Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Zomi    31/08/2012    9 recensioni
La lama dall’elsa nera scivolò lenta tra le costole di un militare, squarciandolo sul petto, su cui un’immonde quantità di sangue colorò la sua blusa bianca, macchiandola di amaranto, inzaccherando sul dorso del militare il simbolo cobalto della Marina...
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 IO TI PROTEGGERO’…

 
 

Lo zampillo di sangue schizzò rapido e scarlatto dal taglio, pompato a forza, dall’ultimo battito cardiaco di paura del marine, nell’aria densa di polvere della battaglia.
L’adrenalina colorò gli occhi scuri del militare di un acceso color ghiaccio, mentre il corpo, ormai inerme dell’uomo, si accasciava a terra in preda agli ultimi spasmi di vita che scivolavano via, come sabbia tra le dita.
Un cozzare disarmato, e la figura del militare cadde all’indietro tra la polvere del campo di battaglia, risuonando vuoto e privo di vita.
Nessuno dei suoi commilitoni badò a lui, marine morto in battaglia, scagliandosi urlando e terrorizzati verso il nemico, che brandiva le sue spade come se fossero le sue stesse mani.
La lama dall’elsa nera scivolò lenta tra le costole di un militare, squarciandolo sul petto, su cui un’immonde quantità di sangue colorò la sua blusa bianca, macchiandola di amaranto, inzaccherando sul dorso del militare il simbolo cobalto della Marina.
Alcuni uomini si paralizzarono impressionati dal colpo, restando immobilizzati sui loro passi, le armi ancora nelle mai tremanti di paura, mentre davanti ai loro occhi lo spadaccino atterrava, uno dopo l’altro, i loro compagni, uccidendoli senza pietà ne rimorso.
I corpi dei compagni si macchiavano del loro sangue, che divorava lesto le divise bianche, scivolando tra le pieghe delle bluse, per poi accompagnare silenziosamente quelle figure morenti a terra, dove si addormentarono muti, spegnendo ogni loro grido di dolore.
I marine deglutirono spaventati di fronte a quel demone sanguinario, tremanti di paura e tentati di scappare dal campo di battaglia.
-AVANTI UOMINI!!! ALL’ATTACCO!!!!- ordinò il commodoro della legione, gridando a gran voce sopra il cozzare violento e metallico delle armi.
I soldati si schierarono attorno allo spadaccino, accerchiandolo, per poi attaccarlo insieme, ma quello, agile e potente, atterrò tutti gli avversari, troncando le lame delle loro spade e spezzando le esili vite che abitavano i loro corpi, mentre gli trafiggeva accecato dalla rabbia.
-ZORO!!!! NO!!!!-
Il grido non sembrò sfiorare nemmeno il verde, che grugnendo avanzò tra i militari, affondando le sue spade nei corpi urlanti di dolore, facendo vibrare le katane come corde di violino, in un requiem doloroso e lento che accompagnava la morte nel suo raccolto di anime sofferenti, in quel campo di papaveri rosso di sangue versato in battaglia.
-ZORO!!!!!!!-
Ancora, il suo nome riecheggiò tra gli spari, sovrastando i pianti dei suoi nemici,  vincendo le grida di attacco dei marine che si scagliavano contro di lui, provando a ferirlo, ma che morivano nel vano intento.
Il filo tagliente della katana dall’elsa bianca, tranciò di netto un petto, trapassandolo da parte a parte, permettendo al purpureo e denso sangue che vi abitava, di sgorgare libero tra la polvere, macchiando il torace del marine, che si accasciò muto al suolo, chiudendo gli occhi per sempre.
Veloci come lampi, le alte due spade governate da Zoro rotearono attorno a lui, impugnate con cieca rabbia spietata e forza disumana in cerca di vendetta.
Un ruggito demoniaco scappò dalle labbra serrate del verde, vibrando sull’impugnatura della katana che brandiva sulla bocca, echeggiando violento nella battaglia, spaventando i suoi avversari.
