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Autore: soel95    31/08/2012    2 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorsi tre giorni da quando aveva condotto Esmeralda a Notre Dame ma nonostante facesse del proprio meglio per risultare affabile, i suoi goffi tentativi si concludevano sempre con un misero fallimento; spesso quando le rivolgeva la parola, arrossiva come un adolescente provocandole un ilarità che tuttavia la giovane tentava di celare per non farlo sentire ulteriormente in imbarazzo, ma lui se n’era accorto… il più delle volte le parole gli morivano in gola non riuscendo a trovare il coraggio di esprimere i propri sentimenti, ed allora taceva continuando a riempire il proprio cuore di frasi che probabilmente mai sarebbe riuscito a dirle.
 
I loro rapporti però stavano migliorando, sebbene le risultasse ancora difficile fidarsi completamente di lui, stava tentando di conoscerlo, o almeno questa era l’impressione che Claude si era fatto, permettendogli di provare in questo modo una felicità nuova… indescrivibile; se solo avesse saputo che cos’era il suo amore per lei, se solo fosse riuscito ad esprimere ciò che il suo cuore serbava e che vi rimaneva dolorosamente confinato… se solo lo avesse amato, allora tutta la sua sofferenza sarebbe giunta al termine. Ma si doveva accontentare, del resto… sino a poco tempo prima, sarebbe inorridita alla sua sola vista e non gli avrebbe rivolto che parole cariche di odio e disprezzo.
 
Rifletteva mentre a conclusione di una giornata che gli era parsa particolarmente lunga e falsa, senza di lei ormai nulla aveva più ne senso ne valore, ritornava verso la propria cella con una fretta nel passo che nessuno al di fuori di lui, avrebbe saputo motivare; il desiderio di rivederla ora un chiodo fisso nell’arco di tutto il giorno, anche quando si trovava nella cattedrale… anche quando predicava alla folla, la sua mente era lontana dal suo corpo, si trovava di sopra, in quella torre che condividevano… era accanto a lei e l’accarezzava con dolcezza ed infinito amore.
 
Nell’istante in cui mise piede in quella stanza però rimase paralizzato sulla soglia… non riusciva più a muovere un muscolo e tutto il sangue gli era affluito al volto ed al basso ventre; richiuse immediatamente la porta e dovette lottare contro se stesso per mantenere il controllo in quella situazione che si presentava ad i suoi occhi come il più bel paradiso. Esmeralda era distesa con il capo rivolto all’indietro e gli occhi socchiusi… all’interno di quella stessa vasca che lo aveva ospitato negli anni passati, il suo dolce e candido corpo si appoggiava mestamente dove un tempo vi era stato il suo; un lungo e delizioso brivido gli attraversò tutta la schiena a quella vista ma solo dopo essersi voltato trovò il coraggio di richiamare la sua attenzione per tentare, distraendosi, di porre un freno ad un’immaginazione che dall’istante in cui aveva scorto la delicata linea dei suoi seni attraverso l’acqua, aveva iniziato inevitabilmente a galoppare verso confini irraggiungibili.
 
-Ah… pe… perdonatemi… io…- sentì chiaramente il rumore del corpo di Esmeralda che ridestata dal suono della sua voce, tentava di celarsi maggiormente ai suoi occhi sebbene le voltasse le spalle; il nodo che gli opprimeva la gola gli rendeva difficile respirare, la prorompente eccitazione che in quel momento lo pervadeva non gli permetteva di ragionare con lucidità
-Non… non vi avevo sentito entrare…- le sue parole melodiose, rotte dall’imbarazzo crescente di trovarsi svestita dinnanzi a lui, lo fecero tremare come una foglia… in quel momento il desiderio che aveva di lei stava diventando incontrollabile, la voleva… ora più che mai; voleva potersi girare e perdersi in quei pozzi neri che erano i suoi occhi, l’avrebbe tratta a se per riempire con baci lussuriosi ogni angolo del suo corpo fino a farlo arrossare ed infine… entrare dalla sua porta per annegare in quel mare di emozioni  che era certo, le avrebbe procurato.
 
Senza guardarla un solo istante, con passo malfermo raggiunse la finestra ed appoggiò impercettibilmente la fronte contro il gelido vetro nella vana speranza che quel contatto potesse spegnere la passione che lo stava divorando nel profondo, che lo stava mettendo alla prova; la sua mente immaginava vividamente tutto ciò che i suoi occhi non potevano vedere… la osservava mentre si alzava timidamente dall’acqua per poterne uscire e rivestirsi il più in fretta possibile, la osservava mentre si passava un leggero panno tra i capelli bagnati e la osservava mentre le sue mani attraversavano sicure quella figura perfetta… quel corpo di ragazza che si stava inevitabilmente trasformando in una donna, mentre si allacciava il corsetto.
 
-Potete voltarvi se lo desiderate…- la sua voce risultava ora più tranquilla sebbene vi permanesse un accenno di quel pudore che non l’abbandonava mai; non avrebbe dovuto girarsi verso di lei… doveva continuare ad osservare distrattamente fuori dalla finestra per non permettere che lo sguardo della giovane incontrasse il suo dove ancora bruciava un fuoco, che si soffermasse su quel corpo che ancora portava gli evidenti segni del furore che l’aveva invaso
-Io… io… non so come scusarmi…-
-Non è colpa vostra… non potevate saperlo…-
-Il mio tuttavia… rimane un comportamento inaccettabile…-
 
 
 
 
 
Quando la voce calda e melodiosa di quel prete l’aveva strappata ai suoi pensieri, si era sentita come scoperta… doveva essersi veramente persa a fantasticare e non rendendosi conto del tempo che passava, finendo con il cacciarsi in quella situazione imbarazzante.
 
