Oblio
1
Segni indelebili
Freddo.
Umidità. Carne
bruciata.
Era
tutto ciò che avvertivo, tutto ciò che riuscivo
ancora a provare.
La
mia testa pesava quanto un macigno. Cercavo di tenerla alta, di
osservare la
pesante porta di ferro che si ergeva a pochi passi da me, ma non
riuscivo a
fare altro che fissare il duro pavimento in pietra ad almeno mezzo
metro dai
miei piedi. Sospesa nel vuoto, legata a grosse funi ai quattro angoli
di un
angusto sotterraneo, un’unica domanda si ripeteva
incessantemente nella mia testa.
Perché?
Nonostante
i giorni (o settimane?) trascorsi a subire le torture di una sadica
donna dagli
occhi folli, ancora mi domandavo il perché di tutto questo.
Solo
un nome continuava a vorticarmi davanti agli occhi stanchi, soltanto un
nome
continuava a ronzarmi nelle orecchie in continuazione:
Draco
Draco,
piccolo spocchioso ed egocentrico figlio di papà,
nonché il ragazzo, anzi, la
persona più presuntuosa ed egoista che io abbia mai
conosciuto.
E
l’unico ragazzo di cui io sia stata davvero innamorata.
“Draco…”
Sussurrai
il suo nome nel buio della mia prigione, quasi come se mi aspettassi di
vederlo
apparire da un momento all’altro come un eroe dei romanzi che
viene a salvare
la sua dolce pulzella in pericolo.
Risi
da sola, le mie stesse risa rimbombarono nel mio piccolo antro scuro.
Le ore
passavano lente ed inesorabili, senza che nulla le scandisse.
E
più il tempo passava più ero certa che Draco non
mi avrebbe salvato. Avrebbe
lasciato che la sua malefica zietta mi torturasse fino alla morte o
alla pazzia,
senza fare nulla per fermarla.
Perché,
come la mia torturatrice continuava a ripetermi ogni santo giorno, io
non ero
nessuno. Non ero nessuno per Draco, per mia madre, per
l’intero mondo.
“Sei
solo uno sporco granello di polvere che si è depositato
sull’immacolata pelle
di mio nipote.”Aveva detto.
E
aveva ragione.
Rispetto
a Draco e a quel mondo così diverso da come io lo conoscevo,
non ero davvero
nessuno.
***
“Ti
sono mancata?”
Quella
voce, quel tono, quel trillo acuto carico di eccitazione e di
disprezzo, erano
ormai la mia unica compagnia.
“Stavo
quasi impazzendo senza di te.” La voce mi sfuggì
lenta e arrochita dalle
labbra.
Bellatrix
rise, per poi espirare violentemente come se qualcuno
l’avesse colpita con
forza in pieno petto. “Non provarci nemmeno, sarò
presente quando ciò accadrà.”
Continuò, il tono basso e la voce carica di eccitazione.
Riprese
a ridere, in modo quasi osceno, fino a quando la porta alle sue spalle
si
richiuse con un tonfo e un lieve bagliore biancastro
illuminò flebilmente lo
spazio attorno a noi.
Alzai
lentamente gli occhi, puntandoli nella direzione della luce e vidi che
aveva
impugnato quella cosa.
Il
braccio destro ustionato ebbe uno spasmo involontario, e la fune mi
graffiò il
polso già martoriato e carico di piccole cicatrici rossastre.
Bellatrix
si avvicinò. “Lo sai che mi piace guardarti negli
occhi mentre giochiamo.”
Sentii
una forza sovrumana spingermi il viso verso l’alto,
costringendomi a fissare il
volto appuntito della mia torturatrice.
“Lo
sai che non mi diverte questo gioco.”
Bellatrix
mi regalò il suo sorriso più sincero, un incrocio
tra un ghigno e una smorfia
inquietante.
“Io,
invece, lo trovo esilarante.” Sussurrò, squittendo
come un topolino eccitato.
“A
me fa quasi impazzire.” Quasi sorrisi per la mia stessa
ironia.
Puntò
contro di me quella che io definii, la prima volta che ne ebbi una tra
le mani,
un “pezzo di legno contorto e un po’
bruttino”.