La sua ombra nera avanzava camminando sui militari feriti a terra, sovrastandoli con la sua buia forza, imponendo loro il divieto di provare a rialzarsi o lottare ancora, terrorizzandoli con il suo solitario passaggio demoniaco.
-TheDevil Beast…- qualcuno ebbe il coraggio di sussurrare -È lui: è il figlio del demonio… colui che ha acquisito la padronanza della tecnica a tre spade dal diavolo in persona… è The Devil Beast…-
Sussurri tremanti si unirono agli spari, mentre gocce di sudante paura imperlavano le tempie terrorizzate dei marine costretti ad avanzare contro lo spadaccino Mugiwara.
Un altro latrato bestiale, e una cascata di militari si alzò nell’aria soffocante della lotta, colpiti con grande forza da un colpo a tre lame del verde, che riuscì a sollevare da terra un centinaio di uomini, per poi farli ricadere al suolo mutilati e inermi.
Il samurai ruggì feroce, perso nella sua collera, mentre pian piano la sua umanità scivolava lenta dal suo corpo, mischiandosi al sangue che versava, nascondendosi tra la polvere dello scontro. Con palmo aperto, fece roteare, sulla punta del dita, le due katane che impugnava, alzandole nell’aria, pronte ad uccidere ancora.
Non gli importava quanto la sua coscienza si stesse appesantendo con quella nuova battaglia.
Quanto la sua anima si stesse oscurando per il peso di quei nuovi morti.
Qualcuno doveva pagare, pagare quell’affronto disumano e intollerabile.
Qualcuno avrebbe pagato, e avrebbe pagato con la vita.
Con il bordo della benda nera calato sullo sguardo, ed entrambi gli occhi spalancati a fissare il vuoto, Zoro avanzò lento e possente tra i marine, soffiando in trance.
Serrò gli occhi, aspirando l’odore acre e denso del sangue che colava dalle sue ferite e dai cadaveri che aveva mutilato. Piccole pozze di liquido cremisi, schizzavano sotto i suoi passi, segnando il suo cammino, macchiando i corpi dei militari stesi a terra.
Si fermò nel centro della battaglia, respirando profondamente come in un sogno.
Socchiuse gli occhi, più per istinto umano che per l’aver avvertito l’avvicinarsi del nemici, puntandoli contro di loro. Si sgranchì i muscoli del collo, smuovendo un poco, incurvando il capo sul lato sinistro, prima di riaprire del tutto gli occhi e rivelarli completamente rossi e lucidi, privi di qualsiasi iride nera, che sempre l’avevano contraddistinto, opachi di una collera senza fine.
Un gesto rapido, felino e satanico, veloce come un bacio mortale, e le tre lame di katana si mossero da sole, libere nell’aria di conficcarsi tra le carni stupefatte degli avversari, che non riuscirono nemmeno a rendersi conto del colpo, da quanto veloce e mortale, accasciandosi a terra esanimi.
-Maledizione!!! Avanti uomini!!! Chi può ancora combattere, fermi Cappello di Paglia e i suoi!!!! Gli altri uccidano l’ex cacciatore di taglie: non deve sopravvivere nessuno!!!!- tuonò esasperato il commodoro, ringhiante conto lo sterminio dei suoi uomini.
Una moltitudine bianca e blu si avventò contro Zoro, tentando di fermarlo, venendo però abbattuta colpo dopo colpo, ricoprendo il suolo di membra ferite e sangue rappreso.
-ZORO!!!!!!!!!!-
Ancora quell’urlo.
Disperato, straziante, sull’orlo delle lacrime, in bilico tra la disperazione e la paura.
-Zoro… ti prego… basta… basta…-
Roronoa ruggì furioso, accelerando i colpi, massacrando i nemici, sordo al richiamo.
-Zoro… ti prego…-
Ancora affondi, ancora sangue, ancora corpi che cadono al suolo disarmati.
