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Autore: Reira74    02/09/2012    5 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
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*CAPITOLO 24*

Avevano mosso appena pochi passi quando Tàralelyol si accorse che l’elfo avanzava barcollando, lo afferrò sorreggendolo per il gomito un attimo prima che i suoi passi strascicati lo facessero inciampare e rischiare di cadere.

Non disse nulla, limitandosi a guardarlo con una nota di rimprovero e quell’espressione da “vuoi fare sempre di testa tua” che fece arrossire imbarazzato l’immortale

-Non è nulla, solo un giramento del capo, è già passato-

Ancora nessuna parola dall’umano che continuava a osservarlo scrutandolo tra le ombre del cappuccio, che aveva sollevato per nascondere il malessere, per accertarsi che questa volta dicesse la verità

-Davvero, non è nulla, solo stanchezza...- poi abbassando lo sguardo colpevole -Scusami-

Gli pose un dito sotto il mento facendogli nuovamente sollevare gli occhi e fissandoli ancora più intensamente poi non trovando tracce di menzogna finalmente sorrise e annuì più rilassato

-Ci fermiamo a riposare- disse ad alta voce per richiamare l’attenzione degli altri

-Cos’è successo?- chiese chinandosi su di lui mentre lo aiutava a sedersi all’ingresso della caverna, fuori un bosco verde e rigoglioso li circondava ma nessuno dei due lo aveva notato

-Non voleva farvi entrare, Rhawel è passata senza problemi ma quando è stato il vostro turno ha cercato di chiudersi, sembrava volermi risucchiare ogni energia-

-Ma non si è chiuso e... tu stai bene... vero?-

-Sì- sorrise notando la preoccupazione riaffiorare -Sono solo stanco, ora va già molto meglio, la Dama di Lòrien non sbagliava c’è qualcosa nel mio sangue che il portale ha riconosciuto, chiunque altro non sarebbe riuscito a mantenerlo aperto, credo che la mia stirpe abbia sangue nobile e forte nelle vene-

-Ehm... capo?...- furono interrotti dalla voce del nano, ma lo sarebbero stati comunque dalle punte di lancia che sentivano premere sulla pelle.

-Man ëa?(Chi siete?) Mana merë?(cosa volete?) Mallo tulë ?(Da dove venite?) Manen marta lahta Fenda?(Come osate oltrepassare la Soglia?)-

Era ancora girato di spalle e chinato verso l'assassino quando quella voce profonda ma dura e carica d'odio lo raggiunse, non aveva bisogno di girarsi per sapere a chi apparteneva, gli Elfi li avevano trovati per primi, capiva perfettamente le domande ma non lo diede a vedere, come non lo fece Olórin.

-Allontanate le mani dalle armi, lentamente, niente movimenti bruschi- li redarguì continuando a tenere le sue appoggiate alla parete di roccia e coprendo così quasi completamente Esgalwath

-Siamo morti, Tàr?- chiese timidamente la ragazza

-Non ancora, abbiamo un'arma segreta- molto lentamente staccò le mani dalla pietra abbassandole per aiutare l'assassino ad alzarsi sentì le punte di metallo premere maggiormente sulla carne

-á pusta!(Fermi!) áva nahtat!(Non uccideteli!)... áva carë sí (Non ancora)- 

I compagni trassero un respiro di sollievo, anche se la maggior parte di loro non capiva le parole il senso era stato chiaro

-Potrebbe questo elfo dal sangue nobile e potente abbassare il cappuccio e ammaliare i nemici con uno dei suoi famosi sorrisi?- sussurrò ridendo e sostenendo l'immortale mentre si voltava per osservare finalmente gli aggressori

-Questo elfo può fare di meglio- sollevò le mani lentamente con i palmi aperti al capo rivelando il viso fino a quel momento celato e raggelandoli con una delle sue migliori occhiate fredde e superiori.

-Rúcarë mana ná sina?!-(Quale diavoleria è questa?!)

-ëa fintalë Morion!-(è un'inganno dell'oscuro!)

-Nahtalvet sí!-(Uccidiamoli immediatamente!)

La reazione fu immediata, molti si irrigidirono, altri arretrarono, alcuni imprecarono anche se nessuno abbassò le armi, solo il loro comandante restò impassibile, con lo sguardo fiero e arrogante, i suoi occhi indagatori che si spostavano dal mortale a quello che si era rivelato un suo simile per tornare a puntarsi sull'umano.

