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Autore: ChiaKairi    01/09/2012    4 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.Revelations
 

Che sogno assurdo.
Al solo ricordarlo, sentiva le guance riscaldarsi.
Mai nemmeno pensata una cosa del genere. Se lo avesse saputo Jonghyun, sarebbe morto dalle risate… e lui dalla vergogna.
Ma come mi è venuto in mente.
Un raggio di sole si infiltrò tra le sue palpebre e Minho si costrinse ad aprire gli occhi. Il letto scricchiolò.
“Buongiorno! Sei in ritardo!”
“Perché non mi hai svegliato…”
“Pensavo lo sapessi che era tardi.”
“Tae… levati.” Taemin scostò il viso dal letto e lo lasciò scendere. Per un attimo, a Minho sembrò che gli girasse la testa.
“Che c’è?”
“Niente… un sogno del cavolo.”
“Cioè?”
Quasi lo preferivo quando non parlava.
“Ho detto che era del cavolo, non c’è bisogno di essere tanto curiosi.”
“Dimmi almeno chi riguardava!”
Te.
“Il cane che avevo da piccolo.”
“Non è vero, bugiardo, tu non avevi cani da piccolo.”
“E tu che ne sai?”
“Beh… non me ne hai mai parlato.”
“Ma se non sai niente di me?” Taemin si imbronciò.
“Non è vero.”
“Sì che è vero.” Il ragazzino spinse le labbra in fuori e gonfiò le guance. Minho gli accarezzò la testa.
“E dai… fammi mangiare che sono già le otto e un quarto.”
 
Dal giorno in cui Minho aveva sognato che Taemin lo baciasse, tutto sembrò scorrere tranquillo nella sua vita. Lavoro, poi fuori con Jonghyun. Qualche gelato con Yuri e nient’altro. Non aveva nemmeno più avuto il tempo di pensare. La spiaggia era sempre gremita di gente e il capo lo rendeva indaffarato: lasciava a lui i compiti più pesanti e a Minho toccava tener pulita la spiaggia, andare avanti e indietro con ombrelloni e quant’altro e accertarsi che i bambini non distruggessero tutto.
Era mercoledì e mancava un’oretta alla fine del suo turno. Il sole era ancora alto oltre la linea blu che contornava l’oceano.
Sentì una mano che gli si posava su una spalla.
“Annyeong!”
“Oh, Yuri.” La ragazza bionda era raggiante, i capelli raccolti in una coda di cavallo. Non aveva il cappello in testa. “Dove hai lasciato il cappello?” la ragazza lo ignorò.
“Quando finisci?”
“Che ore sono?”
“Sette e un quarto.”
“Allora fra tre quarti d’ora, se tutto va bene.”
“Ti aspetto in centro. Solito posto.” Strano che fosse così diretta. Di solito era più timida.
“Ehm…”
“A dopo.” Non gli diede il tempo di replicare. Minho fece spallucce.
Ok.
 
Pensò che Yuri avesse preso la decisione di dichiararsi e considerò la questione. Era una bella ragazza, dai grandi occhi marroni e dallo sguardo dolce. Si conoscevano da mesi ormai, e non era mai stata sgarbata o insistente con lui. Aveva accettato con pazienza tutti i suoi rifiuti. Se si fosse trattato di qualcun’altra, non sarebbe stato così accondiscendente, ma siccome che era lei, decise di andare all’appuntamento.
Se si fosse davvero dichiarata, Minho le avrebbe detto che gli ci voleva ancora qualche tempo per pensarci su. D’altra parte era un uomo, e Yuri non aveva proprio niente che non andasse. Però, soprattutto dopo l’arrivo di Taemin, Minho non se la sentiva di allacciare relazioni serie con altre persone. Il suo spazio personale era già stato invaso abbastanza.
Dubbioso, camminò per le vie del centro fino a raggiungere il negozio di gelati dove solitamente andava con lei. Yuri già lo aspettava, due gelati in mano. Gliene porse uno e insieme iniziarono a camminare.
Fu una chiacchierata estremamente normale e rilassata. Yuri rideva e si affacciava ai negozi come al solito, Minho la accompagnò volentieri, le mani nelle tasche dei pantaloncini e lo zainetto in spalla. Quando arrivarono alla fine del vialone centrale a traffico limitato, prima che tornassero in strada, Yuri improvvisamente lo prese per un lembo della maglietta.
“Vieni?”
“Dove?”
“Devo dirti una cosa.”
