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Autore: Reira74    01/09/2012    4 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
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*CAPITOLO 23*


La seconda volta che si svegliò si sentiva molto meglio, e ancora di più quando si accorse che la mano che lo stava sollevando aiutandolo a bere non era quella sottile e delicata della mezzelfa ma un'altra più grande e calda.

-Estel?-

-Grazie- rispose l'uomo

-Estel?... Stai?...-

-Bene- concluse l'altro per lui -Non avresti dovuto farlo, non mi sarei mai perdonato se ti avessi ucciso... stavi così male quando mi sono svegliato...

-Sono felice di averlo fatto-

-Ma...-

-... ti assicuro che ho passato di peggio e senza le cure amorevoli di nessuno- in realtà non era vero, era stato punito, era stato ferito, ma se doveva credere a quello che gli avevano detto non era mai stato tanto vicino alla morte, tuttavia non era necessario che lui lo sapesse... ora che ci pensava si rese conto di non aver invocato la Nera Signora neppure una volta, c'era andato più vicino che mai ma non l'aveva cercata.

Sorrise

-Chi devo ringraziare per questo sorriso?-

-Mi sono appena reso conto di non voler morire-

-Lo spero bene!-

-Credo che sia colpa vostra-

-Di questo non mi dispiaccio, e non credo lo faranno neanche gli altri-

Rimasero in silenzio entrambi guardandosi intensamente, erano successe tante cose ma nessuno trovava il coraggio di parlarne, anche se per diversi motivi.

Fu il bruno a spezzare quel silenzio pesante

-Legolas, cos'è successo?-

-Stavi morendo, quando hai nominato l'Athelas mi sono ricordato che quel giorno nel prato avevi fatto cadere una piantina e io l'avevo raccolta, la tenevo ancora in tasca... non era molta, ma è stata sufficiente a rallentare il veleno-

-Non era questo che intendevo, Mithrandir mi aveva detto che avevi usato la Foglia del Re, anche se non capivo dove l'avessi trovata... Ma non era questo che intendevo, io non ricordo chiaramente ma so che è successo qualcosa, ti prego non negarlo... vorrei dirti tante cose, chiederti tante cose... ma non so neppure come cominciare-

-Non lo fare- mormorò -Ti prego non lo fare, non pormi domande alle quali non saprei rispondere... Ti prometto che parleremo di quello che è successo, ma non ora... Scusami, ho bisogno di capire io per primo cosa è successo prima di rispondere alla domanda che so già mi porrai-

Invece di rabbuiarsi l'uomo gli sorrise

-La risposta che mi hai dato è già più di quanto sperassi, ho promesso che non ti avrei più cercato e non sarò io a farlo-

La frase dell'umano lo aveva turbato, non capiva cosa significasse che era più di quanto sperasse, in cosa sperava? E cosa significava che non sarebbe stato lui a cercarlo? Possibile che intendesse dire che se si fosse fatto avanti non lo avrebbe respinto? Possibile che dopo che gli aveva mostrato la parte peggiore di sé quell'uomo ancora non lo disprezzasse? Possibile che nel profondo non avesse mai smesso di pensare a lui?

La domanda che gli aveva fatto nel deserto “ci tieni a me?” lo aveva fatto sperare di avere ancora una possibilità, ma non era certo che fosse stata reale, stava male, forse l'aveva solo sognata... Ma ora... Forse davvero aveva ancora quella possibilità... Sarebbe stato in grado di usarla? Avrebbe avuto il coraggio di rischiare? “Non ora” pensò “Ho bisogno di un momento per respirare, ho appena scoperto di avere un cuore, sono davvero pronto a farmelo spezzare se mi stessi sbagliando? Ma ho forse altra scelta? Non si stava comunque spezzando al pensiero di perderlo? Non era il mio cuore che batteva in quel deserto, ma il suo, se avesse smesso di battere anche il mio si sarebbe fermato, lo sapevo, era questo che mi faceva andare avanti, se si fosse svegliato in quel momento gli avrei gridato tutto quello che provavo...

