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Autore: ilikeit    01/09/2012    7 recensioni
Erano solo ricordi di un tempo ormai passato, ricordi sbiaditi, riportati alla mente da fotografie ormai stinte. Ma in fin dei conti quanto era passato? Tre anni? Forse quattro.
Una foto, la nostra, quella che fa più male, quella del nostro giorno, quella del ''Non ti lascerò mai, ricordalo''. Invece ora sono qui, sola. Su un letto d'ospedale, avvolta in un camice bianco, coperta da un lenzuolo candido. Nient'altro, solo bianco, ricordi, dolore e lacrime.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Martina perché senza di lei non avrei mai iniziato a scrivere questa OS. A lei che ha scritto la prima OS che io ho subito letto, poi tra storie ed altre OS, grazie a lei mi è presa la voglia di scriverne una anche io. (Grapes_)

 
 
 

RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.
Eduardo Galeano, da “Il libro degli abbracci”

 

Prendo in mano un’altra foto, la mano mi trema, ma questa volta non sono gli spasmi. Questa volta sono i ricordi, bellissimi ma dolorosi ricordi. Io e lui che ci sorridiamo a vicenda, la sua mano sulla mia, due centimetri di distanza tra le nostre labbra.
Un tuffo al cuore. Ricordi, ricordi che bruciano dentro, che nonostante il tempo reclamano ancora amore.
 

-Mi lasci che ti prenda la mano sì o no? Eddai, non mordo mica!
Uff, finalmente, visto? Non fa male a nessuno dei due avere le dita intrecciate.
-Che vorresti dire?
-Che avrei voluto farlo da tempo, ma tu non mi hai mai lasciato. E non riesco ancora a capirne il motivo.
-Che si fa?
-Sei veramente abile a cambiare discorso, mia piccola Joy. Comunque io direi di fare qualcosa che non abbiamo mai provato a fare, ti va?
-Lou, che vuoi dire?
-Ora vedrai.

 
Poi le sue labbra sulle mie, le sue mani che lasciano le mie dita, le sue che prontamente mi stringono a lui. Mani nei capelli, sul viso, sulla schiena. Mani ovunque, per reclamarmi e per farmi capire quanto ha aspettato quel momento, per far capire a chi ci guarda che finalmente sono sua.
Come ora, come sempre.
 
«Come si sente?»
L’infermiera Nora mi riporta alla realtà, bianco ovunque, stanza asettica, odore di disinfettante, di dolore.
«Tutto bene»
Mento. Mento spudoratamente, è l’unica cosa che è cambiata, o forse non l’unica, ma l’unica che ho imparato a fare e anche bene, mentire, mentire a tutti quanti.
E la prima bugia proprio a lui, al mio primo ed unico vero amore. Lui, che ha avuto il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio amore per lui.
 

-Lou dobbiamo parlare
-Perché suona male?
-Lou per favore
-Dimmi che c’è?
-Parto, non torno più qui
-Che vuoi dire?
-Parto, e tu non puoi venire con me
-Spero tu stia scherzando, ma sappi che se lo stai facendo davvero non è un bello scherzo
-Non è uno scherzo

 
Poi le mie mani sulla maniglia, la porta che si apre, le sue lacrime, i miei passi, due cuori che in un solo istante si spaccano.
Dolori lancinanti al petto, cuore non battere così forte. Sono solo ricordi, ricordi sbiaditi riportati alla mente da una foto di momenti stupendi passati assieme al mio amore.
Eccola la mia prima bugia. Partire, ma per dove? Da nessuna parte, sono sempre qui, a Londra, solo che è più facile rimanere qui, distante da tutti, distante da lui. Perché se lui fosse qua soffrirebbe nel vedermi in queste condizioni. Da nove mesi lui non c’è più, da nove mesi, ora io dovrei chiamare casa una stanza d’ospedale.
Nove mesi di lacrime, di dolore. Nove mesi di bugie.
E con una foto ho ripercorso l’inizio e la fine della mia storia d’amore con Lou. No, non la fine del nostro amore, forse la fine dell’amore che lui provava verso di me, ma io lui l’ho sempre amato e sempre continuerò a farlo. Perché lui è rimasto il mio faro durante le nottate insonni causate dal dolore, è stata la luce che mi ha riportato a galla nonostante tutto. Ed ora forse è ora di dirgli grazie, di dirgli addio. Perché me lo sento, non c’è molto tempo.
 
Un foglio bianco, una penna blu.
 

