Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Reira74    01/09/2012    4 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*CAPITOLO 20*


Each Uisge*, il demone di aria e fuoco, atterrò nella radura il cui falò si era spento ormai da qualche giorno, i suoi occhi di brace fiammeggiavano nella notte, come quelli del suo cavaliere.

Il pestilenziale fiato seccava l'erba fresca che sfiorava, mentre sbuffava e scalpitava in direzione della morta palude con la coda e la criniera che, come lugubri fiamme, continuavano ad agitarsi mosse da un vento inesistente.

Il prodigioso cavaliere scese avvicinandosi al confine di quelle terre maledette, un gigante, persino secondo i canoni delle genti di Númenor, che pure superavano in altezza tutti gli altri uomini, il corpo possente e muscoloso di un lottatore era coperto da una pesante armatura di pelle di viverna,che disegnava in maniera perfetta i pettorali massicci e gli addominali scolpiti, gli spallacci irti di punte acuminate si alzavano e abbassavano al ritmo dei passi nervosi che risuonavano nel silenzio come colpi potenti degli stivali ferrati.

Il mantello era tenebra assoluta e viva si contorceva e sibilava in tentacoli oscuri che si spandevano attorno al suo corpo mentre avanzava, per poi ricadere simili a pesante stoffa inanimata quando fermò i suoi passi.

-Morto!- imprecò -Tutto morto!- Un pugno sferrato coi guanti corazzati stroncò un giovane abete che aveva avuto la sfortuna di conoscere la rabbia di Morgoth.

-Non c'è nulla qui, cosa pensavano di trovare quegli sciocchi? Quella dannata strega si è portata via il mio Potere, ma ne lei ne i suoi patetici soldati sono sopravvissuti-

Parlava ad alta voce alla notte, nascondendo nell'ira una sicurezza che non possedeva, Melkor il Dio/Re di Arda odiava non sapere, e quella gente si comportava in maniera incomprensibile, cosa erano venuti a cercare in quel luogo sciagurato.

Dopo molti millenni il dubbio lo dilaniava, la paura che ora chi gli si opponeva possedesse quel potere a cui aveva tanto anelato.

-Maledetto Olórin!- ringhiò alle stelle, avrebbe dovuto ucciderlo subito, aveva sempre saputo di non potersi fidare, ma era potente e intelligente, molto più di quel burattino di Saruman, e lui amava il potere.

-E ora mi si è rivoltato contro! Dannato Sognatore sciocco! Possibile che abbia visto quello che a me è sfuggito?- Non era possibile, aveva cercato per secoli in quelle paludi in cerca delle traccie residue di potere, li non c'era nulla, tranne quei sudici bastardi che avevano osato opporsi alla sua giusta richiesta, eternamente intrappolati nel loro amato bosco, un destino ancora troppo clemente per la loro arroganza.

-Ma se non il potere cosa cercavano? Chi sono queste persone che osano sfidarmi? Chi è quell'elfo che è immune alla mia magia?-

Perché nella sua arroganza non prendeva neppure in considerazione il fatto che degli amici potessero tornare e affrontare il pericolo per un semplice compagno, ma si era convinto che quell'immortale possedesse la forza per annullare la sua magia, e questo, unito alle capacità di Olórin, perché era sicuro che ci fosse l'antico traditore dietro a tutto quel mistero, lo spaventava e la paura lo rendeva ancora più pericoloso.

Allargò le enormi braccia lanciando i tentacoli di tenebra nella palude, neri serpenti che si scioglievano alle sue spalle, scivolando sugli acquitrini, sibilando tra gli alberi morti, frustando l'aria in cerca di risposte, che però come un tempo a lui restavano celate, perché la Tenebra è incapace di riconoscere la Luce che si nasconde.

-Niente! Niente!- il suo ruggito squarciò il silenzio mentre le fiamme divampavano bruciando il bosco attorno a lui, l'orrida cavalcatura nitrì di piacere.

Non avrebbe permesso che uno sparuto gruppo di mortali con un sudicio elfo e un illuso Istar lo mettessero in ridicolo, doveva trovarli, doveva fermarli, e soprattutto doveva capire le loro intenzioni.

Si impose la calma richiamando le Tenebre che tornarono a tessere il cupo mantello, da dove cominciare?