Ma cosa provo in realtà? E' questo l'amore? Non è bello come nelle canzoni, fa male, nelle canzoni è gioia, non dovrebbe fare male... Forse è colpa mia, non ne sono capace, è come quando mi trovavo nei boschi e non sapevo cosa dovevo ascoltare, ho imparato a conoscere la voce della foresta, posso imparare anche quella di questo cuore sciupato? E chi mi aiuterà questa volta? Devo fidarmi ancora di lui e mettermi nelle sue mani perché mi guidi nuovamente?”

Il númenóreano poteva quasi vedere tutti quei pensieri su quel bellissimo volto, e il suo cuore saltava di gioia perché il momento che attendeva stava per arrivare, gli sembrava di sentire il rumore di tutte le barriere che si sgretolavano, ma doveva fare attenzione, era il momento più delicato, un solo errore e lo avrebbe perso per sempre, capiva quanto avesse bisogno di respiro meglio di lui, poteva vedere le domande che in quel momento di debolezza rischiavano di sopraffarlo, se si fosse spaventato si sarebbe chiuso nuovamente

-Non pensarci ora, devi recuperare le forze, abbiamo già perso troppo tempo e ormai la meta è vicina, tra poco saremo nel Reame degli Elfi, e avrai anche troppo di cui preoccuparti-

-Oh grazie, tu si che sai come conciliare il sonno, ora come pensi potrò riposare pensando a quello che troverò?- ma in realtà lo aveva fatto, il pensiero della famiglia perduta era niente a confronto della bufera che lo stava sommergendo, quello sciocco umano aveva il dono di riuscire sempre a calmarlo... tranne quando lo faceva agitare.

-Ti propongo un accordo, tu aiutami ad arrivare fino al torrente e io prometto che poi riposerò tranquillo- sorrise con una luce malandrina negli occhi

-Non so se dovrei, Mithrandir...- deglutì, non era la prima volta che lo vedeva nudo ma quella nuova luce che vedeva nei suoi occhi lo preoccupava non poco

-Non è ancora tornato, e sei un guaritore abbastanza esperto da vedere che sto meglio- poi fingendo un broncio e guardandolo da sotto le lunghe ciglia aggiunse -D'altra parte ti ho solo portato per giorni, tu dovresti farlo per pochi passi... ma se per te è troppo...- abbassò gli occhi con espressione angelica

-Sei una serpe, lo sai, vero?- divertito da quel lato infantile che l'assassino non avrebbe mai mostrato

In risposta ebbe soltanto un sorriso radioso, lo avrebbe fatto, e sarebbe stata una tortura, guardarlo, toccarlo e non mostrargli quanto lo desiderava, ma lo avrebbe fatto, sapeva da tempo di non poter negare nulla a quel sorriso.

Ma mentre osservava quello sguardo malizioso si rese improvvisamente conto che il gioco si stava spostando a un livello più alto, non era più da solo a muovere le pedine, ora anche l'assassino aveva fatto la sua mossa e doveva capire la sua tattica.

Capì quanto la posta si fosse alzata e quanto la battaglia fosse diventata ardua quando si trovarono entrambi immersi nell'acqua fresca, mentre l'elfo lo osservava con gli occhi socchiusi e un espressione di pura beatitudine.

“Questo è il paradiso? Acqua fresca e il mio uomo che mi abbraccia? Morissi ora sarei felice, ma voglio vivere, e voglio vivere centinaia di paradisi come questo” istintivamente dischiuse le labbra, lasciandosi andare, senza nascondere il piacere che quella mano che lo sfiorava delicata gli dava, gemendo sommessamente, inarcando la schiena per cercare di più da quel contatto, per sentire la sua eccitazione...

Perché gli resisteva? Come poteva non accorgersi che si stava completamente donando a lui?

