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Autore: REAwhereverIgo    01/09/2012    3 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Che eri un’idiota lo sapevo, ma…

Non era la prima volta che Rea rimaneva a dormire da Johan. I loro genitori erano molto amici e sapevano che tra i due non sarebbe mai potuto nascere niente, così erano tranquilli quando succedeva. All’inizio capitava solo quando crollavano addormentati l’uno sul divano dell’altro mentre guardavano un film, poi la cosa era diventata ufficiale quando la ragazza aveva iniziato a passare nottate intere giocando alla playstation e finendo per fare le quattro del mattino con l’amico.

Con l’andare del tempo entrambi erano cambiati e, dati gli sviluppi fisici dell’adolescenza, non avevano più dormito insieme di comune accordo, ma passare la notte da sola era una prospettiva spaventosa per Rea, che si sentiva debole e svuotata. Rientrare significava spiegare la situazione a Emma e Laura e non poteva farlo. Non capiva nemmeno perché si sentisse così inerme, ma, stretta nel pigiama di Johan, con le gambe al petto e le braccia intorno alle ginocchia, le sembrava di essere tornata a quando, anni prima, era accaduto quell’episodio terribile.

La realtà era che si sentiva una deficiente: non era la sola a cui era successo, lo sapeva benissimo. Lo aveva sempre saputo. Così come aveva sempre saputo che non era giusto precludersi la possibilità di felicità perché, sette anni prima, un bastardo si era comportato in modo orrendo con lei. Di contro, però, sapeva che poteva risuccedere e si ricordava, come se fosse accaduto in quel momento, la sensazione di nausea che l’aveva colpita: era umiliazione allo stato puro, vergogna di essere sé stessi, voglia di strapparsi di dosso quel corpo e quella personalità terribili. Odio contro il proprio io.

Quando era tornata a casa dopo aver sentito quelle cose si era messa a gridare con quanto fiato aveva in gola, pregando di morire per non dover più essere Rea. Era così che aveva iniziato a detestarsi, a voler essere qualcun altro, e così si era costruita, giorno per giorno, quella personalità fredda e distaccata che le serviva da muro. Se era la Rea forte ad essere presa in giro lei non lo sentiva perché non era altro che una corazza protettiva. Era un modo per non soffrire.

Ma ogni tanto quell’armatura veniva meno, lo sapevano benissimo Laura e Emma, che la vedevano fredda per la maggior parte dei casi e poi capitava che si ritrovavano davanti una sorella dolcissima con i bambini, pronta ad aiutarti se ne hai bisogno, capace di piangere anche per un film idiota. Non capivano come potesse essere reale una cosa del genere, ma non se lo chiedevano più.

L’unico che lo sapeva, benché non avesse mai fatto domande, era Johan. Lui sì che  c’era sempre stato e che aveva aspettato il momento in cui tutte le difese dell’amica sarebbero venute meno.

Sai, io penso che tu sia un’idiota. Cioè, lo sapevo anche prima che lo sei, ma direi che ne ho avuto la conferma” esordì, dopo aver chiamato gli Stevens per avvertirli che la ragazza avrebbe dormito fuori. Lei non lo sentiva nemmeno, continuava a piangere silenziosamente, senza sapere come smettere.

Come hai fatto a trovarmi?” gli chiese dopo un po’, sussurrando. Johan si passò una mano tra i capelli e sospirò.

La verità è che mi ha chiamato Fabio, dicendomi una buona parte della storia, e chiedendomi disperato di farti tornare a casa. Non sapevo di preciso dove tu potessi essere, ma non abitiamo in un paese grande e trovarti non è stato così difficile. È bastato seguire le lacrime a terra” provò a sdrammatizzare, senza successo. Vederla in quelle condizioni era uno strazio anche per lui.

Senti, ti scongiuro, almeno con me parlane!” la implorò dopo un po’.

Io non… non ho niente di cui parlare” rispose con fatica. Anche pronunciare qualche semplice parola la faceva soffrire. Sentiva un dolore al petto, come se le avessero strappato il cuore a suon di frustate.

No, certo. Sei in stato semi-catatonico e stai piangendo da un’ora e mezza, ma va tutto bene” si irritò Johan. Si mise a camminare su e giù per la stanza, poi si avvicinò a lei e la scosse forte.

Cazzo, Rea, riprenditi!” la chiamò. Lei non reagì, ma i suoi occhi, già gonfi di lacrime, cominciarono a piangere ancora di più.