Se non erano venuti a cercare Potere l'unica spiegazione era che cercassero una via, non poteva permettere che quegli sciocchi passassero le Nebbie, a differenza dei suoi servitori Lui aveva sempre saputo di non aver vinto realmente, ora era più forte, ma lo era veramente? Poteva fidarsi di quei melliflui fantocci che lo circondavano? Avidi e smidollati che adulavano la sua Gloria e si pavoneggiavano nel suo Potere. E il popolo? Marmaglia senza spina dorsale pronta a mordere la mano che l'aveva a lungo nutrita come un cane rabbioso si rivolta al cacciatore, buoni solo come carne da macello, li avrebbe usati come aveva sempre fatto, puntando sulla debolezza dei Valar che avrebbero trattenuto la mano contro quei poveri innocenti.

Non lo avevano fermato allora non ci sarebbero riusciti ora che era Signore Supremo, ma voleva governare su una terra in rovina? Voleva perdere i suoi giocattoli e balocchi? No, non lo voleva e soprattutto non voleva essere umiliato da un così esiguo gruppo di avventurieri.

Non poteva mostrarsi avventato, nessuno doveva minimamente sospettare che quella gente lo preoccupasse, già una volta aveva fatto quell'errore e lo aveva pagato caro, avrebbe allertato le viverne, dovevano attraversare il loro territorio e non ne sarebbero usciti vivi, gli dispiaceva per l'elfo ma era un sacrificio necessario, questa volta non avrebbe trattenuto la mano cercando prigionieri.

Sapeva chi doveva ringraziare per il fatto che fossero sfuggiti all'Occhio della Torre, Bombadil, quella spina nel fianco di cui non poteva liberarsi, ma anche lui alla fine avrebbe pagato, Ilúvatar non lo avrebbe protetto in eterno, Lui, solo Lui, Melkor il Potente era un degno figlio dell'Unico.

Questa volta fu una risata, malvagia e gelida a attraversare la notte mentre saliva sul  mostruoso cavallo, diretto a trovare un vecchio amico, che troppo a lungo aveva ignorato.  


Camminavano da giorni ormai in quelle terre desolate, solo le capacità di Tàr di riuscire a trovare le poche sorgenti presenti in quel deserto gli permettevano di sopravvivere.

Persino Gimli, dopo aver stoicamente resistito per un'intera giornata aveva abbandonato armatura e cotta di maglia per non fare la fine di una “capra al forno” come lui stesso aveva detto, sarebbe stato più agevole muoversi di notte e cercare un riparo dal sole infuocato di giorno ma neppure loro erano tanto folli, sapevano di essere nel territorio di caccia delle viverne, e muoversi con la frescura dell'oscurità sarebbe anche stato un invito a cena per quelle creature.

 Le Terre Desolate, miglia e miglia di sabbia rossa e rocce aguzze, solo i pazzi e i suicidi si avventuravano in quelle lande deserte, l'acqua era quasi inesistente e nascosta in profondità nel terreno, i pochi fiumi scorrevano in gole tanto profonde da essere quasi irraggiungibili e comunque un comune viaggiatore sarebbe morto molto prima di raggiungerli dal momento che distavano giorni di cammino sotto il sole cocente, per completare il quadro avvilente se si sopravviveva a caldo e sete c'era sempre il rischio di diventare il pasto di uno di quei mostri alati tanto amati da Melkor.

 Fortunatamente la compagnia che le stava attraversando in quel momento non era certo formata da comuni viaggiatori, il gruppo di Cacciatori di Reliquie si era trovato spesso in quelle regioni ricche di rovine, perché quel deserto, come altre zone martoriate, non era sempre stato tale, un tempo, prima della guerra, era una pianura fertile e verdeggiante, li era stata combattuta l'Ultima Battaglia, in quel luogo le forze dei Potenti si erano scontrate ferendo le terra in maniera devastante e, per completare l'opera, quello stesso deserto era stato a lungo conteso tra Draghi e Viverne finché i Draghi, indeboliti dal tradimento di Ancalagon* si erano dovuti arrendere alla supremazia delle rivali che godevano del favore di Morgoth.