- úquen nahtuva úquen!(Nessuno ucciderà nessuno!) atë nutë!(legateli!)- senza mai distogliere lo sguardo determinato dall'uomo rendendo chiaro che aveva capito perfettamente le dinamiche del gruppo che si trovava ad affrontare.

L'elfo poteva anche essere una creatura superiore ma era il mortale che dava gli ordini, e ricordava bene quella razza di mortali, gli anni non avevano cancellato il ricordo dei prediletti di Morgoth, e se il suo cuore gridava di affondare l'acciaio e chiedere sangue per ripagare il sangue, il controllo e l'addestramento gli imponevano cautela, prima della vendetta doveva fare chiarezza, quelle persone non erano arrivate per caso, quello strano elfo doveva essere condotto dal loro signore e ultima ma non meno importante, nonostante cercasse di ignorarla, la sensazione che qualcosa di importante stesse per accadere, e quella gente fosse parte integrale del cambiamento.

-Hesto, ta umë tanca, ná nai fintalë cotumo, ëa maurivë nahtantë sí!(capitano, è pericoloso, e sicuramente un inganno del nemico, dobbiamo ucciderli subito)-

-Ce nas fintalë, i Aran meriro cenë të-(Se è un inganno il Re vorrà vederli)

-Quendë enta hastas anta aratova, umpolis ëa!Ëas núlë!-(Quell'elfo porta il volto del nostro signore, non è possibile! E' magia nera!)

-An cé polis ëa felu mittanyuvalet Arallo, hya intyat elyë lá so?-(Dal momento che potrebbe essere magia nera li porteremo al nostro Signore, o pensi di essere migliore di lui?)

-Humines, cáno, lë avatyaren canya quettarinya, méran ortirë Aranya nyérello.-(Non lo faccio Comandante, perdona le mia parole irrispettose, volevo proteggere il Mio Signore da altri dolori)

 -Ëa faren, Canier, avá quetë! Lá termaruvain an veryë(E' abbastanza, Canier, taci! non sopporterò oltre la tua sfacciataggine)- lo riprese seccato -Apeantanë axan ar canin ná lastainan! Avamahtalyet ar nutelyet!(Ho dato un ordine e pretendo di essere obbedito! Disarmateli e legateli!)- finalmente si era deciso a distogliere gli occhi dall’umano per spostarlo seccato sul suo sottoposto che metteva in dubbio la sua autorità, e sotto quello sguardo duro il giovane elfo, perché anche a occhi non esperti era palese la sua gioventù, non poté fare altro che chinare il capo e balbettare umiliato la sua risposta

-Náto, turco- (Sì, capitano)

-Hequa atan, alyuvas ilcorin pata- (Non l'umano, aiuterà l'elfo a camminare)

-An so? Ná arraxa!- (Perché lui? E' il più pericoloso!)

- Ná ampolda a lá aloruvar, lá mennai irë i maicanya taruva lango sermeryava- (E' il più forte e non si ribellerà, non finché la mia lama starà sulla gola della sua amica)

Tàralelyol era rimasto impassibile sotto gli occhi del capitano, ostentando l'espressione confusa di chi non capisce quello che viene detto, ma attento ad ogni parola, ad ogni sfumatura della voce, era stata dura trattenersi quando aveva sentito che intendevano usare Rhawel per assicurarsi la sua collaborazione, ma non si era tradito, si fidava di quel comandante, gli sembrava capace e determinato, non si era lasciato sopraffare dalle emozioni neppure per un attimo, era più che certo che l'amica non corresse pericoli con lui.

-Non reagite- lo scandì lentamente, sperando che capissero che sapeva e aveva la situazione sotto controllo, non dubitava che lo avrebbero ascoltato, loro sapevano che aveva seguito ogni parola del dialogo e si fidavano di lui

-Molti di loro non attendo altro che un nostro errore per ucciderci, non possiamo permetterlo, devono comprendere che non siamo una minaccia-

Nessuno di loro mosse un muscolo quando vennero disarmati, solo Gimli azzardò sorridendo un -Trattala bene, è una vecchia amica- quando gli presero l'ascia, parole ricambiate da uno sguardo furente del guardiano che lo legava.

Quando arrivarono al númenóreano però le cose si fecero più difficili, appena Narsil venne estratta dal fodero suscitò lo sdegno di tutti i presenti, ancora prima che i compagni capissero cosa stava succedendo videro il loro capo cadere colpito al costato, ma anche cadendo una mano si apriva facendogli segno di rimanere fermi, e l'altra si stringeva al braccio dell'assassino che stava già per scattare -Non reagite-

-Vára pilu uaina caivo!(Sporco ladro dissacratore di morti!)-gli sputò addosso quello che lo aveva disarmato colpendolo ancora all'addome

-á farya sí!-(Ora basta!)

