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Autore: EleRigoletto    02/09/2012    2 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Lui mi scrutò dall’alto verso il basso, mettendomi a disagio con i suoi continui respiri.
“Non devi mentire con me … Ti ho detto mille volte che devi lasciarti andare, di non rinchiuderti in quella bolla.”
Stavo iniziando ad innervosirmi, la telefonata mi aveva reso più suscettibile; Mi alzai di scatto e strinsi i pugni lungo i fianchi.
“Ora basta, finiscila!
Non mi rinchiudo in quella ‘bolla’ come la chiami tu e nemmeno cerco di farlo.
Piantala di continuare a controllarmi come se fossi una bambina, perché non la sono più.
Questi problemi devo risolverli da sola, non ho bisogno di qualcuno che mi dica costantemente cosa fare.
Sto bene, riesco a cavarmela.
Perché lo fai, perché fai il gentile con me, eh?”
Mi girai dall’altra parte fingendo di essere arrabbiata, mentre il cuore rimbombava all’impazzata, quasi volesse uscire dal petto.
Sentii un gemito provenire dalla sua bocca, fermandosi all’istante.
“Perché io mi preoccupo per te anche se non ci conosciamo da molto.
Credevo che ti facesse piacere fare amicizia con me, avere qualcuno con cui parlare e che ti capisse, ma invece, vedo che mi sono sbagliato.
Prego, continua la tua vita, però cerca di non rovinarti.
Io non so perché fai così, ma quando ti sarai calmata, ne riparleremo.
Ora ho cose più importanti che una litigata del genere.”
Abbassai lo sguardo e rilassai i pugni.
Se ne andò passandomi accanto come se non ci fossimo mai conosciuti, a passo veloce, andando verso camera sua e sbattendo la porta.
Che avevo combinato?
Stupidi impulsi nervosi che mi fanno dire stupide frasi.
Avevo rovinato tutto, come sempre.
Ogni persona che voleva avvicinarsi alla mia vita, finiva sempre per allontanarsi, ma questa volta era diverso.
Ero io che lo stavo perdendo, senza lasciargli la possibilità di farmi aiutare.
Chiamatelo orgoglio, ma era così.
Mi accasciai sul divano stringendomi intorno alla fodera, fingendo che accanto a me ci fosse qualcuno di raggiungibile.
‘Il primo che vedo che si preoccupa per me, lo sposo!’ Pensai tra me e me, sistemandomi meglio.
Sentii una presenza farsi sempre più vicina, i passi rimbombavano nel silenzio fino ad arrivarmi accanto.
 Mi ritrovai la faccia di Mike a pochi centimetri dalla mia, sorridendo.
Lui, il mio compagno di avventure e sventure, il migliore amico di mio fratello, quello che ogni volta che lo sentivo, ci parlavo per delle ore fino a scoppiare, quello che avrebbe fatto di tutto per me e mio fratello,Quel ragazzo, lui?
“Che ti succede? Ho sentito che hai litigato con David.”
Abbassai lo sguardo.
Lui mi prese il mento con un dito, accarezzandomi le guancie, ormai andate a fuoco.
“Hey, ho detto qualcosa di male? Scusa, volevo sapere solo come stavi.”
Stava per alzarsi, quando lo bloccai e lo feci sedere vicino a me, in una stretta leggera.
“Scusami è solo che sono una stupida, litigo con persone che vogliono solo aiutarmi.
Ha ragione, non devo fare la bambina, devo reagire.”
Lo guardai dritta negli occhi, sentendo un formicolio nello stomaco.
“Devi imparare a lasciarti andare e non a seguire solo il tuo istinto.
Lo so frasi da cioccolatino, ma che ci vuoi fare? Quando si ha ragione, si ha ragione.”
Con la sua aura calorosa, fece sparire tutti i problemi, lasciando solo un piccolo spazio tra di noi.
Lui diventò di colpo serio, si disperse nel guardare fuori, non sentendo il mio respiro calmarsi del tutto.
Misi una mano sul suo torace e chinai il capo in un segno di ringraziamento.
Non servivano parole, perché lui le sapeva ancor prima che le pensassi.
“Di niente, io per te ci sarò sempre.”
Annuì e si alzò, andando via, sparendo dietro alla porta di una stanza.
Non sapevo come sentirmi, non sapevo cosa fare, l’unica cosa che desideravo era parlare con mia madre e chiarire tutto.
Non la sentivo da un po’ e questo mi preoccupava ancora di più.
Decisi di cercarla.
Presi il telefono e digitai  il numero.
Suonava, suonava davvero.
“Pronto, chi è?”
“Ciao mamma.”
“Amore, ciao, come ti senti piccola? Mi dispiace, ti sentirai male e questo non fa che peggiorare il tuo stato d’animo.”
