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Autore: amanda91    01/09/2012    5 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ELENA

Una tempesta improvvisa e inattesa si abbatté sulla piccola cittadina, graffiando i vetri delle finestre, schiantandosi sull’asfalto e sulla modesta villetta di casa Gilbert. Quasi avesse seguito il suo stato d’animo, che luminoso e solare aveva incontrato le tenebre non appena gli occhi di Stefan si furono posati in quella stanza, e avevano visto a chiare lettere la colpa di cui si era macchiata, il peccato che l’aveva condannata.
Ci aveva provato, aveva tentato con tutte sé stessa ad amarlo, a continuare a considerarlo il centro del suo universo, ma era stato tutto inutile.
Si erano respinti. Lo aveva respinto, attratta da una forza opposta, che crescendo aveva preso il sopravvento. Il suo amore per Damon.
Per il fratello sbagliato che l’aveva ferita in mille modi, ma al contempo aveva continuato a salvarla, a sorreggerla e ad amarla in segreto, senza chieder nulla in cambio.
E lei lo amava, suo malgrado gli era entrato nella pelle, nelle ossa e nel sangue, come se fossero ormai una sola materia, il medesimo corpo. E non era più in grado di sopravvivere se non ci fosse stato lui ad insegnarglielo.
Lo avrebbe  amato in eterno il suo dolce Stefan se solo le fosse stata  data la possibilità di scegliere. Perché la storia non si ripetesse, perché nulla potesse ancora dividerli. Ma non ci era riuscita, non aveva potuto più evitarlo, zittire quella voce impertinente che come una cantilena le ripeteva che non era più lui l’uomo con il quale avrebbe trascorso l’eternità.
Adesso erano lì, l’uno di fronte all’altra, vicini seppure distanti interi universi.
E il tortura, e il martirio che lesse negli occhi del vampiro le sembrò di poterlo sfiorare, e afferrare se questo fosse servito ad alleviare quell’ombra nei suoi occhi.
“Non abbiamo nulla da dirci Elena… hai fatto la tua scelta, la rispetterò”
Commentò Stefan pericolosamente calmo, rompendo l’assordante silenzio calato sulle loro teste.
“Non saresti qui se non avessi nulla da dirmi” tentò lei. Voleva soltanto oltrepassare quella maschera che rendeva il suo viso teso come una maschera di cera, per poter sbirciare all’interno, e capire cosa tentava di nascondere, di celare al mondo intero.
“Cos’altro vuoi da me si può sapere?”
“Voglio sentirti dire che mi odi, se questo può farti stare meglio. Voglio sentirti dire qualsiasi cosa che non sia quest’assordante nulla! Apriti, sfogati, non nasconderti da me. Ti prego”
Il vampiro rise, e ciò che risuonò fu una cinica risata, asciutta e piatta.
“Indossi ancora la sua camicia … e il suo stramaledettissimo odore mi  arriva alla testa! Ti guardo e ti rivedo stesa su quel divano … Dio Elena!!”
La rabbia venne fuori in un pugno violento diretto al muro. Sputò furibondo finché le finestre sembrarono tremare dall’altezza del suo tono, dal dolore cieco che quelle poche urla dispersero nella stanza.
Gli occhi disperati di Elena cedettero al pianto non appena le grida di Stefan trapassarono la camera arrivandole alle orecchie, e tremante tentò di avvicinarsi a lui che glielo impedì allungando un braccio come ad intimarle di stare lontana. Obbedì docile.
“Tu lo sapevi Stefan! Lo sapevi prima di me, sei stato tu ad incitarmi a scavare a fondo, a spingermi a farlo!” gli rinfacciò disperata, con voce rotta e scossa, devastata dal pianto.
“Non ti ho spinto io ad amarlo!” l’accusò adirato, puntandole un dito contro, minaccioso. Ma non le si avvicinò, non tentò nemmeno. Infondo sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, nonostante lo avesse appena annientato.
“Sei stato tu a lasciarmi qui da sola, con lui! Sei andato via con Klaus per mesi, sei stato crudele, mi hai allontanata! Io non avrei mai voluto innamorarmene Stefan!”
Le urla di entrambi continuarono a sovrapporsi e scontrarsi senza sosta, poi vide lui sorridere ancora, ironico e arreso, tremendamente e paurosamente calmo.
