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Autore: AmaleenLavellan    31/08/2012    1 recensioni
Rachel cominciò a cantare, mentre la sua mente ripercorreva il momento in cui il suo sguardo aveva incontrato per la prima volta quello di Finn. Ricordava esattamente il corridoio pieno di studenti, il caos di armadietti che si chiudevano, scoppi di risa, chiacchiere rumorose e superficiali. Ricordava la sensazione del quaderno freddo stretto al petto, dell’odore di sudore e profumo che invadeva l’aria; ricordava ogni singolo dettaglio con così vivida precisione che non sembravano passati più di pochi istanti.
Blaine aveva salvato Kurt.
Lo aveva salvato quando gli aveva stretto la mano, lo aveva salvato quando aveva cantato per lui, lo aveva salvato quando l’aveva spinto a combattere.
Blaine lo aveva salvato nel momento esatto in cui aveva posato gli occhi su di lui.

Una semplice canzone può dare vita a un oceano di ricordi.
[Missing Moment 3x10, Finchel e Klaine]
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! 
Eccomi qui, questa volta con una Klainchel ispirata dalla canzone "The first time ever I saw your face". 
Le spiegazioni alla fine <3

è ambientata durante la 3x10; Rachel sa esattamente che canzone cantare per il complito assegnato dal signor Shuester e decide di provarla con il suo migliore amico, la sua anima gemella, il suo Kurt. 
La canzone non può fare altro che scatenare un mare di ricordi...
Ascoltarla di sottofondo crea atmosfera, sì u.u 


Dedico questa OS ai Klaine, che sono la personificazione dell'amore.
Ai Finchel, che dopo due stagioni di incontri, scontri e caos puro, si sono trovati. E si troveranno ancora, lo so. 
E alla mia meravigliosa Black_Hole_, perché, perché... Perché è una persona meravigliosa e le voglio bene. 




 

“Rachel! Vieni, entra”.
 
Kurt si spostò di lato per permettere alla migliore amica di entrare, chiudendole subito dopo la porta alle spalle.
“Sei in anticipo di cinque minuti, però”, osservò, accompagnandola in camera e sedendosi sulla sponda del letto, guardandola con aria interrogativa.
La ragazza si tolse la mantella, appoggiandola con delicatezza su una sedia insieme alla borsa, prima di sedersi accanto a lui. “Lo so, ma ho bisogno che tu mi aiuti con una canzone, Kurt”.
Kurt le sorrise con dolcezza, prendendole la mano. “Per il compito del Glee, giusto? Ti ascolto. Cos’avevi in mente? Wicked? Funny Girl?” domandò.
“Roberta Flack” rispose lei immediatamente, stringendo la mano di Kurt tra le sue e aprendosi in un sorriso entusiasta.
 
Lei e le ragazze avevano capito che quella sarebbe stata la scelta giusta nel momento esatto in cui avevano visto lo sguardo del signor Shue, mentre ripensava al suo primo incontro con la signorina Pillsbury. Quella luce, quell’espressione di venerazione quasi sbigottita, la conoscevano bene: quello era l’amore; sentirlo parlare, sentire la sua voce in preda a un’apparente estasi, non aveva fatto altro che dissolvere qualsiasi dubbio sulla loro scelta.
Quale canzone migliore avrebbe potuto esserci? Quale altra canzone avrebbe espresso lo stesso stupore, lo stesso abbandono, la stessa stretta al cuore che si prova nel guardare negli occhi la persona amata, quando qualcosa sembra venirti risucchiato dal petto e finirti in gola, quando ti colpisce la consapevolezza di avere quella persona come lei ha te, e non puoi fare altro che abbandonarti all’incredulità, allo sconcerto, alla meraviglia?
 
Kurt, il suo migliore amico, la suaanima gemella, sembrò leggerle negli occhi tutto questo, e capì immediatamente le sue intenzioni.
“Non dire altro. Hai la base?” le chiese, alzandosi.
Rachel tirò fuori un cd dalla borsa, porgendoglielo. “Due strofe a testa. È necessario che impari anche le parti delle mie compagne, sai, in caso dimenticassero il testo e dovessi prendere il loro posto, salvando loro dall’umiliazione e la performance dal fallimento”.
Il ragazzo si limitò ad alzare gli occhi al cielo, senza dire una parola, e premette il tasto play.
La melodia si diffuse con dolcezza nella stanza, accarezzando la loro pelle e le loro palpebre chiuse, mentre si immergevano appieno nella canzone, lasciandosi annegare nei ricordi.
 