“Mamma, no, non ne hai colpa, neanche per idea.” Feci un mezzo sorriso.
“Se non mi hai chiamato per insultarmi, allora per cosa?”
 Sorridemmo entrambe.
“Volevo solo sapere come ti senti tu.”
“Io non posso dire di stare bene, ma se adesso ti è passata quasi tutta la rabbia e ti senti in pace con te stessa, mi sento benissimo anche io.”
“Ti voglio bene.”
“Anche io e lo sai che l’altro giorno mi ha chiamato Mike per informarmi dell’accaduto?
Quel ragazzo è bravo, quasi quanto David.”
Perché devi incasinarmi la vita? Lo so che sono entrambi bravi e carini e … oddio, basta Avril concentrati sulla chiamata, che è meglio.
“Ah. Già.”
“Ora devo andare che devo pulire i tavoli e il resto, però ci sentiamo presto.”
“Ciao mamma.”
Attaccai, sospirando e facendo scomparire la mia aura grigia e viola.
Decisi di andare in bagno e farmi una doccia fredda.
Mi tolsi i vestiti e  restai in biancheria, preparai le cose e le appoggiai su uno sgabello e aspettai seduta, il momento giusto per entrare.
Stavo per alzarmi, quando sentii aprire la porta di colpo.
‘Maledetta me che non chiudo mai le porte a chiave.”
David si piazzò davanti  a petto scoperto e in boxer, pettinandosi i capelli con una delle sue spazzole sparse per il ripiano dello specchio.
Non mi aveva ancora notato, quando mi scappò una risata.
Si girò e sobbalzò, agitando le braccia.
“Che ci fai tu qui?” Restò senza parole.
Io mi coprii con l’asciugamano, un po’ imbarazzata.
“Io devo farmi la doccia, ma se vuoi aspetto.”
Si grattò la testa.
“No, aspetto io.”
Si girò, dandomi le spalle, con un’espressione cupa.
Mi alzai e lasciai cadere l’asciugamano, toccandogli con una presa forte la spalla.
“Senti mi dispiace averti trattato così. Non lo meriti perché tu mi hai sempre aiutato, come voi tutti del resto.
Davvero, hai ragione, mi sono comportata da bambina.”
Lui sorrise e mi toccò la fronte.
“Tu non sei più una bambina, questo rende tutto più complesso ma bisogna imparare a controllarsi.”
“Questo cosa vorrebbe dire?” Feci una faccia un po’ buffa, perché lui si mise a ridere subito.
“Vuol dire che ti perdono.”
Mi fece l’occhiolino e uscì dal bagno in silenzio, senza aggiungere altro.
Entrai nella doccia rilassata e sollevata, sentendomi finalmente in pace con me stessa.
Mi lavai bene, facendo scivolare via tutto quel peso represso che si era accumulato dentro di me, uscendo dalla doccia più decisa che mai.
Mi rivestii, questa volta misi dei pantaloni lunghi di una tuta e una maglia a maniche corte grigia.
Scesi di sotto e guardai l’orologio, erano le sette passate, decisi di andare in cucina e lo vidi intento a ritagliare qualcosa.
“Che fai?”Chiesi al ragazzo davanti a me, sul tavolo.
“Avril ciao, hai già finito con la doccia?”
Fece un sorrisetto sospetto, troppo.
“Ci siamo visti un’ora fa … non mi sembra poco.
Che cosa ritagli?”Con il capo gli indicai il foglio pieno di colori.
“Lo scoprirai questa notte, nel salotto verso mezzanotte.”
Restai stupefatta della sua serietà nel dirlo, senza far trapelare nessuna emozione se non un piccolo ghigno indifferente.
“Sai solo dire quella frase?” Alludi al ‘Lo scoprirai presto.’
Incrociai le braccia, andandomi a sedere su una seggiola.
Lui si girò per guardarmi, prese le sue cose e andò via, sorridendomi.
Incominciai ad apparecchiare e cucinai delle uova con salsa piccante e della macedonia.
“È pronto ragazzi, scendete!” Urlai ai tre che erano in stanza separate.
Me li ritrovai seduti in pochi secondi, incominciando a prendere tutto quello che c’era in tavola.
Mio fratello era ancora assente, Darker e David parlavano su dei bassi che aveva visto l’ultimo, mentre io me ne stetti a guardare Mike mangiare in costante silenzio.
Doveva essere ancora giù di morale, ma sembrava essersi calmato.
“Che hai?” Gli rivolsi un gesto con il capo.
Lui alzò la testa dal piatto e mi sorrise.
“Niente, stavo pensando che forse mi piace …”
Venne interrotto da un urlo di felicità di uno dei due ragazzi.