Se ne era accorto, come fare a non accorgersene, e stava combattendo a sua volta la battaglia che l'altro aveva combattuto per giorni, cercando di frenare quello che il corpo voleva, mentre il cuore minacciava di uscire dal petto tanta era la gioia in quell'istante “E' così che vuoi giocare” sorrise “Non ti lascerò riportare tutto alla nuda carne, non prima di aver ascoltato quelle parole che temi tanto di pronunciare, ti voglio, e voglio tutto di te, o tutto o niente” ma resistergli sarebbe stata dura se non avesse presto compreso in che direzione puntare il suo cuore e non solo il suo corpo “Spero tu lo capisca in fretta, potrei morire se continui a guardarmi così, ma morirò combattendo, questa è una guerra che non posso perdere”

Si accorse immediatamente quando l'altro cessò di provare, vide la confusione e il dolore di essere respinto, viaggiava sulla lama di un rasoio, un solo sbaglio e la missione sarebbe fallita, non poteva dargli quello che voleva ma non poteva neppure rischiare che la paura gli facesse rialzare le barriere.



Si era sbagliato, era stata tutta un'illusione, lo aveva allontanato e ora lui non sentiva più niente, gli si era donato, si era esposto e lui aveva resistito, non se ne era neppure accorto, doveva essere davvero disgustato per non provare nulla guardandolo, nessuno aveva mai saputo resistergli.

Aveva lasciato che lo riportasse al giaciglio, girandosi subito sul fianco per dargli le spalle, sentiva gli occhi gonfiarsi, non gli avrebbe permesso di vedere quanto lo aveva ferito, lui non aveva nessuna colpa, si era scavato quella fossa da solo, sentì le coperte che venivano sollevate e sperò di potervisi nascondere sotto, ma la carezza della stoffa sulla pelle venne sostituita da quella calda della sua mano, scendeva lenta lungo la schiena dandogli i brividi, posandosi lieve sulla curva dei glutei, gli si bloccò il respiro e morse il labbro per soffocare un singhiozzo, ancora non aveva il coraggio di girarsi, sentì la punta delle sue dita risalire disegnando il profilo del suo fianco fermandosi sulla spalla dove si chinò a posare un bacio leggero e poi scendere ancora sfiorandogli il braccio e intrecciando le dita con le sue,  e, finalmente, trovò il coraggio di girarsi venendo risucchiato nelle profondità di quegli occhi che tanto amava, rischiando di smarrirsi per l'intensità di quello sguardo

-Sei bellissimo- gli sussurrò all'orecchio scivolando sullo zigomo verso quelle labbra dischiuse che però evitò posando due lievi baci sulle palpebre socchiuse

-Hai promesso che avremmo parlato, saprò aspettare- e si allontanò lasciandolo immobile, senza parole e più confuso che mai.

“Non capisco... Dove ho sbagliato? Ora sono certo che mi desidera ancora, perché mi respinge? Cosa vuole da me? Non mi sono forse arreso completamente a lui?” Ma mentre lo pensava la risposta arrivava con la voce profonda del númenóreano “sei sicuro di voler continuare questo gioco... potrebbe essere piacevole... inutile, ma piacevole” inutile, non era quello che lui voleva, non voleva  giocare “dovresti aver capito che non sono una delle tue facili prede, perché non è a un corpo che riserverò le mie attenzioni ma a un cuore” a lui non era mai interessato il suo corpo, ne era attratto ma era altro che voleva “Voglio te, voglio conoscerti, sapere quello che hai dentro, voglio conoscere il tuo cuore” era questo che voleva, lui si era limitato solo a dargli quello che aveva sempre dato, avrebbe potuto farlo da subito, ma non era quello che interessava al suo Estel, non era mai stato quello, se voleva avere una possibilità doveva realmente spogliarsi davanti a lui, e non solo degli abiti, doveva aprirgli il cuore e accettare tutto il dolore che questo avrebbe portato. Sarebbe stato in grado di farlo? Di abbandonare definitivamente quel rifugio che lo proteggeva da tutto e da tutti? Perché se lo avesse fatto non avrebbe più potuto tornare indietro, ci aveva messo secoli a costruirlo e non avrebbe avuto le forze per rifarlo, già ora tenere assieme i pezzi era sempre più difficile “-Così la uccidi!--Forse lo penserà per un momento- rispose sorridendo e avvolgendola in una pezza umida che ripose nello zaino -Ma non preoccuparti, ha lottato abbastanza, mi prenderò cura di lei e la porterò dove potrà crescere senza paura--Non la farai morire vero, Estel?- domandò ancora girato di spalle osservando l'orizzonte -Non ti preoccupare, è al sicuro, non permetterò che le accada nulla-” Era pronto a rischiare? Era pronto a morire per rinascere più forte? Ancora una volta quell'uomo aveva ragione, se lo avesse accontentato cedendo alle sue provocazioni sarebbe sbocciato solo in un arido deserto, ora sapeva di avere tempo, sapeva che lui avrebbe aspettato, sarebbe stato li per lui nel momento in cui avesse capito di essere pronto.

