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Autore: LizzieCarter    01/09/2012    6 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
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Ponte per Terabithia Non so perchè mi sento tanto nervosa, mentre cerco di spazzolarmi i capelli. In fondo, non è mica un colloquio di lavoro: i miei capi li ho conosciuti, il lavoro è ottenuto; il peggio che posso fare ora è solo mandare tutto all'aria, no?
Ci rinuncio. Cercare di pettinare i miei capelli è stata una pessima idea, finirò solo per renderli super-crespi!
Lancio uno sguardo scoraggiato allo specchio di fronte a me: non c'è stato verso di far risaltare i miei occhi color nocciola (insomma, per far risaltare gli occhi verdi, li si trucca di verde; per far risaltare gli azzurri, si usa l'azzurro; per far risplendere le iridi grigie si ricorre al grigio... Ma di marrone non ci si può truccare perchè invecchia, e col nero nemmeno perchè fa punk, e nessuno è contento di assumere una persona normale e trovarsi una punk a sorpresa il primo giorno di lavoro, no?), quindi ho puntato alle ciglia, con lo scopo di annerirle un po' e far vedere che anche io ne sono provvista, nonostante al naturale sembrino quasi trasparenti, visto il colore castano chiaro dei miei capelli.
Per il naso non c'è molto da fare, purtroppo. Se volessi cercare di minimizzare la sua bella lunghezza dovrei ridurmi ad una maschera di trucco e perdere un sacco di tempo, ed è una cosa che mi sono ripromessa di non fare più da quel disgraziato appuntamento ai tempi del lavoro in libreria e dell'inizio della mia vita indipendente.
In quel periodo, come gran parte delle adolescenti, mi truccavo più di una maschera veneziana, ed ero contenta così, ma non dimenticherò mai l'effetto che mi fece guardarmi allo specchio dopo il mio primo appuntamento andato male: gli occhi rossi cerchiati dal nero del trucco sciolto, le lacrime scure come china che mi correvano lungo le guance già macchiate dal fondotinta e dal fard che avevo tirato via a striscie asciugandomi gli occhi... Mi sembrava che il mio stesso viso, la mia personalità, si fossero sciolti come cera al sole, dopo quello che era successo.
Ricordo che Mary Margaret una volta mi disse che un ragazzo non deve mai farti piangere fino a farti sgocciolare il trucco, perchè allora vuol dire che sei così distrutta da non riuscire più nemmeno ad asiugarti gli occhi e che lui non ti merita. E Mary Margaret era una donna saggia. Quindi, mi sono limitata a dimenticare del tutto il suo nome e a dirmi che, da quel momento, ci sarei andata coi piedi di piombo, coi ragazzi.
Ok, in realtà ricordo benissimo il suo nome: Michael. E con questo? Ormai, è passato, e tornare coi pensieri agli anni che mi sono lasciata indietro di certo non mi aiuterà durante questo primo giorno di lavoro.
Faccio un profondo respiro, stirandomi alla buona con le mani la maglietta giallo miele che ho indossato sopra ai miei immancabili pantaloncini corti. Il giallo è un colore solare e positivo, no? Spero tenga di buon umore Guendalina.
Quindi, vada per il look acqua-e-sapone, come direbbe Kellie. Lei sta ancora dormendo; ho pensato che non fosse il caso di chiederle aiuto per decidere come vestirmi il primo giorno di lavoro: avremmo impiegato il triplo del tempo e non sarebbe stato produttivo, no? Davvero, non è che non la voglia attorno, è che ho una mentalità pratica, ok?
Ho giusto deciso di raccogliere il mio crespume (leggi "capelli") con una grossa molletta che lo tenga annodato sulla nuca, quando una manciata di sassolini piove contro la mia finestra. P.T. abbaia, rauco, e io gli lascio un biscotto per zittirlo prima che svegli Kellie. Potrebbe uccidermi, se cercassi di interrompere la sua cura del sonno.
- Arrivo!- mi sporgo dalla finestra e cerco di parlare abbastanza forte per essere sentita da Josh, ma non tanto da svegliare la mia coinquilina nell'altra stanza; per tutta risposta, un'altra gragnuola di sassolini mi piove addosso.
Ahia, ahia! Evidentemente, Josh non ha sentito.
Prendo la mia borsa e mi affretto verso le scale, con P.T. che mi corre tra i piedi e rischia di atterrarmi. Solo in quel momento mi rendo conto che dev'essere qualche secolo che non mi depilo le gambe.
- Awkh!- inorridisco, e afferro un paio di pantaloni lunghi e stropicciati da una delle valigie che non ho ancora finito di svuotare. Spero che al bar pensino che i pantaloni siano stropicciati apposta. Se chiedono, dirò che è la moda.
Faccio il cambio di pantaloni mentre incespico giù per le scale, e lancio quelli appena tolti sul frigorifero proprio mentre apro la porta di casa, trafelata.
Josh è in macchina, e ha un sorriso in faccia che mi fa sospettare che la seconda grandinata di sassolini non l'abbia laciata per sbaglio.
- Ehilà- mi affaccio al finestrino - le tue manie da Romeo mi strisceranno tutta la finestra!-
Josh finge di essere preso dalla musica che danno alla radio e non risponde, ma, nonostante sia un attore, non è abbastanza credibile da riuscire ad ingannare me, ohohohoh.
Monto in macchina, e la prima cosa che faccio è cercare il mio riflesso sullo specchietto retrovisore per controllare come sono messa.
Diamine, Grace, dacci un taglio!