Ora,
in cuor mio, avrei voluto essere a miglia e miglia lontana da quel
bastoncino
che celava un potere tanto pericoloso.
Ispirai
profondamente e strinsi i denti preparandomi al dolore. Se la si vuole
considerare una dote, Bellatrix non era il tipo da far attendere i suoi
ospiti.
“Crucio!”
Urlò.
Il
mio corpo si contorse ripetutamente, mentre sentivo rimbombare tra le
pareti
del sotterraneo urla straziate che sembravano appartenere a qualcun
altro. Afferrai
le funi che mi legavano i polsi e le strinsi così forte da
ferirmi – il sangue
iniziò a sgocciolare sul pavimento.
Il
dolore era inimmaginabile, mai avrei creduto che un essere umano
potesse
soffrire fino a quel punto. Provavo a lottare, a respingere quella
forza
invisibile che mi pervadeva il corpo e si legava ad ogni fibra del mio
essere,
ma tutto era vano.
Ero
impotente.
Sentii
quella forza prorompente lasciarmi, e mi afflosciai come la vela di una
nave
terminata la corrente che la tendeva.
Respirai
bruscamente, il tamburellio incessante nel petto era straziante quasi
quanto
l’aria che rientrava nei polmoni… Sentivo la pelle
e le interiora come
disgregate.
La
risata di zia Bella mi risuonò nelle orecchie come se fosse
lontana chilometri.
Avvertii
di nuovo quelle dita invisibili sollevarmi il capo, mentre lei si
avvicinava e
si chinava su di me. “Sei pronta per un altro dei miei marchi
esclusivi?”
Una
cosa che avevo imparato di zia Bella in quell’infinito lasso
di tempo trascorso
con la sua adorabile compagnia era che adorava essere sfidata. E fu
proprio quando
colsi questa parte della sua personalità che capii
perché le mie torture non si
sarebbero concluse con la morte ma con la pazzia.
Aveva
trovato pane per i suoi denti.
Nonostante
conoscessi il metodo più veloce per terminare il mio dolore,
continuavo ad
essere me stessa.
Bellatrix
voleva farmi impazzire? Ero già pazza. Poteva distruggere il
mio corpo,
abbattere il mio spirito con le sue perfide parole, torturarmi fino a
che sarei
divenuta un vegetale, ma non avrebbe mai distrutto la mia persona.
E
lei questo lo sapeva, eccome. E anche se non lo diceva, forse
perché avrebbe
gettato fango sulla purezza della sua casata, lei mi adorava.
“Cosa
mi scrivi di carino oggi? Ho ancora un po’ di spazio
sull’avambraccio destro.”
Biascicai, ancora stordita dal dolore.
Bellatrix
sogghignò, stracciando senza tante cerimonie quello che era
rimasto della
manica destra della mia maglietta blu preferita.
In
un guizzo di lucidità, consapevole che sarei stata
brutalmente marchiata in
ogni caso, le diedi la spinta per effettuare quello che avrebbe potuto
essere
il suo capolavoro.
“Zia
Bella, perché questa volta non scrivi ‘Draco e
Teresia per sempre innamorati’?
È un po’ infantile, lo so, ma credo che proprio
per questo l’adorerai.”
Il
pugnale mi solcò la pelle sulla guancia sinistra, una
carezza paragonata al
dolore di pochi attimi prima.
“Ti
avevo detto di smetterla di chiamarmi così e di non nominare
Draco.” La rabbia
nella sua voce era musica per le mie orecchie. “Tu non sei
niente. Tu sei una
schifosa Babbana, feccia disgustosa ed insignificante che con la sua
sola
presenza macchia la faccia della terra… Mentre noi
apparteniamo alla Nobile e
Anti…”
“Antichissima
casata dei Black, nobile stirpe di Purosangue, siamo i migliori, gli
unici
degni e bla, bla, bla.” La interruppi, usando un annoiato
tono canzonatorio,
mentre sul suo volto appariva uno stupore malcelato e carico
d’odio. “Stai
invecchiando, ripeti in continuazione le stesse cose.”
