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Autore: Aeternum    01/09/2012    1 recensioni
"...mi chiedo come sia possibile che il mondo a diciassette anni sembri così dannatamente vasto che pare che tutte le emozioni possano scivolare via, perdersi in questo immenso niente che racchiude la vita." (cit.)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica. Devo studiare. Ma no cazzo, non c’ho proprio voglia, eppure devo, perché sennò domani quella di storia mi mette due e non è proprio il caso, la mia media fa già schifo di suo.
Sdraiato sul letto di camera mia, volto pagina. Ma che c’era scritto su quella precedente? Boh. Mica me lo ricordo… Se la stessa memoria che ho per il tempo trascorso con Rosa l’avessi anche per la scuola, scommetto che farei felici mamma e papà. Ma alla fine questo libro non mi attira proprio. Ci sono solo cartine geografiche che mostrano i vari spostamenti dei confini con colori diversi. Mi dici che me ne fotte a me dei confini spostati? Che poi si mettono anche a fare giri di parole sti idioti che hanno scritto il libro. Non dico di essere scemo, ma la vita è già complicata di suo, perché queste persone che scrivono i testi scolastici ce la devono rendere ancora più difficile?
La storia non mi è mai piaciuta. Troppe date. Troppi luoghi diversi. Troppi spargimenti di sangue inutili. Io se dovessi fare una guerra, so cosa farei. Prima di tutto riunirei le persone più qualificate, quelle che se ne intendono veramente, quelle che sanno cosa vuol dire conquistare una città. Poi metterei su un bell’esercito, ma non quelle quattro galline spennacchiate e prive di buonsenso di cui ci parla tanto la storia, no, ne farei uno bello forte, potente, resistente a tutto. Una sottospecie di cavalli dopati ma senza doping. Brutali. Forti. Senza pietà per il nemico, escluso i civili. Intelligentissimi. Che sanno mantenere bene le armi e sanno come usarle.
Certo, ai giorni d’oggi tutto questo sarebbe veramente inutile. Oggigiorno c’è la battaglia chimica, microbiologica, quelle cose strane che per un piccolo batterio muore un’intera popolazione. Ecco, se io fossi uno che deve conquistare il mondo penso che metterei in giro i più potenti batteri. Che ne so, il vaiolo, la peste bubbonica, e… boh, non me ne vengono altri. Non è che sono molto informato, e sinceramente m’interessa anche poco diventare il capo del mondo. Vedi il nostro presidente del Consiglio, lui fa tanto il figo ma poi alla fine c’ha tanta di quella gente contro che farebbe meglio solo a sotterrarsi vivo. No, per carità non lo giudico, a me non interessa manco la politica. Sono cose di cui faccio volentieri a meno, anche perché vivo meglio e molto più spensierato, dal momento che non penso a come certa gente che ci governa sta bruciando il mio futuro.
Ma tornando alla storia, mi rendo conto che ho letto –per modo di dire- circa cinque pagine, ma che alla fine non mi ricordo manco mezza parola. Ho un piccolo presentimento per domani. Forse la prof mi metterà veramente due…

***

Due come previsto. Ma in più c’è anche un’enorme sgridata. La prof vuole vedere i miei genitori. Vuole capire perché non mi metto più a studiare.
E adesso come glielo dico ai miei?
Sono nella merda. Merda fino al collo. Sto affogando.
Ho bisogno di risalire in superficie. Ma chi si prodigherà a lanciarmi un salvagente..?
Nessuno…

