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Autore: minestrina3    31/08/2012    1 recensioni
[Skrillex]Eva si sollevò di scatto: aveva detto AMICA? Si erano visti due volte e lei era già un’amica? Non aveva mai avuto veri amici da quando faceva la prostituta, temeva di non ricordarsi più le regole dell’amicizia.
Nell’amicizia non c’è sesso; nella sua vita, invece, era la cosa più importante.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Sognò di essere immersa in una vasca di acqua fredda; istintivamente aprì gli occhi e si ritrovò nel blu della piscina. Quando tornò in superficie scandagliò la suite in cerca dell’unica persona in grado di averla scaraventa in acqua. Quando i suoi occhi incontrarono la faccia sorridente, molto simile ad un manga giapponese, del ragazzo, tutta la frustrazione per aver perso l’occasione di una vita, per essere una puttana di altoborgo, per non avere una vita normale, per essere una diciannovenne sfigata esplose in un urlo disperato.
- Ma tu sei un pazzo! Io adesso me ne vado, non ce la faccio più!- Eva si avviò a raccogliere tutte le sue cose; la rabbia la faceva inciampare e vagare per la stanza come un’anima disperata – Credimi, tu non sei normale! Ti manca qualche rotella!-
Skrillex tentò di bloccarla in tutti i modi.
- E ti  dirò di più…- continuò Eva a pochi centimetri dalla faccia del ragazzo – le tue canzoni mi fanno schifo, tu mi fai schifo, io non volevo nemmeno essere qui… io…-
Quel fiume di parole fu interrotto dal ragazzo, che azzerò la distanza tra le loro labbra; Eva non ricordava di aver mai ricevuto un bacio più coinvolgente da nessuno prima d’ora.
- Non credere che questo bacio cambi le cose…- biascicò ricercando le labbra di lui ancora una volta. Ma Skrillex sembrava avere altri piani, dal momento che saltellò verso il block notes abbandonato sul letto.
- Rabbia, sorpresa, amore… lo sapevo di aver fatto la scelta giusta!- esultò – Ora ho tutto ciò che mi serve, puoi tornare a dormire se vuoi… o andartene.- aggiunse freddo come il marmo.
A eva mancò il respiro, cosa significava tuto questo? Non poteva finire così, ora aveva bisogno di andarefino in fondo, di scoprire chi era veramente quello Skrillex. Eppure non riuscì ad obbiettare nulla; raggiunse il letto e vi ci si buttò sopra, rannicchiandosi in un angolino.
Si accorse che quel tipo, senza dire nulla, era riuscito a leggerle il cuore, certo in un modo strano e piuttosto inconsueto, ma comunque da colpirla ed affascinarla. Ma non era tutto, lui aveva trovato amore dentro di lei. Dovevi essersi sbagliato, anzi, sicuramente si era sbagliato: lei non amava più da molto tempo; lei non poteva permettersi l’amore.
Eva cominciò a piangere in silenzio, ma qualche singhiozzo sfuggitole tradì le sue lacrime. Sentì presto il materasso abbassarsi accanto a lei e un paio di braccia forti accoglierla.
- Forse sono un po’ strano, ma non sono cattivo. Se vuoi andartene sei libera di farlo… hai detto che volevi essere da un’altra parte, io posso portarti là, ho un jet…- le sussurrò all’orecchio. Eva aprì gli occhi e si trovò davanti un paio di occhi neri e un viso dispiaciuto incorniciato solo in una metà da lunghi capelli corvini.
- Non voglio andarmene… vorrei dormire, da sola se non ti dispiace.- affermò, voltandosi dall’altra parte. Skrillex abbandonò il letto e lei si abbandonò ad un sonno profondo.
Il mattino seguente Eva raccolse le sue cose e salì sulla macchina inviata dall’agenzia. Appena prima che partisse, il ragazzo le corse incontro.
- Lasciami il tuo numero… quello vero. Vorrei ricontattarti… sempre se non…-
- Non mi dispiace, tieni..- sorridendo gli pose un bigliettino con scritte delle cifre. – Come ti chiami veramente?-
- Sonny. Sonny Moore.-
- Addio Sonny Moore. O arrivederci…- Eva tirò sù il finestrino e partì.