“Non tentare di dare la colpa a me Elena… lo amavi già da prima. Solo che era più semplice per tutti ignorarlo”
Quelle poche parole si impressero su di lei come marchiate a fuoco, il tono stanco, e sconfortato, crudo con cui le disse la straziarono. Avrebbe voluto gridare che non era vero, che non lo era mai stato e che mai lo sarebbe stato, ma in fondo non sapeva neanche lei quale fosse la verità. Forse davvero lo aveva sempre amato, o forse no. Forse era colpa di Stefan che era andato via, o forse sarebbe accaduto anche se non lo avesse fatto. Non lo avrebbe mai saputo.
“Non puoi impedirmi di odiarvi… che lo sapessi già è irrilevante”  sembrò quietarsi qualche istante, ciò le diede il tempo  di tentare una qualche obiezione.
“Ma…”
“No, Elena, non c’è nessun ma. Io ti amo, e tu ami lui. Lui ama te e io non posso impedirlo. Non c’è altro da dire”
Nei suoi occhi una fitta nebbia di dolore e rassegnazione, un groviglio di emozioni, di colpe e di rimpianti, un accenno di lacrime. Sbigottita e ansante faticò a rispondere.
“E’ tuo fratello, non potrai mai odiarlo anche se volessi. Non l’hai odiato mai in questi anni, e non riuscirai a farlo adesso” lo avvertì cauta, e stanca.
Il volto del vampiro già rigido e scuro sembrò se possibile assumere un’espressione stravolta,  mentre allungava le distanza avvicinandosi al portone di ingresso.
“Non potrò mai odiare nessuno di voi due. Ho soltanto bisogno di restare solo” la informò fermo senza guardarla negli occhi per un solo attimo. Celò la sua anima così che lei non potesse leggervi nulla, e comprendere davvero quanto male gli avesse fatto. Gliene fu grata. Ancora una volta, senza volerlo, la stava preservando da ulteriore dolore.
E senza che tentasse di fermarle una scia di lacrime continuò a solcarle le guance segnate cadendo nel vuoto, già dimenticate.
Lo vide aprire la porta, e tentennare, forse nell’attesa di una sua qualche parola. Ma non riuscì a formulare alcun pensiero. Non fu in grado di dirgli nulla, nessuna parola al mondo sarebbe servita ad alleviare la profonda ferita che quel tradimento gli aveva inferto. Era accaduto ancora, la storia si era ripetuta, senza che fosse riuscita ad impedirlo.
Stefan in un soffio era già scomparso dalla sua vista, e lei come impietrita non glielo aveva impedito. Ciò che restava di lui era una porta aperta sul mondo, sul cielo scuro, sulla cascata di pioggia, e un soffio di vento che le arrivò fino al viso asciugandole le guance e gli occhi, tormentandole i lunghi capelli.
Soltanto Jeremy che fece capolino dalle scale osservandola imbarazzato e comprensivo la destò da quello stato.
“Non c’è altro che tu possa fare per lui. L’hai lasciato libero, avresti dovuto farlo tempo fa” la sua voce rassicurante le strappò un sorriso sincero, ma fin troppo poco convinto. Lo sentì avvicinarsi piano, pur senza vederlo percepì la sua presenza sempre più prossima. Uno dei tanti doni di quell’immortalità non voluta, si disse.
E non oppose resistenza, si lasciò scaldare da un forte e tenero abbraccio fraterno, stringendosi al suo petto. Donandosi completamente a quelle braccia. Lì ritrovò la comprensione di una famiglia. Tra le braccia di tutto ciò che le restava della sua vecchia vita.
 
POV DAMON

Non avrebbe saputo più dove andare, quale spazio potesse ancora definire casa. Era tornato a Mistic Falls intenzionato a ritrovare e forse distruggere la sua terra, le sue radici, ma anche e soprattutto determinato a riabbracciare la sua amata Katherine. La donna che aveva creduto potesse essere il suo unico vero e grande amore. E ora?
Ora tutto ciò che riuscì a definire casa erano le esili braccia della dolce umana che il destino per qualche assurda e contorta ragione gli aveva permesso di incontrare, proprio lì, su quella strada che ora, a riparo sotto una fitta boscaglia, si ritrovò a fissare impietrito.
Si era preso gioco di loro quel malefico destino. Di lui, e di suo fratello. Uniti e separati dall’amore per una donna. Per due donne, sotto le medesime spoglie. E come in un cerchio immaginario, dopo centoquarantacinque anni o giù di lì, erano ancora nella medesima situazione.