Johan, aiutami!” gridò, gettandosi verso di lui e abbracciandolo. I singhiozzi iniziarono a scuoterla fortemente, come se un’enorme scossa le stesse passando attraverso la spina dorsale, e il ragazzo la strinse forte a sé.

Shh, tranquilla. Ci sono io per te” le assicurò, accarezzandole i capelli.

 

 

Quella notte non dormirono molto. Per tranquillizzarla, il biondo le raccontò per filo e per segno com’era andato l’appuntamento con Laura e le raccontò della sua frustrazione nell’essere stato respinto. Rea, sdraiata sul materasso che avevano messo a terra, lo fissò.

Io non credo che volesse respingerti, sai?” disse.

Ha rifiutato di baciarmi. Cos’altro voleva fare? Bere tè e pasticcini?

No, semplicemente ha avuto paura. Con lei capita spesso, anche se non capisco come mai. È una specie di autodifesa: quando si trova davanti quello che vuole fa un paio di passi indietro e rinuncia. È un modo perché questo un giorno non possa lasciarla. Io lo faccio in maniera esagerata, ma sono convinta che, se tu le dessi un’altra possibilità, non si tirerebbe indietro” gli assicurò.

Sei sicura? Non credo di reggere un altro rifiuto” ammise il ragazzo, storcendo la bocca.

Al cento per cento. La conosco, e so che è innamorata di te, per cui penso che fosse solo un po’ impaurita. Come tutti di fronte a qualcosa che non conosciamo, in fondo” lo rassicurò. Rimasero zitti a fissare il soffitto, poi lui si alzò.

Senti, io mi annoio, ma non mi va di dormire” esordì sorridendo. Lei ricambiò il sorriso.

Stelle?” chiese.

Stelle” annuì, prendendo due felpe dal cassetto.

Rea si mise quella grigia e andò ad aprire la finestra, cercando di fare più piano possibile.

Avevamo sette anni la prima volta che l’abbiamo fatto, ricordi?” le sussurrò Johan, seguendola mentre si arrampicava sull’albero di fronte ai vetri.

Certo che me lo ricordo: ti sei quasi schiantato contro un ramo sporgente, rischiando un occhio” lo prese in giro lei, continuando a salire. L’unica cosa in cui non cadeva era l’arrampicata sugli alberi: aveva due anni quando iniziò ad aggrapparsi alle piante a casa della nonna per recuperare le ciliegie mature e aveva imparato i trucchi del mestiere dopo qualche ginocchio sbucciato e un paio di ossa rotte.

 Sei simpatica. No, sul serio, mi fai morire dalle risate” gli rispose il ragazzo, sarcastico. Lei rise e saltò sull’enorme ramo che c’era sulla cima, sedendosi e lasciando il posto a lui affinché la affiancasse.

Il ragazzo si sdraiò con i piedi penzoloni e la testa sulle sue gambe e si mise a fissare il cielo.

Sai, me lo sono sempre chiesto” esordì dopo un po’.

Cosa?” domandò Rea, beandosi del vento freddo sul viso.

Da dove nasca la tua paura di aprirti davvero. Anche con me non sei mai stata del tutto sincera. Mi hai nascosto per parecchi anni il tuo talento nello scrivere e nel cantare”. Non era davvero arrabbiato, forse solo un po’ deluso.

Non l’ho fatto apposta. Non sai quante volte avrei voluto parlarne con te, Emma e Laura. Dirvi tutto e smetterla di tenermi tutto dentro, anche solo per liberarmi da questo peso, ma non ci riuscivo. Era scattato dentro di me un meccanismo di autodifesa che non mi ero nemmeno accorta di aver installato e sono diventata questo. Johan, ti giuro, tu non sai quanto mi odio per essere così autocommiserativa” ammise, iniziando ad accarezzargli i capelli.

Non dovresti” le disse lui.

Invece si. Quando penso di aver trovato una sottospecie di equilibrio decente, succede qualcosa che me lo distrugge e rimango con in mano un sacco di nulla. Poi mi do della stupida e mi odio più di prima. C’è un rapporto di odio puro nei miei confronti da parte mia, sai? È come se, inconsciamente, io sperassi che, usando questo disprezzo, prima o poi riuscirò a venirne fuori. È un circolo vizioso pericoloso” spiegò, fissando le stelle.