Ci siamo,penso Minho. La seguì oltre la strada e poi svoltarono a sinistra, passando sotto una piccola strada dal tetto a volta nella quale non si erano mai avventurati. Minho sapeva che portava ad un piccolo canale cittadino e poi a delle vecchie piazzette più silenziose, senza negozi. Ben presto raggiunsero il corso d’acqua e Minho dovette abbassarsi per passare sotto ad un’altra corta galleria.
“Dai!” gli disse Yuri, portandosi la coda di cavallo su una spalla, mentre lo aspettava all’uscita. Sbucarono in una prima piazza circolare semideserta, il pavimento era fatto di rozze mattonelle bianche che, un tempo, avrebbero dovuto formare un disegno, oramai pressoché indecifrabile. Yuri quindi deviò e lo condusse in una stradina laterale.
“Ma dove stiamo andando?” le chiese Minho, sempre più curioso. Yuri si limitò a sorridergli.
La strada divenne dissestata e alla fine le piastrelle sparirono, lasciando il posto a terra e dei radi cespuglietti d’erba. Minho si guardò intorno e scoprì che erano sbucati su una specie di collinetta. Dovevano essere in alto, vicino alle colline, perché si vedeva il mare e le vie della città che si diramavano sotto di loro. Il sole filtrava tra le ampie foglie di una palma che si ergeva sulla sporgenza. La strada terminava in una scarpata, irta di rocce. Yuri era a pochi passi dalla fine della collinetta e lo guardava, le mani dietro la schiena e la gonna leggera che le svolazzava attorno, sospinta dalla brezza.
“Attenta, è un bel volo da lì.” Yuri si guardò un secondo alle spalle.
“Vero?”
Nessuno dei due parlò per alcuni istanti e Minho iniziò a sentire una punta di imbarazzo.
“Perché mi hai portato qui?” chiese. Yuri gli si avvicinò.
“Perché volevo stare un po’ sola con te… lontano da tutto.” Minho annuì.
“Capisco…” la ragazza gli prese una mano e lui la lasciò fare.
“Minho-ssi… io ti piaccio?” gli scoccò un’occhiata provocante, che lo spiazzò. Non aveva mai visto quello sguardo in lei.
“Yuri, non mi fraintendere, tu sei una bellissima ragazza, sei…”
“O sì o no.”
“Beh… sì. Ma...”
“Bene allora.” La ragazza gli poggiò le mani sul petto e lentamente, iniziò a farlo girare. Minho indietreggiò un poco, a disagio.
“Yuri…” la ragazza si alzò sulla punta dei piedi e per un momento Minho pensò che lo volesse baciare, ma si fermò a metà strada.
“E dimmi… il ragazzo che da un po’ vive con te… ti piace?” per un attimo, Minho temette di aver sentito male.
“Cosa?”
“Quel ragazzo biondo… è bello, vero? Ti piace?”
“No! Cioè… sì ma… che c’entra ora scusa?” non ci capiva più niente. Si scostò un poco ma Yuri gli era sempre troppo vicina.
“Quindi ti piace. A chi non piacerebbe. Lui è perfetto, non è vero?” continuò la ragazza, le mani sempre appoggiate sulla t-shirt di Minho. “Bel corpo, pelle soffice… non sembra una angelo, Minho-ssi?”
Minho non sapeva più che fare. Era così stupito che per un soffio non si accorse di essere sul bordo della scarpata. Sentendo il vento farsi più forte e una strana sensazione di vuoto sotto di sé, il ragazzo si voltò e rimase inorridito nel vedere che stava giusto per mettere un piede nel vuoto. Vide tutti quei massi appuntiti e la vegetazione che cresceva incontrastata e, con un balzo, spinse Yuri in avanti e si allontanò.
“Yah!” gridò sbalordito alla ragazza. Lei rideva e si teneva la pancia con le mani. “Yah! Per un pelo non mi buttavi giù!” La ragazza si asciugò una lacrima e riprese fiato.
“Sei un codardo, Choi Minho! E uno stupido.” Il ragazzo deglutì a fatica.
“Yuri, sicura di stare bene? Non sei tu oggi.” Aveva smesso di ridere e la frangia le era ricaduta sugli occhi.
“E’ meglio se lo lasci perdere, quel ragazzino. Lui non ti riguarda. Non ti appartiene.”
“Ti sei innamorata di Taemin?” chiese Minho, poco convinto. Lei rise ancora.
“Lui è mio.”
La ragazza si piegò per prendere in mano la borsetta che aveva lasciato cadere poco prima. Ne estrasse un tagliacarte e la lama catturò subito i raggi del sole. “Adesso sparisci.”
