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Autore: Lily_th    01/09/2012    6 recensioni
Oblio parla soprattutto delle conseguenze dell'avvicinamento di due ragazzi, Draco e una
Babbana di nome Teresia: due anime contrastanti che, accomunate dal semplice desiderio di reciproca compagnia, si ritroveranno a dover fare i conti con l'insorgere di sentimenti a loro sconosciuti.
Lui, però, è un mago, membro di una delle più importanti famiglie Purosangue del regno magico, mentre lei è un'anonima Babbana, completamente ignara dell'esistenza di un mondo così diverso dal suo. Le difficoltà abbondano, e quando una sadica donna finalmente libera da Azkaban dopo anni ed anni di reclusione, decide di intervenire...
“Ti sono mancata?”
Quella voce, quel tono, quel trillo acuto carico di eccitazione e di disprezzo, erano ormai la mia unica compagnia.
“Stavo quasi impazzendo senza di te.” La voce mi sfuggì lenta e arrochita dalle labbra.
Bellatrix rise, per poi espirare violentemente come se qualcuno l’avesse colpita con forza in pieno petto. “Non provarci nemmeno, sarò presente quando ciò accadrà.” Continuò, il tono basso e la voce carica di eccitazione.

(Ho utilizzato l'avvertimento "Violenza" in quanto descrivo di una tortura, vorrei precisare che essa è prevalentemente magica e psicologica, raramente fisica.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Oblio

1

Segni indelebili

Freddo. Umidità. Carne bruciata.
Era tutto ciò che avvertivo, tutto ciò che riuscivo ancora a provare.
La mia testa pesava quanto un macigno. Cercavo di tenerla alta, di osservare la pesante porta di ferro che si ergeva a pochi passi da me, ma non riuscivo a fare altro che fissare il duro pavimento in pietra ad almeno mezzo metro dai miei piedi. Sospesa nel vuoto, legata a grosse funi ai quattro angoli di un angusto sotterraneo, un’unica domanda si ripeteva incessantemente nella mia testa.

Perché?
Nonostante i giorni (o settimane?) trascorsi a subire le torture di una sadica donna dagli occhi folli, ancora mi domandavo il perché di tutto questo.
Solo un nome continuava a vorticarmi davanti agli occhi stanchi, soltanto un nome continuava a ronzarmi nelle orecchie in continuazione:

Draco
Draco, piccolo spocchioso ed egocentrico figlio di papà, nonché il ragazzo, anzi, la persona più presuntuosa ed egoista che io abbia mai conosciuto.
E l’unico ragazzo di cui io sia stata davvero innamorata.
“Draco…”
Sussurrai il suo nome nel buio della mia prigione, quasi come se mi aspettassi di vederlo apparire da un momento all’altro come un eroe dei romanzi che viene a salvare la sua dolce pulzella in pericolo.
Risi da sola, le mie stesse risa rimbombarono nel mio piccolo antro scuro. Le ore passavano lente ed inesorabili, senza che nulla le scandisse.
E più il tempo passava più ero certa che Draco non mi avrebbe salvato. Avrebbe lasciato che la sua malefica zietta mi torturasse fino alla morte o alla pazzia, senza fare nulla per fermarla.
Perché, come la mia torturatrice continuava a ripetermi ogni santo giorno, io non ero nessuno. Non ero nessuno per Draco, per mia madre, per l’intero mondo.
“Sei solo uno sporco granello di polvere che si è depositato sull’immacolata pelle di mio nipote.”Aveva detto.
E aveva ragione.
Rispetto a Draco e a quel mondo così diverso da come io lo conoscevo, non ero davvero nessuno.