-Oh Zoro… basta, basta, basta…-
Lacrime calde e amare scesero lente dagli occhi della giovane, lavandole il viso graffiato e sporco di polvere.
-… ti prego… basta…- singhiozzò Nami, mordendosi un labbro per frenare le sue lacrime.
-Basta… fermati…-
Avanzò di qualche passo tra i marine, schivando i colpi di spada e i proiettili volanti, brandendo il suo Sansetsukon solo per difendersi e non per ferire, emettendo piccoli lampi per deviare le traiettorie dei proiettili a terra, o abbattendo al suolo i militari con deboli colpi di vento, mentre tentava di avvicinarsi, nel suo lento cammino indebolito, al compagno.
-Zoro… ti prego… basta…- piangeva, fissando il verde affondare le spade nei nemici, guardandolo estrarle rosse e gocciolanti di sangue -… basta…-
Si fermò a un centinaio di metri da lui, immobile tra i soldati che lo colpivano ferendolo sul dorso e sulla braccia, lacerandogli il petto nudo e tentando di ucciderlo. Deglutì disperata, sentendo gli spari assordanti fischiare attorno a lei, sfiorandolo appena, mentre lei ne era del tutto sorda, persa tra le sue lacrime, perduta nel pianto.
Uno spasmo al braccio la fece tremare, ricordandole il foro di proiettile che le trapassava l’arto destro, facendolo sanguinare lungo tutto l’avambraccio.
La navigatrice si guardò stordita, fissando appena il taglio, netto e profondo, che le tagliava il fianco sinistro, che stillava sangue copiosamente su tutta la maglia, colando sulla gonna e poi a terra.
Scosse il capo, rialzando il viso ferito e sporco di polvere, riportando lo sguardo sul verde.
Il dolore non la sfiorava nemmeno, in quel momento, perchè un male ben maggiore le doleva nel centro del petto, facendola piangere disperata e sofferente, distruggendola nel profondo, fino a lacerarle l’anima.
Un dolore così grande che spegneva ogni altro male fisico, accendendo sofferenze incandescenti e angoscianti.
Zoro aveva perso del tutto il controllo, e stava decimando ogni uomo che lo affrontasse, uccidendogli senza pietà.
Non era più lui, era del tutto in balia della sua rabbia demoniaca, controllato solamente dal suo Haki infernale, che bramava il sangue degli avversari per placare la sua furia.
La navigatrice sbatte gli occhi umidi, puntandoli sullo spadaccino, che combatteva ringhiando e abbattendo ogni avversario, senza pietà, avanzando colpo dopo colpo tra i marine, aumentando sempre più la violenza dei sui attacchi.
Avrebbe voluto che fosse tutto un terribile incubo, un orrendo incubo, che ben presto si sarebbe svegliata ritrovandosi nel suo letto, ma quello scenario di sangue e distruzione era la realtà, e colui che regnava in quel caos di morte era il suo Zoro.
-…Zoro… ti prego… basta…fermati…-
Un sibilo acuto, e la lama di una sciabola la mancò di pochi centimetri al petto.
L’avrebbe colpita di certo, se Sanji, con un calcio rapido e potente, non avesse atterrato il marine, salvandola.
-NAMI!!!!- la richiamò, voltandosi verso di lei per controllare che stesse bene –CHE FAI, MIA DEA?!? NON È TEMPO, NE LUOGO, IN CUI FERMARSI A PENSARE!!!!-
La fissò inanime acanto a lui, le lacrime che le rigavano ancora i viso, gli occhi nascosti dietro la frangia ramata, le mani ferme attorno alla sua arma, stretta come unico ponte sulla realtà.
-Nami?!?- le accarezzò il viso preoccupato.
Nami sussultò al suono della voce del cuoco, dirigendo il suo sguardo disperato su di lui.
-Nami, dobbiamo raggiungere gli altri… andarcene da qui…- le disse, scalciando altri soldati che li attaccavano.