Minho era terrorizzato. Il suo cervello smise di funzionare e mentre Yuri si avvicinava, gli sembrava di avere dei tronchi d’albero al posto delle gambe.
Corri!
Non fece in tempo a muoversi, ci fu un fruscio d’erba alle sue spalle e un guizzo di folti capelli biondi gli comparve davanti agli suoi occhi.
Taemin aveva il fiatone e volse le spalle a Minho per fronteggiare la ragazza.
“Smettila! Lui non c’entra niente!” non appena la voce forte e sicura del ragazzo risuonò fra di loro, Yuri si arrestò.  Minho non respirava.
Il coltello le scivolò dalle mani e cadde fra l’erba e il terriccio con un tonfo sordo. Minho sbirciò oltre le spalle di Taemin e vide che la ragazza sbatteva le palpebre, come se non si ricordasse più dove fosse. Poi riprese a camminare, e a passi lenti oltrepassò Taemin, Minho e quindi scomparve dietro di loro, nella stradina buia.
Il ragazzo moro era grondante di sudore. Le gambe gli cedettero e si inginocchiò, tentando disperatamente di calmarsi. Taemin gli posò subito una mano sulle spalle e gli alzò il mento.
“Hyung! Sta tranquillo, era solo un modo per spaventarti. Sono arrivato in tempo però, hai visto?” sembrava allegro. Minho imprecò mentalmente.
“Cazzo… se fossi arrivato un po’ prima mi avresti fatto un favore.” Taemin lo aiutò ad alzarsi.
“Vieni hyung, andiamo a casa.”
 
Una doccia fredda. Gelata.
Era stanco morto. E gli tremavano ancora le mani.
Chiudi gli occhi e datti un contegno,Choi Minho.
Acqua che scorre ovunque, che si infiltra tra i capelli, fra le dita, sul viso.
Respira. Quel ragazzino mi deve delle spiegazioni, dannazione.
Per un momento gli era sembrato di essere capitato in un film dell’orrore. Quell’atteggiamento di Yuri, la coda di cavallo nera che le svolazzava alle spalle, le sue parole… Quel ‘ti piace?’ continuava a rimbombare nella sua testa ed era semplicemente insopportabile.
È stato tremendo.
Jonghyun. Aveva bisogno di lui. E subito. Ma prima… prima avrebbe dovuto affrontarlo. Niente più scuse, niente più silenzi. Questa era troppo grossa.
A malincuore, uscì dalla vasca e dall’acqua fresca che lo avvolgeva. Prese un asciugamano e se lo passò tra i capelli neri, poi se lo allacciò in vita e uscì, chiedendosi che atteggiamento avrebbe dovuto usare.
Taemin era fuori dal bagno, lo aspettava. Aveva le spalle appoggiate al muro e un’aria pensosa.
“Non posso dirti tutto ma tenterò di darti un’idea. Promettimi solo una cosa.”
“Spara.”
“Io non ti farò del male, quindi per favore, per favore hyung, non mi cacciare fuori di casa.” Il tono supplichevole del ragazzo lo fece sorridere ma si trattenne e rimase serio.
“Ti caccio se non mi dici che sta succedendo e perché improvvisamente una delle mie migliori amiche ha tentato di buttarmi giù da una rupe.”
Temin era teso, Minho quasi poteva sentire il suo cervello che lavorava. “Niente bugie.”
“No, niente bugie.” Si guardarono negli occhi e Minho incrociò le braccia muscolose, in attesa.
“Prometti che non ti spaventerai.”
“Dio, Taemin…”
Più di così…
“Prometti!” il ragazzino era irremovibile. Minho alzò una mano e mostrò il palmo.
“Prometto.”
Bah.
“Io non sono come tu mi vedi.” Lo disse velocissimamente, dopo aver preso un gran respiro.
“Eh?” Minho rimase interdetto.
“Tu credi che gli uomini siano tutti uguali, ma…”
“No, non credo che siano tutti uguali.”
“Nel senso… certi hanno determinate caratteristiche diverse dagli altri, è vero, ma io ho… delle particolarità che diciamo sono solo mie.” Minho rimase sbalordito da quanto Taemin soppesasse ogni parola.
“Ancora misteri? Vuoi parlar chiaro? Che c’è, sai volare o… sei un vampiro? Ti piace il sangue?” Minho rise, ma quando notò che Taemin continuava a guardarlo come se provasse pena per lui cominciò a preoccuparsi. “Sei un vampiro?” balbettò. Non sapeva più che pensare.