La capacità del númenóreano di sapere sempre dove scavare per trovare acqua o di portarli ogni sera a un riparo di rocce o rovi che li nascondessero agli occhi dei mostri non mancavano ancora di sorprendere l'elfo, sebbene i compagni ci fossero da tempo abituati e non si ponessero domande per lui queste capacità avevano del magico, almeno finché l'uomo non gli aveva spiegato con pazienza a riconoscere i punti dove la sabbia era più scura, un sicuro segnale che fosse più umida, e vedere le irregolarità nelle onde di sabbia, che indicavano qualcosa di sufficientemente grosso da deviare il vento, ma anche ora sforzando la sua vista acuta su quella superficie monotona doveva ammettere che quel mortale aveva una vista migliore della sua, almeno per quanto riguardava certi particolari, per quanto ci provasse e sapesse cosa cercare lui continuava a vedere sabbia e rocce e il riverbero del sole che gli feriva le iridi chiare.

Ma non era a questo che stava pensando in quel momento, era balzato in avanti allontanandosi senza una parola, per poi fermarsi immobile davanti a un piccolo arbusto secco di rovi, e ancora stava li, immobile, con un'espressione meravigliata che intenerì il cuore del umano quando lo raggiunse.

-Cosa vedono i tuoi occhi di così bello in una pianta morta?- chiese dolcemente

Non si era neppure accorto del compagno che si era avvicinato.

-Non è morta- rispose orgoglioso di aver notato qualcosa che era sfuggito all'altro, si chinò accarezzando delicatamente, quasi con deferenza una piccola gemma che si stava aprendo rivelando un unica fogliolina verde, pallida e stropicciata, dall'aspetto debole e delicato, eppure inspiegabilmente viva.

-Non è meravigliosa? E' incredibile che trovi la forza di sopravvivere in questo inferno ma è qui, ed è viva, quasi non credo ai miei occhi. La vedi anche tu?-

-La vedo- allungò la mano sfiorando quella candida ancora appoggiata alla gemma -Mi ricorda qualcuno- disse con tenerezza -Solitaria, dall'aspetto fragile, ancora un po' accartocciata su sé stessa come avesse paura di aprirsi al mondo, e non le do torto, chi non avrebbe paura di un mondo come questo? Ma lei sopravvive, nonostante l'arsura, nonostante il deserto, nonostante tutto quello che il fato le ha scagliato contro, lei sopravvive ed è pronta ad aprirsi al sole-

-E' forte, neppure lei sa di esserlo, ma ci vuole forza per germogliare in un luogo come questo- se stesse ancora parlando della foglia o di sé stesso neppure lui lo sapeva

-Sì, lo è davvero-

-Conosci il suo nome nell'Antica Lingua?-

-Laeg Lassë Foglia Verde, Germoglio-

-LaegLassë- ripeté lasciando scivolare le parole sulla lingua in un sussurro -Laegolassë- riprovò ancora pensieroso -Laegolas...-

-Legolas- gli sussurrò all'orecchio -Legolas-

-Legolas... è bello-

-Sei bello... Legolas... sei un germoglio pronto a sbocciare-

-Forse sono solo pallido e raggrinzito- scherzò cercando di calmare i battiti del suo cuore

Con una risata l'uomo lasciò cadere l'argomento, aveva promesso di non spingersi troppo oltre, avrebbe continuato con cautela, ma prima di andarsene estrasse il pugnale e lo piantò nella sabbia scoprendo le radici, e strappandole al deserto

-No!- gridò l'assassino -Così la uccidi!-

-Forse lo penserà per un momento- rispose sorridendo e avvolgendola in una pezza umida che ripose nello zaino -Ma non preoccuparti, ha lottato abbastanza, mi prenderò cura di lei e la porterò dove potrà crescere senza paura-

“Sì, lo farà, lo farebbe, l'ha già fatto” e nonostante tutti i suoi propositi non poté impedirsi di sorridere anche se riuscì a voltarsi in tempo per evitare che lui lo vedesse “Ora non ho più dubbi, io sono Legolas, sono io quella giovane piantina”

-Non la farai morire vero, Estel?- domandò ancora girato di spalle osservando l'orizzonte

-Non ti preoccupare, è al sicuro, non permetterò che le accada nulla-

L'elfo continuò a osservare ostinatamente il deserto, gli occhi che luccicavano forse per la troppa luce, non poteva girarsi, non poteva perché aveva paura di leggere negli occhi dell'uomo che non stava più parlando della pianta “O forse ho paura che lui stia davvero parlando solo della pianta? Eru Ilúvatar dammi la forza! Sono stato io ad allontanarlo, ed è giusto così, non posso permettermi di avere certi pensieri, non posso permettermi di cedere...”