Mentre l'assassino pensava, il númenóreano stava appoggiato all'ingresso della grotta con l'espressione soddisfatta di chi si è appena accorto di avere messo il Re sotto scacco, sa che l'avversario l'ha capito e non gli resta altro da fare che attendere la resa, in realtà il suo primo istinto era stato quello di correre il più lontano possibile e gridare con quanto fiato aveva la sua gioia ma aveva scartato l'idea temendo di non poter correre abbastanza lontano per l'udito dell'elfo, così aveva assunto quella posa pacata e signorile cercando di mantenere un contegno adatto alla situazione.

Posa che non ingannò neppure un attimo i compagni che appena lo videro scoppiarono a ridere di cuore, Mithrandir compreso, sotto gli sguardi allibiti dei due.



Si erano rimessi in viaggio appena Legolas era stato in grado di camminare, all'inizio le tappe erano brevi per non stancarlo, ma presto avevano ricominciato a muoversi rapidamente all'interno della catena montuosa sempre seguendo il piccolo fiume, sempre più in profondità.

Le caverne che stavano attraversando non avevano nulla in comune a quelle dietro alla cascata, erano un susseguirsi di sale e saloni in cui le stellatiti e stalagmiti si congiungevano formando labirinti di colonne brillanti, l'acqua gocciolando aveva ricamato le pareti come i più fini merletti e la fiocca luce del bastone magico veniva riflessa e accresciuta dallo scintillare di pietre e blocchi di quarzo purissimo che riflettevano come specchi, si trovarono così ad attraversare un immenso geode viola di ametista, una grotta dal fondo di quarzo trasparente, talmente levigato  da dargli l'impressione di camminare sull'acqua, un'altra in cui le colonne erano così sottili e fitte da farli sembrare  piccole pulci tra le chiome di qualche mitologica creatura, e ancora stanze con mille cascate, stanze dalla risonanza così strana che i loro passi sembravano note musicali, stanze ricoperte da strano muschio con fiori bianchi che brillava di verde e la più bella di tutte, un'immensa sala di roccia nera e lucida tempestata di migliaia di diamanti tanto che credettero per un'istante di trovarsi a galleggiare in un cielo stellato.

Dire che il povero Gimli fosse senza parole sarebbe ancora poco, anche se da quando avevano cominciato a seguire quel cammino non era ancora riuscito a chiudere la bocca spalancata, pareva fosse in grado di pronunciare solo semplici vocali che andavano dal -Ahhhh!- al -Ohhhh!- al -Uhhhh!- fino a un -Ihhhh!- acuto che non credevano potesse uscire dalla sua gola.