“No hyung.” Minho non poté trattenere un sospiro di sollievo.
“E allora cosa?”
“Vedi, io ho un passato un po’ particolare…”
“Se per questo anche io.”
“Sì ma io di più, credimi.” Minho gli credette. “In pratica, sono sempre vissuto in isolamento e… questa è la prima volta che vedo com’è il mondo. Il vostro, mondo.”
“Sei nato in un convento?” tentò di indovinare Minho. Taemin rise.
“Qualcosa del genere, ma molto meno piacevole.”
“Capito.”
“Sono scappato.”
“Per questo eri là mezzo morto sulla spiaggia?”
“Esatto.”
“Oh, che bello. Comincio intravedere un certo filo logico nel tuo discorso.”
“Temo che ti deluderò adesso, hyung.” Minho si preparò.
“Sono pronto.”
“Non ti spaventare…”
“No, dai, spara!”
“Io sento i pensieri delle persone.”
 
Lo disse così velocemente che Minho fece fatica ad afferrare le parole, poi Taemin strizzò gli occhi come se stesse per arrivargli uno schiaffo.
“Taemin?”
“Neh…”
“Cosa vuol dire che senti i pensieri delle persone.” Minho tentò di rimanere il più calmo possibile.
“E’ la verità hyung. Non sempre, nel senso, non è una cosa che avviene in automatico ma se voglio, posso.” Minho scoppiò a ridere.
Rise e rise e rise, come se avesse appena visto la cosa più divertente della sua vita.
“Mi… mi stai prendendo in giro vero? Ragazzino…”
“No, temo di no.”
“Dimostramelo.” Taemin deglutì.
“E’ meglio se evitiamo esperimenti per ora.”
“Non ti credo.”
“Libero di farlo.” Si squadrarono. Minho fece qualche passo avanti e indietro, come se stesse facendo un ragionamento complesso.
“Metti anche che tu non stia mentendo. Per assurdo ovviamente.” Si affrettò ad aggiungere. “Questo non spiega il perché Yuri si sia comportata così oggi.”
“Invece sì. Sia quell’uomo di cui mi hai parlato, sia la tua amica… erano sotto il controllo di qualcuno che ha la mia stessa capacità.” Minho si fermò.
“Continua.”
“Poter conoscere i pensieri degli altri, sentire cosa provano le persone… potrebbe sembrare divertente, no? Si capisce chi si ha davanti in un solo istante.”
“Non è divertente.” Si intromise Minho. “E’ terribile.”
Taemin lo guardò con serietà e gli occhi gli si velarono di una leggera malinconia.
“Hai ragione. Infatti lo è. È la mia condanna.” Il ragazzino scivolò lentamente lungo la parete e lì si sedette, le ginocchia strette al petto come se avesse freddo.
“Origliare i pensieri e le emozioni di qualcuno in quel modo è violare la sua anima, è tradire. È meschino e disgustoso.” Continuò Minho. Era spaventato.
Molto. E per mascherare a Taemin e a se stesso la sua paura, preferiva attaccare. Alla fine, era ciò che pensava.
“Lo so, lo so…” sussurrò Taemin. La voce gli si spezzò. “Non ho scelto io di essere così.”
“Che è successo a Yuri?” domandò Minho, notando che il ragazzino stentava a proseguire.
“Qualcuno è entrato nella sua mente, ha scrutato nel suo essere e ha preso il controllo di lei. Si può fare, se la persona non è preparata o se la sua identità è debole. E’ facile. Ma non preoccuparti, lei starà bene e non si ricorderà nulla, così come quell’uomo che ti ha aggredito. Al massimo, ci si sveglia il giorno dopo con un bel mal di testa.” Taemin tirò su col naso e sorrise, con amarezza.
Minho scosse il capo e si sedette vicino al ragazzino.
“Non posso crederci, ma comincio a pensare che quello che dici abbia un senso…”
Eppure quello scintillio negli occhi di Yuri, quel modo di muoversi non suo… sembrava davvero che qualcuno la guidasse, le dicesse cosa dire e fare. Sembrava fuori di sé.
“Una cosa simile non è possibile.”
“Non farlo allora, non sei obbligato. Anzi, se non ci credi, sarai più al sicuro.”
“Chi la… la comandava? E cosa voleva da me?” chiese Minho. A quel punto, tanto valeva chiarirsi ogni dubbio.