Ancora una volta fu il bruno a interrompere il momento così carico di sottintesi, forse meditando una leggera vendetta o forse deciso a scalfire poco alla volta la determinazione della preda, ma ora era lui a fare impazzire l'immortale allungando la mano e ritraendola subito dopo.

-Allora Germoglio, pensi di restare qui tutto il giorno o ti decidi a seguirci? Il sole già cala e visto le tue doti di osservazione ho appena deciso che non ci fermeremo finché non sarai tu a trovarci un riparo per la notte-

-Stai scherzando vero?- si riscosse immediatamente dai pensieri

-Assolutamente no-

-Aspetta- allungando il passo per rincorrerlo -Non puoi dire sul serio! Non ne sono in grado, vuoi farci ammazzare tutti?-

-Sai cosa cercare e la tua vista è acuta, non imparerai mai a cavartela da solo se non ci provi-

-Pensavo di essere io quello che voleva morire, agli altri non ci pensi?-

-Certo, quindi se non li vuoi sulla coscienza smettila di lamentarti e comincia a cercare-


Stava sudando, erano giorni che camminavano in quel deserto e solo adesso sudava, pensò mentre si asciugava la fronte con un braccio, e tirava indietro i lunghi capelli che aderivano fastidiosi alla pelle “Sono un elfo dannazione! Non sudo, non ho freddo, non sono mai stanco!” eppure sudava e le gocce salate scivolavano sulla fronte e gli annebbiavano la vista, ed era anche l'unico a preoccuparsene, quando il capo aveva comunicato la sua decisione l'unico commento era stata una pacca sulla spalla di Gimli

-A quanto pare è arrivato il tuo momento ragazzo- gli aveva detto -Tranquillo ci siamo passati tutti, il capo è convinto che sotto pressione si dia il meglio!-

“Che cosa significa! Non ho certo bisogno di essere messo sotto esame da uno stupido mortale, io! E poi perché diamine si ostinano a chiamarmi ragazzo! Dannazione! Dannazione! Dannazione!”

-Chiudi gli occhi e respira- sentì quella voce calda accarezzargli la nuca e immediatamente si calmò, gli sembrava di essere tornato bambino mentre sua madre gli insegnava paziente a muoversi furtivo

-Devi sentirlo il deserto, senti il vento, il sole la sabbia, non ti sono nemici, non ti stai preparando a una battaglia, cerca di rilassarti-

Aprì la bocca per parlare ma un dito fu immediatamente posato sulle labbra facendolo tacere

-Chiudi gli occhi e respira- sussurrò ancora mentre con la mano accarezzava lentamente il suo petto, traendolo con delicatezza ferma verso di se -Rilassati-

“Se mi rilasso ancora un poco mi cederanno le gambe”

 -Guarda con gli occhi ma senti col cuore- “Hai dimenticato che non ce l'ho, un cuore?” ma lo sentiva battere, sentiva forte il cuore dell'uomo battere contro la sua schiena, e sentiva il suo rispondergli

-Ora, apri gli occhi-

E vide, vide come non aveva mai visto prima, vide come vedeva lui, vide la calda luce del sole, vide il vento e la sabbia sempre in movimento, vide le ombre delle creste rincorrersi giocose, sentì il profumo della salsedine portato da miglia di distanza, e sentì la voce profonda della terra, il respiro caldo della brezza, il canto melodioso della luce o forse erano le sensazioni del corpo premuto dietro di lui

-Vedo- gli uscì in un singulto  

-Ne ero sicuro- quella bocca calda premuta sulla spalla sembrò ustionargli la pelle attraverso la stoffa.

Respirò profondamente cercando di ritrovare un controllo che minacciava ogni momento di sfuggirgli

-Dovresti smetterla di scivolarmi silenzioso alle spalle, quello è compito mio-

-E tu dovresti essere più attento, ma vedo che ultimamente ti distrai facilmente-

-Solo perché tu non sei un pericolo, anche se non ti sento arrivare il mio istinto sa che non ho nulla da temere-

L'uomo sorrise a quella frase più di quanto immaginasse, in realtà temeva che il suo comportamento passato avesse reso l'immortale più cauto nei suoi confronti, ma quell'ammissione ingenua fugava da lui ogni dubbio.