-Cosa?!? No!!!- gridò lei, sparando alcuni fulmini attorno a loro –Ha bisogno di me!!! Devo aiutarlo!!!! Devo aiutare Zoro!!!!-
-È senza controllo… ha perso il senno, e non sa più controllarsi… restare qui, con lui, sarebbe un suicidio…- la prese per mano, strattonandola nelle retrovie della battaglia, ma la navigatrice puntò i piedi a terra, liberandosi dalla sua presa, scattando verso lo spadaccino.
-Devo aiutarlo… ha bisogno di me…- singhiozzò, avvicinandosi a Zoro di qualche passo, prima di venire atterrata da Sanji, che la salvò ancora da un attacco dei militari.
-Nami!!!! Ma sei impazzita?!? Che credi di fare?!? Il Marimo ha perso il controllo sul suo Haki demoniaco, e ora è in preda a una crisi incontrollata di rabbia e violenza!!! Non puoi fare nulla per fermarl…-
-È TUTTA COLPA MIA!!!!- gridò piangente lei, dimenandosi tra le braccia muscolose del biondo –MA NON LO CAPISCI?!? È TUTTA COLPA MIA!!! STAVAMO LOTTANDO INSIEME!!! È TUTTA COLPA MIA!!! IO NON HO SAPUTO PROTEGEGRLO!!!! È COLPA MIA SE HA DOVUTO RICORRERE ALLA SUA AMBIZIONE!!!!-
Sanji la fissò muto, guardandola piangere a terra, stringendo combattiva la sua arma.
Quando avevano incontrato sull’isola quel plotone di marine, avevano capito subito che non sarebbe stato uno scontro come i precedenti, che non si incontrava per caso, su un’isola come tante del Nuovo Mondo come quella, un commodoro e i suoi sottoposti, armati di tutto punto e disposti a morire pur di acciuffarli.
Senza tante presentazioni e convenevoli, avevano subito dato inizio alla battaglia, lottando in quel lenzuolo di terra, affrontando con coraggio i militari.
Avevano cercato di coprirsi le spalle a vicenda, tentando di restare uniti nel combattere, in modo da non perdersi nella mischia della lotta.
-Non sarà una passeggiata…- si era morsa un labbro preoccupata la navigatrice, roteando nell’aria la sua arma, pronta ad usarla contro il plotone infinito di marine che gli stava accerchiando sulla banchina del porto a cui erano ormeggiati.
-Paura mocciosa?!?- aveva ghignato al suo fianco lo spadaccino, legandosi la bandana sul capo.
La rossa aveva sbuffato, fissandolo offesa per la presa in giro. Con tono serio e saccente, gli aveva tirato una linguaccia.
-Io non ho paura…- gli aveva riposto sicura di se.
-Bene… perché devo potermi fidare ciecamente del coraggio del compagno che mi copre le spalle…-
Nami era arrossita per la scelta del verde: voleva che lei gli coprisse le spalle, che lo sostenesse nella lotta, aiutandolo e proteggendolo. Con un sorriso smagliante, aveva annuito al samurai, brandendo combattiva il suo Sansetsukon.
Zoro aveva ghignato sicuro di se, impugnando rapido le sue spade, proprio pochi istanti prima che il gruppo di soldati gli attaccasse.
-Mocciosa…- l’aveva chiamata in un sussurro -… Non ti preoccupare: ti proteggerò io…-
È così era stato.
Per tutta la battaglia, Nami e Zoro si erano coperti l’un l’altro le spalle, affrontando i marine sorreggendosi a vicenda, schiena contro schiena, proteggendosi a vicenda e aiutandosi ad abbattere i soldati. Sembrava che danzassero a ritmo dei loro colpi, in un ballo di fulmini d’oro e lame argentate, che si mischiavano tra loro in un passionale turbinio di gesti fluidi e spontanei, come se i due pirati si fossero allenati a lungo per affinare la loro complicità.
Ma un marine troppo agile riuscì ad evitare un colpo del verde, e la spada del militare colpì il fianco scoperto della navigatrice, ferendola e facendole deviare un tuono, che mancò il suo avversario e la sua pistola.