-Devo tornare!- riuscì ad articolare in un raro momento di lucidità -Questo luogo è il paradiso perduto dei nani, neppure le nostre fiabe arrivano a tanto! Vorrei farne un santuario alla Pietra se gli elfi lo permetteranno, tutti dovrebbero poterlo ammirare!-



Fu quasi con rimpianto che varcando un meraviglioso arco di pietra rosa si trovarono di fronte un limpido lago sotterraneo dal quale usciva gorgogliando il torrente che avevano seguito.

Era la grotta più grande che avessero mai visto, tanto da poter scorgere a malapena la parete opposta, il lago la occupava quasi completamente escluso il sentiero sempre di marmo rosa come l'arco che avevano superato e l'acqua sembrava emanare una luce lattea tanto da illuminare ogni cosa di un surreale biancore.

-Siamo alla fine dunque- mormorò l'elfo trattenendo un brivido mentre cercava come gli altri il passaggio  

-A quanto pare, Mastro Elfo, non siete riuscito a liberarvi di noi come volevate e ora dovrete condividere il nostro triste fato... com'è che dicevate? Saranno felici di ricevere in visita un nano e un númenóreano?-

-A quanto pare...- rispose laconico

-Senti, spilungone, lo so che non sono affari miei, ma non posso fare a meno di notare che quei giorni nel deserto ti hanno turbato, ora, posso solo immaginare cosa passa in quel grazioso cervellino e ammetto che hai parecchi problemi da risolvere e non tutti riguardano le creature che stiamo per incontrare, posso darti solo un consiglio da vecchio nano impiccione? “Non temere l'incudine prima che il martello abbia schiacciato il dito” Diamine! Diventerai rugoso come Mithrandir se non smetti di preoccuparti! Segui il tuo cuore, lo facevi prima senza saperlo... e non negare con me ragazzo, ma se vuoi lo chiamerò istinto, segui l'istinto, l'istinto ti ha sempre aiutato non ti tradirà ora-

-Non credo tu possa capire, Gimli-

-Capisco più di quanto tu creda, ormai dovresti saperlo, sai quanto odio togliere l'armatura, per un guerriero della mia razza è come essere nudi e vulnerabili, ma non ho bisogno di un'armatura per combattere, e so che ci sarà sempre un amico a proteggermi le spalle, tutti a volte ci troviamo ad affrontare i nostri deserti e le armature sono solo un impiccio che dobbiamo imparare a togliere anche se ci sono battaglie che teniamo di combattere... e comunque vadano le cose sappi che non sarai più solo ad affrontarle... forse non ti è ancora entrato in quella bella testolina bionda ma nel momento in cui hai deciso di seguirci ti sei preso il pacchetto completo, nel bene e nel male, potrai anche trovarci fastidiosi e irritanti ma avrai sempre qualcuno a coprirti le spalle! Anche dovessi fare la più grossa idiozia dell'Universo! D'altronde siamo abituati a riparare quelle di Rhawel, non ci sarà molta differenza!-

-E ora cosa dovrei rispondere?-

-Nulla, ho parlato anche troppo per entrambi, te l'ho detto, sono solo un vecchio nano impiccione-

-Sempre a vostra disposizione, Mastro Gimli- sorrise finalmente

-Allora posso sperare di aver scongiurato il pericolo rughe su quel grazioso visino?-

-Non esageriamo però, non stai parlando con la cara Rhawel, non sono una damigella con un “grazioso visino”- ripeté arricciando il naso disgustato

-Sarà, ma voi elfi mi sembrate tutti damigelle, faccio ancora fatica a riconoscere un maschio da una femmina-

-La cosa è reciproca Messer Nano, dimentichi che conosco bene le vostre donne e sono forse uno dei pochi a poter notare quelle minuscole differenze che le distinguono dai loro uomini-

Giunti al lato opposto della sala si trovarono di fronte a uno spettacolo che neppure nei sogni più vividi avrebbero potuto immaginare, davanti a loro sorgeva quello che sembrava in tutto e per tutto a un gigantesco e candido albero pietrificato, le radici e parte del tronco si fondevano con la roccia e dai rami l'acqua filtrava dalla pietra cadendo nel lago in migliaia di fili luminosi.

