Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Borntobeadreamer    01/09/2012    8 recensioni
Justin. 23 anni. La vita gli aveva regalato tante belle cose: le sue Beliebers, una fantastica carriera, il successo, i soldi. Gliene aveva tolte altrettanto:Dopo l'incidente che gli aveva portato via sua madre e i suoi due fratelli, la sua carriera era ormai finita, era rimasto solo, in una casa troppo grande per lui. L'unica cosa che lo aiutava ad andare avanti erano gli Psicofarmaci.
Quanto ancora poteva continuare così?
Fu proprio quando decise di rivolgersi ad un'altra psichiatra che la sua vita cominciò a mutare e a fargli riscoprire i bei momenti che la vita regala.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto volevo ringraziarvi per le recensioni che mi avete fatto :33
Grazie *O*
-Isa


Si mise il cappotto e uscì dalla sua casa diventata ormai troppo grande per lui….

Lo studio medico in cui vi era lo studio della dottoressa Parker si trovava un paio di isolati più in là. Erano le 11:16 quando Justin arrivò. La porta era chiusa, si sedette sull’enorme divano di pelle e cominciò a cominciare a giocare con il suo I-Phone…

Erano le 11:28 quando sentì dei tacchi avvicinarsi alla porta e vari “Grazie e Arrivederci”…
Improvvisamente la porta si aprì e Justin rimase di stucco.
La dottoressa Parker aveva altamente tradito le sue aspettative.
Uscì una bella ragazza, che Justin pensò non dovesse avere più di 25 anni, tutta vestita di nero, elegante, occhiali neri, decolleté  nere tacco 8, i suoi capelli chiari e ricci fino alle spalle facevano da contrasto alla sua figura così precisa e in ordine. Un lieve odore di vaniglia si sprigionò nell’aria.
Si scambiarono uno sguardo che durò qualche attimo. In quel lasso di tempo c’erano solo le iridi color miele di Justin e quelle grigie di Matilde… Al che Matilde sorrise e disse:

“Lei deve essere Bieber, giusto?”
“Si sono io, buongiorno”
“ E’ tanto che aspetta, prego si accomodi”

E
ntrarono in uno studio che dava l’idea della precisione, le pareti erano bianche, tutto era pulito e ordinato e l’odore di vaniglia echeggiava ancora nella stanza. I deboli raggi di sole di quella giornata serena dopo una di tempesta entravano timidi dalle tende.
“ Allora signor Bieber mi racconti un po’, cos’è che l’ha spinta a venire qui”

Justin si schiarì la voce e cominciò a raccontarle buona parte della sua vita: cominciò da tutti gli psicofarmaci che prendeva e disse che voleva cercare di smettere, le raccontò dell’insonnia.
Poi cominciò a raccontare dai suoi 15 anni, la vita gli aveva regalato il meglio fino ai suoi 20 anni, Il suo grande amore finito male, la solitudine che ora era diventata la sua unica compagna.
Era solo, solo davvero. Sapeva di non aver ancora raccontato la morte delle sue persone più care, non voleva affrontare quest’argomento, gli faceva troppo male, ogni volta che diceva la parola mamma la sua ferita, quella sul cuore, cominciava a fargli male, un male tremendo.
“Cosa mi dice del rapporto con la sua famiglia?” Cercò di indagare Matilde…
Justin abbassò lo sguardo e battè le ciglia.. Matilde capì subito che qualcosa non andava. Qualcosa gli faceva male. Dopodiché inghiottì rumorosamente della saliva che fece fatica a scendere.

“Mi scusi, non volevo metterla in imbarazzo”
“No si figuri, è che per me è difficile parlarne”
“Solo parlandone e sfogandosi lei riuscirà ad alleviare il peso che sente nel  cuore”
Justin non rispose e rimase con lo sguardo basso.
“Ne uscirò?” Chiese ormai senza speranze.
La dottoressa era molto giovane e casi così complicati ne aveva avuti pochi, comunque sia era sempre molto speranzosa.
“Dipende solo da lei, dalla sua forza di volontà signor Bieber, io posso aiutarla a farle capire alcune cose, ma poi sta a lei farsi forza e reagire, gli psicofarmaci possono aiutarla a stare fisicamente meglio dopo una notte insonne, ma questo non può essere per sempre. Si ricordi che dopo la tempesta c’è sempre il sole..”

Justin era ancora a testa bassa, la dottoressa Parker lo studiava, era chiaramente in imbarazzo e
ebbe modo di notare quanto fosse perfetto. Non c’era niente del suo viso che era “fuori posto”. Le labbra carnose e rosee, gli occhi grandi e color miele, ora però spenti e velati dal dolore che provava,  i lineamenti perfetti, scese a scrutargli il collo, fino a che arrivò alle spalle, ormai era diventato un uomo pensò lei.
In quel momento Bieber si accorse che lo stava guardando alzò lo sguardo che durò un’altra manciata di attimi, in cui Matilde avvertì dei brividi sulla schiena.. Scosse la testa, cercando di scacciare i pensieri e disse:
“Sig.re Bieber credo che per oggi sia sufficiente, quando vogliamo vederci? Fra 3 giorni le andrebbe bene?”
“Si perfetto..”
“Intanto può continuare a prendere gli psicofarmaci che prende e…” Matilde si levò gli occhiali e cominciò a morderne la stanghetta, stavolta fu Bieber a rabbrividire.. “Penso che lei ora abbia bisogno solo di una persona che tiene veramente a lei, che le stia accanto, solo così potrà ricominciare. Metta da parte il CD, il lavoro e le preoccupazioni, pensi a lei, alla sua salute…” … “Le lascio il numero del mio cellulare, può chiamarmi a qualsiasi ora della notte e del giorno, non si faccia scrupoli..” Le porse un bigliettino, Justin potè notare le sue mani morbide e fredde, le unghie smaltate di nero..
“Grazie mille, a presto”
“Grazie a lei” Si strinsero le mani,  e
Matilde lo accompagnò alla porta, lo guardo allontanarsi fino a che Justin non si girò… Inconsapevolmente si sorrisero, poi Matilde chiuse la porta dello studio e lasciò che il suo corpo scivolasse sulla sua sedia di pelle fredda e nera anch’essa, immersa nei suoi pensieri…


My Space :333

Spero che la storia vi stia piacendo…
Ma perché Matilde è sempre circondata dal colore nero? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Grazie per le visualizzazioni e per le recensioni :333
Me ne lasciate qualcuna anche qui? :333
A presto..
-Isa.. 

   
 
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