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Autore: RecklessStrong    31/08/2012    6 recensioni
"Stavo davvero per farlo? Lasciare la Spagna per tornare a casa?
Le vacanze erano finite, e io avevo deciso di tornare dove ero nata per trascorrere lì il mio quarto anno di superiori. Perché? Ho bisogno di farmi una vita nuova tutta da capo, dove nessuno sa chi sono. Il mio passato voglio cancellarlo definitivamente, e la mia famiglia deve starmi lontana." Purtroppo cara Allison c'è qualcuno che ti aspetta da tanto tempo a casa, qualcuno che non ti ha dimenticata. Ti ricordi di lui?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mettendoci d'impegno, siamo tutti più bravi a ferire che a consolare, così come ci viene più facile soffrire che gioire."
 

                               

 

Credevo di averle fatto molto male,  invece era troppo poco, perché un secondo dopo mi urlò in faccia
‘PUTTANA!’ iniziavo a incazzarmi seriamente.
‘IO PUTTANA? IO? AVRAI LA VAGINA COSI’ APERTA DA FAR PASSARE TRE CAZZI ALLA VOLTA!’ le urlai pesantemente in faccia.
Ormai non ero cosciente di quello che facevo, ma in quel momento avrei riso nel vederla in una bella bara in mogano.
La spinsi contro il muro, ero a pochi centimetri dalla sua faccia. ‘DI UN'ALTRA PAROLA. UNA SOLA. E SEI MORTA’ 
mi girai per prendere il vassoio, con l’intento di andarmene, ma la sua voce da oca risuonò ancora nella mia testa.
RIDEVA, stava ridendo di me ‘ragazzina riprenditi’ si rivolse a Justin ‘ci vediamo stasera, baby’ in due secondi gettai a terra il vassoio, rovesciando anche quello di meddie affianco a me, mi avvicinai a lei ancora e la presi per la maglietta e iniziai a picchiarla.
A farle davvero male, un pugno, un altro, un calcio, cercavano di fermarmi ma ormai ero andata.
Godevo in un modo assurdo nel farle del male, ne vederla piangere e urlare.
‘COME TI PERMETTI DI CHIAMARLO COSI’? COME TI PERMETTI? TROIA, ZOCCOLA, PUTTANAAA!’ urlavo sempre più forte, ad un certo punto non pensavo ci fosse più una parte di lei non sanguinante, aveva perso i sensi. 
Alle mie orecchie arrivavano solo suoni confusi, e l'immagine di Justin, sconvolto.

 