-Eru Ilúvatar! Allora è questa la sorgente! Sembra che l'acqua venga creata da questo albero di pietra.  Non ho mai visto niente di simile e come nano ne ho viste tante di sorgenti sotterranee!-

-Ne mai lo vedrai, caro Gimli, queste che vedi sono le spoglie morte di Telperion l'albero d'argento di Valinor, il veleno di Ungoliant lo ha trasformato in pietra, in qualche modo devono essere riusciti a portarlo via con loro, gli Elfi hanno sempre amato l'Albero Bianco posso capire che non abbiano voluto lasciarlo alla mercé di Morgoth-

-Ed è la sua magia a creare l'acqua?- chiese intimidita la giovane

-Nessuna magia, osservatelo da vicino, questa roccia che un tempo era materia viva non è compatta e l'acqua filtra semplicemente da essa, per quanto spettacolare è un semplice fenomeno naturale.

Purtroppo a Telperion il Luminoso resta ben poca magia- concluse Mithrandir tristemente

-Poca ma non nessuna- sorrise il giovane capo poggiandogli la mano sulla spalla -Ne resta abbastanza per far risplendere questo lago. Niente di ciò che è stato muore definitivamente, così come gli Scomparsi non sono Perduti, il vecchio ch'è forte non s'aggrinza e le radici profonde non gelano. Dalle ceneri rinascerà un fuoco, L'ombra sprigionerà una scintilla. Nuova sarà la luce ora spenta, E morto quel che ha la corona.-

-Questa cosa che hai detto, cos'è?-

-Solo una nenia che mi cantava mio padre, Mithrandir, non l'ho mai capita, non so perché mi sia tornata in mente ora ma mi sembrava appropriata-

-E non immagini quanto sia appropriata, non sembra una anche a voi una profezia?-

-Una profezia o una speranza?-

-In entrambi i casi di ottimo auspicio, e ora andiamo, quel varco che si apre tra l'albero e la parete ha tutta l'aria di essere il nostro passaggio-



 “Il sangue porta vita, e non solo la morte

tu giovane assassino, dovrai sfidar la sorte.”

Una barriera di luce era davanti a loro, e gli sbarrava il passo, l'ultimo ostacolo che li separava dal Reame Nascosto degli Elfi, una volta oltrepassata avrebbero finalmente potuto concludere la loro missione, se fossero riusciti o avessero fallito lo avrebbero presto scoperto, non sapevano cosa li aspettava dall'altro lato.

Quello era il momento dei dubbi e delle paure, la paura dell'ignoto, la paura della morte, era strano per l'assassino temere la morte, quello era un sentimento che non avrebbe mai creduto di poter provare e aveva paura di chi avrebbe incontrato, il suo passato, la sua storia... un uomo che portava il suo viso. Sarebbe stato ancora lì? Avrebbe avuto modo di incontrarlo? E se lo avesse fatto cosa poteva dirgli? Salve, mi chiamo Esgalwath e come avrete notato dalla somiglianza credo che un qualche rapporto di parentela ci sia tra noi. Ora mi vorrebbe gentilmente spiegare perché nessuno si è mai fatto vivo per aiutarmi? Perché mi odiavate tanto da abbandonarmi in quel modo?

-Non sei obbligato a proseguire- L'uomo era giunto a interrompere i suoi pensieri, ormai non aveva più bisogno di sentire la sua voce per sapere che era lui, poteva sentirlo, come sapeva che ogni volta che la sua mente andava alla deriva lui arrivava come un'ancora di salvezza

-Ho fatto la mia scelta molto tempo fa-

-Ed è stata buona?-

-Sapeva di buono-

-Ne sono felice, ma allo stesso tempo temo per te-

-Devo farlo, non posso tirarmi indietro, voglio arrivare in fondo a questa storia, e poi sai che sono l'unico che può aprirla-