Mi lancio un'occhiata severa, come a dirmi che non potrò certo passare tutta la giornata a riflettermi sulle vetrine del bar, oggi, e sto giusto chiudendo la portiera quando P.T., preannunciato dal gran fiatone, arriva di corsa e balza dentro in macchina.
- Lascialo pure, lo porterò a fare un giro mentre ti aspetto- dice Josh, guardando con simpatia il cucciolo; io, invece, mi irrigidisco e batto la testa contro il sedile.
No.
No.
Nonononono! Non rimarrà mica in città ad aspettarmi...! Perchè questo può voler dire una cosa soltanto.
- Tutto, purchè non veniate al bar- impongo, cercando di assumere un tono da e-non-ci-sono-possibilità-di-replica.
Josh rimane impassibile per qualche secondo di troppo, attento alla retromarcia, poi dice - no, certo che no...-
Non convinci nessuno, Josh, lasciatelo dire!
- Guendalina non lascerà mai entrare un cane nel suo negozio- sbotto improvvisamente, dopo qualche minuto passato a cercare argomentazioni convincenti.
Purtroppo, la mia abile trovata non sembra scalfire la sicurezza di Josh, che alza un poco le sopracciglia e cerca di trattenere un tremito alle labbra, chiaro segno che sta per scoppiare a ridere.
- Cosa c'è?!- domando, girandomi di scatto sul sedile e finendo per strozzarmi con la cintura. Anche P.T. sembra curioso, perchè mi balza in braccio e abbaia, mettendosi a fissare ostinatamente Josh e ad agitare la coda più veloce di un tergicristalli, e questa è la volta buona che Josh scoppia a ridere, e le sue spalle sobbalzano così violentemente che per un istante temo possa perdere il controllo del volante.
Ciononostante, lui non si decide a rispondere e si morde il labbro inferiore per cercare di controllarsi, anche se gli angoli della bocca si ostinano a rimanere puntati verso l'alto. Sono così curiosa che potrebbe iniziare a uscirmi fumo dalle orecchie da un momento all'altro. Non so se sia vero che la curiosità è uno dei vizi tipici delle donne, ma sicuramente è una mia caratteristica, per cui inizio a pungolare Josh.
- Allora? Eh? Eh?- lo tedio a intervalli regolari, ma solo quando, inviperita perchè Josh, facendo finta di niente, ha alzato ad un volume assordante la radio, minaccio di aizzargli P.T. contro, lui capitola.
- E va bene! Era per non sembrarti presuntuoso-.
Lo guardo, in attesa di un proseguimento, e lui mi lancia una rapida occhiata, schiarendosi la voce.
-Insomma,- non riesce a fare a meno che un sorrisetto gli compaia in volto - Se Gwendy e Elvis permettono a me e a me solo di entrare in bar senza maglietta e senza scarpe, vuoi che non mi permettano di portare dentro un cagnolino?-.
Mi incupisco. Ha ragione, ma, come ogni volta che mi si presenta una discussione, non riesco a rassegnarmici.
- Ma... ma il cartello " Vietato l'ingresso ai cani" è più grande perfino di quello su di te!-
- Questo perchè devono notarlo tutti; il cartello su di me serve solo ad attirare le fan accanite che vengono a cercami in paese-.
Sbuffo.
- Magari lasciano entrare P.T., ma in cambio fanno stare fuori te- ipotizzo, dando voce alla mia ultima speranza. Lo guardo dall'alto in basso, poi guardo P.T. sulle mie ginocchia. -Insomma, lui ha la faccia più simpatica della tua, occupa meno spazio e le infradito e le magliette non le mette mai-.
Josh lo guarda un momento, come se stesse valutando un possibile rivale, poi commenta - Lui sbava-.
Agh! Abbasso lo sguardo proprio nel momento in cui una goccia di bava si infrange contro i miei pantaloni, e solo l'affetto che provo per quella peste di cane mi permette di controllare l'istinto di buttarlo fuori dal finestrino.
- Piccolo Terrier, disgraziato, vuoi che Guendalina ed Elvis mi scatenino contro il dipartimento d'igiene sanitaria del paese al primo giorno di lavoro? Corri dietro!-
Velocemente, lo spingo sul sedile posteriore del pick-up, su cui P.T. inizia a rotolare allegramente ad ogni curva, incapace di stare ritto sulle sue zampette corte. Evidentemente, ha altri problemi a cui pensare e non si cura della mia sorte lavorativa.
-Accidenti. Posso dire che la bava è tua? Potrebbero comprarmi i Jeans e poi esporli in negozio- propongo, giudiziosa, fingendo di fare qualche calcolo sulle dita.
Josh scuote la testa: - E' risaputo che io sbavo solo nel sonno. E poi, questa storia nuocerebbe alla mia virilità!-
Lo guardo fisso, strizzando gli occhi, poi sibilo, come a sfidarlo a dire il contrario - La gente potrebbe solo dire che hai buon gusto-.
Lui annuisce, compunto, ma ormai ho capito come vedere quando si trattiene dal ridere.
- E tu saresti un gentleman? Se entri nel bar, giuro che ti sputo nel caffè- lo minaccio solennemente appena prima di aprire la portiera dell'auto. No, non ho intenzione di fare un'uscita di scena drammatica e buttarmi in strada da un'auto in corsa: è che siamo arrivati.





Ciao a tutti :D! Ok, scusate, il ritardo che ho accumulato è pessimo, ma adesso cercherò di tornare al ritmo che avevo prima, prometto! Intanto, ringrazio tutte le persone che seguono la ff  (potrei adorarvi di più solo se recensiste ;DD), quelle che la recensiscono e... cavolo, quelle che l'hanno messa tra i preferiti! Mi fate sprizzare gioia da tutti i pori :'D!
Vi lascio con la foto della vera vetrina col cartello su Josh xD Purtroppo, non è del tutto fedele alla storia, perchè non mi pare di vedere il cartello che vieta l'ingresso ai cani >.< Un sacco di baci e alla prossima :)!



   
 
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