***

Contro ogni possibile previsione invece, a salvarmi dal mio inferno privato, arriva l’sms di Stè. “T’hanno messo già in punizione?”, chissà che c’ha in mente. Sorrido, scrivendogli un semplicissimo “No, macchè, non gl’ho detto ancora niente!”, e così m’invita ad andare a casa sua, che deve parlarmi di una cosa importante.
Non ci capisco molto anche perché fa il misterioso, però mi vesto ed esco, mamma che come al solito mi guarda male e mi urla dietro che devo studiare,e non andare in giro a divertirmi, e solo io so quanto abbia ragione in questo momento.
Inforco al volo il mio motorino, e in una decina di minuti eccomi a Staranzano, parcheggiato davanti a quella gelateria che fa i gelati più buoni del mondo. Vedo Stè venirmi incontro, ma l’espressione non pare felice. Che è successo stavolta? Provo a chiederglielo, ma lui preferisce parlarne davanti ad un buon gelato, seduti sulla panchina in plastica bianca fuori la gelateria.
[Allora?] domando, infilzando la mia pallina alla nutella col cucchiaino.
[Eh… c’hai presente quella della terza B? Quella biondina strafiga che anche in pieno inverno mette sempre gonne striminzite?] oddio, non dirmi che s’è preso una scuffia per lei! I miei occhi parlano chiaro, ma lui sorride e fa cenno di no col capo [Aspè! C’hai presente che ha un’amica? Capelli castani… mossi… bella da paura! Dai cazzo! Stanno sempre insieme!] la mia faccia da pesce lesso la dice lunga. Di quella classe conosco solo la biondona, ma non è che mi interessi molto, per cui…
[Eddai, fai uno sforzo! Si chiama Elettra!] e a quel nome mi fermo di botto. Il cucchiaino conficcato in bocca.
Elettra la conosco. Come ho fatto a non pensarci prima? Abita nel mio stesso palazzo, solo al primo piano. Non ci becchiamo quasi mai, salvo rari casi eccezionali, ma non le ho mai detto più di uno “ciao” striminzitissimo.
[Sì ok, ho capito chi è, abitiamo nello stesso palazzo… ma perché?] faccio finta di cadere dalle nuvole, come se non avessi già compreso che gli piace da morire.
[Ah sì? Beh insomma, domani usciamo insieme…] me lo dice così, sparaflashato a centottanta all’ora, e non so che dirgli. Non so nemmeno da quant’è che lui le muore dietro. Forse dovevo avere veramente dei prosciuttoni sugli occhi per non accorgermi di niente. Ma non gli dico nulla, anzi, lo lascio parlare. Mi fa una sintesi strettissima di come ha conosciuto Elettra che neanche Giuseppe Ungaretti sarebbe stato capace di fare, quindi mi chiede dei consigli sul da farsi.
Lo conosco, per come è fatto si giocherebbe tutto pur di baciarla al primo incontro, ma non credo che ad Elettra possa andare bene. Di solito alle ragazze non va mai bene niente, o si è troppo mosci o si corre troppo. Forse Stè con lei dovrebbe andarci coi piedi di piombo, farsi zero illusioni, partire con l’idea che anche se non ne nasce niente non deve buttarsi giù. Il punto è che noi giovani abbiamo sempre delle aspettative molto alte, ed essendo abituati a vincere vogliamo sempre essere i numeri uno. Peccato che la vita non te le dà mai tutte vinte. E ad essere un po’ sinceri, quasi sono curioso di come andrà a finire questa possibile storia. Non so, ma m’incuriosisce.
Nella mente ho l’immagine di Stè, ragazzo palestrato almeno quanto me, che tenta di affiancarsi a quella di Elettra, la ragazzina che va a nuoto, che suona il piano, che ha una vita molto intensa. Sembrano due pezzi di foto strappate. Non mi sembra che combacino molto, ma non lo dico a Stefano, non voglio farlo già partire male, con la sconfitta nel cuore. Magari alla fine sono solo io che ho visto male, e quei due potrebbero stare benissimo insieme.
In questo momento non so più niente. Continuo a mangiare il mio gelato, Stè che cambia discorso raccontandomi di un nuovo gioco per computer, qualcosa di veramente galattico. Dobbiamo provarlo subito! E infatti appena finito di mangiare il gelato corriamo subito a casa sua per questa sfida intergalattica all’ultimo sangue contro qualche giocatore online coreano, giapponese, americano o chissà che. Ma tanto a noi che ce ne frega! Noi vogliamo solo vincere. E vinceremo!





ps: Non è finita! :P
   
 
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