-Non mi riferivo alla barriera, almeno non solo... e poi non ne siamo sicuri-

-Io lo sono, le parole della Dama erano chiare-

-E se si fosse sbagliata? Sfidare la sorte significa che c'è un rischio-

-Sai che non si è sbagliata, e “sfidare la sorte” può semplicemente voler dire combattere questa assurda paura dell'ignoto-

-Non riesco a stare tranquillo-

-Saresti tanto preoccupato se fossi tu a dover passare? Lo sai che ho ragione. Prova a fidarti di me-  

-”Fidarsi di un amico, non è mai cosa vana” Era questo che intendeva dunque, non ho modo di fermarti. Dovrò farlo, dovrò fidarmi... ma continua a non piacermi-

Lo guardò preoccupato mentre muoveva alcuni passi verso la luce e si fermava nuovamente

-Datemi una spinta- ringhiò a denti stretti

-Va tutto bene?-

-Non ci riesco, non posso muovermi...-

-Il Sigillo avverte il pericolo-

-Invece io no! Ti ho detto di spingermi maledetto mortale non farla tanto lunga, è già abbastanza imbarazzante così!-

-Non credo sia una buona idea-

-Sì, sei stato chiaro, lo hai già spiegato più di una volta... ora però... fammi il sacrosanto piacere di fidarti e spingimi dall'altra parte... E giuro che quando incontreremo lo Stregone Nero dovrà pagare anche per questo...-

Stava ancora parlando quando si senti spingere con fin troppa forza verso il muro di luce che attraversò senza resistenza finendo col cadere malamente dall'altro lato, mentre sentiva la voce del nano che ridacchiava

-E' da quando ha cominciato a seguirci che voglio farlo... e poi scusa Tàr, lui aveva ragione la stavi facendo troppo lunga!- ricevendo in risposta un'occhiata truce da parte di entrambi i nominati

-Una volta tanto che ho ragione è mi ritrovo faccia a terra... preferivo quando avevo torto-

-Stai bene?-

-Polvere a parte? sì, non mi sono neppure reso conto di attraversare, a quanto pare questa cosa mi riconosce-

-E ora cosa facciamo?- chiese la ragazza -Riconosce te ma non noi, pensavo scomparisse una volta che tu fossi passato...-

La risata argentina dell'elfo la sorprese -Non dirmi che eri davvero convinta fosse così facile!-

-Beh... ci speravo...-

-Cosa pensi di fare!?- imprecò l'uomo vedendolo estrarre uno degli affilati pugnali

-Quello che avrei potuto fare anche dal vostro lato se non avessi saputo che avresti cercato di impedirmelo-

-Non ci pensare neppure!-

-Perché non vieni a fermarmi?- sorrise provocatorio mentre passava il filo della lama sul palmo senza che neppure un tremito gli attraversasse il viso con gli occhi fissi sulla linea rossa che si stava formando.

Appena il sangue cominciò ad uscire poggiò la mano sulla parete di roccia dove si congiungeva con la barriera che immediatamente si dissolse

-Tu lo sapevi Mithrandir? Perché non hai detto nulla!-

-Non ero sicuro che lui avesse capito, se lo avessi detto si sarebbe sentito il dovere di farlo e non volevo obbligarlo, ancora non sapevo se fosse o meno rischioso-

-Ma se lo avessi saputo avrei fatto qualcosa per fermarlo!-

-La smettete di parlare come se fossi morto? Sto bene, nessun rischio se non quello di morire dissanguato se non la smettete di discutere e non vi decidete a passare, vorrei poter togliere la mano da qui se non è di troppo disturbo- alzando gli occhi al cielo esasperato.

Riscossi da quelle parole e dal, non troppo velato, rimprovero ben meritato si affrettarono a passare appena la mano dell'immortale venne ritratta il muro di luce tornò intatto come se non si fosse mai mosso.

Dietro di loro potevano già scorgere l'ampio ingresso della caverna rischiarato dalla luce del giorno.

  
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