“Stavi dicendo?” Dissi, ignorando la distanza che ci separava.
Lui schioccò le labbra e si avvicino di  più a me.
“Stavo dicendo che sono un po’ stanco.”
Non era questo quello che stava per dire prima di essere interrotto, ne ero sicura.
Lui voleva farmi sapere qualcosa di più, ma si era ritirato indietro prima di affrontare la verità.
Annuii facendogli credere di essermela bevuta e dopo aver finito di mangiare, sparecchiammo e pulimmo insieme.
“Sono le nove, io me ne vado a fare un giro, vuoi venire?” Mike propose a Darker di uscire.
“Sì, andiamo al pub e restiamo fino a tardi.”
“Già, per cui non aspettateci in piedi, arriveremo a casa tardi questa notte.”
Scherzò quest’ultimo.
Presero due felpe ed uscirono, lasciando me e Dave davanti ad un televisore.
Lo guardai, così immerso dalle immagini di quella scatola che non si rese conto del mio continuo tic per richiamarlo.
“Non puoi darmi adesso quel foglio di prima?” Ormai impaziente di aspettare, gli andai vicino.
Lui mi fissò con i suoi occhi incoraggianti e rinnegò.
“Perché scusa?”
“Perché è più bello a mezzanotte … fa più fico.”
Si alzò e mi lasciò il telecomando, andando verso camera sua.
Certo che i cretini esistono da tutte le parti, ma avercene uno anche in casa era troppo.
Sospirai e cambiai canale, passando da un cartone animano ad un noiosissimo film d’amore.
Le ore passarono veloci e finalmente arrivarono le undici e trenta.
Spensi la tv, andai in camera e mi cambiai.
Invece della tuta che portavo prima, mi misi una maglietta nera della marca ‘Role Mode’ comprata da mio fratello e dei jeans azzurri.
Raccolsi i capelli da un codino blu e restai in infradito, non curandomi della parte più odiosa del corpo, i piedi.
Arrivata l’attesissima mezzanotte, andai in salotto come detto e non ci trovai nessuno, solo un enorme buio.
Restai immobile per qualche secondo ad aspettarlo, fino a che non sentii due mani appoggiarsi delicate sulle mie palpebre.
“Che fai?” Incominciai a ridere, togliendo le sue mani dal mio viso e guardandolo.
Era più carino del solito, portava dei pantaloni neri lunghi, una maglia blu e  delle converse grigie.
Stavo per chiedergli di dirmi che stava succedendo, quando mi fece sedere per terra e mi porse il foglio colorato, piegato ordinatamente.
“Leggi.” Mi incoraggiò lui.
Strinsi il biglietto ed iniziai a leggerlo:
“Avril, non riesco più a mentirti, non riesco più a vederti triste e non riesco più a vivere con questo peso …
Posso dirti finalmente che il vero regalo non è quell’oggetto che ti piaceva tanto, ma è la seguente verità:
Sei una persona fantastica, carina, bella, gentile, educata, severa e molto permissiva, ma sei la migliore che abbia mai conosciuto e ti sarò grato per tutto.
Spero che questa confessione, che sarà rarissimo che capiti in futuro,  ti piaccia.
Un bacio David.”
Lasciai cadere la busta e ammirai le sue pozze castagna e rimasi stupita da tutta la luce che emanavano nonostante fossimo al buio.
“Grazie è bellissima questa lettera e mi è piaciuta moltissimo.”
Sorrisi, rendendomi conto che il mio tono non era da meno.
Lui restò muto senza parlare a guardarmi.
Mi toccai l’angolo del labbro, visto che puntava lì.
“Che cos’ho, sono sporca per caso?” Dissi io.
Spostò gli occhi verso di me.
“No no, sei perfetta … solo che vorrei tanto fare una cosa ma prima devo chiederti il permesso.”
Arrossì leggermente e pensai al significato delle sue parole.
“Certo, ma non capisco quello che vuoi dire.”
“Adesso capirai.”
Alzò un braccio e mi strinse verso il suo torace, abbracciandomi in una stretta fugace.
Iniziò ad accarezzarmi le guance ormai rosee e poi sentii il suo soave profumo, le sue carnose labbra appoggiarsi sulle mie, finendo con un piccolo gemito da parte mia.
 
Ciaoo ragazzi, come state?
Siamo già a Settembre … lascio a voi i commenti!
Beh. Spero che questo capitolo vi soddisfi e spero anche che il bacio tra i due piccioncini vi abbia chiarito tutto.
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, che leggono ma non recensiscono, chi recensisce e chi ha messo questa storia tra le Preferite /Seguite/Ricordate.
Un bacio da Ele! ;)


  
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