“Chi mi ha reso così… ora mi rivuole. Io sono scappato ma lui può sentirmi perché la mia mente, gli appartiene. Ho tentato di proteggerti in questi giorni, ma deve aver capito lo stesso. Probabilmente sa che sono con te ora, e ti vuole spingere a cacciarmi, così che io sia di nuovo da solo e quindi più debole. Vuole costringermi a tornare. Sa che la solitudine è ciò che mi spaventa di più.”
“Perché si serve di altri? Non potrebbe semplicemente… fare con me ciò che ha fatto con Yuri?” Minho non sapeva che parole usare, gli sembrava di parlare una lingua sconosciuta.
“No, non può perché ci sono io.”
Minho attese ulteriori spiegazioni.
“Quando ti ho visto la prima volta ho guardato dentro di te. Non ho potuto farne a meno, perché ero sfinito e avevo paura che lui ti governasse. Non ho scavato a fondo, credimi, giusto un istante per capire chi eri. Ora so riconoscere la tua coscienza e la proteggo.”
“Come… come uno scudo?”
“Esatto. Deve usare altri mezzi per farti fare ciò che vuole, e ti assicuro che questo lo renderà più crudele. Non ama non poter ‘vedere’ le persone.”
Minho appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi. Si sentiva stranamente calmo.
Era davanti ad un’assurdità, ad un qualcosa che la sua mente nemmeno concepiva. Stava capitando proprio a lui. Era orribile, era spaventoso, qualcuno aveva guardato dentro la sua testa! …eppure era calmo.
“E Jonghyun? Se ciò che dici è vero, lui è in pericolo.”
“No, sto tenendo sott’occhio anche lui e non dovrebbe accadergli niente. E poi… Jonghyun è diverso.”
“In che senso?”
“Beh… la sua mente non è come quella degli altri. Penso che non si farebbe comandare tanto facilmente.”
“Vero.”
“E poi è semplice. La sua anima somiglia a quella dei bambini. Per governare la coscienza di una persona, si fa presa sui suoi lati deboli, sui segreti, su ciò che uno nega di sé. Jonghyun non nasconde niente.”
Minho capiva. “Senti… io non ho nessuna intenzione di obbligarti a fare nulla che tu non voglia. E credimi, farò di tutto perché tu rimanga coinvolto il meno possibile. Ma non ti posso nascondere che se stai con me, cose come quella di oggi potrebbero accadere di nuovo. Io sarò lì, certo, non lascerò che ti faccia del male, anche perché a lui non importa niente. Però, ora che sai… sarai automaticamente più recettivo. Se decidi di credere a quello che ti ho appena detto, la tua mente comincerà a lavorare in modo diverso, se poi stai a contatto con me sarà ancora più facile. Più sei consapevole delle capacità che può avere il cervello umano, più sarai esposto a lui, così come lo sono io. Sta a te scegliere. Io non ti biasimerei se tu decidessi di continuare la tua vita e tornare quello che eri. Sei ancora in tempo.”
Minho ascoltò le parole di Taemin. Poi si prese qualche minuto per riflettere.
C’erano ancora delle cose che non capiva.
“Perché sei fuggito? Perché non sei libero di agire come vuoi? Tu puoi difenderti. Non sei in pericolo.”
“Io posso oppormi fino ad un certo punto. Ho diciannove anni, e non avevo mai visto un'altra persona a parte… beh, non si può dire che io sia vissuto in libertà. Non posso dirti tutto, ma comprenderai che lui ha ancora molto potere su di me.”
“Chi è lui?”
“Questo è meglio che tu non lo sappia.”
“Cos’altro posso sapere allora?”
“Non dovresti sapere nulla. Tutto ciò che ti ho detto, è contro di te, perché più sai e più io ti trascino con me in questo incubo quindi… ti prego, non chiedere altro.”
Minho annuì.
“Ti basti sapere che io non dovrei essere qui. Ricorda la scelta che devi fare. Ti lascio solo.”
Taemin si alzò e sparì.
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Sera a tutti! Ed eccoci che siamo arrivati alla prima, vera svolta in questa storia. Le domande sono ancora tante, ma questo è comunque un grande passo, non trovate?
Fiori diluvia e devo dire che la pioggia, in momenti come questi, mi ha sempre dato sollievo.
E quindi, anche stasera, aggiorno!
Il banner l'ho fatto io, non sono una grande grafica, non ho mai graficato, io sono più per le cose che si muovono (video) XD Comunque ho fatto del mio meglio. La foto di sottofondo è mia, dal mio amato mare.
A presto!
 

  
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