Il
pugnale d’argento affondò leggermente nella carne,
mentre lo stupore veniva
sostituito da un divertimento sadico e compiaciuto.
“Dovrei
tagliarti quella linguaccia insolente, ma poi non potrei più
sentirti urlare.”
Si
spostò sull’avambraccio destro e prima di iniziare
la sua opera d’arte,
riscaldò la lama con il pezzo di legno.
Con
la bacchetta magica, Teresia…
tramite magia.
Dovevo
ripetermelo di continuo, e ciò era assurdo.
Hai
visto abbastanza da
crederci ormai, no?
La
mia forte razionalità, unita ad una visione realista e un
po’ cinica della vita,
mi aveva costretto a rifiutare la verità sin
dall’inizio. L’esistenza della
magia, un concetto assurdo per la mia persona, si stava rivelando una
verità
assoluta e, allo stesso tempo, il mio incubo peggiore. E proprio
quell’incubo
stava per ripetersi, rendendo scintillante la lama che mi avrebbe
marchiato di
nuovo.
Lo
stordimento ormai era svanito, ma ero messa abbastanza male che sarei
potuta svenire
durante la marchiatura. Cercai di restare lucida con tutte le mie
forze. Le
uniche soddisfazioni che riceveva dalle mie torture erano le mie urla
di dolore
durante quella che lei chiamava ‘Maledizione
Cruciatus’, l’unica tortura a cui
non riuscivo a controllarmi.
E
mentre iniziava il suo nuovo tatoo, non una sillaba
fuoriuscì dalle mie labbra.
Faceva male, tanto male venire tatuata con un pugnale incandescente, ma
dopo
aver provato la forza dirompente di quella crudele magia,
nulla poteva sostenere il paragone.
Nonostante
il tremolio, la testa pesante e la bocca arida, non svenni.
Fu
particolarmente crudele, spingendo più a fondo del solito e
quando ebbe finito
sembrava ancor più imbestialita di prima.
“Le
prime due volte era stato più divertente.” Disse,
il tono infantile e il viso
crucciato come quello di una bimba che aveva rotto il suo giocattolo
preferito.
Non
potei girare il capo, costretta dal suo sortilegio a fissare il vuoto
dinanzi a
me, ma celai perfettamente la mia curiosità.
Sapevo
che me l’avrebbe mostrato al momento giusto.
Respirai
profondamente, e tossii per schiarirmi la gola secca. “Grazie
a te, zia. Mi hai
rafforzato, nel corpo e nello spirito.”
Sentii
la cruciatus pervadermi di nuovo e urlai e urlai finché ebbi
voce.
Quando
il mio corpo terminò gli spasmi, sentii anche la forzatura
sul capo allentarsi,
e mi afflosciai completamente su me stessa.
“Direi
che posso fare ancora di meglio, non credi?”
Con
uno sforzo immane voltai il capo verso destra, curiosa di sapere quale
nuovo
sfregio firmato Bellatrix portava il mio corpo.
Di
tutte le torture e le parole che avevo subito quel giorno, nulla mi
ferì nel
profondo quanto quella breve frase: non
verrà.
La
guardai con odio, un odio che non avevo serbato mai a nessuno e che
sapevo non
avrei mai potuto provare per nessun altro essere vivente.
“Dai
tempo al tempo, cara zia.”
Accettai
quel nuovo Crucio quasi con gioia e, come speravo, quando
terminò il dolore
svenni.
Salve
a tutti!
Torno
dopo tanto, troppo tempo, con questa storia nata e scritta
appositamente per un
contest a cui ormai non partecipo più. Spero sia cosa gradita ^^
Non
ho molto da dire per ora, anche se dopo aver riletto il primo capitolo
centinaia di volte avevo in mente un sacco di cose da dire…
Mi
verranno in mente (o forse no), al prossimo capitolo che è
in piena fase di
rielaborazione… T.T
Grazie
a chi leggerà soltanto, a chi deciderà di
lasciarmi un commento e a chi porrà
la storia nelle preferite/ricordate/seguite.
Un
bacio,
Lily