-Cáno, ista sin macil! Sana pilu paimetaina motto- (Capitano, conoscete questa spada! Questo ladro deve pagare la sua infamia!)

-Paimetuva, na lá sí. Istain sana macil fó lá mai tyë ar u quaptas i axaninya i ta vandanya. Nyë avatyaralat nëa, Canier, umelin enquetë, umalastalyen ata ar ucoluvat sana vaima. Silumë lestalyeco, hyeli lá maisi telyuva mótalya- (E pagherà, ma non ora. Conosco questa spada meglio di te e non cambia i miei ordini ne i miei intenti. Ti ho già perdonato una volta, Canier, e non amo ripetermi, disubbidiscimi ancora e non potrai indossare più quell'uniforme. Ora allontanati, altri più capaci finiranno il tuo lavoro)

Non c'era furia ne rabbia nella voce del comandante, solo la sicurezza di chi sa di avere il potere perché lo ha meritato, e sa come gestire delle reclute insofferenti, esigeva la disciplina dai suoi uomini, e seppure ne comprendesse le ragioni non avrebbe lasciato un simile comportamento impunito

Mentre i due elfi si scontravano Gwath si era chinato sull'uomo, mentre gli altri restando immobili si tendevano verso di lui

-Perché non provi a spiegargli? Digli come l'hai avuta- sussurrò l'elfo

-Sarebbe inutile, qui nessuno ci capisce, e anche capissero non mi crederebbero-

Risolto il piccolo ritardo causato dalla recluta tutti furono legati tranne il númenóreano che venne spinto con malagrazia verso l'elfo mentre il biondo comandante si portava dietro alla giovane e le puntava un lungo coltello alla gola, osservando dritto negli occhi il mortale fece scorrere la lama a pochi millimetri dall'esile collo indicando poi l'elfo al suo fianco.

Tàr annuì lentamente passando un braccio sotto la spalla legata dell'immortale

-Che succede ora? Perché tu non sei legato? E perché sta minacciando Rhawel?- sussurrò l'elfo

-Credo che vogliano che ti aiuti a camminare, Rhawel è la loro assicurazione affinché io non commetta scherzi-

-Io non ho...-

-Non c'è bisogno di fingere con loro- lo fissava “fingi dannazione!” -Hanno creato il portale sanno quanto sia pericoloso per chi entra senza invito, e avranno ben capito che tu eri l'unico che poteva aprirlo-

-Naturalmente, il mio orgoglio è fuori luogo- chinò stancamente il capo per nascondere un sorriso -Dovrei ringraziarli della premura anche se credo che il loro interesse sia più per la velocità del viaggio che per la mia salute-

All'ordine secco del comandante vennero spinti in avanti sempre circondati da una decina di lance spianate tanto che Tàr si chiedeva che bisogno c'era di prendere la sua amica in ostaggio, come se avessero potuto fare qualcosa in così netta inferiorità numerica, dovevano ritenerli veramente pericolosi, e soprattutto dovevano temere enormemente le Arti Oscure di Morgoth.

Un lieve colpo di spalla per attirare l'attenzione dell'uomo, un leggero strappo ai polsi “Posso liberarmi quando voglio”

Un sorriso appena accennato, gli occhi che si muovevano attorno “non ora” un colpetto allo stivale di pelle nera “Hai ancora lo stiletto?”

Gli occhi che si muovevano in basso dall'altro lato, la spalla appena spostata in avanti “Nell'altro stivale, intendi usarlo?”

Un impercettibile cenno del capo, l'angolo della bocca che si solleva un pizzico “No, ma è bello sapere di non essere completamente disarmati all'occorrenza”

Un lungo sguardo gli occhi che s'indurivano e un lento segno di assenso “Sono pronto quando vuoi, attendo solo un tuo gesto”

Uno sguardo altrettanto profondo, un sorriso e lo stesso cenno di assenso “Lo so, spero che non ce ne sia bisogno”

Erano state solo occhiate e impercettibili gesti che nessuno attorno a loro aveva notato ma entrambi avevano capito perfettamente l'altro, erano assieme da poche settimane eppure avevano lo stesso affiatamento che avrebbero avuto dopo anni, lo stesso che Tàr aveva con Gimli e Rhawel, era incredibile, l'assassino poteva anche aver lavorato bene da solo per millenni ma era chiaro che il lavoro di squadra gli veniva naturale.

