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Autore: ashley_    02/09/2012    3 recensioni
Ero innamorata anche della pioggia che ormai non mi infastidiva neanche più. Ero innamorata di tutto lì, sembrava di essere in una fiaba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo quasi fuori casa mia, ma lui accostò la macchina.
Scusami, tu non immagini quanto sia stressante questa vita. Cerco di evadere per un po’, ma poi mi tocca ricominciare. ” Guardava fisso davanti a sé.
Io non sapevo assolutamente cosa fare. Anche perché non avevo capito bene cosa volesse dirmi. Così, come un’idiota, non risposi.
Non sono le fan il problema, assolutamente! Io vorrei ringraziare ognuna di loro, singolarmente! Sono le cose intorno, mi manca la mia famiglia, tutto.

Ecco cos’era.
Quanto avrei voluto abbracciarlo in quel momento, quanto? Troppo. Forse aveva bisogno proprio di quello. Ma io, infondo chi ero? Ero solo una tizia che aveva incontrato tre o quattro volte per sbaglio. Perché si stava sfogando con me? Io che potevo fare? Anch’io ero una fan.
Lo guardai, sorrisi e lo strinsi tra le braccia.
Non so esattamente perché lo feci, ma reagii d’istinto. O col cuore? Non lo so, non ne ho la più pallida idea.
So solo che in quel momento, qualcosa, mi spingeva ad abbracciarlo, a stringerlo forte.
Forse era l’amore. Quell’amore che ogni fan di quei cinque può comprendere. Si, forse lo avevo fatto per quello.
Lui ricambiò l’abbraccio e mi sussurrò un tenerissimo “Grazie.
Io sdrammatizzai all’istante. “Oh, guarda che stai comunque parlando con una fan, potresti farmi venire un infarto.

Ci staccammo e riguardò quell’odioso orologio, erano quasi le sei.
Oddio, devo scappare sul serio!
Eravamo quasi arrivati. “Facciamo che mi lasci qui, so la strada per tornare a casa, è dietro l’angolo insomma.
Non esiste, assolutamente no.” Rimise in moto e mi portò sotto casa.

Ci fu un imbarazzatissimo minuto di silenzio.
Ehm… okay… domani ci sei? Perché io avrei la serata libera e potremmo andare a mangiare qualcosa in un posto tranquillo.
Okay, cos’era questo? Un appuntamento? Taylor, inspira, espira, inspira, espira.
S s, si. Si! Si ci sono!Stavo balbettando? Perfetto.
Capii, certamente, che ero in un panico totale. Mi fece uno dei suoi sorrisi da angelo sceso in terra e io ero definitivamente K.O.
Scesi prima che potevo da quell’auto. L’istinto di una fan può essere davvero pericoloso. Aspettò che entrassi, aprii la porta, mi voltai verso l’auto e lo salutai con la mano, dopodiché chiusi la porta.

Gettai la borsa a terra, fissavo le scale. Mi guardai il braccio destro e mi diedi un pizzicotto.
Fece male, era tutto vero.

Bea era sul divano in salotto, dormiva. Ma si svegliò ben presto, a causa delle mie urla.
Taylor sei già qua? Com’è andata? Vi siete divertiti? Che avete fatto? Dove ti ha portata? Eh? Eh?
Le raccontai tutto, per filo e per segno.

Mi emozionai più di una volta e per la prima volta in assoluto Bea non rise di me. Si emozionò anche lei, era felice per me e si vedeva.
Continuava a ripetere: “Queste cose dovrebbero capitare ad ogni fan, sarebbe tutto più semplice per voi che state così in fissa. Tutte dovreste vederli, per stare meglio, insomma. Per dire: ‘Non è solo un immagine al computer, è reale.’ Io ti ho sempre giudicata per questo. Non capivo cosa provassi nel vedere quei ragazzi in quel quadrato, ora lo capisco.
Rimasi stupita da quel discorso. Finalmente mi comprendeva. Capiva quanto era importante per me.
Intanto però stavo morendo di fame, allora preparammo subito qualcosa di veloce, giusto per mettere qualcosa sotto i denti.
Io ero ancora gasatissima, parlavo con la bocca piena, mentre bevevo, mentre lavavo i piatti sporchi, mentre guardavamo la tv, mentre mettevamo il pigiama. Qualsiasi cosa facessi, la facevo parlando.

Le raccontai ogni movenza, ogni gesto, ogni sguardo. E lei stette sempre lì, con gli occhi sgranati ad ascoltare ogni mia parola. Di solito è lei quella che parla tanto.

Ero felice. Ma che dico, ero la ragazza più felicemente felice del pianeta.

Mi chiamò mia madre e non potevo non raccontarle. Infondo era lei quella che mi sopportava ogni ora della giornata. Tralasciai i dettagli, ma ne fu felice, perché avevo realizzato il mio sogno, che lei conosceva bene. Solo una cosa mi chiese, quella che le interessava di più: “E Louis, Louis non l’hai conosciuto? Il tuo sogno non era quello di incontrarli tutti e cinque?
Louis, era il suo preferito, se così si può dire. “Mamma, non correre. Ho capito da chi ho preso per quanto riguarda il ‘non accontentarsi mai’.
Immagino che in quel momento avesse una faccia da cucciola. “Piccola, stavo solo chiedendo! Non perderci la testa però!Oh, questa si che era bella. Avevo perso la testa dietro a quei tipi da due anni e solo ora, mia madre, veniva a dirmi di non perderci la testa. Che tempismo.
Ci salutammo e la conversazione terminò lì.

Restai sveglia, e per colpa mia anche Bea, fino alle 3 del mattino. Non riuscivo, in nessun modo ad addormentarmi. 
  
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