Lie lo
conosceva già. Nessuno se ne stupiva. Nessuno si stupiva più se qualcosa
riguardava Lie. A parte i nuovi arrivati, ovvio. E Lie si divertiva
particolarmente a stupire loro. Già a prima vista ci si chiedeva cosa faceva in
mezzo a quel gruppo. Capelli fucsia, minigonne e calze a righe, ogni giorno un
cappello diverso, giubbotti a dir poco notevoli, maglie sempre più strane. E
quegli occhi… Quello sguardo che sembrava passarti dentro, fino in fondo
all’anima… Sì, era una ragazza notevole. Ma che ci faceva in mezzo a quel
gruppo, stonava terribilmente! Un gruppo di ragazzi normali, senza niente di
particolare. Magliette firmate, scarpe da 100 euro in su, borse, borsette e
borselli, pantaloni con scritte sul di dietro, occhiali da sole d’inverno. Una
combinazione strana, pareva. Eppure doveva esserci una ragione. Una ragione che
voleva scoprire.
Lie lo
conosceva già. Si erano conosciuti qualche anno prima tramite amici comuni.
Questa era stata la spiegazione che differiva un po’ dalla realtà. Si erano
conosciuti a un concerto di amici di amici di Lie che erano amici di Pete. Lui
era ubriaco a causa dell’alcool, lei era ubriaca a causa del ballo. Non si
ricordavano neanche chi li avesse presentati. Si erano rivisti qualche giorno
dopo alle prove di quel gruppo. A quel che aveva capito Lie era diventata amica
del cantante. Soltanto un’amica, giuravano. Era vero. Avevano passato il
pomeriggio ad ascoltare le prove e a chiacchierare. Certo che era una ragazza
strana, Lie. A quel tempo portava i capelli corti e blu e girava sempre con i
pattini ascoltando musica in cuffia. Non è che ci volesse molto a notarla,
insomma. Da quel che si dice, sembrerebbe una sbandata. Non lo era. Aveva
ottimi voti ed era una ragazza educata. Era anche in lotta con se stessa e il
resto del mondo. Non si capisce come facesse… Come faceva una ragazza che si
ribellava a qualsiasi tipo di catena ad andare bene a scuola e ad ingraziarsi
qualsiasi tipo di persona grazie alla sua parlantina e alla sua educazione? Era
un mistero affascinante, quella ragazza. Tutto ciò che la riguardava era un
mistero. La vedevi sempre in giro, sembrava non studiasse mai. Eppure durante i
compiti in classe non copiava. E allora quei nove da dove arrivavano? Nessuno
se lo spiegava e tutti se lo chiedevano. Aveva il suo gruppo di amiche con i
suoi codici e i suoi riti. Nessuna di loro era come lei. Tutti lo sapevano. Ma
effettivamente tutte le sue amiche erano speciali. Erano un bel gruppo. E qui
torna la domanda: come era finite in mezzo alle magliette firmate pur non
portandole? Effettivamente anche Pete c’era finito. Ma era una storia diversa.
Quando improvvisamente avevano smesso di vedersi a causa un po’ dello studio,
un po’ del destino, un po’ del loro rapporto che non sapevano dove li avrebbe
condotti, lui aveva continuato a frequentare le stesse persone. Usciva con i
suoi amici più scoppiati e ogni tanto sentiva quelli più firmati. La sua vita
andava avanti normale, insomma. Ogni tanto usciva con la speranza di vedere una
chioma blu e un movimento fluido da pattinaggio. Ma non capitava mai. Però
sognava spesso quello sguardo. E si svegliava agitato. Allora usciva, sperando
di scorgere un pezzettino di cielo caduto per caso sulla terra. Ma rientrava
sempre soltanto con la terra nel cuore. Andava spesso alle prove di quel famoso
gruppo e chiedeva al cantante se l’aveva sentita. Lui rispondeva di no. Ma non
era la verità. Lui continuava a sentirla su promessa di non dire nulla a Pete.
Così la vita scorreva ancora.
Lie
lo
conosceva già. Ma poi lo conosceva già? Non poteva
essere. In fondo erano tre
anni che non si vedevano. Lui era cambiato. Lei era cambiata.
Chissà come mai
si era fatta i capelli fucsia. Era sempre terribilmente carina. Glielo
doveva
concedere. Lo era sempre stata. Qualcuno gli chiese qualcosa.