Avanzavano lentamente con l'elfo che si appoggiava pesantemente a lui trascinando i piedi e inciampando di tanto in tanto, costringendolo a brusche prese per non farlo cadere, a dire il vero lo avrebbe lasciato cadere volentieri se non fosse stato per il coltello sulla gola di Rhawel, quel maledetto elfo si stava divertendo fin troppo “Beato lui che trova divertente questa situazione” anche se doveva ammettere che era un attore nato, non c'era niente di artefatto o innaturale nei suoi movimenti, come nell'espressione esausta e sofferente del suo viso e a quel punto si ritrovo a dover trattenere una risata anche lui “Certo che facciamo proprio una bella coppia noi due!” fortunatamente solo l'immortale appoggiato a lui poté sentire il lievi singulti del petto dell'uomo e alzò lo sguardo interrogativo

-Non mi ero accorto che stessi tanto male- gli disse serio “Sei bravo a fingere”

-Mi reggo a malapena in piedi- rispose nascondendo il viso “Te ne accorgi ora? E smettila di ridere vuoi farci scoprire?”

-Se non ci fermiamo presto sarò costretto a portarti di peso- “E non ci provare che non ne ho nessuna intenzione”

“Non sarebbe una cattiva idea”

Dopo pochi istanti stupendo l'elfo, se l'umano ne era stupito non lo diede a vedere, il capitano sollevò una mano facendo arrestare il gruppo.

-Hai la faccia di uno che sta per svenire- mormorò mentre lo aiutava a sedersi strizzandogli l'occhio

-Cosa? Ehm... sì- fu la risposta sofferente

-Non muoverti, voglio provare una cosa-

-Non...- ma era inutile, Tàr si stava già allontanando, puntando dritto verso il biondo comandante camminando lentamente e con le mani sollevate ma senza abbassare gli occhi.

I guardiani stavano già per reagire ma un gesto imperioso della mano li fermò

“Ha fegato questo Figlio di Traditori, questo devo concederglielo” -Mana merit?- (Cosa vuoi?)

-Acqua- poi mimando il gesto di bere indicò il compagno semi svenuto

Un semplice e secco segno di assenso e gli porse la sua stessa borraccia.

L'altero elfo si sedette su un tronco rovesciato, osservando pensieroso Narsil, erano trascorse solo poche ore e già pensava al mortale come a un “Figlio di Traditori” e non più a un Traditore egli stesso, era inutile, per quanto si sforzasse non trovava traccia di Magia Nera in quelle persone, le aveva osservate, aveva ascoltato ogni parola, ma non aveva scorto nulla che potesse alimentare la sua sete di vendetta.

L'elfo era quasi certo stesse fingendo la sua debolezza, era molto bravo certo, ma la sua luce era salda e non offuscata e debole, un servo di Morgoth avrebbe certamente imparato a nascondere la sua luce, un servo di Morgoth mandato per ingannarli avrebbe quantomeno imparato la loro lingua per cercare di blandirli con le parole. Se era un inganno proprio non lo comprendeva, certamente quel volto poteva aprirgli molte porte ma lui non sembrava consapevole del proprio aspetto.

Che fosse legato al suo Sire era chiaro, nessuno avrebbe potuto tenere il Cancello aperto abbastanza per fare entrare dei mortali, i Cavalieri d'Oro erano gli unici mortali autorizzati a superare la Barriera e loro di certo non lo erano, ma questo cosa significava? Nulla, non poteva sapere cosa gli fosse successo e dove andasse la sua fedeltà, forse era stato corrotto dal Sire Oscuro, forse era solo una sua creatura che aveva preso delle sembianze a loro famigliari, forse in tutto quel tempo Melkor era riuscito a corrompere lo Spirito senza danneggiare il corpo, una nuova razza di orchi con le sembianze di elfi...Ma aveva aperto il Passaggio, era stato riconosciuto come uno di loro.

“Valar Benedetti! Nessuno, neppure il Sire in persona avrebbe il potere di aprire il cancello per dei nemici! Quell'elfo dovrebbe essere morto e io mi preoccupo che stia fingendo!”

Più si sforzava di capire e più le domande aumentavano, conosceva il potere del Portale, lui era lì quando venne creato dai Potenti, l'ultima barriera contro il mondo esterno, nessun nemico poteva attraversarlo, eppure loro erano passati e questo poteva significare solo due cose... la prima non poteva accettarla, la seconda non voleva accettarla... Nel primo caso il Potere dei Quattordici si stava indebolendo e questo sapeva che era impossibile, nel secondo caso quelli non erano nemici e questo non voleva crederlo possibile.