Si chiese se fossero destinati a combattersi in eterno, o se un giorno tutto quel dolore sarebbe finito senza lasciare tracce, e avrebbero potuto riabbracciarsi e spalleggiarsi come quando, poco più che ragazzini, girovagavano per la tenuta, complici e uniti, sani, puri.
“Sapevo di trovarti qui” la voce calma di Elena, ovattata dal fruscio della pioggia scrosciante, gli sembrò provenire lontana di galassie. Si voltò ad esaminarla senza dir nulla. Era in piedi, al suo fianco, bagnata fradicia, come lui del resto.
I lunghi capelli castani incollati al viso, il giubottino grondante d’acqua aderente come una seconda pelle.
Alle sue spalle il bosco, animato dal vento, trasportato da un brusio incessante, scosso da una pioggia invadente e torrenziale. E nonostante tutto le sembrò bella più di quanto lo fosse mai stata.
La sua unica colpa era quella di amarla più del sangue,e della vita, oltre la rabbia e la vendetta. Era perso quando lei non gli era accanto. Gli sembrò quasi di poter riprendere a respirare ora che gli era tanto vicina da poterla sfiorare.
Fu come vincere la morte sapere che nonostante tutto, nonostante Stefan, lei era lì, lì per lui, lì con lui.
Con un cenno del capo la invitò a sedersi al suo fianco tra il fogliame umido e le radici secche e taglienti degli arbusti, riparati dalla cascata di foglie su di loro.
Non seppe cosa dire, da dove cominciare, ma per fortuna fu lei a farlo al suo posto.
“Sei fradicio, vuoi tornare a casa?”
“E’ qui che è cominciato tutto … ci torno spesso da allora. Mi fa sentire vivo”
La vampira sorrise sincera, e quel debole suono sembrò disperdersi nel vento.
“Questo posto in un modo o nell’altro ci ha salvati entrambi”
Rimembrò con chiaro riferimento alla notte precedente, e lui allungò di tutta risposta una mano afferrando dolcemente la sua per portarla alle labbra e lasciarvi un bacio.
“Non sono sempre stato così, sai? Ero un ragazzo dolce, e ingenuo, forse fin troppo – prese una pausa come a voler trovare le parole giuste – amavo la vita di campagna, le lunghe passeggiate solitarie nei campi, scrivevo molto, leggevo anche troppo, non mi interessavo degli affari di famiglia. Stefan no, lui era pratico, e con la testa sulle spalle, era un ragazzo maturo, e mio padre lo adorava. Quando arrivò Katherine alla tenuta me ne innamorai all’istante. Era diversa da chiunque avessi incontrato fino a quel giorno, era maliziosa, e gioiosa,era spensierata, e aveva l’aria di chi ha una lunga storia alle spalle e tanto da raccontare. Mi affascinò fin da subito. Credevo mi avrebbe aiutato a trovare la mia strada, pensavo potesse aprirmi una porta sul mondo… non immaginavo che mi avrebbe spalancato invece una porta per l’inferno”
Si aprì a lei, si mostrò nella sua interezza come non aveva mai fatto prima. Le donò la sua anima, facendole spazio tra i ricordi più intimi e sofferti, senza chiedersi perché.
E la sentì legare le loro mani con forza, e osservarlo silenziosa, ma non le diede il tempo di rispondergli nulla.
“Non avrei mai voluto completare la trasformazione,ero più che deciso a lasciarmi morire. Se ora sono qui lo devo a Stefan, anche se l’ho odiato per questo. Mi ha dato una seconda occasione, se non l’avesse fatto non avrei mai incontrato te. Forse molte persone non sarebbero morte, ma non chiedo perdono per questo. Non c’è riscatto che io possa meritare per tutto il male che ho commesso. L’eternità non è un dono Elena, è una condanna. Non avrei mai voluto che ti accadesse questo, avresti meritato una lunga e felice vita mortale”
Le raccontò, onesto come forse non lo era mai stato. Mai aveva permesso ad altri di avvicinarsi tanto a lui da poterlo toccare davvero, da poter toccare le sue paure, e i rimpianti più profondi del suo essere.
La pioggia continuò a cadere ricordando che il mondo non si sarebbe fermato per loro, per congelarli in quel momento di totale connessione.
“L’avremmo meritata tutti… Damon ascoltami – lo richiamò a sé lasciando la sua mano per potersi posizionare dinanzi a lui, poi gli afferrò il capo con dolcezza, esaminando attenta le piccole gocce d’acqua gelida che dai capelli scesero a rigargli la fronte, per imperlargli i profondi occhi blu – non sei più solo Damon! Siamo in due adesso! Io sono con te, lo sono sempre stata. Ho creduto in te quando il mondo intero mi intimava di non farlo, ti ho perdonato quando tutti mi dicevano che sarebbe stato un errore. Damon, ciò che ci lega non è una semplice amicizia, non lo è mai stata! Ti amo, ti amo e ho paura, ma non voglio più fuggire!”