“Come?” “Dicevo,
come mai sei capitato qui?” “Ah, un concerto…”
“Visto avevo ragione” la voce di
Lie… La sua lingua usciva in una smorfia di derisione. Quanto
gli era mancata. “Ci
vieni con me?” “Come?” “Sveglio come sempre,
vedo. Ripeto: ci vieni con me?” “CERTO!”
gli era uscito con un tono di voce un po’ più alto del
normale. Nessuno lo
aveva percepito. Erano tutti tranquilli. “Io vado a studiare. Ci
vediamo stasera Pete. Passami a prendere al dormitorio alle
20.00.” “Ok…”
Aveva ancora i
pattini. Un pezzo di primavera che si muoveva in quell’inverno.
Lie lo
conosceva già. E l’aveva anche invitato al concerto! Ma non dovevano andarci
loro due? A quanto pareva aveva cambiato idea. Dopo tutto quello che lui aveva
fatto per lei. L’aveva fatta integrare in quell’ambiente dove lei appariva così
diversa. Ma che appariva! Lei era terribilmente diversa. E lui cercava di non
farlo notare. E lei cercava di esasperarlo. All’inizio i suoi amici non la
volevano, ma poi la chiamavano sempre. Un enigma vivente, Lie. E poi qualcosa
non quadrava. Come mai lui non sapeva che loro si conoscessero. E dove si erano
conosciuti? Doveva saperlo.
Lie
lo
conosceva già. E non si era dimenticata di lui. A quanto pareva
era stata una
buona idea organizzare quel concerto. Niente da dire. Era un genio. E
poi
mettersi d’accordo con Milo non era stato difficile, dopo avergli
spiegato il
vero motivo. Era semplicemente euforico. “Ciao Lie”
“Ciao Sarah. E’ successa
una cosa assurda!” “Hai rivisto qualcuno?”
“Sì… Ma tu come fai a saperlo?”
“Telepatia?”
“Sei stata tu, vero?” “Mmm, può
essere…” Un cuscino le arrivò in faccia e poi
il corpo di Lie che la stringeva forte. “Sei fuori di testa lo
sai?” “Tu lo sei
di più, Sarah” “Non so se sia una bella
cosa…” “Dai, devo studiare” “Come vuoi,
io vado in biblioteca Lie” “Ciao Sarah”.
Lie lo conosceva già. E rivederlo era stato un turbamento a dir poco enorme. E poi perché lo aveva invitato. Ma perché voleva passare una sera come quella di otto anni prima! E ce l’avrebbe fatta. Chissà poi lui chi conosceva in quel gruppo? Ma probabilmente era ciò che si era chiesto anche lui. Bè, la sua era una storia lunga, a volte anche lei si chiedeva come era arrivata fin lì. Quando succedeva, non trovava risposta.
Lie lo conosceva già. E la sera era arrivata senza che coloro che si chiedevano "Ma come?" trovassero una risposta che li soddisfacesse. Il gruppo faceva le ultime prove e Lie era lì a guardarli. Milo era contento di tutto ciò. Quella ragazza gli era mancata. A dir la verità, era mancata un po' a tutti. Si erano affiaccati dopo il suo saluto. Ma quella sera avrebbero ridato tutto. E chissà che quella canzone, quella che lui sapeva loro volevano sentire, quella canzone, forse, avrebbe potuto riunire i disgiunti.
Lie lo conosceva già. E la sera era ormai a metà. Pete beveva la sua birra e lei il suo Gin Lemon. Avevano ballato fino a quel momento e stavano cercando un percorso per arrivare sotto il palco. "Trovato, seguimi!". Gli strinse la mano. Un'antica sensazione. Farsi strada in mezzo alla folla fu più difficile del previsto. Ma ce la fecero, alla fine. Soltanto uno sguardo, una musica conosciuta. "Balli con me?" glielo chiese sorridendo. E come resistere a quel sorriso che lo aveva perseguitato durante quegli anni? " Mi sei mancato/a ". Risate. Serietà. " Sono contenta di averti rivisto. " " Ma come sei finita qua?" "E' una storia lunga e non vuoi saperla." "Ok" "Questa canzone mi era mancata." "A me era mancato il significato di questa canzone." "Ovvero?" "Noi".
Silenzio.
"Anche
a me" Sorrisi. "Milo lo ha fatto apposta, lo sai vero?" "Sì, lo
so" "Dobbiamo ringraziarlo." "Per cosa?" "Vuoi veramente saperlo?" Quel
suo sguardo...
Un microsecondo di infinite eternità di loro.
"Sì, penso che dovremmo ringraziarlo." "E allora facciamolo!"
Venire trascinato sul palco, altra cosa che gli era mancata.
"Ragazzi, questa è tutta vostra."
"Grazie Milo, te la meriti."