 ***

Eravamo in ospedale, praticamente tutti.
Meddie e il resto dei compagni sono al bar, immagino, Jasmine e i suoi parenti intorno alla sua stanza..
Io? Io ero seduta su una sedia tra la psichiatria e la riabilitazione, nello stato che un infermiera aveva chiamato ‘post-traumatico’.
Per quanto mi riguardava volevo sapere se era morta, così glie lo chiesi e mi disse di no, senza guardarmi negli occhi. 
Le chiesi perché non mi guardava negli occhi, e rispose di avere un po’ paura degli occhi spalancati.
Quindi questo ero, una povera pazza seduta su una sedia, sola, con gli occhi spalancati, così spalancati da far paura a un infermiera.Grandioso.
Si avvicinava qualcuno ogni tanto e mi diceva qualcosa, ma per me erano solo ombre.
Io volevo Justin.  Volevo chiarire le cose, anche se non c’era niente da chiarire.
O meglio, prima dovevo chiarirmi con me stessa. Sentì il rumore della porta della psichiatra, proprio accanto a me. Non diedi tanta importanza a quella porta che non si era mai aperta in non so quanto tempo da quando ero in quell’angolo di ospedale che puzzava di latte acido. Non mi accorsi di nulla, se non della mano di qualcuno che prendeva la mia che stava lì penzolante e la stringeva.
Justin? No, Meddie. Meddie!
La guardai e mi scese una lacrima, . ‘ciao’ sussurrai. ‘ehi’ rispose lei sorridendo.
‘non ti preoccupare andrà tutto bene, stai tranquilla, dopo andiamo a casa’ annuì senza smettere di guardarla e piangere.
Mi asciugò le lacrime e mi sorrise, così accennai un movimento all’angolo della bocca. ‘c’è qualcuno che ti vuole parlare, ci sentiamo dopo noi due, ciao’ mi salutò con la mano, ero così confusa. Dopo quello che avevo fatto non doveva odiarmi? 
Tra un pensiero e l’altro ero tornata a fissare il vuoto, poi un'altra mano si poso sulla mia.
‘ehi sonny.’
‘ehi Justin’ non sapevo dire di meglio?
'come stai'
'non lo so' effettivamente, non lo sapevo.
‘.. lo sai cosa ti è successo?’
‘no’ continuavo fredda.
‘mh. Hai presente hulk?’ mi girai di scatto.
‘hulk?’
‘si, che quando si incazza di brutto diventa verde e uccide tutti’ ah ho capito.
‘io sarei hulk?’
‘più o meno.’ Ci fu un silenzio imbarazzante, se prima volevo vederlo, ora volevo solo andarmene. 
Così mi alzai e mi diressi verso il nulla, ma Justin afferò il mio braccio, mi girò con forza verso di lui e mi prese un attimo per il mento ‘ehi!’ la sua espressione era meno pacata di prima. ‘mi hanno detto che hai un problema psicologico, serio.’
Scosse la testa senza smettere di fissarmi ‘ma qui nessuno ti conosce come ti conosco io sonny.’
Cercai di cambiare espressione, di mostrare, dolore, felicità, confusione, di mostrare una qualche emozione, ma niente.
Mi prese per mano e mi trascino via, sbattendo su gran parte del personale senza scusarsi.
Aprì una porta, mi spinse dentro e chiuse a chiave.
Iniziò a parlare a voce alta fino ad urlarmi in faccia.
MALATA? TU? SCHERZIAMO?’ iniziò a dirmi.
Strabuzzai leggermente gli occhi . malata? Io? Una sensazione di angoscia mi stava risalendo dentro.
‘SI, E’ QUESTO CHE MI HANNO DETTO. CHE HAI UN RITARDO MENTALE! SAI COSA VUOL DIRE? IL PROSSIMO MESE DOVRAI FARE AVANTI DIETRO TRA UN CENTRO PSICHIATRICO E IL TRIBUNALE, SI PERCHE I GENITORI DI JASMINE TI HANNO DENUNCIATA E..’ si fermò.  aveva il dito puntato verso di me, lo abbasò.
Una lacrima uscì dal uno dei suoi bellissimi e indescrivibili occhi. ‘.. E E’ TUTTA COLPA MIA’ concluse.
Mi risvegliai dal mio sonno ipnotico, ritrovai un briciolo di forza per reagire e lo spinsi indietro
‘colpa tua? SEI L’UNICA COSA PER LA QUALE RINGRAZIO DIO DA QUANDO ME NE SONO ANDATA!’
iniziai a urlare e piangere anch’io. Lui sembrava molto confuso.
‘da quando te ne sei andata?’ non feci altro che continuare a fissarlo. ‘Allison, cos’è successo in spagna?’ distolsi lo sguardo disgustata dal passato che mi stava sbattendo in faccia ‘SONNY, COSE’ SUCCESSO?’ si riavvicinò a me ancora una volta, era terrificante. ‘mi stai mettendo paura.' dissi senza pensare, intanto lui cercava di cambiare espressione
‘Potresti dirmi cosa è successo in spagna ORA?’ stavo per perdere la pazienza ‘dannazione non ho bisogno di altre fottute domande! ’
‘ah si, e di cosa hai bisogno?’ mi istigò.  Allora non ci pensai più e lo abbracciai.
Lui ricambiò, essendo più alto mise la mia testa sul suo petto. ‘voglio cancellare tutto quello che ho fatto in spagna, voglio solo questo'
‘scusa’ sussurrò lui. Non volevo più lasciarlo andare, volevo abbracciarlo per ore mai lui prese il mio viso tra le mani accarezzandomi una guancia. ‘scusa, ne parliamo un'altra volta sorrise leggermente  e mi rivolse allo specchio.
‘su, datti una sistemata, anche se sei perfetta lo stesso.’
Lo guardai e sorrisi per la prima volta dall’ospedale ‘adoro quando sorridi, non smettere, io vado a trovare un avvocato. Ciao sonny’ sorrise e uscì da quello che scoprìì essere il bagno. Giornata movimentata.. e dio mi aveva detto che ero pefetta.


NON ROMPO MAI LE PALLE, POTETE LEGGERE ALMENO STAVOLTA? ♥

vi ringrazio. (:
lo so, non ho scritto per tanto, chiedo perdono, ma mi si era rotta la tastiera, in più ho avuto un blocco.
Non sapevo come continuare, poi un grande genio tale la mia amica Veronica mi ha illuminata.
Come ringraziamento vi posto la sua FF, io la amo, la amerete anche voi. 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1200114
Niente, grazie per le recensioni, vi prego continuate a recensire, cercerò di scrivere il prossimo al più presto.
p.s. fra un pò inizia scuola, uccidetemi çç #love
- Luna♥
  
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