Pensavo che continuando a dirmi che non mi sopportavo, un giorno sarei cambiata perché non riuscivo più a vivere con me. Invece ho solo chiuso gli occhi a qualcosa che non volevo vedere, a una sofferenza che non pensavo di avere dentro. È terribilmente difficile prendere coscienza di ciò” concluse. Johan si sedette e la fissò, appoggiandosi con le mani al tronco.

Se tu non fossi un’idiota patentata, lo avresti capito anni fa che non va bene essere così duri con sé stessi. Tu non usi l’autocritica per farti del bene, ma per darti dolore. Sei un’emo delle emozioni!” disse. Rea rise.

Cos’è, un neologismo?

No, è la verità. Invece di tagliarti fuori, ti tagli dentro ed è quasi peggio. Come puoi sopportarlo? Come riesci a vivere sapendo che domani ci sarai di nuovo tu a ferirti implacabilmente?” le domandò. La ragazza rimase sorpresa, senza sapere che rispondere.

Il nemico peggiore di noi siamo noi e se non riusciamo a sconfiggerci finiamo col distruggerci” disse. Rea si mise a piangere silenziosamente, poi rise imbarazzata.

Pensavo di non avere più lacrime” ammise, asciugandosi le guance. Johan si avvicinò a lei con la mano e le accarezzò il viso.

Se tu non ti accetti non potrai mai essere felice” le fece presente. Lei smise di ridere e abbassò lo sguardo.

Lo so. Io so che hai ragione, so che dovrei amarmi un po’ di più, darmi la possibilità di sperare in una me stessa migliore. Lo so, me lo ripeto ogni giorno. E, anche se dirò una cosa terribile, io ho paura di non meritarmela, quella felicità. Per voi è così facile, così naturale riuscire ad essere semplicemente voi stessi che mi chiedo spesso come mai per me non funziona così, e mi sono fatta una teoria: per me emo delle emozioni, come mi chiami tu, non esiste un modo per stare in pace senza dolore un giorno intero. Solo per ventiquattro ore. Non me lo merito, semplicemente” spiegò.

Le arrivò uno schiaffo in pieno viso, stupendola.

Ma che…?

Se lo pensi sul serio non sei solo un’idiota, ma sei anche del tutto ritardata!” le gridò Johan, arrabbiato.

Ognuno di noi ha dei problemi, fa parte della vita, ma arrivare a dire che non meriti la felicità è da masochisti” disse. La prese per le spalle.

Guardami bene, Rea Stevens: tu sarai felice, devi esserlo! E se non ce la farai da sola ti aiuterò io! Ma non dire più scemenze simili!” ordinò. Lei rimase ferma e aspettò che quelle parole le entrassero in testa, poi lo abbracciò.

Johan, ti prego… almeno tu non lasciarmi” lo implorò.

 

 

Secondo te nelle stelle c’è scritto sul serio il destino?” domandò la ragazza, vedendo che in lontananza il sole iniziava a sorgere.

Non lo so proprio. Secondo te?” rispose l’amico, mezzo assonnato.

Sì, secondo me sì. Io posso vedere il mio, ogni tanto

Sul serio? E per me che c’è scritto?” la prese in giro lui, chiudendo gli occhi e rimanendo steso sulle sue gambe.

C’è scritto: Johan, brutto pigrone, non ti addormentare su un albero a sei metri di altezza che sennò cadi e muori!” rise la rossa, dandogli un colpetto sulla testa.

Lo so, ma sono stanco. Sono le sei del mattino, andiamo a dormire?” la implorò.

Sì, forse è meglio rientrare” concesse Rea.

Scesero dall’albero e attraversarono la finestra, tornando in camera. Si stesero sul materasso e chiusero gli occhi, rannicchiandosi sotto le coperte.

Eri seria, prima?” chiese il biondo. Lei lo fissò.

Riguardo a cosa?

Al fatto che tu vedi il tuo destino guardando le stelle” le spiegò. La ragazza scrollò le spalle.

Non ci leggo chissà cosa, ma le stelle mi aiutano. Insomma, se penso di non essere più in grado di andare avanti semplicemente alzo gli occhi al cielo e le fisso. Sono l’unica cosa che riesce a darmi una lieve speranza che, un domani, ci sia qualcosa di buono anche per me” rispose.

Ho capito” sbadigliò Johan.

Si addormentò poco dopo, russando e facendola ridere, mentre Rea rimase sveglia per parecchio tempo ancora.

Magari ci sarà davvero qualcosa di buono per me” sussurrò prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.

 

  
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