-Allora vai, Giovane Germoglio- scherzò -Ora che puoi vedere, dirigi sicuro i tuoi passi-

Quando il corpo dell'uomo si staccò da lui sentì improvvisamente freddo, un attimo di vuoto, come se improvvisamente gli venisse a mancare una parte importante di sé, e in quel momento per la prima volta maledisse la decisione che lo aveva portato ad allontanare per sempre l'unica persona che lo avrebbe mai fatto sentire completo, e si maledisse e maledisse le sue paure per non aver rischiato in quella sfida così grande contro se stesso, ma poi ricordò che era stato per proteggere lui che lo aveva fatto, per proteggerlo da quell'illusione di sentimento che non sarebbe mai riuscito a provare.

Ancora una volta, con uno sforzo che diventava ogni giorno sempre più pesante richiuse la mente a quei pensieri molesti, puntò gli occhi freddi sull'orizzonte e ricominciò a camminare deciso, verso un rifugio che ora sapeva dove trovare.



*Reirapedia  (ovvero la Wikipedia di Reira...NCA  sta per Nuova Cronologia di Arda)

Tolkien parla spesso dei Maiar rinnegati, alcuni li conosciamo (Sauron, Ungoliant, i Balrog...) di altri non si sa nulla quindi ho deciso di inventare... spero che il professore non me ne voglia... ma visto quello che ho fatto alla sua povera storia, non credo che se ne avrà a male per questo piccolo particolare, comunque per placare il suo spirito ho attinto dalla mitologia nordica alla quale lui stesso si è ispirato.

Each Uisge era uno dei tanti Maiar che venne corrotto dalle parole di Melkor, come Ungoliant non scelse una forma umana ma una demoniaca (anno 449 NCA).

 Viene descritto (da me ovviamente NdA) come un gigantesco e mostruoso cavallo di tenebra e fuoco, la sua bocca era munita di zanne aguzze e il suo alito era infuocato, il corpo possente ma scheletrico mostrava le fiamme che incendiavano le sue viscere ma non bruciavano i neri crini.

Poteva cavalcare nell'aria come nella terra, solo l'acqua gli incuteva timore perché una profezia aveva predetto che avrebbe trovato la morte quando le sue fiamme fossero state spente dall'Acqua della Pietra.

Il Maia non sapeva cosa fosse l'Acqua della Pietra, quindi, anche se la comune acqua non poteva spegnerlo, preferiva non avvicinarsi troppo.


Ancalagon: Signore dei Draghi e Primo drago alato di Arda, seguì Melkor come il padre Glaurung,(fin qui tutto normale... da adesso in poi vai con la Reirapedia) ma alla morte di quest'ultimo (anno 498 NCA) si accorse dell'inganno del Signore che preferì le Viverne ai Draghi cercando di relegarli a una posizione di secondo piano.

Ora come tutti sanno i Draghi sono cupidi e assetati di potere ma sopra ogni altra cosa sono liberi e orgogliosi.

Ancalagon già sopportava a malincuore il giogo della tirannia e quello smacco fatto al suo orgoglio preferendo le creature che da sempre erano acerrime nemiche gli diede il coraggio di ribellarsi (Anno 511 NCA)

Abbandonò Morgoth prima dell'ultima battaglia anche se gli altri della sua specie non vollero seguirlo, per non dover combattere contro i suoi fratelli scomparve dalla Terra di Mezzo nascondendosi in un luogo tuttora ignoto.

Si racconta che i Valar, per ricompensarlo del suo gesto prima di fuggire benedissero le sue uova, dando vita alla stirpe dei Draghi di Luce, quei Draghi che hanno le squame come metallo lucente e che ancora oggi vivono liberi dalla tirannia del Dio/Re, più intelligenti e forti dei loro compagni oscuri si tengono però schivamente isolati ed è raro avvistarli.


CURIOSITA'

L'Each Uisge (letteralmente "cavallo marino"), che si pronuncia ek-ooshkya, è uno demone marino. Conosciuto in Irlanda col nome Aughisky, è molto simile al Kelpie ma rispetto a quest'ultimo è ben più pericoloso. L'Each Uisge aggredisce vittime innocenti nell'acqua e le divora.

L'Each Uisge è una creatura mutaforma che si trasforma principalmente in un cavallo dalla folta criniera e dalla lunga coda con un manto dal color nero.

 Nella storia ho lasciato il nome Each Uisge perché l'aspetto a cui mi sono ispirata è quello anche in questo caso non si tratta di un demone dell'acqua.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Reira74