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Autore: Albicocca    02/09/2012    2 recensioni
Sarebbe cresciuta.
Era quello che voleva lui, no?
“Yuuka tra noi non può funzionare.. lo sai meglio di me. Tu… sei fantastica ma… sei ancora una bambina.”

Toramaru/Yuuka ispirata alla canzone di Fergie.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Austin/Toramaru
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Big girls don't cry.


 


Rimase per qualche minuto in silenzio, accucciata sul letto, fissando le pareti dipinte di un rosa confetto.
Le lacrime non cessavano di scendere, anzi, continuavano a bagnarle le guance. Da quanto piangeva? Aveva perso il conto delle ore in cui era stata chiusa in camera sua.
Si alzò, poggiando i piedi nudi sul parchè e si diresse allo specchio. Guardò il suo riflesso: la sua figura da quindicenne minuta con i capelli tinti di rosa in un momento di ribellione, come a dimostrare che fosse cresciuta.
Ora le sembrava solo un capriccio di una bambina, appunto, capricciosa. Fissò anche le trecce. Quelle trecce che non avrebbe mai sciolto, prima.
Sua madre amava farle le trecce, da piccola. Quando aveva ancora tre anni e lei era in vita. Con uno scattò veloce le sciolse, lasciando che i capelli si posassero delicatamente sulle sue spalle.
Si ripromise di far sparire quel colore dai suoi capelli per farli ritornare al suo banale castano.
Sarebbe cresciuta.
Era quello che voleva lui, no?
“Yuuka tra noi non può funzionare.. lo sai meglio di me. Tu… sei fantastica ma… sei ancora una bambina.”
Una bambina.
Per lui era solo una bambina.
Con uno scattò rabbioso prese la bambola di porcellana poggiata sulla sua scrivania e la schiantò contro la parete. Non le importava che fosse un regalo di suo fratello. Non le importava più niente.
Rimase a fissare i cocci della porcellana rotta per vari minuti e poi tornò a guardare il suo riflesso nello specchio.
Notò le lacrime che ancora scendevano dai suoi occhi e se le asciugò velocemente.
“Sei una ragazza grande ora, e le ragazze grandi non piangono.” sussurrò poggiando la mano sullo specchio come ad accarezzarsi il viso.
Si voltò diretta verso la porta e uscì decisa.
Avrebbe detto “ciao” alla Yuuka vecchia e infantile e avrebbe detto “benvenuta” alla nuova e matura Yuuka.
E la prima cosa che avrebbe fatto era sbarazzarsi di quella tinta rosa.