***
Se uno è un disadattato sociale, non importa quanti soldi abbia. Eva si chiese cosa si immaginasse questo cliente quando partorì l’idea di perdere la verginità a 40 anni con una prostituta. Ovviamente non era successo nulla, non poteva succedere nulla; il lato positivo fu che per farsi perdonare, Gim, le aveva regalato una carta prepagata.
Ad Agosto New York era presa d’assalto dai turisti, che come piccole formiche si spostavano da times square a central park, armati di macchine fotografiche, zainetti per il pranzo al sacco e smartphone per fare il check-in, convinti di far morire d’invidia gli amici.
Bloomberg’s però era relativamente vuoto, cioè perfetto per un’intensa seduta di shopping therapy. Stava girando a caso tra gli scaffali alla ricerca dell’abito perfetto, quando le squillò il telefono: numero sconosciuto.
- Pronto, Eva-
- Ciao, sono Sonny…-
Sonny, il nome le era famigliare ma non riusciva a fare mente locale.
- Skrillex, il dj, il ragazzo con le rotelle fuori posto…- aggiunse, notando l’esitazione della ragazza.
- Sonny!- esclamò Eva, rammaricandosi di essersi potuta scordare uno dei ragazzi più affascinanti che avesse mai incontrato.
- Tu adesso in che parte del mondo ti trovi?- domandò leggermente imbarazzato.
- New York… avevi bisogno di qualcosa?-
- Ehm… veramente no, volevo sentirti. Insomma, ci siamo lasciati un anno fa… e io ho finito la tua canzone.-
Eva roteò gli occhi al ricordo di come lui si fosse impossessato dei suoi sentimenti senza chiedere il permesso.
- E se sei nella grande mela posso essere lì entro sera…- continuò.
- Sonny, teoricamente dovrei lavorare ma… bè il mio cliente è… si. Empire Hotel, sulla 42°. A mezzanotte. Devo andare, a dopo.- Eva buttò giù.
Perché aveva accettato di rivederlo? In privato poi. Era vietato nel modo più assoluto frequentare un cliente e lui doveva rimanere tale. La ragazza indugiò sui tasti; doveva richiamarlo e annullare tutto, lo sapeva, e allora perché non lo stava facendo? Ma dopotutto, pensò, era come un incontro di lavoro: dovevano concludere quello che avevano iniziato in Italia.
***
Sonny aspettava su una poltrona nella hall; si torturava nervosamente le mani e lanciava continue occhiate all’orologio. Era vestito con una maglia nera, una giacca nera e un paio di pantaloni dello stesso colore, come a Riccione, si ricordò la ragazza. Si avvicinò silenziosamente e quando fu dietro di lui tossì leggermente. Quando il ragazzo si girò, Eva poté giurare di avergli visto gli occhi illuminarsi prima che sulla sua faccia esplodesse un sorriso bellissimo.
- Eva…- disse raggiante.
- Sonny..- la ragazza si sentì notevolmente imbarazzata, non capendo la simpatia che il ragazzo provava per lei.
- Sei bellissima…-
Non potendo rispondere altrettanto, Eva tentò di cambiare discorso e togliersi dall’imbarazzo.
- Ehm, la canzone? È venuta bene?-
Il volto del ragazzo si rabbuiò e volse lo sguardo in basso.
- Gia, si… andiamo. Te la faccio ascoltare subito…- mugolò. Lei lo seguì fuori dall’hotel su una limousine bianca.
- Ecco.- disse premendo un tasto di un telecomando. La macchina si riempì di una musica strana, ma Eva rimase allibita: era lei. Sembrava che ogni nota corrispondesse ad un momento della sua vita; riconobbe la felicità dell’estate; la rabbia delle litigate con i genitori; l’ansia delle verifiche a scuola e la paura dell’amore. Quando finì Eva rimase senza parole.
Sonny non la guardò nemmeno, le scivolò accanto ed aprì la portiera.
- Giusto, la mia musica ti fa schifo … io ti faccio schifo. Scusa il disturbo, puoi fuggire.-


  
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