperto finalmente! Perdincibacco, è un’ora che busso e suono e faccio casino, e sei venuta solo ora ad aprirmi!” esclama tutto d’un fiato, entrando senza troppi complimenti.
“Perdincibacco?” le chiedo io scettica “Seriamente?”
“Mai dire parolacce davanti alla mia adorata nonnina” mi risponde con un sorriso splendente, schioccandomi poi un bacio sulla guancia. I suoi ricci castani, lasciati liberi dai soliti nastri, elastici o fasce varie, mi fanno il solletico alle guance.
“Lo sai che io non faccio paternali sul linguaggio, cara. Non sono mica tua madre!” 
“Insomma, quella volta che ho esordito con un ‘Cazzo, buono!’ all’assaggiare il tuo buonissimo strudel alle fragole non ti sei risparmiata.”
E così dicendo, si lascia cadere sul divano del soggiorno, con il suo solito portamento da adolescente-barbona.
“Comunque no, non sarai mai come mamma Emma. Diavolo, lei è peggio di un prete, non fa altro che predicare e predicare… “ mi spiega con gli occhi che corrono da una parte all’altra della stanza e gesticolando come una pazza. Ad un certo punto però si immobilizza, annusa l’aria e mi chiede: “Hai fumato, per caso?”
“Tè?” le chiedo per sviare il discorso.
“Earl?”
“Proprio lui!”
“Allora va bene!”
Prova a mettersi in una posizione più composta, anche se con pochi risultati, mentre io le verso un po’ di tè nella tazzina, aggiungendo anche una zolletta di zucchero e un po’ di latte, proprio come piace a lei.
“Allora, da che stanza iniziamo?” chiede girando il cucchiaino nella sua bevanda.
Prendo un lungo sorso del mio tè, che invece contiene un cucchiaino di miele. “Pensavo dal salotto, oppure, se preferisci faticare prima, la cucina.”
“Cucina!” risponde, stupendo ogni mia aspettativa.
Finiamo il nostro tè e ci mettiamo al lavoro.
La stanza è nel pieno della confusione: piatti ancora da lavare, fiaschi di vino svuotati completamente, bicchieri semivuoti… Ma d’altra parte ieri sera, dopo la mia festa di compleanno celebrata con tutta la famiglia, ero troppo stanca per poter intendere o volere, figuriamoci per mettere a posto.
Fortunatamente mia nipote Liv aveva accettato di venire ad aiutarmi!
“Musica?” fa lei, anche perché non riesce a fare assolutamente niente senza il sostegno di un qualche brano rock di sottofondo.
“No tesoro, tuo nonno sta ancora dormendo.”
“Eh dai! Mettiamo piano piano!” mi supplica, facendo la boccuccia a cuore.
Mi giro per formulare un bel ‘No’, ma prima che possa anche solo emettere un suono, lei inizia a dire: “Ti prego, ti prego, ti pregoooo!!” e sbatte le ciglia dei suoi occhioni da cerbiatta ai quali non so resistere.
“E va bene!” mi arrendo io, anche perché mandare avanti una guerra contro Liv è per definizione impossibile.
Scompare in soggiorno, dove abbiamo stereo e collezione di cd (in realtà anche grammofono e vinili, ma ormai quelli non funzionano più) e dopo poco partono gli Who, anche se fortunatamente non sono ad un volume troppo alto. Grazie al cielo, anche se ha solo quattordici anni, Olly ha dei buoni gusti musicali. Tutto merito della nonna, non c’è che dire.
Torna in cucina sulle note di ‘My Generation’, facendo finta di suonare la chitarra come Pete Townshend.
“Sei ridicola” le dico ridendo e le lancio uno strofinaccio.
“Al lavoro!”
 
**
 
Siamo ad buon punto del lavoro in cucina, dobbiamo solo mettere i piatti in lavastoviglie, quando, improvvisamente, il telefono squilla. Io e Liv, entrambe trafelate, ci lanciamo uno sguardo interrogativo.