***

La porta si aprì con un cigolio lamentoso. Mi imposi di alzare la testa, spinta da una flebile fiammella di speranza che si spense quasi all’istante. La luce proveniente dalle torce delle scale illuminava fievolmente l’ingresso del sotterraneo. Una figura alta, sottile e dai lunghi capelli neri che ricadevano disordinati sugli occhi e sulle spalle entrò strascicando i piedi, dirigendosi lentamente verso di me. Gli occhi scuri e pieni di fervore febbrile le illuminavano il volto accompagnati da un ghigno sadico, e tra le mani lunghe e sottili stringeva un pugnale d’argento. Lasciai ricadere il capo in avanti, troppo pesante per continuare a guardare.
“Ti sono mancata?”
Quella voce, quel tono, quel trillo acuto carico di eccitazione e di disprezzo, erano ormai la mia unica compagnia.
“Stavo quasi impazzendo senza di te.” La voce mi sfuggì lenta e arrochita dalle labbra.
Bellatrix rise, per poi espirare violentemente come se qualcuno l’avesse colpita con forza in pieno petto. “Non provarci nemmeno, sarò presente quando ciò accadrà.” Continuò, il tono basso e la voce carica di eccitazione.
Riprese a ridere, in modo quasi osceno, fino a quando la porta alle sue spalle si richiuse con un tonfo e un lieve bagliore biancastro illuminò flebilmente lo spazio attorno a noi.
Alzai lentamente gli occhi, puntandoli nella direzione della luce e vidi che aveva impugnato quella cosa.
Il braccio destro ustionato ebbe uno spasmo involontario, e la fune mi graffiò il polso già martoriato e carico di piccole cicatrici rossastre.
Bellatrix si avvicinò. “Lo sai che mi piace guardarti negli occhi mentre giochiamo.”
Sentii una forza sovrumana spingermi il viso verso l’alto, costringendomi a fissare il volto appuntito della mia torturatrice.
“Lo sai che non mi diverte questo gioco.”
Bellatrix mi regalò il suo sorriso più sincero, un incrocio tra un ghigno e una smorfia inquietante.
“Io, invece, lo trovo esilarante.” Sussurrò, squittendo come un topolino eccitato.
“A me fa quasi impazzire.” Quasi sorrisi per la mia stessa ironia.
Puntò contro di me quella che io definii, la prima volta che ne ebbi una tra le mani, un “pezzo di legno contorto e un po’ bruttino”.
Ora, in cuor mio, avrei voluto essere a miglia e miglia lontana da quel bastoncino che celava un potere tanto pericoloso.
Ispirai profondamente e strinsi i denti preparandomi al dolore. Se la si vuole considerare una dote, Bellatrix non era il tipo da far attendere i suoi ospiti.
“Crucio!” Urlò.
Il mio corpo si contorse ripetutamente, mentre sentivo rimbombare tra le pareti del sotterraneo urla straziate che sembravano appartenere a qualcun altro. Afferrai le funi che mi legavano i polsi e le strinsi così forte da ferirmi – il sangue iniziò a sgocciolare sul pavimento.
Il dolore era inimmaginabile, mai avrei creduto che un essere umano potesse soffrire fino a quel punto. Provavo a lottare, a respingere quella forza invisibile che mi pervadeva il corpo e si legava ad ogni fibra del mio essere, ma tutto era vano.
Ero impotente.
Sentii quella forza prorompente lasciarmi, e mi afflosciai come la vela di una nave terminata la corrente che la tendeva.
Respirai bruscamente, il tamburellio incessante nel petto era straziante quasi quanto l’aria che rientrava nei polmoni… Sentivo la pelle e le interiora come disgregate.
La risata di zia Bella mi risuonò nelle orecchie come se fosse lontana chilometri.
Avvertii di nuovo quelle dita invisibili sollevarmi il capo, mentre lei si avvicinava e si chinava su di me. “Sei pronta per un altro dei miei marchi esclusivi?”
Una cosa che avevo imparato di zia Bella in quell’infinito lasso di tempo trascorso con la sua adorabile compagnia era che adorava essere sfidata. E fu proprio quando colsi questa parte della sua personalità che capii perché le mie torture non si sarebbero concluse con la morte ma con la pazzia.
Aveva trovato pane per i suoi denti.
Nonostante conoscessi il metodo più veloce per terminare il mio dolore, continuavo ad essere me stessa.
Bellatrix voleva farmi impazzire? Ero già pazza. Poteva distruggere il mio corpo, abbattere il mio spirito con le sue perfide parole, torturarmi fino a che sarei divenuta un vegetale, ma non avrebbe mai distrutto la mia persona.
E lei questo lo sapeva, eccome. E anche se non lo diceva, forse perché avrebbe gettato fango sulla purezza della sua casata, lei mi adorava.
“Cosa mi scrivi di carino oggi? Ho ancora un po’ di spazio sull’avambraccio destro.” Biascicai, ancora stordita dal dolore.
Bellatrix sogghignò, stracciando senza tante cerimonie quello che era rimasto della manica destra della mia maglietta blu preferita.
In un guizzo di lucidità, consapevole che sarei stata brutalmente marchiata in ogni caso, le diedi la spinta per effettuare quello che avrebbe potuto essere il suo capolavoro.
“Zia Bella, perché questa volta non scrivi ‘Draco e Teresia per sempre innamorati’? È un po’ infantile, lo so, ma credo che proprio per questo l’adorerai.”
Il pugnale mi solcò la pelle sulla guancia sinistra, una carezza paragonata al dolore di pochi attimi prima.
“Ti avevo detto di smetterla di chiamarmi così e di non nominare Draco.” La rabbia nella sua voce era musica per le mie orecchie. “Tu non sei niente. Tu sei una schifosa Babbana, feccia disgustosa ed insignificante che con la sua sola presenza macchia la faccia della terra… Mentre noi apparteniamo alla Nobile e Anti…”
“Antichissima casata dei Black, nobile stirpe di Purosangue, siamo i migliori, gli unici degni e bla, bla, bla.” La interruppi, usando un annoiato tono canzonatorio, mentre sul suo volto appariva uno stupore malcelato e carico d’odio. “Stai invecchiando, ripeti in continuazione le stesse cose.”
Il pugnale d’argento affondò leggermente nella carne, mentre lo stupore veniva sostituito da un divertimento sadico e compiaciuto.
“Dovrei tagliarti quella linguaccia insolente, ma poi non potrei più sentirti urlare.”
Si spostò sull’avambraccio destro e prima di iniziare la sua opera d’arte, riscaldò la lama con il pezzo di legno.

