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Autore: parababbea    01/09/2012    3 recensioni
«Non sei poi tanto bravo nel giocare a nascondino evidentemente» bisbigliò gravemente Gerard osservando l'altro con gli occhi spalancati dallo stupore.
Nonostante la crescente preoccupazione Gerard sapeva che non avrebbe potuto inventare una bugia migliore per ferire Frank perché se il più piccolo sapeva essere un asso in qualche cosa quella era proprio la capacità di nascondersi, aveva trascorso ben più di diciotto anni accucciandosi ad un angolo al buio per proteggersi dai problemi, dalle bugie, dalle parole che non aveva il coraggio di pronunciare, dalle responsabilità e troppo spesso dalla sua stessa vita.
Quei due ragazzi si erano reciprocamente tesi la mano come due cuccioli abbandonati sul ciglio d'una strada che trovano nell'altro il calore familiare tanto a lungo bramato, avrebbero dovuto essere coscienti però che non sarebbe stato altrettanto facile curare le ferite che macchiavano i loro corpi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone "Early Sunsets Over Monroeville" durante la lettura
ma ovviamente non siete obbligati.



La droga ti ha succhiato via la vita
come fosse un vampiro




Le saracinesche dei locali venivano faticosamente abbassate, una dopo l'altra dai negozianti con i volti stanchi.
La giornata volgeva inesorabilmente al suo termine e Gerard che amava i tramonti si perse a contemplare quello che era possibile intravedere attraverso le montagne sulle quali la città di Monroeville si affacciava.
Spesso Gerard tirava fuori dalla tasca interna del proprio giaccone una vecchia agenda malridotta e con una penna rossa abbozzava un disegno del tramonto del quale una volta giunto a casa si sarebbe preso la responsabilità di dare vita ma quel giorno Frank lo stava aspettando nei giardinetti che la città aveva edificato per i bambini che risiedevano in periferia e che non avevano alcuna voglia di camminare attraverso interi isolati per giocare un poco. Per questo motivo Gerard avrebbe dovuto sbrigarsi ed accellerare il passo, mancavano infatti ancora svariati minuti di cammino e non voleva arrivare in ritardo come suo solito.
Gerard affondò allora le mani nelle tasche della felpa grigiastra che stava indossando per scaldarsi un poco e distolse finalmente lo sguardo dal cielo, piantandolo ben saldo sul marciapiede dove foglie giallastre accoglievano i suoi passi scricchiolando allegramente.
Sapeva che Frank era già arrivato prima ancora di varcare il cancello d'ingresso del parco che era ancora aperto nonostante l'ora tarda, il più grande era certo che l'altro ragazzo avesse convinto il guardiano con le sue maniere impeccabili a lasciare aperto ancora un poco.

«Frank?» lo spazio non era particolarmente grande quindi a Gerard bastò alzare la voce di un poco per richiamare l'attenzione del ragazzo che lì lo stava aspettando.
«Frank?» tentò ancora il maggiore con tono perentorio muovendosi a tentoni tra gli arbusti che riusciva a malapena a scorgere usufruendo della luce sottile proveniente da un lampione.
Colse un veloce fruscio dietro alla grande quercia che lo aiutò ad individuare dove Frank si nascondesse e, ridendo sommessamente, si avvicinò cercando di fare quanto meno rumore gli fosse possibile.
E fu allora lo vide e si paralizzò, vide il suo Frank inginocchiato a terra con i jeans sdruciti e con le braccia strettamente congiunte sopra la sua testa come se quelle potessero essere uno scudo mentre sghignazzava oscillando tetramente.

«Sei stato fin troppo veloce, non pensavo saresti riuscito a scovarmi tanto in fretta» ridacchiò il ragazzino rimanendo col capo chino infossato nelle spalle strette.
«Non sei poi tanto bravo nel giocare a nascondino evidentemente» bisbigliò gravemente Gerard osservando l'altro con gli occhi spalancati dallo stupore.
Nonostante la crescente preoccupazione Gerard sapeva che non avrebbe potuto inventare una bugia migliore per ferire Frank perché se il più piccolo sapeva essere un asso in qualche cosa quella era proprio la capacità di nascondersi, aveva trascorso ben più di diciotto anni accucciandosi ad un angolo al buio per proteggersi dai problemi, dalle bugie, dalle parole che non aveva il coraggio di pronunciare, dalle responsabilità e troppo spesso dalla sua stessa vita.
Quei due ragazzi si erano reciprocamente tesi la mano come due cuccioli abbandonati sul ciglio d'una strada che trovano nell'altro il calore familiare tanto a lungo bramato, avrebbero dovuto essere coscienti però che non sarebbe stato altrettanto facile curare le ferite che macchiavano i loro corpi.