Chi telefonerebbe mai  alle dieci di mattina di sabato? Mio marito non si è neanche svegliato!
“Vai te Liv, magari è tua madre...” dico a mia nipote, iniziando a mettere qualche piatto nella lavastoviglie.
“Ma vedrai che è per te nonna…” mi dice con un faccino innocente, ma so benissimo che la verità è che si vuole risparmiare un’altra ‘fatica di Ercole’.
“Non vedi che sono occupata? Fila!” le ordino mettendo a posto qualche altra stoviglia.
Sbuffando si dirige verso il telefono del corridoio.
Tira su la cornetta e contemporaneamente io allungo le orecchie per capire chi mai potrebbe essere al telefono.
“Pronto, casa Corso, desidera?” la sento dire con voce annoiata.
Odo la cornetta bisbigliare. Fermo il mio lavoro per poter ascoltare meglio.
“Hmm…  va bene, gliela chiamo subito”
Mi vado a pulire le mani su uno strofinaccio, mentre Olly spunta in cucina dicendo, sempre con voce annoiata “Nonna, c’è un certo Paul McCartney che ti cerca per farti gli auguri…”.
Poi, improvvisamente, realizza quello che ha detto, sbianca e ritorna di fretta al telefono. Io la seguo ridacchiando e vedo, appena metto piede in corridoio, la giovane Liv che ha preso voracemente in mano la cornetta. I suoi capelli all’aria e i suoi occhi strabuzzati danno gli ultimi tocchi di stile a questa figura comica.
“Scusi, ha detto Paul McCartney?!?!”
La cornetta bisbiglia.
“Cioè, Paul McCartney, l’ex componente dei Beatles? McCartney il grande cantante, l’autore di Let it Be, Hey Jude, And I Love Her? Quel Paul McCartney?”
Liv ha la bocca spalancata dalla meraviglia, la mano che trema per l’eccitazione.  Mi guarda meravigliata, mentre io ho la mano sulla bocca per non scoppiare a riderle in faccia. La cornetta risponde.
“O mio dio, o santo cielo o vergine santissima! Io, io non l’avevo riconosciuta Sir, io… Io,io…” e non trova le parole.
Mi avvicino per prenderle la cornetta dalle mani, ma lei si scosta e ricomincia a parlare.
“Io sono una sua grandissima fan, io… ho ascoltato tutte le sue canzoni, dai Quarrymen, ai Beatles, agli Wings, alla sua carriera da solista, io… Diavolo non voglio fare la figura della fan bimbo minchia, ma lei è il mio idolo Sir, la ascolto da quando sono in fasce e non ho mai perso l’ammirazione in lei e… Nonna , ma che cazzo fai?”
L’esclamazione fine ed estremamente  signorile della mia adorata nipotina è dovuta al fatto che le ho preso il telefono di mano prima che la situazione vada ulteriormente degenerando.
“Pronto Paul?” faccio io al telefono.
“Ehi Jo…” lo sento rispondere e, come al solito, il cuore mi si allarga di gioia.
“Nonna, dai, non gli ho detto ancora quanto lo amo…” mi richiama Liv, gli occhi che ormai hanno perso ogni briciolo di dignità e serietà.
“Tu vai a finire di mettere a posto, signorinella!” le rispondo, invitandola con una mano a dirigersi in cucina.
“Ma,ma…”
“Niente ‘ma’ … Vai!” le ordino, e finalmente mi lascia sola, ma non senza aver fatto prima un sacco di storie.
“Ehi!” dico io alla fine, diretta verso la cornetta. Paul, dall’altra parte del telefono, ridacchia.
“Non c’è niente da ridere!” sbotto, fingendomi indignata.
“Scusa, ma non posso far altro che pensare a come, anche se settantenne, io riesca ancora a fare colpo” mi risponde l’ex Beatle dopo essersi dato una calmata.