La maglietta fine della ragazza si colorò velocemente del suo sangue, macchiandola di un intenso color porpora, che si allargò su tutto il fianco fino a colare, denso e scuro, il sangue della rossa sulla polvere del porto.
Presa alla sprovvista, Nami barcollò per la ferita, distraendosi e abbassando la guardia, permettendo così al marine, che stava affrontando, di colpirla al braccio, che trafisse parte a parte con un colpo di pistola.
Una vivida pioggerella di gocce cremisi si sparse sul torace di Zoro, voltatesi verso la compagna per aiutarla, ma che riuscì solo a sgranare gli occhi stupefatto e incredulo alla visione inverosimile del sangue che macchiava il delicato corpo di lei.
-Ahh!!! Maledizione!!!- aveva digrignato i denti Nami, indietreggiando, reggendosi il braccio, fino ad addossarsi al petto di Zoro.
-Scusa… ho sbagliato… dovevo stare più attenta…- biascicò la ramata, alzando lo sguardo sul compagno.
Lo vide fissare ammutolito le sue ferite, studiarle con attenzione e respiro affannato.
Lo spadaccino sgranò l’occhio sano, posandolo sul braccio rosso di sangue di Nami.
Era ferita.
Stava sanguinando.
Vermiglio sangue scivolava lento dal foro aperto sul suo braccio destro, mentre altro liquido amaranto colava dal bordo della sua gonna, picchiettando i suoi piccoli passi di gocce rossastre.
Deglutì sentendo che la rabbia prendeva il sopravvento su di lui, sul suo controllo e sulla sua mente. Era stata ferita.
Ferita da qualcuno, che aveva osato sfiorare quel corpo fragile e delicato, prezioso come l’aria per lui, quel corpo che richiudeva l’anima più bella e pura dell’interno mondo. Quel corpo che lui, nonostante le sue promesse, non era riuscito a proteggere.
Non era riuscito a proteggere.
Proteggere…
-Z-zoro…- si spaventò Nami, vedendolo ansimare con maggior forza, digrignando i denti, mentre stringeva con una potenza spaventosa le sue katane.
-Zoro, che succede?!?-
Lo vide aprire, con scatto secco e improvviso, entrambi gli occhi, spalancando anche quello cieco, rivelandoli rossi e privi di alcuna iride, mentre un’aura nera e densa lo circondava alle spalle, aumentando attimo dopo attimo d’intensità e buio, fino ad accumularsi lungo le sue braccia, incanalandosi nelle else delle sue spade, abbracciandole e oscurandole.
-ZORO!!!!!- si aggrappò alla sua camicia, urtandolo con forza per ricevere risposta, ma riuscì solo a strappargli la manica, cadendo a terra debole per le ferite.
Un ringhio.
Il ringhio più agghiacciante e demoniaco, che Nami avesse mai sentito, uscì dalle labbra sottili e serrate dello spadaccino, risuonando furioso e privo di senno, riecheggiando tra i militari immobilizzati di paura per il cambiamento del verde.
L’aura nera che lo accerchiava esplose attorno a lui, investendo tutti coloro che lo circondavano, navigatrice compresa, espandendosi con il latrato mentre lo spadaccino impugnava anche la sua terza katana, quella dall’elsa bianca, portandosela alle labbra.
-Zoro!!!! Che succede?!? Che fai?!?- gridò Nami, alzandosi da terra e tentando di avvicinarsi al samurai, ma fallì, perché dei marine l’attaccarono, tentando di sopraffarla in quel momento di caos generale, dove ognuno, militari e pirati, si era distratto per il boato demoniaco dell’Haki dello spadaccino.
-NAMI!!!! Che succede?!? Che sta facendo Zoro?!?- urlava Rufy, atterrando un paio di marine.