«Come mai mi ha chiesto d'uscire proprio oggi e proprio qui?» domandò Gerard cercando di spostare l'attenzione di Frank altrove nella speranza che si alzasse.
Quella domanda in fin dei conti frullava nella testa dell'artista da quando aveva ricevuto il messaggio stranamente freddo dell'altro qualche ora prima, quel posto non era mai stato da loro scelto per un incontro romantico.

«Volevo che godessi insieme a me del suicidio compiuto dal sole» rispose Frank ridacchiando ancora come se quella fosse una simpatica battuta che l'altro non potesse capire, qualcosa di misteriosamente angosciante. Frank si issò lentamente sulle ginocchia nel tentativo di alzarsi, rifiutò sdegnato la mano che il più grande gli tese prontamente nel tentativo di aiutarlo quando lo vide vacillare pericolosamente sulle sue gambe.
Gerard si chiese spaventato da quanto tempo quel ragazzino si trovasse lì e tremò nel constatare che probabilmente era in quel luogo da ore.

«Il tramonto intendi?» chiese quello avvicinandosi a Frank, pronto a fare con il suo corpo da scudo a qualsivoglia debolezza l'altro avrebbe dimostrato.
«No amore mio, oggi il sole tramonta per non sorgere più. Non riesci a vedere quante sono affilate le lame che lo trafiggono? Non riesci a vedere il sangue scorrere denso via dal suo corpo?» 
Frank continuava a parlare striscicando pesantemente i piedi, districandosi con indicibile fatica tra gli ostacoli sul suo cammino senza mai fermarsi nemmeno quando cadde e Gerard lo sorresse.
Frank continuava a scalciare innervosito mormorando parole che Gerard pur standogli accanto non comprendeva ma che ascoltava avido tentando di dar loro un senso, tentando di capire cosa mai stesse accadendo quella sera di Novembre.

«Guarda da qua quant'è bella Monroeville, guarda da qua quant'è bello morire!» esclamò entusiasta Frank ridendo come un pazzo ed ancorandosi con una mano sul metallo umido d'una panchina per non cadere a faccia in avanti.
«Ti sei bucato ancora una volta, non è vero Frank?» sussurrò allora Gerard la cui mente divenuta improvvisamente lucida giunse a formulare l'unica delle ipotesi che in quel momento gli sembrava credibile, plausibile.
«Ho rubato una manciata di dollari dal portafoglio di mio padre per pagare la dose che un mio vecchio amico aveva messo da parte appositamente per me, non ho saputo resistere a tanta gentilezza» piagnucolò il ragazzino tirando giù come per riflesso a quelle parole le lunghe maniche della sua maglia.
Gerard, imbestialito, scosse le spalle del giovane e lo voltò per avere modo di guardarlo negli occhi mentre con una violenza che non credeva di possedere lo sbattè contro la corteccia dell'albero alla sua destra, come un animale imbestialito strappò le cuciture di una delle maniche della maglia di Frank e fu allora che vide con i propri occhi il buco fresco all'interno del gomito dal quale ancora usciva dispettosamento una punta di sangue.

«Mi avevi promesso che non l'avresti più fatto, mai!» urlò Gerard singhiozzando senza controllo, spaventato, continuando a stringere ossessivamente il braccio del ragazzino tra una delle sue mani.
«Scusami se ti ho deluso ancora una volta, scusami e cerca di capirmi se ti dico che io questo l'ho fatto proprio perché dovevo dimostrare a me stesso che ho bisogno di qualcosa di più per fermarmi!» disse il giovane distrutto con i capelli che oscillavano selvaggiamente in ogni direzione mentre questi si dimenava nel tentativo di allentare la stretta di Gerard sul suo braccio perchè potesse abbracciarlo stretto con entrambi i suoi arti.
«Perché non hai mantenuto la promessa che mi hai fatto? Perché non riesci ad accettare il mio aiuto?»
«Perché non sono in grado di prendere tutto da una persona per non dare poi indietro niente»
Frank s'alzò sulle punte dei piedi stringendo con i polpastrelli della mano libera i fianchi morbidi di Gerard per cercare di tenersi in equilibrio e congiunse le loro labbra, un contatto duro e veloce che scosse ancora un poco i loro corpi che già tremavano come fossero foglie abbandonate alla forza del vento.
Il sapore della bocca di Frank incendiava i sensi del più grande che non sapeva più farne a meno di quelle labbra, Gerard che si ingozzava stupidamente di cibo ogni giorno sperando di riuscire a trovare un sapore che lo facesse stare bene come si sentiva in quel momento senza provare però tutto quel dolore.