Con la bacchetta magica, Teresia… tramite magia.
Dovevo ripetermelo di continuo, e ciò era assurdo.

Hai visto abbastanza da crederci ormai, no?
La mia forte razionalità, unita ad una visione realista e un po’ cinica della vita, mi aveva costretto a rifiutare la verità sin dall’inizio. L’esistenza della magia, un concetto assurdo per la mia persona, si stava rivelando una verità assoluta e, allo stesso tempo, il mio incubo peggiore. E proprio quell’incubo stava per ripetersi, rendendo scintillante la lama che mi avrebbe marchiato di nuovo.
Lo stordimento ormai era svanito, ma ero messa abbastanza male che sarei potuta svenire durante la marchiatura. Cercai di restare lucida con tutte le mie forze. Le uniche soddisfazioni che riceveva dalle mie torture erano le mie urla di dolore durante quella che lei chiamava ‘Maledizione Cruciatus’, l’unica tortura a cui non riuscivo a controllarmi.
E mentre iniziava il suo nuovo tatoo, non una sillaba fuoriuscì dalle mie labbra. Faceva male, tanto male venire tatuata con un pugnale incandescente, ma dopo aver provato la forza dirompente di quella crudele magia, nulla poteva sostenere il paragone.
Nonostante il tremolio, la testa pesante e la bocca arida, non svenni.
Fu particolarmente crudele, spingendo più a fondo del solito e quando ebbe finito sembrava ancor più imbestialita di prima.
“Le prime due volte era stato più divertente.” Disse, il tono infantile e il viso crucciato come quello di una bimba che aveva rotto il suo giocattolo preferito.
Non potei girare il capo, costretta dal suo sortilegio a fissare il vuoto dinanzi a me, ma celai perfettamente la mia curiosità.
Sapevo che me l’avrebbe mostrato al momento giusto.
Respirai profondamente, e tossii per schiarirmi la gola secca. “Grazie a te, zia. Mi hai rafforzato, nel corpo e nello spirito.”
Sentii la cruciatus pervadermi di nuovo e urlai e urlai finché ebbi voce.
Quando il mio corpo terminò gli spasmi, sentii anche la forzatura sul capo allentarsi, e mi afflosciai completamente su me stessa.
“Direi che posso fare ancora di meglio, non credi?”
Con uno sforzo immane voltai il capo verso destra, curiosa di sapere quale nuovo sfregio firmato Bellatrix portava il mio corpo.
Di tutte le torture e le parole che avevo subito quel giorno, nulla mi ferì nel profondo quanto quella breve frase: non verrà.
La guardai con odio, un odio che non avevo serbato mai a nessuno e che sapevo non avrei mai potuto provare per nessun altro essere vivente.
“Dai tempo al tempo, cara zia.”
Accettai quel nuovo Crucio quasi con gioia e, come speravo, quando terminò il dolore svenni.


Salve a tutti!
Torno dopo tanto, troppo tempo, con questa storia nata e scritta appositamente per un contest a cui ormai non partecipo più. Spero sia cosa gradita ^^
Non ho molto da dire per ora, anche se dopo aver riletto il primo capitolo centinaia di volte avevo in mente un sacco di cose da dire…
Mi verranno in mente (o forse no), al prossimo capitolo che è in piena fase di rielaborazione… T.T
Grazie a chi leggerà soltanto, a chi deciderà di lasciarmi un commento e a chi porrà la storia nelle preferite/ricordate/seguite.
Un bacio,
Lily

  
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