Toramaru fissò sconvolto la ragazzina che stava facendo i compiti di fronte a lui.
I capelli castani – non rosa, castani! – sciolti sulle spalle, la cravatta della divisa scolastica slacciata e la giacca posata sulla sedia di fianco a lei. La gonna corta – troppo corta – sembrava un po’ troppo alzata rispetto alle altre volte e la camicia più sbottonata. O forse era una sua sensazione. O forse era per il caldo. O forse… era il caldo, ne era sicuro.
E la cosa che sconvolgeva di più Toramaru era la matita poggiata sulle sue labbra. O meglio, erano i pensieri che stava facendo, su quelle labbra. Labbra che avrebbe voluto baciare tutti i giorni, ore e minuti.
Costatò, che no, quella non era la Yuuka che lui aveva conosciuto.
E pensò anche che lasciarla era stata la cazzata più grande della sua vita. Assolutamente.
Lo aveva fatto non perché non l’amava – tutto il contrario, se c’era una cosa di cui era sicuro, era quella di amare Yuuka – ma perché la differenza di età era troppa, lei era la sorella del suo datore di lavoro e lui era un codardo di prima categoria. Aveva paura di amare. O meglio di amare lei.
L’aveva lasciata e ora lei lo odiava. E questo si poteva dedurre dal fatto che non gli rivolgesse la parola da un mese.
Sospirò e la fissò.
“Yuuka?” tentò.
Lei alzò lo sguardo “Cosa c’è, Toramaru?” domandò lei. Sembrava scocciata.
Lui ingoiò la saliva, agitato.
“Io.. ehm, come va?”
Come va? Cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te.”
Oh. Era incazzata.  
E gli ricordava tanto Gouenji incazzato. E non per questo era la sua sorellina adorata.
“Sei ancora arrabbiata con me?” azzardò.
“No.. vorrei solo che tu sparissi dalla mia vista e non ti facessi più vedere per mille anni, ma no.”
“Mi dispiace” continuò.
“Non me ne faccio niente del fatto che ti dispiaccia” disse lei, alzandosi dalla sedia e chiudendo il libro, pronta ad andarsene da quella stanza.
Aveva già sopportato il ragazzo per troppo tempo.
Lui la bloccò, sbarrandogli la strada.
“Parliamone per bene..” si guardò intorno e constatò che fossero soli in quell’enorme villa.
Shuuya era ancora a lavoro e non sarebbe ritornato prima delle sette.
“Non voglio”
“Non fare la bambina.”
“Io. Non. Sono. Una. Bambina.” ringhiò “Non lo sono Toramaru, va bene? Sono molto più adulta di te, almeno in questo momento. Non ho paura di dire al mondo che ti amo, invece tu sì. Sei un bambino. Per tutto il tempo che stiamo stati insieme – e sottolineo che sono stati tre mesi, tre fottuti mesi – non facevi altro che nasconderci. A me non piace mentire, ma lo facevo perché ti amavo. Anzi, ti amo ancora, purtroppo.” sputò la castana.
Ecco, lo aveva detto.
Il ragazzo la  fissò.
“Hai… hai perfettamente ragione. Tra noi due, non sei tu la bambina.”
“E menomale..” sussurrò Yuuka superando Toramaru che però, non voleva arrendersi. Infatti la fermò e la fece voltare.
“Cosa vuoi?” domandò lei.
 “Non abbiamo ancora finito di parlare.” rispose il ragazzo.
Lei fissò la mano sul suo polso e sospirò.
“Ho paura. Ho paura di tutto quello che potrebbe succedere se ammettessi a tutti che ti amo. Ho paura. Sono un codardo e lo sai bene. Mi conosci da quando avevo dodici anni, Yuuka. Sai bene che quando le cose incominciano a farsi davvero dure, scappo. Vorrei avere ancora l’animo del bambino di dodici anni che gioca al calcio con il suo idolo, che adesso è il suo capo. Ma non lo sono più. Se forse fossi stato il vecchio me non avrei avuto paura di amare qualcuna più piccola di me, anche se tu avevi cinque anni – Toramaru rise, pensando alla buffa bambina che Yuuka era stata – mi dispiace sul serio di averti fatto soffrire, di averti fatto cambiare per colpa di quella frase. Ho sbagliato. L’unico bambino sono io e ho dato la colpa a te. E a dirti tutto questo mi sento meglio, anche se so che tu non mi perdonerai.”
La piccola Gouenji fissò il suo interlocutore risedersi, ancora ferma dopo il suo discorso.
Si avvicinò e posò il libri sulla tavola, mentre lui alzava lo sguardo.
“Davvero mi ami?” domandò.
“Sì. Più di quanto potessi mai immaginare. E’ strano.”
Prese la mano di Yuuka e la mise sul suo torace, dove si sentiva distintamente il suo cuore pulsare per lei.
La ragazza arrossì.
“Mi perdoni?”
“No, ma ci sto pensando.” Yuuka si voltò dirigendosi verso l’uscita.
Lui sorrise.
“Ti porto fuori a cena, ti va?” chiese alla ragazza prendendola di sorpresa.
Yuuka lo fissò “E’… un appuntamento?”
“Sì.”
Lei si avvicinò, abbracciandolo e stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Allora alle otto fuori al porticato. Mi raccomando, non fare tardi!” e corse in camera sua.
Probabilmente quando Gouenji lo sarebbe venuto a sapere, sarebbe morto, ma poco gli importava, infondo il sorriso felice di Yuuka non era niente in confronto ad un pugno.





Albicocca. 
Sono le quattro e mezza di notte e ho appena finito di scrivere questa merda qui sopra e dovrei essere a letto da un pezzo, oh ma chissene frega. 
All'inizio doveva essere una semplice flashfic di Yuuka dove urlava il suo voler crescere per quel maledetto ragazzo ma Angelica ha insistito tanto che avesso, entrambi, un happy ending. 
E ha sottolineato molte volte che Toramaru non avesse nulla, nada de nada, nelle mutande. Ma dettagli. 
Toramaru, poi, è abbastanza OOC. 
E Shuuya è sempre presente.  E l'età conta, non come nell'Handa/Mako, ma conta lol 
Qui Toramaru ha ventitré anni e Yuuka quindici, quindi. 
Sono.. otto anni di differenza e Yuuka non è nemmeno maggiorenne quindi lui è un pedofilo, ma dettagli. 
Volevo scriverci su perché li amo tantissimo insieme e ce li vedo troppo fare tutto alle spalle di Shuuya, comunque. 
Dovrei andare a letto, sì. 
Spero che vi sia piaciuta un minimo, solo un minimo. 
E' la prima volta - e spero non l'ultima - che scrivo su di loro e spero di averli reso almeno un minimo di come avrei voluto. 
Ora vado a dormire seriamente, un bacio, 
Miam. 
   
 
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