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Autore: cecchino_2028    01/09/2012    3 recensioni
Una serata in discoteca, lo sballo, il ricordo ed infine l’ultimo folle gesto.
Storia partecipante a "Il Giro dell'Oca" indetto da Writers Arena Rewind.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La musica è alta, mi martella le orecchie ed il cervello, la discoteca è colma di gente che balla, di corpi che sudati che si sfregano, di giovani che corrono in bagno a vomitare, ma soprattutto c’è lui, e ci sono io. Lo vedo, le persone si scostano al suo passaggio, come se avesse un’aura che lo circonda e fa spostare tutti. E’ bello da mozzare il fiato, alto, slanciato, indossa un paio di jeans neri ed un giubbotto di pelle, la camicia bianca svetta come una ferita in mezzo al buio ed al nero. Sorrido, mentre si avvicina a me, una mera pedina in una grande scacchiera. Ma ha scelto me, ed io ho scelto lui. Mi sorride e mi bacia dolcemente le labbra, sfiorandole appena, ma la sua mano intercetta la mia, infilandomi qualcosa nel pugno.
“Grazie …” mormoro con un filo di voce.
“A te, amor mio …” conclude sorridendo ed allontanandosi. Corro in bagno ed apro la mano ancora stretta a pugno, ed il sacchetto è lì, piccolo ed insignificante, ma quello che mi cambia la vita. Estraggo la polvere bianca, arrotolo una banconota e tiro, inspirando tutto. Sorrido. Droga. Pensieri scomposti. Droga. Esco dal bagno barcollando, mi accalco coi corpi sudati attorno a me, ballo con chiunque mi capiti attorno, mentre la droga fa il suo effetto. D’un tratto sento la nausea assalirmi lo stomaco, corro in bagno, ma non c’arrivo, mi accascio contro il muro e chiudo gli occhi, poi il buio.

Sto camminando, attorno a me il verde ovunque, negli alberi, nell’erba, sulla strada. Deve esser piovuto poco fa, perché avverto sotto i miei stivali l’erba bagnata che copre il selciato. In fondo alla via noto una piccola casa, interamente in legno, sembra abbandonata ed il verde delle pianti ne sta mangiando pian piano gran parte, ma ancora si può vedere bene che né la porta né la finestra sono sui cardini. Ricordo qualcosa di quella casa, un anziano che taglia la legna, una donna che corre dietro ad una bambina, ed un uomo che cuoce la carne. Poi ci sono io, che guardo la scena, come un’estranea, che fissa con invidia ciò che accade tutt’attorno. La casa è lì, ed ora capisco che era la casa dove la mia famiglia affidataria mi portava da bambina, d’estate. Corro, per arrivare il prima possibile, ma è come se fossi ferma, perché la casa non è mai abbastanza vicina, sembra che si allontani. Di colpo inciampo su una radice che non avevo visto, con un urlo cado a terra, sbattendo forte la fronte, avverto il naso che prende a sanguinare ed il nero mi inonda, di nuovo.

Apro gli occhi lentamente, sentendo le palpebre pesanti, all’inizio è tutto bianco, poi man mano che i miei occhi si abituano alla luce del neon, riesco a capire ciò che c’è intorno a me. Un uomo è piegato accanto al mio orecchio sinistro e mi stringe la mano, in qualche meandro del mio cervello avverto che devo stringergli anche io la mano, ma non ci riesco. Alla mia destra c’è una giovane ragazza che sta battendo dei tasti, e poi mi infila la mascherina ed io aspiro un’aria strana, ha un odore che non riesco a classificare. Gli occhi si richiudono, ma non accade niente, allora li riapro, nonostante siano ancora pesanti, ma c’è qualcosa di diverso, perché avverto uno strano rumore, un bip continuo, che va col battito del mio cuore.

Questa è la droga.

Un bip continuo su di un display.

Una casa immersa nel verde.

Un ricordo d’infanzia.

Questa è la mia ultima sera.

E l’ultimo pensiero. Droga. Poi il buio ed una casa nel bosco dopo la pioggia.






Angolo autrice:
Questa storia l'ho scritta per la challenge "Giro dell'Oca"
Era da un po' che volevo scrivere una storia sulla droga, ma non ci sono mai riuscita, troppa sofferenza.
Ora però ci sono riuscita, spero di non aver offeso nessuno.
Il personaggio di questa storia mi appartiene, pienamente.
   
 
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