 
 
The first time ever I saw your face
I thought the sun rose in your eyes
 
Rachel cominciò a cantare, mentre la sua mente ripercorreva il momento in cui il suo sguardo aveva incontrato per la prima volta quello di Finn. Ricordava esattamente il corridoio pieno di studenti, il caos di armadietti che si chiudevano, scoppi di risa, chiacchiere rumorose e superficiali. Ricordava la sensazione del quaderno freddo stretto al petto, dell’odore di sudore e profumo che invadeva l’aria; ricordava ogni singolo dettaglio con così vivida precisione che non sembravano passati più di pochi istanti.
Non era durato più di una frazione di secondo: gli occhi di Finn erano scivolati su di lei come avrebbero fatto su qualunque altra ragazza che incrociava il suo cammino. L’aveva seguito con lo sguardo per un istante, e appena era tornata a guardare davanti a sé l’emozione le aveva tirato gli angoli delle labbra in un enorme sorriso con così tanta forza che semplicemente non aveva potuto impedirlo. Aveva sentito il mondo esplodere dentro di sé, si era sentita esplodere lei stessa; aveva dovuto stringere convulsamente quel quaderno tra le dita per riuscire a tenersi insieme, per non cominciare a gridare. Anche se misero, aveva stabilito un contatto con Finn Hudson; quello stesso Finn Hudson che aveva spesso osservato dagli spalti del campo di football, quello stesso Finn Hudson a cui aveva dedicato, e ancora dedicava, ogni sua canzone. 
Quello non era stato un caso, e la giovane ne era cosciente. Se solo si fosse soffermata a guardarlo un istante più a lungo, e avesse visto che il ragazzo si era girato a sua volta per cercarla con lo sguardo, Rachel non avrebbe avuto altro che la conferma di ciò che già sapeva: lei e Finn erano destinati a stare insieme.
 
 
 
And the moon and the stars were the gifts you gave
To the dark and the endless skies, my love
 
Blaine aveva salvato Kurt.
Lo aveva salvato quando gli aveva stretto la mano, lo aveva salvato quando aveva cantato per lui, lo aveva salvato quando l’aveva spinto a combattere.
Blaine lo aveva salvato nel momento esatto in cui aveva posato gli occhi su di lui.
Mentre cantava quelle poche parole, Kurt ripiombava su quelle scale, in mezzo al basso brusio degli studenti della Dalton; sentiva la stessa sensazione di essere completamente sperduto che aveva sentito allora.
Aveva fermato il primo ragazzo che gli era capitato davanti per avere una guida, e aveva ottenuto un compagno.
L’aveva fermato per chiedere aiuto, e aveva ricevuto la salvezza.
L’aveva fermato perché desse un senso alla confusione che regnava nella scuola, e quel ragazzo aveva finito per dare un senso alla sua vita.
Sì, Kurt aveva fermato il primo ragazzo che gli era capitato davanti, e quello stesso ragazzo si era rivelato la sua anima gemella.
Sapeva che era stata una pura casualità, che se avesse aspettato un’altra frazione di secondo la sua mano si sarebbe poggiata sulla spalla di qualcun altro, che sarebbe bastato così poco e lui e Blaine non si sarebbero mai incontrati, e ogni volta che questo pensiero lo colpiva il fiato gli si mozzava in gola, e una stretta si chiudeva sul suo cuore così tanto da fare male. Non riusciva a immaginare una vita senza di lui, adesso; la stessa anima di Kurt si era così tanto adattata alla presenza della sua gemella che non riusciva minimamente a concepirne una possibile assenza.
Kurt ripercorreva nella propria mente quell’istante in cui i loro occhi si erano incrociati; quell’istante in cui il mondo si era fermato e ogni cosa aveva perso colore, eccetto gli occhi di Blaine. Quell’ambra liquida lo aveva abbagliato immediatamente con la sua luce, avvolto dal primo istante con il suo calore, e Kurt non aveva potuto fare altro che lasciarsi sprofondare in quel liquido lucente, lentamente, inesorabilmente.
Poi Blaine si era presentato, e gli aveva teso la mano. Il ragazzo ricordava di averla guardata affascinato, stupito, come qualcosa di sconosciuto e meraviglioso, mai visto prima. Quanto tempo era passato, da quando un estraneo l’aveva toccato senza un’espressione di disgusto a contrargli il viso? Blaine, all’epoca, non sapeva che tendendogli quella mano gli avrebbe offerto un’ancora di salvezza, l’avrebbe tirato dal baratro della solitudine.
Mentre la voce di Rachel si univa alla sua nell’ultimo verso, una lacrima silenziosa scivolò non vista lungo il viso di Kurt, bagnandogli le labbra piegate in un sorriso commosso.
Sì, Blaine l’aveva salvato.
 