“Ti ricordi l’inizio del nostro noi tanto agoniato da parte tua? Le nostre dita intrecciate ed una tua proposta, ‘proviamo a fare qualcosa che non abbiamo mai fatto’ non era così? Ed io ti ringrazio per quel giorno, ti ringrazio per avermi amata per più di tre anni. Ti ringrazio di avermi creduta quel giorno in cui ti ho detto che dovevo partire, che ti lasciavo, perché se avessi fatto un’altra domanda avrei ceduto e ti avrei detto la verità, e sai qual è la verità? È che non avrei sopportato di vederti stare male per me, seduto su una sedia bianca del St Thomas' Hospital di Londra, non avrei sopportato vederti star male con me, per me. Perché il dolore che poteva causarmi una tua lacrima, un tuo disagio, un tuo sconforto o la tua preoccupazione verso di me era troppo da reggere. Dovevo farcela da sola, ma ormai non ce la faccio più, le forze mi mancano sempre più ogni giorno che passa, sono convinta che potrò più guardare il cielo grigio di Londra per molto altro tempo. E si, sono sempre stata qui, sono sempre stata rinchiusa da qualche parte ma da nove mesi sono qui, a chiamare casa la stanza diciotto del St Thomas’ Hospital. Ti ringrazio per essermi stato accanto anche non sapendo di farlo. Ti ringrazio di essere stato il mio faro nelle notti costellate da dolori lancinanti, ti ringrazio di avermi portato in vita tre anni fa dicendomi ‘Non ti lascerò mai, ricordalo’, tu hai mantenuto la promessa, io no. Ti ringrazio per avermi tenuto in vita per tutto questo tempo. Lou, non odiarmi per non averti detto la verità, amami ancora, ricordami per ciò che ero. Ti amerò per sempre. Per sempre tua, la tua piccola Joy”

 
Il foglio bianco non c’è più, ora al suo posto c’è un ammasso di parole blu, che una lacrima potrebbe portare via, trattengo le mie lacrime a stento poi chiamo Nora.
«Nora, potrebbe imbucare questa lettera?»
Mi sorride.
«Con molto piacere»
Spero che la legga, spero che non pianga, spero che una sua lacrima non possa portare via le mie parole.
 
Torna, torna amore mio.
Torna per poco.
Torna per dirmi addio.
 
Sono passati sei giorni da quando Nora ha spedito la lettera, e di lui nessuna traccia.
 
Cosa speravo?
Speravo che lui tornasse.
Cosa credevo di fare con quell’inutile lettera?
Speravo che lui tornasse.
Cosa pretendevi?
Speravo che lui tornasse.
Cosa credevi che ti perdonasse?
Speravo che lui tornasse.
Speravo che lui tornasse e mi baciasse.
 

Sono sempre di fretta, come al solito, e come al solito la mia fretta è dovuta ad un ritardo, come tutti i giorni. Scendo dalla macchina e mi catapulto in ufficio, per arrivare alla mia scrivania mi faccio largo con i gomiti, non ho tempo da perdere e tra un ‘mi scusi’ e ‘sono di fretta’ arrivo alla mia scrivania. Sono le nove, appena in tempo. Poco dopo un ragazzo si affaccia alla scrivania.
-Mi scusi, l'ufficio di Simon Cowell?
Alzo lo sguardo e degli occhi azzurri più del mare mi guardano curiosi in cerca di una risposta.

-Chi devo dire che è?
-Oh, si, Louis, Louis Tomlinson, e poi ci sono anche gli altri
A quelle parole spuntano altre quattro teste ma i miei occhi sono sempre nei suoi. Non riesco a non guardarli, a non fissarli.
Loro entrano nell’ufficio di Simon e io sono il a fantasticare sul profumo della sua pelle, sul tono della sua voce quando è arrabbiato, sulla sensazione delle sue mani a contatto con il mio corpo, sul sapore delle sue labbra. Quando escono dall’ufficio accompagnati da Simon, io sono ancora li, ad immaginarmi in un parco a passeggiare mano nella mano. Mi sveglio, torno alla realtà e lo vedo sorridermi.
Lui e quel suo maledettissimo fantastico sorriso. Sono già innamorata persa.
Si avvicina e le mie guance cominciano a scaldarsi.
-Mi farebbe piacere uscire con te, un giorno di questi se ti va
-Certo
Rispondo subito, senza pensarci un secondo.
-Allora mi daresti il tuo numero?
Mi passa il suo telefono e io lo scrivo.