La rossa non era riuscita a rispondere, ammutolita dallo scenario che prendeva forma davanti ai suoi occhi: Zoro, il suo Zoro, il suo riflessivo e amato Zoro, si era scaraventato senza pietà contro i soldati, trafiggendoli tutti con le sue spade, uccidendoli e massacrando i loro corpi.
Avanzava senza freni tra i marine, ringhiando e bramendo a ogni colpo che muoveva, producendo mille schizzi di sangue che si aprivano nell’aria, colorando il cielo di una pioggia rubino, che ricadeva a terra densa e  malsana.
-Oddio!!! ZORO!!!!!!!!-
Gettandosi tra la folla, Nami aveva tentato di raggiungerlo, di capire che fosse successo, ma troppi soldati si frapponevano tra lei e il verde, ostacolando il suo cammino.
Era tutta colpa sua, lo sapeva.
Gli aveva detto che gli avrebbe coperto lei le spalle, e invece si era lasciata ferire come una principiante, costringendolo ad usare il suo Haki.
Non era riuscito a proteggerlo.
Proteggerlo…
-Devo aiutarlo…- si asciugò le lacrime, alzandosi da terra, liberandosi dalle braccia di Sanji -… ha perso il controllo per colpa mia… se fossi stata più attenta, non avrebbe dovuto usare la sua ambizione, e non avrebbe perso il controllo… io…-
Il cuoco scosse il capo, negando ogni sua parola.
-No, Zoro sa come usare la sua ambizione demoniaca… dev’esser stato qualcos’atro a fargli perdere il controllo… e tu, comunque, non puoi fare nulla… è troppo pericoloso…-
-E dovrei lasciarlo continuare?!? Dovrei permettergli di ammazzare e farsi ammazzare tranquillamente?!? NO!!!! MAI!!! IO LO DEVO PROTEGGERE!!!!-
Un boato, e una cannonata schiarì il cielo polveroso di polvere da sparo.
-Maledizione!!!- tossicchiò Sanji, reggendo la cartografa per un braccio - Ma chi cavolo è stat…?!?-
-FATE SPAZIO!!! ARRIVA IL CARRO ARMATO FRANKY!!!!- sparando all’impazzata con il braccio teso, il cyborg si stava facendo spazio tra il plotone di marine, avanzando fianco a fianco con il resto della ciurma, in cerca dei membri dispersi.
-Dobbiamo filarcela!!! Stanno arrivando i rinforzi di questo plotone!!!- gridò verso  cuoco e cartografa, Usop, sparando piante carnivore contro i soldati.
-Dobbiamo lasciare l’isola, finché siamo in tempo… Yohohoho-ho!!!!-
Nami alzò lo sguardo verso Zoro, ancora in balia della sua rabbia omicida, che trafiggeva ogni essere che gli si avvicinava, spargendo sangue tutt’attorno a lui.
-Prima dobbiamo calmare Zoro!!!!- sibilò improrogabile.
-Lo sederò e poi lo porteremo sulla Sunny…- gridò Chopper, colpendo in faccia un marine con un colpo di zoccolo.
-Non credo che basterà una puntura per calmarlo…- ragionò Robin, incrociando le braccia al petto nel stritolare gli avversari -… in più credo che stai esaurendo le energie… ben presto, lo spadaccino cadrà al suolo inanime…-
-Che vuoi dire, Robin? Che vuol dire inanime?!?-
-Morto, capitano: ben presto Zoro cadrà a terra morto… quest’eccesso di Haki lo sta letteralmente divorando da dentro…-
Nami sgranò gli occhi, puntandoli sul viso serio e muto di Rufy, che sbiancava alle parole dell’archeologa. Era vero: i colpi del samurai diminuivano di potenza affondo dopo affondo, e il suo respiro era sempre più irregolare e afono.
La rossa si morse un labbro, atterrando alcuni soldati.
-Zoro…- sussurrò, ascoltando il latrato di furia del verde che echeggiava a pochi metri da lei.
No, non poteva permettere che tutto ciò accadesse.
Lei doveva proteggerlo.