 
 
And the first time ever I kissed your mouth
I felt the earth move in my hands
 
Le labbra di Rachel fremettero quando, nei ricordi che la canzone le suscitava, vennero toccate da quelle di Finn, con delicatezza eppure decisione. Il ragazzo l’aveva baciata senza esitare, appena lei gli aveva fatto contemplare la possibilità, regalandole uno dei momenti più belli della sua intera esistenza.
Finn non lo sapeva, ma nel momento esatto in cui aveva appoggiato la bocca sulla sua, l’aveva trasformata. In quel momento, la ragazza aveva smesso per un istante di essere Rachel, la stupefacente e talentuosissima performer piena di sogni e ambizioni, ed era diventata semplicemente… Rachel. Con quel singolo bacio, Finn le aveva tolto ciò che aveva – il suo talento, i suoi sogni – e le aveva restituito ciò che era: una ragazza come tutte le altre, una ragazza con insicurezze, dubbi e passioni, una ragazza con il bisogno di amare ed essere amata.
Con quell’unico bacio, Finn era riuscita a farla sentire comune e speciale allo stesso tempo, uguale a ogni altra eppure unica al mondo, più importante di quanto qualsiasi trofeo che aveva mai vinto era riuscito a farla sentire.
 
Ricordava ancora la curiosità con la quale si era lasciata andare a quelle labbra, stendendosi sotto di lui; e il senso di gioia, di conquista, perché Finn Hudson stava baciando lei, Rachel Berry, non Quinn Fabray (che pure era la sua ragazza) o qualche altra studentessa più carina di lei – ce n’erano così tante, dopotutto. Eppure lui aveva scelto lei, con i suoi difetti ed il suo naso e il suo essere irritante. Lui aveva scelto lei, e Rachel era sicura che l’avrebbe fatto ancora, e ancora, e ancora.
 
 
 
Like the trembling heart of a captive bird
That was there at my command, my love
 
Un colpo al cuore.
Ecco cosa sentiva Kurt, ogni volta che ricordava il momento in cui per la prima volta le labbra di Blaine si erano premute sulle sue.
Un colpo al cuore.
 
Tutta la sua vita era stata una lunga sequenza di lacrime soffocate, dolore e sogni infranti, prima di incontrare il ragazzo che gli aveva cambiato la vita: la morte di sua madre, il bullismo, il dover lottare per essere accettato dal proprio padre; poi era venuto Finn ed il suo trattarlo come un appestato, Sam ed il dover accettare che il suo destino sarebbe stato di rimanere da solo.
Per questo, quando Blaine si era seduto di fronte a lui e alzando gli occhi al cielo aveva detto ‘Oh, eccoti qui. Ti sto cercando da sempre’, quando gli aveva preso la mano, quando aveva dichiarato i suoi sentimenti, stentava a credere che fosse finalmente giunto il suo turno di vivere l’amore.
Certo, stentava a crederci, eppure aveva capito cosa sarebbe successo nel momento esatto in cui lo sguardo del ragazzo si era posato sulle sue labbra e quando, come al rallentatore, Blaine si era chinato su di lui, Kurt aveva inclinato il viso e aveva fatto scontrare le loro bocche dolcemente. Si erano mossi con determinata lentezza, assaporandosi e scoprendosi insieme, ed era stato solo quando Blaine aveva fatto scivolare tentativamente la lingua tra le sue labbra, facendolo sussultare, e lui aveva stretto la sua guancia con una mano, che Kurt si era reso effettivamente conto della realtà di tutto ciò che gli stava accadendo, e ancora lo aveva colpito l’incredulità di star effettivamente vivendo tutto questo: dopo una vita passata a soffrire, a vedere i suoi sogni infrangersi e le sue speranze svanire, era davvero finalmente giunto il momento di essere felice, con Blaine?
Poi il ragazzo si era staccato, e aveva balbettato un ‘dovremmo esercitarci’ imbarazzato, e la consapevolezza aveva fatto nascere un sorriso sotto i suoi occhi spalancati e sconvolti.
 
Blaine era stato il primo raggio di sole spontaneo, genuino; l’unico uomo della sua vita che non gli aveva voltato le spalle, prima di tendergli la mano.
Blaine l’aveva fatto sorridere davvero per la prima volta, dalla morte di sua madre.
Ed era semplicemente naturale che fosse stato Blaine a fargli vivere il suo momento da favola.
 