Aveva cercato di ricomporsi il prima possibile così da poter sciogliere l’aria carica di tensione che impregnava la stanza ma quando gli aveva rivolto la parola… vi era stato qualcosa nel suo tono, nei suoi modi che l’avevano sorpresa; le parlava lentamente, scandendo le parole alternandole a dei lunghi sospiri soffocati. Volendo capire cosa gli stesse accadendo, decise di avvicinarsi a quella figura che sempre osservava senza alcun timore la gente e che ora, protesa in avanti, sembrava gravata da un enorme peso ed appoggiata al cornicione le appariva tormentata; gli sfiorò appena la spalla, ma quel semplice contatto fu sufficiente a farlo sobbalzare lasciandola, se possibile, ancora più perplessa.
 
Fu solo quando i loro sguardi si incrociarono che comprese… in quell’azzurro chiaro lesse tutto il desiderio che in quel momento lo pervadeva rendendolo schiavo delle passioni e ne ebbe timore; sebbene fosse stato estremamente cordiale in quei giorni dimostrandosi comprensivo e paziente, la paura che prima o poi avrebbe potuto approfittare di lei persisteva impedendole di rilassarsi totalmente in sua presenza. Ora… a pochi centimetri da lui, con i suoi occhi che la scrutavano con insistenza si sentì confusa .
 
Non comprendeva che cosa stesse mutando dentro di lei… che cosa vi fosse nell’azzurro di quel prete che la incantavano e la turavano allo stesso tempo; si rendeva perfettamente conto di cosa passasse per la sua mente, ma non riusciva a provare per lui odio… solo un velo di compassione.
 
 
 
 
Il capitano Phoebus aveva trascorso gli ultimi giorni in giro per Parigi; stava perlustrando la città come un forsennato nel tentativo di ritrovare quel maledetto con il mantello e quella ragazzina sfrontata ma nulla… sembravano entrambi scomparsi.
 
Non gli rimaneva che un alternativa… doveva affidarsi ai suoi amici, uomini che erano disposti a tutto pur di poter guadagnare qualcosa e che non si sarebbero fatti alcuno scrupolo; avrebbe dato qualsiasi cosa pur di farla pagare a colui che lo aveva trattato come un pivello e per avere finalmente quella zingara sotto di se, nessuna donna lo aveva mai respinto… e lei di certo non sarebbe stata la prima.
 
Aveva raggiunto i quartieri più malfamati della città, lì i rapporti di forza tra criminalità e gente comune erano ribaltati ed ogni valore annullato; la bettola nella quale avrebbe trovato gli alleati perfetti per la sua impresa era una sola: ‘Le diable incarné’, un covo di malavita della peggior specie. Paradossalmente, sebbene lui fosse un soldato, si trovava maggiormente a suo agio in un luogo come quello, dove i reati erano la normalità, piuttosto che in ambienti raffinati e culturalmente alti… questa sua propensione a determinati ambienti, non faceva che accentuare il reale carattere di un uomo arrogante ed ambizioso che per il proprio tornaconto, non esitava a calpestare i sentimenti delle persone.
 
Gli uomini che cercava erano tre: contrabbandieri, assassini, ladri… in effetti non vi era una definizione precisa e definita per persone simili; li aveva conosciuti anni addietro e nonostante le iniziali diffidenze, avevano capito subito che da una reciproca collaborazione non avrebbero potuto che guadagnarci entrambe le parti. Li individuò senza alcuna difficoltà in mezzo alla folla che opprimeva quel tugurio dirigendosi immediatamente con passo deciso verso di loro
 
-Chateapers… cosa ci fai da queste parti… non ti si vede da un bel po’…- a parlare era stato il più grande dei tre; aveva la testa completamente rasata ed un’ampia cicatrice che gli attraversava il volto spaccandogli il labbro ed il sopracciglio
-Salve ragazzi… come ve la passate?-
-Ah… puoi anche evitare questi rivoltanti convenevoli… se sei qui deve esserci sicuramente un motivo…-
-Mpf…  hai ragione. Ho bisogno del vostro aiuto…-
-Di cosa si tratta questa volta?- la voce dell’uomo si era fatta interessata
-Devo rintracciare un lurido bastardo per fargliela pagare… nessuno può trattarmi a quel modo…-
-Un uomo… e cosa ci guadagneremmo nell’aiutarti?- per gli individui di quella risma contava un’unica cosa, il proprio tornaconto; mai avrebbero fatto qualcosa mossi dall’amicizia e mai questo sentimento avrebbe toccato le loro anime… anime nere e corrotte
-…Se mi darete una mano… avrete la vostra ricompensa e poi…-
-E poi? Parla forza…-
-Con lui ci sarà sicuramente una giovane ragazza… potremmo spassarcela tutti insieme- un ghigno tetro gli aveva oscurato la faccia mentre pronunciava quelle parole
 
L’uomo proruppe in una violenta risata nell’istante in cui il capitano tacque e dopo essersi scambiato uno sguardo d’intesa con i suoi compagni… diede le sua risposta.
  
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