“Ma smettila! Sei sempre il solito vanesio!” lo rimbrotto, ridendo a mia volta.
“Hai ragione” ammette infine “Però, una nipote Beatlemaniacal… non ci sarà mica il tuo zampino?”
“Io non sono mai stata una Beatlemaniacal!” protesto “Una fan, un’amica… ma non sono mai stata come quelle ragazzine urlanti dei vostri concerti!”
“Anche questo è vero, ma tua nipote ci ama, o meglio, MI ama alla follia e quindi ripeto… non ci sarà mica il tuo zampino?”
“Probabile, ma non cantare vittoria troppo presto… ascolta anche gli Stones, come la nonna, e ha un poster a grandezza naturale di Mick Jagger in camera” lo informo.
“Doh! E a me che sembrava simpatica!”
“Lo è, ed è anche seria, quando non deve parlare con il suo idolo… Oddio, non voglio sapere cosa accadrà quando incontrerà Robert Plant!”
“Aspetta, non ero io il suo idolo?” mi chiede con un briciolo di falso panico nella voce.
“Anche, ma devi accettare il fatto che non sei l’unico!” gli dico, fingendomi seria.
“L’ho già detto ‘Doh!’? Ma bado alle ciance: volevo farti, con il dovuto ritardo, tanti auguri di buon compleanno! Allora, come è essere settantenne?”
“Sai meglio di me cosa vuol dire aver spento ben settanta candeline, caro Paulie! Comunque, grazie. Anche se devo dire che Ringo me li ha fatti in tempo gli auguri...”lo canzono ridacchiando.
“Lascia perdere Starkey per una volta. In ogni modo, prego, ma belle!”
“Ruffiano!” lo accuso con il riso sulle labbra.
“Forse… ma lo sono solo per te!” e scoppia a ridere, seguito a ruota dalla sottoscritta.
Iniziamo a parlare del più e del meno per un po’, su come stanno i rispettivi coniugi, come è stato suonare ‘Hey Jude’ alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi e cose del genere.
Alla fine però, arriva il momento dei saluti.
“Be’ allora io vado Paulie!”
“Sarà meglio che vada anche io Jo. A presto! Ti voglio bene!”
“ Ti voglio bene anche io. Ciao Paul…” lo saluto. Sto per riattaccare, quando sento ancora la sua voce, così, riavvicino la cornetta all’orecchio.
“Jo?” lo sento chiamare.
“Si?”
“Lo so, che beh, è stupido da dire, ma… Anche loro ti salutano e ti fanno gli auguri.”
“Loro?” domando, facendo la finta tonta. Non mi va di riparlarne. Le morti rimangono una ferita aperta.
Sempre.
“Loro: tua padre, tua madre, tuo fratello…” mi spiega, con dolcezza “Ma anche John e George. Lo sai quanto eri importante per loro. Quanto sei stata importante per tutti quanti e quanto lo continui ad essere”
Rimango in silenzio per un po’, cercando di trattenere le lacrime. Lo so, non mi può vedere, ma odio anche la sola idea di lasciarmi andare. E’ sempre stato così, e probabilmente lo sarà fino alla morte. La mia, questa volta.
“Grazie” mormoro, con il magone che mi spezza la voce. “A presto Paul…”
“A presto Joanna…”
E riattacchiamo.
Mi avvolge irrimediabilmente uno stato d’ansia. Odio i saluti. Ho sempre paura che siano gli ultimi.
Con questa sensazione che mi opprime più il cuore che lo stomaco, apro la porta della cucina. O perlomeno, cerco. Riprovo, questa volta riportando un successo. La stanza è nelle stesse condizioni di prima, sempre parzialmente disordinata, ma in compenso, proprio accanto a me, trovo Olivia che tenta con poca fortuna di nascondere un bicchiere con cui deve aver origliato la conversazione.