 
 
And the first time ever I lay with you
I felt your heart so close to mine
 
La voce di Rachel tremò impercettibilmente nel ricordare quella notte che le aveva cambiato la vita, dando alla canzone un tono di struggimento diverso dalla commozione: sentiva ancora perfettamente lo strazio, la stretta che si era chiusa sul suo cuore nel vedere gli occhi lucidi di Finn, nell’udire la sua voce tremante di rabbia disperata mentre si sputava addosso tutto l’odio di cui era capace.
In quel momento, il ragazzo si era spogliato sotto i suoi occhi: non era più l’ancora alla quale aggrapparsi, o un sostegno nella sua strada per il successo, o ancora il ragazzo popolare che tutti guardavano con ammirazione, ma si rivelava per la prima volta davanti a lei come un qualsiasi adolescente che ha perso la fiducia in se stesso e nel mondo, insicuro, sul punto di cadere; un adolescente somigliante alla Rachel Berry che viveva nascosta sotto uno spesso guscio di ambizione e talento.
 
Non sono abbastanza bravo.
Non sono abbastanza carina.
 
In tutti quegli anni di liceo, Rachel aveva idealizzato Finn esattamente come chiunque altro, e nonostante il ragazzo si fosse rivelato poco alla volta una persona perfettamente normale, quel senso di inferiorità che sentiva nei suoi confronti non aveva mai abbandonato l’immagine che aveva di lui. Rachel certo sapeva di essere grande, troppo grande per Lima; così grande, in realtà, che nel minuscolo universo che era quella loro cittadina lei sembrava scomparire;Hudson invece era il quarterback, il leader del Glee Club, colui che i ragazzi ammiravano e le ragazze amavano; nel ristretto mondo del liceo McKinley, di cui lui era il re, come poteva lei considerarsi al suo stesso livello?
Nel loro rapporto era sempre stato Finn adare, semplicemente perché lei sentiva che in quella parte della loro vita, finché sarebbero rimasti chiusi tra le pareti di quella scuola, non avrebbe potuto fare altrettanto; ma quando si era piegata su di lui, quando si era inginocchiata e aveva stretto le sue mani tra le sue, aveva capito che era il momento di fare qualcosa, e ricambiare.
Così come Finn aveva fatto due anni prima con quel primo bacio, spogliandola di ciò che aveva e mostrandole ciò che era, quella notte Rachel aveva raccolto i pezzi della vita del suo ragazzo, andata in frantumi quando erano crollati i suoi sogni, e aveva ricostruito il vero uomo che era aveva sempre vissuto protetto e nascosto dalla pesante divisa da giocatore di football; aveva riplasmato Finn dalle ceneri del suo futuro e l’aveva aiutato a risollevarsi a testa alta, leccandogli le ferite.
Rachel avrebbe probabilmente ricordato la notte di quel venerdì come uno dei momenti più cruciali e importanti di tutta la sua vita, perché quella notte, per la prima volta nella storia del loro rapporto, lei e Finn si erano appartenuti a vicenda, alla pari, insieme.
 
 
 
And I knew our joy would fill the earth
And last till the end of time, my love
 
Kurt ricordava perfettamente quel periodo della sua vita in cui la sua mente si rifiutava di concepire un contatto più profondo dello sfiorarsi della punta delle dita, quando il solo sentire nominare la parola ‘rapporto’ lo spingeva a fuggire, a tapparsi le orecchie pur di non sentire. Il contatto fisico era sempre stato un problema, per lui, perché aveva imparato a fatica, nei suoi anni di liceo, che i ragazzi gli si avvicinavano unicamente per sbatterlo contro un armadietto, gettarlo in un cassonetto, minacciare di picchiarlo.
 
Poi era arrivato Blaine.
 
L’aveva preso per mano, aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, l’aveva baciato. Con lui, Kurt era riuscito ad abituarsi nuovamente al contatto fisico, a non sussultare ogni volta che si sfioravano, a non tremare ogni volta che lo accarezzava; era successo lentamente, certo, ma in una maniera così spontanea che a malapena si era reso conto di aver compiuto quei passi. Il suo ragazzo l’aveva accettato e capito sin dal primo istante, modificando se stesso per adattarsi a lui, perché prima ancora che amanti Kurt e Blaine erano sempre stati migliori amici; questo non era mai cambiato e non l’avrebbe fatto mai, in tutti gli anni che ancora avevano da vivere insieme.
Dopo aver riscoperto la gioia del toccare una persona, Kurt aveva dovuto imparare ad accettare il proprio corpo, il modo in cui reagiva involontariamente, le sensazioni che gli nascevano nel basso ventre quando stava con Blaine. Ci aveva messo quasi un anno, perché prima ancora di accettarle avrebbe dovuto ammettere la loro esistenza, ed era così certo che il colpo al suo orgoglio sarebbe stato insopportabile da non essere sicuro di voler tentare; ma ancora una volta Blaine gli aveva dato coraggio, l’aveva spinto, anche se involontariamente, a confessargli ciò che provava. La scoperta che anche il suo ragazzo sentiva certe cose, che era disposto perfino a occuparsene da solo pur di non mettere a disagio Kurt era arrivata di colpo, così improvvisa che tutto ciò che era riuscito a provare, in quel momento, era stata un’intollerabile vampata di calore.
Poi c’era stato il bar, il loro litigio, fare pace in quell’auditorium vuoto, dichiararsi amore ancora una volta. Blaine l’aveva baciato con una foga che gli aveva tolto il respiro, come se avesse bisogno delle sue labbra per sopravvivere, e quando con gli occhi lucenti di lacrime gli aveva detto che voleva che Kurt fosse fiero di lui, Kurt aveva capito qualcosa di così terribilmente ovvio da non essere visibile.
 