Per un solo brevissimo fugace istante gli sembrò che il temporale si fosse arrestato, che gli avesse dato tregua, permettendogli di godere di quell’attimo perfetto che aspettava da tutta la vita. Lei era lì, tremante e risoluta, aveva tra le mani il suo viso e il suo stesso cuore. Aveva tra le mani la sua intera vita e la sua unica possibilità di salvezza. E gli stava concedendo un’occasione. Una sola occasione.
Nei suoi occhi neri  e fermi ritrovò una parte di sé, del ragazzo che era stato, della gentilezza, e della timidezza di un poco più che adolescente che guardava il mondo con occhi sognanti come se nulla mai potesse fargli del male.
Fu come se fosse destinato a vivere quel momento da sempre, il momento in cui la donna più bella, e gentile, dolce e compassionevole che avesse mai incontrato gli avrebbe concesso il perdono, la salvezza, e l’amore.
“Ho paura anch’io” le sussurrò a malapena con voce appena rotta.
Sotto un temporale, grondante di pioggia, non fu mai così fragile ed esposto. Ebbe paura per se stesso, terrore che qualcosa potesse andare storto, e temette che in quel caso si sarebbe perso per davvero. Osservò ogni dettaglio di quel dolce viso, ammirò ogni singola goccia che le sfiorava la pelle, un una scia che le rigava l’intero viso. La amò in quell’istante più di quanto avesse mai amato persino sé stesso.
Era eterna Elena, eterna con lui. Non lo avrebbe mai abbandonato.
Dopo un tempo che parve infinito le labbra si congiunsero ancora, bagnate di pioggia e forse di lacrime celate. E persino quel bacio gli parve perfetto, mentre la stringeva a sé come se dovesse perderla in quell’istante.
Avrebbe potuto stringerla in eterno, mentre le lingue si ritrovarono e si sfiorarono ancora, delicate e adoranti, perse in una corsa senza fine.
Poi la vide staccarsi appena per permettere agli occhi di trovarsi, di ristabilire quella connessione che mai avevano perso.
“Diamoci un possibilità Damon”
Un sorriso si dipinse sul suo volto stanco, illuminandogli lo sguardo di ghiaccio.
“Anche due!” scherzò lasciandosi accarezzare delicatamente il volto. Socchiuse gli occhi al tocco leggero delle sue mani, di quelle mani che mai avrebbe creduto potessero rivolgersi a lui con tanta dolcezza.
“Come sta Stefan?” osò poi.
Suo fratello… il suo unico appiglio in quell’interminabile immortalità, lo aveva odiato e perseguitato, eppure non avevano mai smesso di cercarsi e salvarsi. Dopo secoli nemmeno Katherine era riuscita a dividerli davvero. In fondo erano una famiglia, lo erano da sempre e lo sarebbero stati per sempre.
Vide Elena rabbuiarsi appena, ed ebbe nuovamente paura.
“Siete fratelli. Vi amate più di quanto possiate ammettere”
Sapeva che in quel modo non aveva risposto alla sua domanda, eppure sentiva che quelle parole erano vere, lo erano per lui, ed era certo lo fossero anche per Stefan.
Lui ed Elena erano le persone che aveva amato di più nel corso di quella lunga immortalità, e si era fatto da parte prima ancora che fossero loro a realizzare cosa provassero.
Ebbe la certezza assoluta che avrebbero superato anche quello. Infondo a disposizione avevano l’infinito, e lui era pronto ad aspettare il suo perdono anche oltre se fosse stato necessario.
Prese la ragazza per mano invitandola ad alzarsi con lui.
“Andiamo a casa? Abbiamo un programma da rispettare se ricordo bene…” le ricordò gentile e vagamente malizioso.
“Damon! – lei lo rimproverò, poi però addolcì il tono offrendogli le labbra – ti amo”
“Anch’io” sussurrò deciso, accogliendo la sua offerta.
Li dove tutto era cominciato, su quella stessa strada, si strinsero forte consapevoli di appartenersi per davvero questa volta, senza ostacoli, senza ripensamenti o titubanze. Al resto ci avrebbero pensato il giorno successivo.
  
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