 
Il giorno dopo eravamo in un piccolo bar a chiacchierare del più e del meno. Poi il mese successivo, il nostro primo bacio, il mio primo bacio. Il mio primo amore, il mio primo ‘Ti amo’, la mia prima volta.
 
Silenziose lacrime cominciano a scorrere sul mio visto, poi la porta si apre piano, non ci faccio molto caso, non ho voglia di incontrare gli occhi indagatori di Nora.
Un profumo di fresco, di pulito e di caramelle mi invade le narici, una cosa è certa, non è Nora. Alzo piano gli occhi, un paio di jeans blu ed una maglietta bianca a righe azzurre.
 
Righe, Lou.
Lou, faro.
Faro, luce.
Luce, vita.
Vita, amore.
 
Le lacrime continuarono a scendere, sempre più quando incontrai gli occhi lucidi e dannatamente azzurri di Lou. Lui è qui. Oppure sono morta e questo è il paradiso, ma se lui è qui, è morto anche lui. Saranno le medicine, no lui non può essere qui, lui mi odia ora, dopo la lettera lui mi odia, si è giusto così.
Mi strofino gli occhi e tiro su con il naso, quando li riapro lui è ancora li in piedi ai piedi del letto, poi si avvicina, il materasso si abbassa.
O è dannatamente realistica questa allucinazione oppure lui è veramente qui.
Allungo una mano, devo toccarlo, devo sentire la sua pelle liscia a contatto con i polpastrelli delle mie dita. C’è lui c’è, è vero, è qui. Sto sognando.
«Dimmi che mi odi, dimmi che sei venuto qui per dirmi quanto mi odi. Ed hai anche ragione se intendi farlo, ma ti prego prima dammi un pizzicotto, perché ho dannatamente paura che tutto questo sia un bellissimo sogno»
Lou si avvicina al mio viso ed in un soffio mi riporta in vita.
«Non chiedermi di darti un pizzicotto, quando sai che non ti sfiorerei nemmeno per baciarti se questo ti facesse male»
Mi riporta in vita ma non per molto, le forze non reggono il suo arrivo, mi sento debole, non ce la faccio. Sorrido stancamente.
«Non ti odio, mia piccola Joy, come potrei mai farlo? Ti ho amato, ti amo e ti amerò per sempre.»
Si avvicina sempre più e quei due centimetri di distanza tra le nostre labbra scompaiono, mi bacia piano, come la prima volta, ha paura di farmi male, ma io più male di così non posso stare. Voglio di più, voglio che l’ultimo bacio sia il più bello. Lui mi ama ancora, non mi odia. Mi stacco un attimo.
«Ti amo anch’io, ricordalo, qualsiasi cosa succeda sappi che io sarò con te, dentro di te»
Gli tocco con le dita il petto, all’altezza del cuore. Faccio una fatica immensa a tenerle li ancora un po’, poi il mio braccio mi ricade lungo il fianco, avvicino il mio volto al suo e lo bacio, le nostre lingue che si cercano, sono state sole per troppo tempo, a quel contatto riportato alla mente solo dai ricordi fremo, lui ora è qui, qui con me, qui per me.
Sono stanca, mi stacco e gli sorrido, lui si siede sulla sedia bianca e mi tiene la mano.
Ma ho troppo sonno per dirgli anche solo “Addio amore mio”.
 
___
Non uccidetemi vi prego! Ok, questa è la mia prima OS, che ne pensate? Voglio dei pareri daiii!
Il fantastico banner sopra è opera di quella bellissima bravissima ragazza/scrittrice di Martina (Grapes_). Grazie, grazie, grazie!
Passate da lei dai, scrive da dio, insomma se leggete me non potete non andare da lei:
-         Exception. Bee è indecisa Zayn o Louis?
-         Rocky. Sfida in atto tra Harry e Rocky.
-         Come D'incanto. Harry e Francesca & Liam e Amelie (Tratto da Exception.)
-         'I'll be there, yeah I know it to fix you in love' OS Zayn
-         Just for a minute, you feel like the most happy person in the world. OS One Direction
-         C'bela burdela! OS Harry

Poi ci son le mie :3
-         Fammi sognare almeno per una notte.
-         Battiti accelerati
Ok, grazie per avermi ascoltato, grazie per avermi letto, grazie per aver recensito, grazie davvero a tutti voi :D
 
Recensite! Eddaiiiii!

 

  
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