Blaine amava Kurt e Kurt amava Blaine, con una passione così necessaria da sconvolgere entrambi, più grande della loro vita, più grande perfino di quanto loro stessi potessero racchiudere dentro di sé.
Si amavano al punto di trovare la propria felicità l’uno nell’altro, si amavano come se si cercassero da sempre, si amavano come se non avessero vissuto che per amarsi.
Quando era così, a che scopo aspettare?
Qualcosa di così profondo e innegabile, qualcosa di così vero, qualcosa di così perfetto, come poteva essere sbagliato?
 
E quella notte, quando si erano stesi l’uno accanto all’altro, quando i loro visi si erano sfiorati e le loro labbra si erano trovate, quando Blaine aveva sorriso e aveva guardato Kurt come se al mondo non esistesse cosa più bella, Kurt aveva capito che il loro non sarebbe mai stato sesso, ma amore.
E quando si erano sfiorati con un timore quasi reverenziale, pelle contro pelle per la prima volta, quando ambra e cielo si erano incontrati in uno sguardo che andava ben oltre i loro occhi, non era per trovare sicurezza l’uno per l’altro.
Non avevano bisogno di altre certezze, non avevano bisogno di nient’altro che di loro stessi.
 
Quella notte avevano fatto l’amore, anima e corpo, perché era così che avrebbe dovuto essere; e così come ogni cosa nella loro relazione, era successo in maniera così naturale e giusta che non si era rivelato che uno solo dei passi che avevano, e avrebbero sempre, compiuto.
Insieme.
 
The first time ever I saw your face, your face
Your face, your face
 
 
 
Kurt e Rachel vibrarono l’ultima nota insieme, aprendo gli occhi lentamente, lasciandosi sfuggire una piccola risata nel vedere le lacrime che stavano scorrendo lungo le guance di entrambi.
Non si erano accorti, i due amici, che mentre cantavano era suonato il campanello, e che ora due ragazzi li osservavano non visti, dietro la porta socchiusa.
 
Finn sorrise, osservando il viso di Rachel con una dolcezza che sembrava quasi emanare calore. “Sono loro, vero?” domandò, senza distogliere lo sguardo.
 
Gli occhi di Blaine lucevano di lacrime, persi nell’adorazione di Kurt, la sua vita, il suo primo amore.
Non aveva bisogno di chiedere spiegazioni a Finn, sapeva esattamente cosa significassero quelle parole.
 
Sono loro, le nostre anime gemelle.
 
Le sue labbra si piegarono in un sorriso, mentre annuiva, commosso.
“Sono loro”.
 






Rieccomi!
Allora, queste spiegazioni. Innanzitutto, perché una Klainchel? Perché è nata per un concorso avviato dalla meravigliosa pagina Klainchel di Facebook, che ha tre admin fantastiche! Purtroppo alla fine non c'erano abbastanza partecipanti ç___ç Però... boh, sono piuttosto fiera di questa OS che è venuta fuori. 
Sì, mi sono commossa mentre la scrivevo. Ripensare a quei momenti, i momenti più importanti della vita delle mie OTP, mi ha strappato via il cuore dal petto e l'ha riempito di una sensazione che non so definire. 
Se poi vogliamo considerare che l'ho scritta pochi giorni dopo l'uscita degli spoiler, delle foto e dei video della 4x04, The Break-Up... ecco, avete capito.
Spero vi sia piaciuta, spero che vi abbia fatto salire una lacrimuccia a ricordare quelle meravigliose scene che mi spezzano l'anima in mille frammenti al solo pensiero.
Fatemi sapere qualcosa çWç
Un bacione grande grande, 
Ivy.

   
 
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