“Ma bene, vedo che non hai finito di mettere a posto! E tutto per spiare la mia conversazione. Brava!” le dico severa, ridacchiando però tra me e me, più divertita dalla situazione che scocciata.
Olivia mi ignora bellamente e, senza neanche più nascondere il bicchiere, esclama puntandomi contro un dito accusatore “TU!”
“Io” faccio di rimando, con una calma impassibile.
“Tu conosci PAUL MCCARTNEY! Quando avevi intenzione di dirmelo?”
“Non lo avevi capito dalla mia raccolta di vinili firmati dai Beatles?”
“Mamma mi aveva detto che li conoscevi! Ma pensavo che fosse una cosa tipo che tu nella tua vita avevi intervistato i Beatles e che gli eri risultata simpatica e che allora ti avevano regalato tutti quei dischi! Non pensavo che fossi amica INTIMA del Macca.” continua lei per conto suo, camminando su e giù per la stanza, senza abbandonare la sua aria da pazza. Okay, mia nipote sta cominciando a spaventarmi.
“Devi raccontarmi assolutamente TUTTO!”
“Con calma, tesoro, con cal…”
“ORA!” fa con veemenza. La mia faccia si fa severa, ma stavolta sul serio. Non permetto che mi si parli in questo modo.
“Cioè…” fa lei, capendo di aver commesso un errore a lasciarsi trasportare in quel modo “Potresti parlarmene? Per favore?”. E assume una faccina implorante. “Ti prego!”
Mi rabbonisco un po’ e accetto.
“Però devo dire che una tazza di Earl Gray mi potrebbe aiutare a ricordare…” le dico in modo allusivo.
La vedo sparire di tutta fretta in cucina, mentre io mi vado ad accomodare in soggiorno, sulla mia poltrona preferita. Risale ai tempi in cui mi ero trasferita a Liverpool dalla cittadina di Southport.
I ricordi, al solo tocco con quella stoffa azzurra e ruvida, iniziano a riaffiorare. All’inizio debolmente, in modo leggiadro, come fiori che al mattino aprono la corolla umida di rugiada in direzione del sole. Poi in modo più violento, gocce di un acquazzone che devastano il prato su cui si adagiano rabbiosamente.
Chiudo gli occhi. Immagini di una Liverpool ormai superata, volti  di persone un tempo giovani, vestiti anni ’50 e ’60 e la musica di Elvis che si fa spazio leggera fra le case della città portuale, unendosi al freddo vento inglese…
 
Olivia torna con in mano il vassoio su cui è poggiato tutto l’occorrente per il tè.
Si accomoda e mi porge una tazza fumante. La prendo iniziando a sorseggiare il caldo contenuto, mentre Liv mi imita.
Dopo un po’ mia nipote non regge più la curiosità e mi chiede: “Allora? Come è iniziato tutto?”
“Vuoi sapere tutta la storia?” le chiedo, prendendo un altro sorso di tè.
Annuisce violentemente, a momenti ho paura che le si stacchi la testa.
Mi mordo le labbra. Raccontarle proprio tutto? Ma sì, infondo è grande ormai…
“Tutto iniziò nell’agosto del 1958, quando mi trasferii a Liverpool dalla mia città natale di Southport…”





*Angolo dell'autrice*
Saaaaaalve a tutti! Questo è il primo sclero della povera Scaramouche :S Spero di ricevere vostre recensioni e mi raccomando, siate sinceri.
Ringrazio già dall'inizio il mio povero fratellone Belfagor (??), che si è offerto volontario *coff è stato costretto coff* ad aiutarmi a riguardare questa storia e a dare un primo commento sulle cazzate che scrivo xD
Per finire, le formalità: i Beatles non mi appartengono (purtroppo), la storia è frutto della mia malsana fantasia ed è stata realizzata al solo scopo di intrattenimento, non di lucro.
Un bacio,
la vostra Scaramuccia :3
  
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