Eppure quelle persone erano così diverse dai nemici che conosceva, il nano per esempio era sinceramente preoccupato per lo strano elfo, come poteva essere possibile che un nano fosse preoccupato per un'immortale? Loro che avevano trucidato tanti suoi amici senza un briciolo di pietà?

E lo stregone? Il suo bastone era bianco, nessun Mago Oscuro può avere un bastone bianco, non ai suoi occhi almeno, ricordava la Magia Nera che trasudava dal legno come un miasma velenoso densa e viscida grondava dai bastoni e dalle armi toccate da quegli esseri malvagi, ma non c'era... doveva esserci, aveva guardato e riguardato, ma non c'era, ne sul vecchio ne sulla sua arma nodosa... eppure lui c'era, lui lo sapeva, non esisteva nessun mago che non fosse sotto il controllo dell'Ingannatore.

La ragazza poi? Chi credeva di ingannare? Come poteva pensare che non riconoscesse una propria simile? O forse era dai compagni che si nascondeva? Era coraggiosa, non aveva avuto neppure un tremito quando le aveva puntato il coltello alla gola, rigida e fiera come una regina. Senza contare l'arco che portava, un'arma notevole, veramente imponente per una femmina, c'era da stupirsi che avesse anche solo la forza di tenderlo ma era sicuro che non lo portasse per gioco e che fosse perfettamente in grado di usarlo.

Poi c'era il númenóreano, solo al pensare quella parola i muscoli si tesero impercettibilmente, il sangue di Elros il Traditore, i Prediletti di Melkor, era furbo il mortale, lo aveva lasciato libero sperando che avendo un compagno vicino si sarebbero detti qualcosa che li tradisse, ma non lo avevano fatto, era cauto con le parole e non gli erano sfuggite le occhiate ammonitrici che aveva lanciato ai compagni... Che avesse scoperto il suo inganno? Oppure era semplicemente prudente? Le uniche cose che aveva sentito lo avevano confuso ancora di più “Perché non provi a spiegargli? Digli come l'hai avuta” “Sarebbe inutile, qui nessuno ci capisce, e anche capissero non mi crederebbero” In quale altro modo poteva averla avuta se non ricevendola in eredita da chi l'aveva strappata a un cadavere? Cosa c'era da spiegare? Cosa che non avrebbero creduto?...

Quella spada, la spada che ora teneva in mano e osservava preoccupato, la spada di Turgon, la spada che lo aveva salvato, Narsil, un'arma di un'altra epoca, un'arma particolare creata con l'arte dei nani e con la magia del suo popolo... Un'arma che non era felice di essere tornata a casa, poteva sentirla cantare il proprio disappunto, era offesa, e non di essere stata rubata al suo legittimo proprietario... no, quello sarebbe stato comprensibile... era offesa perché era stata tolta a quel mortale, lo stesso sangue dell'uomo che aveva ucciso chi la impugnava... e questo no... questo non riusciva proprio a comprenderlo...

Per la prima volta in migliaia di anni desiderò non essere stato isolato in quel rifugio sicuro, non aver ignorato il mondo esterno, perché tutto quello che sapeva sembrava in qualche modo sbagliato, e quello che non sapeva non gli era mai parso tanto importante.

Cos'era successo fuori mentre loro non guardavano? Quante cose erano cambiate che loro non sapevano?

Anche ora stentava a capire, il mortale aveva chiesto all'elfo se temesse di incontrare quel Thranduil a cui hanno detto che somiglia “Significa che non sanno chi è? O continua ad assere una farsa per ingannarmi?” L'elfo dice di non aver paura, ma che non cosa aspettarsi, però tranquillizza l'umano che ascolterà e solo dopo deciderà se odiarlo o meno, ma in ogni caso non commetterà sciocchezze, non vuole inimicarsi il nostro popolo “Perché dovrebbe aver paura di suo padre? Perché dovrebbe odiarlo? Possibile che in tutto questo tempo abbia pensato di essere stato abbandonato?...” Poi quella frase...

-... una somiglianza tale da confondere la Signora di Lòrien...-

Narsil cadde a terra risuonando nella notte mentre si alzava di scatto e li guardava attonito “Bugiardi!” lo stava per gridare, ma riusci a controllarsi per poco, doveva calmarsi e al più presto altrimenti si sarebbe tradito, o forse lo aveva già fatto, con passo deciso si allontanò tra gli alberi scomparendo nella notte.

  
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