Deglutì a vuoto, stringendo nelle mani la sua arma. Prese un respiro profondo e la lanciò a Brook, che l’afferrò stupito, guardandola correre verso il verde
-NAMI!!!!!- la rincorse, difendendola da alcuni spari.
-NAMI!!!! CHE FAI?!?- ruggì Rufy, inseguendola con il resto dei Nakama al seguito.
-Copriteci!!!!- urlò lei, gettandosi tra la folla di marine che attaccava Zoro, scivolando tra le spade e le divise, macchiandosi del sangue dei morti e della polvere degli spari.
Corse in un lembo vuoto di terra, riuscendo a far breccia tra due corpi che veniva trafitti, in quel momento, da una katana dello spadaccino, stramazzando al suolo defunti.
-ZORO!!!!!- lo chiamò, facendolo voltare verso di lei.
Con un balzo, superò i corpi, lanciandosi verso il samurai, riuscendo a raggiungerlo.
Un ruggito bruttale l’accolse, zittendo ogni altro urlo e pianto, non fermando però la corsa della navigatrice, ormai a pochi passi dal viso del giovane.
Nami si arrestò solo un attimo, deglutendo per le fitte delle ferite, mentre respirava a fatica. Attorno a lei, disposti a cerchio, i loro Nakama li proteggevano dagli assalti dei soldati, permettendo alla navigatrice di avvicinarsi ancora, senza pericolo, allo spadaccino.
Gli occhi scarlatti del samurai si puntarono sul di lei, sgranandosi illuminati.
Lo spadaccino ringhiò contro l’avanzare lento e sicuro di Nami, digrignando i denti, aggressivo e furioso, mentre i suoi occhi brillavano di luce propria nel posarsi sulla figura della rossa. Fece roteare le katane nelle sue mani, leccando con la punta della lingua l’elsa di quella che brandiva sulla bocca, soffiando minaccioso.
-Zoro sono io: Nami…- urlò Nami.
Lo spadaccino aprì le braccia armate di armi, digrignando i denti feroce.
-Calmati, ti prego… calmati…-
Un ringhio, e il verde si lanciò sanguinario contro la giovane indifesa, brandendo, veloce e violento, le lame delle sue katane su di lei. Nami mantenne lo sguardo fisso su quello purpureo di Zoro, non tentennando nemmeno un attimo, avanzando verso di lui.
Mosse i suoi passi sicura e decisa, non mostrando alcun segno di paura o terrore del compagno.
Lo fissò serena, con quei suoi occhi rossi e senza iride, e i denti fatti stridere contro di lei in un ringhio disumano, mentre le lame delle sue katane si chiudevano attorno alla sua figura, accerchiandola sempre più.
Camminò sicura, verso quel demone bestiale che le prometteva una morte dolorosa e sanguinaria, non temendo mai la furia del ragazzo, che ruggiva brandendo le sue armi.
Si fermò nel suo lento avanzare, solo quando si ritrovò faccia a faccia con lo spadaccino, con il suo soffio caldo e stanco sul viso, i suoi occhi furiosi nei suoi lucidi di lacrime, e le sue spade, luminose e affilate, amaranti di sangue, mentre abbattevano il marine , che dietro le spalle di Nami, aveva alzato al cielo la sua arma per ferirla.
Il soldato cadde a terra esamine, sospirando sotto il ruggito che esplodeva dalle labbra di Zoro.
-Zoro, sono io… sono Nami…- alzò le mani sul suo viso la rossa, accerchiandogli l’ovale del volto e accostando la sua fronte a quella bendata del samurai.
Respirò profondamente, chiudendo gli occhi, mentre ascoltava il respiro affannoso del giovane tranquillizzarsi seguendo il suo. Gli tenne fermo il viso, tentando di fermare il suo latrare furioso.