«Ti amo Gerard, tu mi hai dato tanto -fin troppo- ma io non ho saputo darti niente in cambio se non altri problemi ed è per questo motivo che adesso sono disposto a darti l'unica cosa che m'è rimasta -dalla tasca posteriore del suo enorme paio di jeans scoloriti tirò fuori una pistola di piccolo calibro e la posò con attenzione tra le mani di Gerard che atterrito le aveva di riflesso congiunte- ti do la mia vita»
«Tu sei diventato pazzo, Dio!, io non la voglio così la tua vita!» gridò il castano lasciando cadere a terra l'arma come se quest'ultima fosse stata rovente contro la sua pelle.
«Ma io non potrei darti nient'altro, sai che non ho ne ricchezze ne talento, e poi tu sai che la mia ora è giunta quindi sparami tu e concedimi quanto meno la consapevolezza di una morte felice» 
Frank non voleva donargli la sua vita perché era un egoista, Frank voleva soltanto liberarsene velocemente e aveva trovato il modo più semplice perchè questo avvenisse senza comportare nel suo cuore alcun senso di colpa.

«Quando ti conobbi tu eri solo un bambino con una miriade di problemi e una voglia esagerata di essere amato da qualcuno, hai iniziato a drogarti a sedici anni per attirare l'attenzione su di te ed hai smesso di essere il ragazzo di cui io mi ero innamorato- una lacrima cadde dagli occhi verdi di Gerard e solcò inesorabile il suo viso pallido- quando hai iniziato a bucarti però hai smesso completamente di essere una persona! Io ti ho chiuso dentro quella casa per mesi con me , sacrificando me stesso per ripulire il tuo corpo da quella merda ed è per questo che in cambio mi accontenterò di averti al mio fianco, non importa in qualità di cosa purché tu sia felice!»
«Non basterebbe,maledizione!» imprecò Frank.
«A me basterebbe invece! Evidentemente sei tu quello che vorrebbe di più, quello che si è stancato!» un grido straziante lasciò le labbra di Gerard squarciandole e tante lacrime si successero sul suo bel viso.
Avrebbe dovuto essere completamente diverso quel pomeriggio, loro avrebbero dovuto trascorrerlo stringendosi la mano sopra il tavolo di un bar davanti ad una tazza di buon caffè non in quel modo.
Tutto sbagliato, tutto sbagliato, tutto fuori posto ancora una volta!

«Hai lottato col mondo pur di avermi accanto, scusami amore mio se io invece non ho saputo vincere neanche contro me stesso» bisbigliò Frank stancamente poi raccolse con un movimento fulmineo la pistola e premette con un gesto preciso la canna contro il suo capo.
BANG!
Come al rallentatore, davanti agli occhi del più grande, Frank cadde rovinosamente a terra dove l'erba bagnata si tinse del rosso carminio del sangue che gocciolava dal punto in cui il proiettile aveva inesorabilmente colpito. Gerard si inginocchiò al suo fianco sentendo una strana sensazione di vuoto e di confusione nella sua testa quando senza alcuno sforzo issò il corpo freddo dell'amato tra le sue braccia e soltanto in quel preciso istante, quando lo percepì con tutti i suoi sensi quel corpo contro il suo, capì la teatralità che il ragazzo aveva studiato per la sua morte.
S'era suicidato Frank come il sole che moriva tra le montagne sapendo che la sua luna l'avrebbe cullato per lo spazio di una notte e per l'eternità tutta.
Gerard si ritrovò a pensare, scioccamente, che se soltanto l'avesse cullato prima tra le sue braccia con quella stessa passione con la quale faceva ora Frank non sarebbe morto, se soltanto avesse posseduto il coraggio di premere lui stesso quel grilletto ora quel bel viso cereo sarebbe stato illuminato da un gioviale sorriso.
Ormai però ciò che doveva essere era stato ed il tempo per i rimorsi non avrebbe mai dovuto trovare il tempo di nascere nel cuore raggrinzito di Gerard, a quello stesso Gerard cui non restava ora più nulla se non le lacrime che aveva ancora da versare e il ricordo di quell'amore malato e profondo.




Angolo autrice
Un ringraziamento speciale va ai My Chemical Romance per aver inciso un primo album ricco di canzoni meravigliose, deprimenti e per lo più struggenti ma non per questo meno meravigliose.
Come avrete ben capito la storia è tratta dal brano "Early Sunsets Over Monroeville", questa è una mia personalissima reinterpretazione del brano quindi potreste tranquillamente non apprezzarla o trovarla sciocca ma a me scriverla ha fatto bene.
Una recensione seppur di due parole per farmi sapere il vostro parere è ovviamente ben accetta e ve ne sarei grata, veramente 
(◡‿◡✿)

A presto,
occhimenta
  
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