-Mi dispiace, buzzurro mio…- sussurrò dolce, sovrastata dagli spari e dalle urla -… non ti ho protetto come promesso… non ho saputo mantener fede alla tua fiducia… mi dispiace…-
Riaprì gli occhi, puntandoli su quelli vermigli di lui, che soffiava e scalciava come un animale rabbioso, smuovendo il capo come a incornare le parole della donna, digrignando i denti e spingendo contro di lei la katana che reggeva sulle labbra.
-Si, lo so…- sussurrò ancora Nami, permettendo a una lacrima di scivolarle dagli occhi, mentre accarezzava le guance del ragazzo dietro alla lama della spada -… ti ho deluso, e mi dispiace davvero… ma Zoro, ora basta… ti prego, ti prego amor mio: basta…-
Si avvicinò ancora al volto del giovane, fino a sfiorare con le labbra l’elsa che mordeva con furia, mentre le mani del verde reggevano combattive le altre due katane, pronte e uccidere qualunque avversario avesse osato attaccarli.
-… calmati… basta lottare… riprendi il controllo su di te, e reprimi il tuo Haki… torna ad essere lo Zoro pigro e sereno di sempre… torna ad essere lo Zoro che amo… ti prego… basta uccidere… basta… ti prego, perdonami… perdonami se non ho saputo proteggerti come promesso… -
Un’altra lacrima si posò sulle labbra della rossa, mentre esse sfioravano quelle strette attorno all’impugnatura della spada di Zoro, baciandole appena in preghiera.
Un semplice tocco leggero, uno sfiorarsi appena accennato, un accarezzarsi timoroso e d’amore puro.
Nami riaprì gli occhi chiusi per le lacrime, fissandoli su quelli chiusi e calmi di Zoro.
Dalle sue labbra non risuonava più alcun latrato, nessun ruggito rabbioso.
Un tintinnio secco, e le tre katane scaddero a terra scivolando dalla presa del verde, che sospirò debolmente, addossandosi al petto della rossa, che lo sorresse con forza, aiutandolo a non cadere.
-N-nami…- lo sentì sussurrare al suo orecchio.
-Sono qui… sono qui Zoro… e mi dispiace, mi dispiace tanto…- pianse reggendolo.
-No…- ansimò lo spadaccino, riconoscendo di sfuggita le ombre dei compagni lottare attornio a lui nel proteggerlo -… non è colpa tua… è mia… non… non ho… non ho saputo difenderti… sono io che non ho mantenuto la promessa… non ho protetto la donna che amo… io… io…-
Nami gli alzò con delicatezza il viso con una carezza, in modo da poterlo baciare sorridendo. Lo baciò con gentilezza, aiutandolo a reggersi con il braccio sano, mentre percepiva la mano dello spadaccino coprirle il fianco ferito tentando di fermarle la lieve emorragia.
-Non dire sciocchezze…- soffiò sulle sue labbra -… tu mi hai difeso sempre… anche oggi… sono io che non ti ho aiutato… ma ti prometto che, d’ora in poi lo farò… te lo prometto… si, te lo prometto, amore mio… non permetterò più a nessuno di farti perdere il controllo sul tuo Haki… te lo giuro su tutto l’amore che provo per te…-
Lo spadaccino ghignò debolmente, a quelle timide parole d’amore, reclinando il capo stanco sulla scapola chiara della navigatrice. L’abbracciò per le spalle, piegando le gambe stanco, mentre sentiva le grida dei suoi Nakama annunciare la sconfitta del plotone e il ritorno sulla Sunny.
Piccole carezze lo accompagnarono nello stendersi al suolo, per riposare, mentre un leggero bacio lo rassicurava, baciandogli le labbra piegate in un ghigno felice.
Altre carezze lo accomapgnarono nel sonno, mentre una promessa lo cullava:-Tranquillo, spadaccino mio: ora ti proteggo io…-
 
 
 


ANGOLO DELL’AUTORE:
Bho, m’è venuta così, guardando Evangelion 2.0…
Comunque la dedico a tutti quelli che lasceranno una recensione: ciurma, questa scemenza è la numero 100!!!!!!!!!!!!

Zomi
 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi