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Autore: Kikyo91    02/09/2012    0 recensioni
E' meglio morire liberi, che vivere una vita aspettando di esserlo
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Characters: Junsu, JaeJoong, YunHo (TVXQ), Jessica, Yuri (SNSD), Zhang LiYin
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jessica e JaeJoong sentirono quello sparo molto distintamente.
La giovane agente si voltò quasi spaventata, ma dietro di lei non c’era nessuno, solo il buio. in quell’attimo le era quasi sembrato che JunSu fosse dietro di loro, che alla fin fine, avesse preferito raggiungerli.
A dirla tutta, l’avrebbe preferito anche lei. Perché JunSu la faceva sentire tranquilla con la sua presenza.
Tuttavia si svegliò presto da quel sogno e si accorse che JaeJoong le aveva appena appoggiato una mano sulla spalla.

- tornare indietro non servirebbe… - sospirò il moro

- … -

Chissà come aveva fatto a capirlo. Era così evidente?
Aveva ragione, una parte di lei voleva davvero mollare tutto e andare ad aiutare JunSu. Ma dall’altra sapeva anche facendolo, avrebbe probabilmente reso vani i suoi tentativi di salvarli.
Pensandoci bene, avrebbe calpestato l’orgoglio di JunSu.
Sospirò pesantemente, dando un’occhiata al volto preoccupato di JaeJoong.

- …secondo te…quello sparo che abbiamo sentito… - domandò infine

JaeJoong ci pensò

- …non lo so… - ammise - …e forse non lo voglio sapere… -

Jessica sorrise lievemente. Già, forse era meglio per loro non sapere nulla.
Non accertarsi se il loro amico fosse morto o se era riuscito a vincere. Non dovevano farsi prendere troppo dai sentimentalismi.

- mi chiedo …cos’abbia voluto dire…riguardo quei documenti nel suo appartamento… - continuò JaeJoong - …perché la polizia dovrebbe arrivare a noi? -

La ragazza, fece un lungo sospiro preparatorio e riprese a camminare con passo deciso.

- …non credo che tu lo sappia…ma la polizia tiene d’occhio la R.A.R da mesi… -

- cosa?! -

- hanno dei sospetti…ma nessuna prova…ci sono state troppe morti di troppe persone legate in qualche modo a noi! anche la morte di YunHo, non è ancora finita nel dimenticatoio! -

Il ragazzo a quelle parole, non sapeva se provare sollievo o angoscia per quel fatto.
Volere giustizia per la morte del suo migliore amico non era possibile per lui.

- per questo…io credo che in qualunque modo vada questa sera…la R.A.R di Seoul da domani cesserà di esistere… - spiegò – non penso che gli spari siano passati inosservati al vicinato…in più, siamo a capodanno e ormai… -

- ….mi fa venire i brividi questa cosa… - brontolò JaeJoong

Seguendo quei pensieri, continuarono a camminare a passo veloce per quelli che sembravano cunicoli senza fine. Era molto buio e non sapevano dove stava andando. JunSu aveva detto loro che quella era una via di fuga e dovevano fidarsi. Le pareti erano umide e il pavimento diventava man mano più scivoloso. Sentivano che stavano scendendo, anche se non ne erano del tutto sicuri.
Pensavano a dove fossero gli agenti della R.A.R, di dove avrebbero dovuto fermarsi a combattere, di quanta strada dovevano ancora fare.
Riuscivano ad immaginare solo cose brutte anche se il loro desiderio di avere una vita nuova li attizzava ancora.
Ad un certo punto, JaeJoong, che era prima di Jessica, si fermò di colpo.

- che c’è?! – sbottò la ragazza che per poco non era inciampata su di lui

- c’è una grata! -

Davanti a loro, uno spiraglio di luce giallognola, illuminava una grata di media altezza, molto spessa e saldata con delle viti.
I due si guardarono intorno, ma quello era un corridoio unico e non c’erano altre vie.

- oh fantastico! – sbottò il ragazzo – ma non doveva essere una via di fuga?! -

- …ed ora che facciamo… - sospirò Jessica sconsolata - non possiamo tornare indietro… -

- m chiedo se JunSu sapesse di questo… - si domandò JaeJoong

- se il passaggio era bloccato ce l’avrebbe detto! – sbottò la ragazza

- magari se ne era dimenticato… -

- beh, in ogni caso dobbiamo cercare di arrangiarci! -

- …aaaaahh!!!! Maledizione ci mancava solo questa che nervii!!!!!!!!! -

Per la rabbia che cominciava a bollire, JaeJoong diede un colpo con il piede alla grata, facendo un rumore molto forte.
L’oggetto, dapprima non si mosse ma poi, pian piano, sotto lo stupore generale, cominciò a cedere, per poi, cadere con un tonfo dalla parte opposta, sbattendo violentemente su quello che doveva essere un pavimento.
JaeJoong e Jessica rimasero un po’ perplessi.

- cooomplimenti JJ! - disse la ragazza – la tua stupidaggine serve a qualcosa! -

- …m-ma…come ho fatto?! - si domandò il giovane

- guarda! -

Jessica si accucciò per terra e raccolse una vite, facendola vedere al ragazzo

- sono saltate via! – spiegò – vuol dire che erano mollate! -

- … -

- JunSu aveva detto di esserci stato altre volte… - sorrise u n po’ affranta

Probabilmente il pensiero di dell’amico morse lo stomaco di entrambi in quel momento.
Anche ora, che si erano lasciati, JunSu stava continuando ad aiutarli.

- dai andiamo… - sbottò JaeJoong

Cominciarono ad uscire dalla grata.
Jessica si guardò bene le spalle prima di essere completamente fuori.
La stanza in cui erano finiti, era davvero enorme. Le grandi vetrate opache, lasciavano filtrare la luce dei lampioni all’esterno e l’aria che si respirava era più o meno fresca. Era molto buio però e non si vedeva molto bene.
Fecero qualche passo in avanti, curiosi ma allo stesso tempo prudenti.

- …ma questa…? -

JaeJoong non riuscì a concludere la frase, rimanendo quasi colpito da cosa in realtà era quella grande sala.

- …già…- gli rispose Jessica – qui è dove…dove ci allenavamo da piccoli… -

Nonostante il buio, sembrava che quella stanza riprendesse la propria forma e colore. Sembrava quasi che i ricordi legati alla loro infanzia riprendessero vita quasi come se fossero stati davvero importanti.
Riuscivano addirittura a riconoscere i tavoli, la zona di tiro al bersaglio, l‘angolo dove si allenavano a compiere scalate e tanto altro.
Erano da molti anni che non entravano lì dentro, da quando erano diventati agenti professionisti.
In quel posto, potevano ben dirlo, avevano passato gli anni migliori della loro infanzia dato che, alla fine di ogni allenamento, i piccoli venivano fatti divertire con giochi e molto altro, ricompensando il duro lavoro.
Certo, avevano sopportato molte fatiche, ma non gli avevano mai fatto mancare nulla, e questo, dovevano riconoscerlo.

- ti ricordi? – esclamò JaeJoong – è qui che ci siamo conosciuti! -

La ragazza sorrise lievemente

- come dimenticarlo! Eri un impiastro! -

- e tu eri una bisbetica! – sbottò il moro fingendosi offeso

- bei ricordi in questa stanza… -sospirò Jessica

Alzò lo guardo verso l’alto soffitto.
Doveva ammettere che la nostalgia era davvero tremenda. Ma era solo la nostalgia dell’infanzia passata. Anche perché durante i suoi anni di Agente, erano state rare le occasioni di essere felice.

- chissà poi perché la pota blindata conduceva a questa grata… - si domandò poi

- probabilmente una volta era un passaggio segreto! – disse JaeJoong

- ahahahah adesso capisco come faceva JunSu a prenderci di sorpresa! – sorrise Jessica

- hai ragione! Sembrava sempre comparire dal nulla! -

- te lo ricordi? – chiese la giovane – è stato lui ad insegnarti come impugnare la pistola! -

JaeJoong spalancò gli occhi di colpo. Si voltò verso Jessica che sorrideva lievemente ricordando i momenti passati.
Ci pensò intensamente, in realtà non si ricordava esattamente cosa fosse successo, anzi pensava di averlo totalmente dimenticato negli anni.
Invece, proprio grazie a Jessica, fu facile per lui delineare i contorni di quella vicenda rimasta nascosta nei meandri del suo passato.

- …si…me lo ricordo… - rispose


- ma…stai piangendo? -

- JunSu era di un livello superiore al nostro. Era stato estremamente gentile con me sin dall’inizio.

- n-no!! Affatto! -

Io era arrivato da poco. Durante gli allenamenti mi nascondevo spesso, a piangere.
Non ci riuscivo. Non era nella mia natura diventare un agente della R.A.R…non riuscivo nemmeno ad impugnare una pistola cose di deve…

- se vuoi ti insegno io ad usare la pistola! -

- …d-davvero? … -

La cosa che più mi aveva colpito, era stato quel suo sorriso spontaneo e sempre allegro che mi metteva sempre di buon umore.

- non diventerò mai un agente…è inutile… -

- ma che dici?! Certo che lo diventerai! Uno dei migliori! -

- lo pensi? -

- certo! Sei il mio fratellino! E io non dico bugie alla mia famiglia! -

Tu e lui eravate diventati la mia famiglia…ricordo che facevamo molte cose insieme…e per molto tempo, riuscii a dimenticare il volto di colui che aveva ucciso i miei genitori…a dimenticare la vendetta… -

JaeJoong sospirò pesantemente, come appena svegliatosi.
Si passò una mano fra i capelli neri, mentre a sguardo basso, fissava uno dei tavoli, dove vi erano appoggiate lacune pistole scariche.

- poi, sinceramente non so cosa sia accaduto! - esclamò stiracchiandosi

Jessica lo guardava assorta

- lui cominciò ad essere sempre più cupo e misterioso e… - borbottò - …e credo…che tu sia stata la sua prima cotta! – ammise arrossendo

- e-eh?! Che?! – sbottò Jessica incredula – tu odiavi JunSu per una stupida cotta?! -

- sai, eravamo ragazzini…e per di più era il mio rivale in amore… - sorrise JaeJoong imbarazzato

- ma guarda te…e chi lo sapeva… - sorrise la ragazza – JunSu è sempre stato così… -

- cupo! – concluse JaeJoong – sembrava che non gli interessasse più niente di noi! Che con il fatto di essere il Numero 02 si fosse montato la testa…ma io non avevo capito…che era per l’incidente… -

- la R.A.R aveva ucciso l’agente che lo allevava… - sospirò Jessica

- già… - rispose il ragazzo - …mi sento così stupido… -

- … -

- fino all’ultimo ho pensato che con il suo sorriso avesse perso anche il suo cuore…ed invece, nell’ombra, lui ci ha sempre protetti… -

- JJ… -

- se potessi tornare indietro, lo giuro, farei di tutto per recuperare tutta la nostra amicizia… -

Vedere JaeJoong in quello stato, fece sentire Jessica come un uccellino in gabbia.
Gli si avvicinò piano e delicatamente, lo abbracciò da dietro, cinge dogli la schiena con le sue esili braccia e lasciandolo quasi stupito da quel gesto d’amore.
Lui le strinse le mani e le portò alle labbra, baciandogliele con dolcezza.

- lui…lui lo sa che gli vuoi bene… - disse la ragazza – lo ha sempre saputo…-

- …sono io che l’ho capito troppo tardi… -

- l’importante, è che alla fine vi siete ritrovati..- sorrise infine

- appunto…alla fine… -

Quella frase lasciò Jessica un po’ incerta su cosa dire.
JaeJoong divenne ancora più cupo e le lasciò le mani.
Lei lo sentì allontanarsi dalla sua presa, facendo qualche passo, in cerca di una porta o qualunque altra cosa. Rimase immobile a guardarlo con un po’ di tristezza in fondo al cuore.
Il suo desiderio di tornare indietro era ancora grande, ma oramai, sapeva che sarebbe stato tutto inutile.
Lo aveva capito dalle parole di JaeJoong, dal suo modo vago di rassicurarla.
Lo aveva capito ormai, che JunSu non poteva sopravvivere. Che quello era stato il loro addio, che quel suo sorriso così delicato era stata l’ultima cosa che avrebbe visto.
Aveva compreso che non si sarebbero mai più rivisti. JaeJoong stesso lo aveva capito prima di lei.
In quel momento, le sembrava quasi di avercelo davanti, a rimproverarla di non pensare al passato. Lei stessa si era ripromessa di non farlo eppure non riusciva a farne a meno.
“ci rivedremo”,aveva detto. Ed ora, così spudoratamente, Jessica si domandava se in quel momento JunSu avesse inteso quel ‘rivedersi’ come il possibile luogo che avrebbero raggiunto una volta morti annientati dalla R.A.R.

- mi hai mentito… - sospirò tra se

JunSu aveva mentito a tutti.
Aveva detto che stava bene.
Aveva detto che sarebbe scappato insieme a loro.
Aveva detto che si sarebbe salvato.
Ma erano state tutte bugie, raccontate così, con la solita maschera che nascondeva la sua vera natura.
Aveva mentito per loro, per aiutarli. Per non metterli in difficoltà nelle scelte da compiere.
Alla fine, pensò, se c’era qualcuno che forse aveva davvero il diritto di essere libero...quel qualcuno era proprio JunSu.

- Sica! Ho trovato il portone! – la chiamò JaeJoong – una manina?! -

- a-arrivo! -

E corse da JaeJoong, lasciando volare via anche quei pensieri
Quel portone era in legno massiccio e piuttosto pesante. I due ragazzi, impiegarono un’enorme quantità di forza per spostarlo solo di qualche centimetro.
Jessica spingeva da sotto, mentre JaeJoong da sopra.

- santo Dio mi verrà un ernia del disco!! – sbuffò JaeJoong

- zitto e spingi!!! -

Ci volle ancora qualche minuto prima che i ganci che tenevano più saldo il portone saltassero via con la forza provocata da entrambi.
L’ingresso si spalancò all’improvviso, facendo quasi cadere Jessica e JaeJoong a terra, per la velocità con cui si era aperto.
Inizialmente non videro nulla. Sentirono solo un rumore molto fastidioso, come di acqua che sbatteva sul suolo.
Solo dopo, finalmente, si resero conto di essere fuori. Quel portone conduceva all’esterno! e loro non se ne erano nemmeno ricordati!
Il tempo però non era dei migliori: pioveva molto forte e la luna era coperta da nuvole nere e dense, che impedivano l’infiltrazione della luce. Non sapevano dire con esattezza che ore fossero, ma era sicuramente molto tardi.
Jessica sentì il vento accarezzarle le guance e provò subito una bella sensazione. Una sensazione quasi di beatitudine.
Ancora non riusciva a credere di essere quasi fuori, di essere, forse, per un pelo, scampata alla morte che la attendeva.
JaeJoong anche, si sentiva bene in quel momento. Ma rimase comunque all’erta, perché c’era veramente qualcosa che lo preoccupava, più di tutto.
Anche se non riusciva a non sorridere, vedendo Jessica così felice.
La ragazza, sembrò alzarsi in punta di piedi, in cerca di qualcosa meglio cercando possibili agenti nei paraggi.
Ma era difficile vedere con quella pioggia fittissima.

- niente agenti in giro! – esclamò

- già, non ti pare strano? – disse JaeJoong all’erta

- dobbiamo trovare la macchina! – rispose Jessica sembrando non ascoltare il ragazzo

Detto questo, uscì di qualche metro, in mezzo alla pioggia.

- aspetta, dove vai?! – la fermò JaeJoong, seguendola

- dobbiamo cercare la macchina che ci ha lasciato JunSu! – ripeté la giovane

- … -

JaeJoong non disse nulla e cominciò ad aguzzare la vista, ma molto più attento a dei possibili nemici , che alla ricerca della macchina.
Entrambi, guardarono in tutte le direzioni, ma nulla, e ormai, la pioggia aveva già bagnato quasi interamente i loro vestiti e i loro volti.
Jessica, speranzosa, cercava di coprirsi la vista con la mano, in modo che l’acqua non le colpisse gli occhi, attenti ad ogni minimo movimento o segnale. Il moro non lo diceva, ma stava nutrendo qualche dubbio sulla effettiva esistenza di quella macchina e pensò, che anche ammettendo che ci fosse stata, sicuramente la R.A.R l’aveva già capito e probabilmente l’aveva levata dalla piazzetta, distruggendola o comunque, utilizzando qualche tranello.
Quindi, il suo obiettivo principale in quel momento, era stare attento a Jessica.

- JJ! JJ! Eccola lì!! – esclamò all’improvviso la ragazza, strattonandolo per la maglia

- eh? -

Jessica indicò verso la sua direzione. Non si vedeva bene, ma ad una trentina di metri da loro, si scorgeva una macchina, il cui colore doveva essere sul rosso. La pioggia però non permetteva di vedere altro.

- dai andiamo!!! – lo incitò la giovane correndo verso l’automobile

- … -

JaeJoong però rimase immobile.
Si guardò a destra e a sinistra, con un po’ di timore. Un brivido gli era appena corso lungo la schiena, facendolo sentire davvero a disagio.
Ma era tutta quella situazione a farlo sentire così.
Qualcosa non quadrava, e lo sentiva.

- …Jessica, fermati! – disse di colpo, correndo verso di lei

La ragazza si fermò. Erano a circa venti metri dalla macchina che ora si poteva chiaramente distinguere, parcheggiata quasi in mezzo al piazzale.
Lei si voltò verso il moro, incerta.

- ce c’è? Dobbiamo sbrigarci prima che la R.A.R… -

- è appunto questo ciò che m preoccupa! – la interruppe, prendendola per mano – è tutto troppo facile troppo tranquillo! -

Jessica lo guardò quasi stupita da ciò che stava ascoltando.

- cosa dici?! Non potrebbe essere semplicemente un colpo di fortuna?! -

- oh Sica! Lo sai meglio di me che la R.A.R la fortuna ce l’ha tutta dalla sua parte! – la fece ragionare JaeJoong – perché credi che non ci siano agenti qui fuori?! -

- … - non sapeva cosa rispondere - …m-ma magari questa è la volta buona, non credi?! - esclamò

- … -

- dobbiamo solo salire e non pensare ad altro che a raggiungere l’aeroporto! –

- te lo ripeto, non mi fido affatto…chiamalo sesto senso o come vuoi, ma non dobbiamo abbassare la guardia!-

- … -

- p-penso che sia meglio se ci andiamo a piedi in aeroporto… -

- … -

Jessica sospirò amaramente, dando un’occhiata alla macchina.
Poi tornò a fissare JaeJoong, convinto di quello che stava dicendo.

- …a-almeno, prendiamo i soldi e i documenti… -

- …ok..ma vado i… -

In quel momento, in quel preciso istante, sembrava quasi che un nuovo sole di fosse acceso nel cielo.
Un ronzio insopportabile fu seguito da un esplosione che fece tremare il suolo con la propria energia distruttiva.
JaeJoong prese Jessica con sé ed entrambi si buttarono a terra. L’esplosione era avvenuta a pochi metri da loro.
Si sentirono arrivare addosso piccoli pezzi di detriti, ma non osarono guardare cosa stava succedendo, sentirono solo un immenso calore che sembrò quasi scottarli.
Vennero scaraventati un po’ lontano, dalla forza d’attrito. Il fuoco, che si innalzava di fronte a loro, era talmente ampio che la pioggia per quanta ce ne fosse, non sarebbe mai servita a spegnerlo.
Il fumo, circondava la zona ed li faceva quasi soffocare. Non avevano nemmeno idea di qunta polvere avessero ingerito in quel momento.

- …m-ma cosa?! - sbottò Jessica aprendo finalmente gli occhi

JaeJoong la lasciò dalla sua protezione e a mala pena, riuscì a mettersi in ginocchio, un po’ stordito, cercando di ripulirsi dai detriti.
Davanti a loro, l’auto rossa era sparita. Al suo posto, un mare di fiamme e fumo che sembravano ingrandirsi man mano che i minuti passavano.

- … -

- e…e adesso?! L-la macchina è… - balbettò Jessica sconvolta

- quei maledetti pensavano di farci saltare in aria! – esclamò JaeJoong – tsk, troppo comodo! -

Il piano di JunSu, doveva essere stato intercettato.

- uh…M…MALEDIZIONE!! CAVOLO MALEDIZIONE!!!! – urlò Jessica arrabbiata

- non abbassare la guardia! Loro sono ancora qui… -

- c-cosa?! Loro chi?! – balbettò la ragazza

JaeJoong, con un enorme sforzo, si alzò, preparandola pistola

- …ci hanno teso una trappola… -

- sanno del passaggio segreto?! – domandò Jessica facendo altrettanto e dimenticando per un istante dell’auto distrutta

- non credo….ma avranno capito quali sarebbero state le nostre mosse! -

Si misero schiena contro schiena. Puntando le pistole a caso.
Nonostante il fuoco dell’esplosione illuminasse un po’ la zona, la pioggia era troppo fitta e il fumo impediva loro di vedere bene.
Ogni tanto si giravano cambiando il proprio posto, per osservare più zone. Erano tesi e,soprattutto JaeJoong, non sapevano cosa fare.

- dobbiamo riorganizzarci! – esclamò JaeJoong

L’acqua gli dava un tremendo fastidio, dato che non poteva asciugarsi un minimo con le mani.

- è…è tutta colpa mia!! – esclamò Jessica – avrei dovuto stare più attenta, sono una stupida!! –

- ci hanno fregati! Non potevamo saperlo! -

Ed intanto, continuavano a far roteare le proprie pistole, senza sapere chi o cosa colpire.

- si ma mi sono fatta prendere troppo… -

- … -

- …se solo JunSu fosse qui!! – si disperò la ragazza

- se JunSu fosse qui ti direbbe che ce la caveremo! E che andrà tutto bene! - sbottò JaeJoong voltandosi per mezzo secondo verso di lei

- … -

Jessica abbassò per pochissimo lo sguardo. Poi, riprese il controllo di se stessa e tornò all’erta.
Entrambi sembravano nel panico più totale e non avevano il coraggio di muoversi.

- d-obbiamo trovare un modo per allontanarci da qui! – disse la ragazza

Un modo. Ma quale?
JaeJoong non seppe risponderle, aveva soltanto paura in quel momento. Aveva occhi e orecchie tese su ogni possibile movimento e non aveva idea di come agire.
E non poteva contare su Jessica, per sapeva che in quel momento era confusa e disorientata benché non volesse darlo a vedere.
Quindi doveva cavarsela da solo e proteggerla! almeno finché non sarebbe stata in rado di ragionare di nuovo con freddezza.
Stando fermi però sarebbero stati solo un bersaglio facile. Ma muoversi significava anche distrarsi e sarebbero stati molto più vulnerabili.
Sapeva che il loro nemico era ancora lì, nascosto da qualche parte, che rideva e si divertiva nel vederli così spaventati. Sentiva che erano in grave pericolo.
In quel mentre, gli sembrò di sentire un fruscio. Spaventato, aguzzò la vista mentre le mani avevano cominciato a tremargli.
Calmo, doveva stare calmo.
Si chiedeva chi dei due era più a rischio.

- …s…senti JJ io penso ch----- -

- NO NON DISTRARTI!! -



BANG!



Uno sparo echeggiò nell’intera piazzetta e probabilmente anche molti isolati più in là.
Jessica in meno di un secondo si vide davanti JaeJoong, che si era voltato e gettato su di lei nel tentativo di scansarla.
Entrambi caddero sul suolo, fatto si ghiaino e la ragazza si sentì graffiare il volto.
Aveva chiuso gli occhi per istinto, coprendosi la faccia con le braccia.
Il rumore della pioggia non le faceva veramente capire cosa stesse succedendo, ma si rese conto del fatto che qualcuno doveva aver sparato verso di lei, nel momento in cui si era distratta.
E poi, JaeJoong…lui…

- ah! -

Spalancò gli occhi all’improvviso.
Dapprima, non si accorse di nulla e cominciò a votarsi in ogni direzione, spaesata e confusa. Non si era resa conto di aver cominciato a tremare.
Poi però, qualcosa di bagnato sulla fronte. Alzò gli occhi.
Sopra di lei, con l’intento di proteggerla, c’era JaeJoong.
Aveva lo sguardo fisso su di lei e, quando la vide riprendersi, le sorrise dolcemente. Sembrava tutto normale, ma aveva un rivolo di sangue che colava dalle labbra, fino a poco prima perfette.

- J…JJ! - esclamò

- ..t-tran..q-uilla… - sospirò il moro – non ti ha colpito… -

- … -

Jessica rimase immobile, sconvolta.
Il ragazzo si fece forza e si spostò in modo che la giovane potesse alzarsi di qualche centimetro. In modo che potesse vedere con i propri occhi.
Vedere che JaeJoong si stava schiacciando lo stomaco, da dove fuoriusciva una quantità indescrivibile di sangue scarlatto.

- …J..JJ!! ODDIO JJ!!! -

Jessica non riusciva a credere a ciò che stava succedendo.
Lui le sorrise ma poi, le forze gli mancarono all’improvviso e si buttò esausto, tra le braccia della ragazza, che tremava sotto di lui.

- JaeJoong!! JaeJoong!! C…che ti hanno fatto?! - balbettava

- …n-non preoccuparti… - sorrise il moro - …è…solo un graf-fio… -

- no!! JJ, ti prego, fatti forza!! Ehi mi senti?! JJ!! -

La giovane si sentì morire. Cercò di reggere JaeJoong con le sue braccia, stanche e ferite. Lui però, in quel momento tossì sangue, sporcandole i vestiti.
Respirava a fatica. E Jessica sentì la sua vista inumidirsi e offuscarsi.

- sei…sei uno stupido!! Cosa volevi fare?! Eh?! – balbettò piangendo

- …t-ti chiedo scusa… - sospirò il ragazzo – m-ma non me ne pento… -

- a-adesso chiamiamo qualcuno!! C-ci sarà qualcuno!! C’e la fai ad alzarti?! -

Ma il ragazzo, prima che lei potesse chiamare chiunque, in preda alla disperazione, le prese dolcemente la mano, facendola tornare alla realtà.

-…c-credo che…che non servirà… - sospirò

- ssshhh!! Non dire niente!! Non dire nulla ok? – lo rassicurò la ragazza – andrà tutto bene vedrai!! C-ce la caveremo!! -

JaeJoong si fece cupo all’improvviso. E cercò di non guardare la sua Jessica che piangeva a dirotto, le cui lacrime andavano a mescolarsi con la pioggia insistente, che li bagnava anche ora.
La ferita allo stomaco, grondava di sangue.
Era una sensazione che non aveva mia provato prima di quel momento.
Nonostante lei continuasse a dire di non preoccuparsi, di non arrendersi, e benché lui in effetti non avesse intenzione di farlo, ormai aveva capito che c’erano ben poche speranze.
Non era strano, pensò. Lui era sempre stato il più debole ma alla fine aveva fatto ciò che più desiderava. Essere lui a proteggere Jessica almeno per una volta.
E finalmente ce l’aveva fatta, anche se con le conseguenze che non si era aspettato.

- c-corri…va via…scappa… - disse JaeJoong

- e-eh?! -

- …t-tu hai ancora le tue gambe… - le sorrise

- n-no…non…JJ TU…TU NON PUOI!! – urlò la ragazza disperandosi – t-tu…noi…d-dobbiamo scappare…d-dobbiamo vivere liberi…insieme… -

- …-

Lo facevano star male quelle parole.
Davvero male.

- non puoi lasciarmi da sola!!! N..non puoi JJ!!! – insisté Jessica – non te lo permetto!!! -

Si sentì scoppiare il cuore e frantumarsi in mille piccoli pezzi.
Le lacrime che solcavano il suo viso andarono a bagnare quello di JaeJoong, che continuava a sorridere, quasi rassegnato.
Lo sentiva, lo percepiva. Aveva capito che in lui si stava spegnendo ogni barlume di vita.
E non voleva, non poteva permettere che accadesse a lui, all’amore della sua vita, alla persona che l’ aveva fatta felice e, soprattutto, viva in quegli anni.
Non poteva finire tutto così, in quel modo orribile. Non sarebbe riuscita a vivere, sopportando quel dolore.
Non voleva perdere anche lui.

- …t-tu e…JunSu…voi…VOI NON POTETE LASCIARMI DA SOLA!!! –esclamò - …c-che cosa farò?! Cosa posso fare???! -

- …n-non piangere…ti prego… - sospirò JaeJoong

A Jessica sembrò egoista quella richiesta ma poi, si rese conto finalmente che anche dagli occhi di JaeJoong, le lacrime avevano cominciato a scendere, e probabilmente era già da tempo che piangeva.
La ragazza gli strinse più forte la mano, portandolo al suo petto.
Lui lo percepì, e per un istante si rasserenò.
Ma non poteva, non voleva nascondere il timore che provava
Non ora che la fine era ormai vicina.

- …h-ho paura…. – disse il moro sorridendo lievemente - …h-ho paura…della morte… -

- tu non morirai JJ, hai capito?! Tu non morirai! –

Non ci credeva più. Ma nemmeno Jessica era convinta di ciò che diceva. Lo vedeva dai suoi occhi castani, non illuminati della solita luce.

- …è…quello che merito…forse… - disse

Le forze gli stavano venendo meno.
Lui se ne stava andando, Jessica ne era sempre più cosciente.

- t-ti prego…ti prego…n-non..l-lasciarmi…amore, non lasciarmi!! – singhiozzò la ragazza

JaeJoong, cercò la forza per accarezzarle quei capelli setosi, ora bagnati, e quelle guance così candide e belle.
Gli faceva tremendamente male allo stomaco ma non osò guardare la sua ferita.
E per un attimo, gli sembrò di vedersi, con gli occhi di YunHo. Di vedere il volto di quell’assassino che era diventato. Di provare, sulla propria pelle quello che aveva provato il suo migliore amico.

- …t-ti amo…l-lo sai vero…? – esclamò JaeJoong

Ormai era tempo di andare.

- a-anche io ti amo!! – rispose Jessica cercando di sorridere - ...n-non sai quanto… -

- …sento freddo… -

- …J…JaeJoong…t-ti prego…resi…sti…ti supplico… - sospirava la ragazza singhiozzando

Sentì quasi un peso morto fra le sue braccia e ben presto dovette fare in modo di appoggiare JJ un po’ sul suolo, in modo da sentire meno pressione.
La luce nei suoi occhi si stava spegnendo.
Lui…lui stava compiendo il suo ultimo viaggio.

- …s-secondo te… - disse il giovane - …laddove sto andando…in…incontrerò anche…Y-YunHo? -

- … -

JaeJoong continuava a sorridere nonostante sembrasse quasi chiudere gli occhi. La ragazza si stupì a sentire quelle parole.
Ma doveva essere forte, doveva fare in modo che JaeJoong vedesse ancora una volta il suo sorriso.

- m-ma certo! - rispose – certo che si! Vi…v-vi rincontrerete… -

- …per fortuna… - rise il ragazzo

Poi, tutto divenne nero.
Sentiva ancora Jessica sussurrare il suo nome, invano. Perché sapeva che quando avrebbe chiuso quegli occhi non l’avrebbe più rivista, non avrebbe più visto il suo sorriso, la sua ostinazione, ogni cosa.
La sua voglia di vivere.
Si chiese se mai avrebbe potuto raggiungere YunHo, o se gli sarebbe toccato l’inferno per tutto il male che aveva fatto in quella vita.
Si chiese se Jessica avrebbe mai potuto vivere felice ugualmente.
Si chiese infine, se la libertà tanto sognata non fosse stata sin dall’inizio un’illusione.
Ma infine, pensò, ce l’aveva fatta.
Aveva detto addio a quel mondo infame.

In un modo o nell’altro, forse non come aveva sperato, poteva finalmente dire di essere libero.





- JJ…JJ….JJ… -

Jessica aveva ancora fra le braccia il corpo senza vita di JaeJoong. Guardava il cielo nero mentre l’acqua incessante continuava a cadere. Cadeva, cadeva inesorabile come le sue lacrime.
Posò i suoi occhi sul volto del ragazzo. Aveva gli occhi chiusi, sembrava quasi che stesse dormendo beatamente, sembrava in pace.
Ma sapeva che vani sarebbero stati i suoi richiami. Sapeva che non si sarebbe mai più svegliato questa volta.

- J-JaeJoong…p-perchèèè… - singhiozzava - p-perché… -

Era stato tutto inutile. La fuga, il loro piano, l’aiuto di JunSu, il suo sacrificio. Tutto ciò non era servito a nulla. Alla fine, erano ancora lì, prigionieri della R.A.R. alla fine, JaeJoong era morto e lei…lei era rimasta definitivamente sola.
Aveva perso ogni cosa, i suoi amici il suo amore, la sua famiglia, il suo futuro. Tutto era stato distrutto e non sarebbe più tornato.
Ora, cosa avrebbe fatto? Dove sarebbe andata da sola?
Non aveva senso, non aveva senso vivere in quel modo.
Sapeva che senza JaeJoong non avrebbe mai potuto essere felice.
E tutti i loro sogni, la loro voglia di avere una famiglia, dei figli, una vita normale. Tutto.
Tutto si era concluso così, in quel modo atroce.
E non poteva fare a meno di provare rabbia, in certezza, paura, angoscia. Emozioni che, insieme, non aveva mai avuto modo di provare.
Ma ora era stanca, ora non voleva più essere forte.
Non aveva più nessuno con cui condividere la propria vita, nessuna spalla su cui piangere, nessuno a cui confidare i propri sogni.
Questi pensieri continuavano ad attanagliarle il petto. Diede un’ultimo sguardo al moro, e delicatamente lo appoggiò a terra, mentre l’acqua purificatrice, sembrava quasi lavare via il sangue da quel volto angelico senza vita.
Continuava però a stringergli la mano. L’altra, impugnava ancora la pistola. Jessica la vide, e non poté fare a meno di prenderla.
La osservò. Era ancora calda, calda di lui.
La osservò. E non riuscì a pensare ad altro se non alla rabbia che provava. Una rabbia incontenibile che in quell’istante non le fece capire più niente.

- AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!! -

Senza pensarci, si alzò in piedi quasi di scatto, urlando disperatamente.
Tra le mani aveva la sua pistola e quella di JaeJoong.
Sotto quella pioggia incessante, cominciò a sparare alla cieca, con entrambe le due armi, senza pensare a chi o cosa colpire, senza sangue freddo e calma. Non sapeva nemmeno lei cosa fare.

- VIENI FUORI MALEDETTO!!!!!!! VIENI FUORIII!!!!!!!!!! - urlò

Ma nessuno si fece vivo. Non riuscì a percepire nessuno .
Eppure sapeva che quella’assassino era ancora lì.
Sparò una, due ,tre volte, mentre la rabbia le ribolliva dentro. Ormai non le importava più di nulla.

- FATTI VEDERE CODARDOO!!! -

Sparò girando su se stessa un altro numero quasi infinito di volte.
Poi in un momento, sentì che le pistole non sparavano più già da qualche attimo. Lei continuò disperatamente, con le lacrime che le offuscavano la vista, andando alla cieca, senza un’idea precisa.
Quando si accorse che ormai i proiettili erano finiti, si fermò di colpo, confusa.

- sigh…sigh…aaaaaaaaaah… -

Nn riusciva a smettere di piangere. Non riusciva a smettere di gridare il suo dolore. Ma sapeva che nessuno l’avrebbe sentita in quella notte dove tutti avrebbero dovuto essere felici. Dove tutti erano con le proprie famiglie, perché da lì a poco sarebbe passato un altro anno.
E nessuno di permetteva di essere infelice.

In quell’ istante sentì un altro colpo partire. In un primo momento, pensò di essere stata lei, con l’ultimo proiettile rimastoma poi, il dolore lacerante che provò quasi subito alla caviglia, le fece capire che non era così.

- AAAAH!!!!! -

Dovette accucciarsi per forza. Per qualche istante, si contorse su se stessa dal dolore e s prese con entrambe le mano, il piede che in quel momento pulsava fortissimo.
Con una grande forza d’animo, la ragazza lanciò un occhiata al suo arto: sanguinava.
Dovevano averle sparato. E questa volta non c’era stato nessuno a proteggerla.

- AAAH!! M-MALEDIZIONE!!! - urlò dal dolore – M-MALEDIZIONE!! -

Accanto a lei, c’era ancora JaeJoong.
Senza perdere altro tempo, strisciando e lasciando una scia rossa misto di sangue e acqua, si avvicinò al corpo, con una fatica immensa.
E sempre con la stessa fatica, cercò di mettersi in ginocchio, ignorando il dolore lacerante al piede.

- sigh…sigh… - piangeva


- …non essere triste sorella… -

Le parve di sentire la voce di qualcuno.
In un primo momento le era parso quasi di sentire JunSu ma poi, si rese conto che non era così.
Alzò lo sguardo lentamente e, davanti a se, dapprima quasi invisibile sotto quella pioggia, comparve Numero 01.

- …t-tu!! – balbettò la ragazza dolorante

Ormai le lacrime che le scendevano non le sentiva nemmeno più.
Numero 01 la guardò ma senza sorridere. Poi posò i suoi occhi su JaeJoong, sospirando amaramente.
La ragazza si accorse che aveva la pistola, probabilmente carica.

- era un povero stupido… - sbottò l’agente - …a quest’ora avrebbe potuto essere vivo… -

- STA ZITTO!! CHIUDI QUELLA BOCCA!! NON PARLARE DI LUI!!! – urlò Jessica interrompendolo

Numero 01 parve stupito da quella reazione, che fece un passo indietro.

- …con una ferita del genere….non hai perso il tuo caratterino eh?! - sorrise - …ho sempre saputo che sei perfetta come agente… -

- sta zitto, io non sono più…non sono più un’ agente!!! -

- no infatti…sei una traditrice…proprio come gli altri due… -

Jessica si sentiva davvero male per via della ferita, ma non poteva dargliela vinta.

- …g-gli altri due? - chiese

Numero 01 sorrise

- il tuo fidanzatino è andato a trovare Numero 02 all’altro mondo presumo.. -

- … -

Dunque era vero.
Era tutto tremendamente reale.
JunSu era morto…

- ..aaah… -

Il dolore alla gamba era davvero incessante e ormai, non riusciva più a sentire le dita dei piedi.

- ti fa male sorella? – domandò fingendosi interessato – mi dispiace, ma era l’unico modo per parlarti in tutta tranquillità… -

- p-piantala di chiamarmi sorella…tu non sei niente per me!! – esclamò la giovane – tu sei solo un assassino!!! -

- ahahahahahah beh grazie, lo prendo come un complimento! -

Le forse cominciavano a venirle meno, lo sentiva. A breve, non avrebbe più resistito.
Numero 01 si accucciò davanti a lei, in modo da parlarle meglio.

- credi ancora che la libertà sia gratuita? – domandò – che basti scappare per essere liberi? -

- s-sapevamo del possibile fallimento… - sorrise ironicamente Jessica – e c-comunque..dovunque, anche l’inferno è meglio di qua… -

- oh insomma! Guardati attorno! -sbottò Numero 01

La pioggia non cessava e a tratti, copriva la voce di entrambi.

- tutto questo spargimento di sangue inutile…la morte di due dei nostri migliori agenti…non sarebbe mai successo se voi foste stati al vostro posto! -

- la R.A.R non è ‘il nostro posto’! – sbottò la ragazza - e non è nemmeno la nostra famiglia! -

- e tu credi che la fuori sareste stati meglio?! Sciocchezze! – rise Numero 01

- saremmo stati liberi! –

- LA LIBERTA’ NON ESISTE!! -

- … -

Numero 01 sospirò pesantemente, si mise a giocare con la pistola prima di riprendere a parlare.

- …sai? Il capo vuole che vi elimini tutti…è molto fiero di me… - spiegò – ma in realtà, non so se voglio farlo… -

- …? C-che v-vuoi dire?! -

- …ti propongo un’affare… -

- …?! -

- io non ti ucciderò…a patto che… -

- … -

- a patto che tu diventi mia… - concluse Numero 01

- c-cosa?! -

- pensaci! Diventeremmo i capi indiscussi della R.A.R quando sarà il momento! Vivremo nel lusso più sfrenato e tu…beh, tu potrai avere ogni cosa…

- … -

Jessica guardò per un momento JaeJoong, lì, in mezzo a loro due.
Poi, tornò a fissare numero 01, in attesa di risposta, sembrando quasi sicuro di ciò che lei avrebbe detto.
La ragazza però, sospirò pesantemente.

- …l’…l’unico uomo che amo..è JaeJoong… - esclamò - …LUI E SOLO LUI CHIARO?! NON SARO’ MAI TUA FICCATELO IN TESTA!!!! -

- ah è così?! -

Numero 01, indignato, si alzò in piedi allontana dosi dalla ragazza, quasi schifato. La guardò e dagli occhi ormai gonfi di pianto di Jessica, intravide solo rabbia e disprezzo nei suoi confronti.
E questo, lo fece infuriare tremendamente.
Ance alla fine, Numero 10 era riuscito a vincere su di lui. Quel piccolo moccioso piagnucolone aveva ottenuto ciò che lui aveva sempre bramato.

- tsk! Benissimo, allora hai scelto di morire eh?! – sbottò

Entrambi si guardarono negli occhi.

- …non ho paura! – esclamò

- … -

Il ragazzo estrasse la pistola.
Jessica sospirò, con un mezzo sorriso stampato sulle labbra.
Alla fine, aveva scelto la via della morte. Pensò che forse avrebbe potuto essere più o meno felice anche con Numero 01, pur non amandolo. Ma non era poi così attaccata alla vita da accettare. Come avrebbe potuto vivere ancora, sapendo che tutti i suoi cari erano morti?
No. Le andava bene così. Era giusto.
Sentì Numero 01 che camminava, tra i frastuono dell’acqua che sbatteva al suolo con violenza. con la coda dell’occhio, video che is era messo proprio dietro di lei.
Sentì il caricatore della pistola che scricchiolava.
Lei non batté ciglio. Continuava a guardare il suo amore, stringendogli la mano costantemente. Non l’avrebbe mai lasciata, per nessun motivo.

- potevi avere tutto! Ed invece…invece sarai sola…fino alla fine – esclamò Numero 01 puntando la pistola alla testa della ragazza

Jessica sbuffò

- …una volta …q-qualcuno ha detto… - disse continuando a guardare il moro - “meglio morire liberi che vivere una vita aspettando di esserlo”… -

- … -

- …no…io non sarò mai sola…e finalmente, potrò vivere libera… - sorrise

L’esecutore, sembrò perplesso da quelle parole. Parole che simili a quelle che erano uscite dalla bocca di JunSu prima che lui sparasse.
Parole di cui non comprendeva il significato.
Perché erano così ‘ansiosi’ di morire?
Eppure, il loro piano era fallito! Non riusciva proprio a capire.
Ma non era tempo di farsi queste domande. Doveva concludere la sua missione.
Poi, ci sarebbe stato ancora tantissimo lavoro da fare.

Jessica sorrise ancora, chiudendo gli occhi, pronta, ad accettare il verdetto finale.
Lo sapeva, ci sarebbe stato JaeJoong ad aspettarla, riusciva addirittura a vederlo, mentre delicatamente, le allungava una mano.
E lei, lei avrebbe dovuto solo afferrarla.
Ormai non aveva paura. Perché sapeva che sarebbero nuovamente tornati insieme. Magari non bel modo che avevano sempre sognato, ma non le importava.
Perché, finalmente, sarebbero stati liberi.

- …JJ…sto arrivando… -

E il colpo partì, secco, preciso.
Un ultima lacrima, un ultimo sorriso a quel mondo.
E poi non vide più. Non percepì più nessun dolore, nulla.
L’ultima cosa che sentì, fu il suo corpo cadere accanto a quello di JaeJoong, la cui mano era ancora intrecciata alla sua.
E una luce bianca, che li avvolse in un abbraccio caldo.



E una libertà, che finalmente avevano raggiunto. E lo avevano fatto uniti.
Morire era stata l’unica via perla libertà.
Ma andava bene. Perché sarebbero rimasti insieme per sempre.




Numero 01, guardò infine i corpi dei due ragazzi. Guardò Jessica, che sorrideva nell’ombra della morte.
Guardò l’unione di quelle mani. ma non ne capiva affatto il senso.
Piano, rimise la pistola ancora calda nel proprio cinturino, sospirando e voltandosi dalla parte opposta.

- …la…la libertà non esiste… - esclamò scomparendo nella più tetra oscurità, sotto quella pioggia fitta, di un cielo che sembrava continuare a piangere ininterrottamente per i due sfortunati amanti.



E proprio in quel momento, era scoccata la mezzanotte.
Era il Primo Gennaio del 2010.
E il cielo piangeva.











allora che ne dite di una bella foto ricordo?
che dovrei fare?!
dai , una foto sola!!
LiYin ha ragione! ci conosciamo tutti da anni e non abbiamo mai fatto una foto insieme!
hanno ragione…io mi associo per la foto di gruppo!
allora, la fate con noi??
…non…ne capisco molto il senso…ma va bene!
Fate cheese!!!
JunSu e ridi un pochino!!!
Piantala JJ, non vedi che è teso come una corda di violino??
Smettetela voi due…
YunHo, JJ basta fare le corna da dietroo!!!
Ahhiii!! Y-Yuri mi fai male!!!
JJ è colpa tuaaaa!!!
Io?! M-ma che centro?!
Sica, JJ state fermi vi prego!!!
Ohi! LiYin non può far partire la foto se non la smettete!
Ahahahah…grazie JunSu!!

Che dite, la prossima volta verranno fuori meglio no?
No dai…questa è venuta carina!
L’anno prossimo ne faremo un’altra uguale!!
Ma Yuri, l’anno prossimo non saremo più a scuola!
Sica ha ragione…
E allora?! Ci incontreremo di nuovo! Tra amici si fa così eh?!
Buona proposta
Eheheh sarà divertente…







Quella notte, furono distrutte molte vite.
Ciò che era stato, ormai era scomparso per sempre.
La polizia arrivò sul posto quando ormai l’alba aveva già cominciato ad illuminare Seoul. Quando l’enfasi per l’arrivo del nuovo anno si era attenuata un poco.
I corpi di Jessica e JaeJoong vennero trovati quasi subito. Lì, in quella piazzetta, dove avevano detto addio ad ogni cosa.
Erano uno accanto all’altra, uniti dalle loro mani , sembrando quasi sorridere.
Ma degli agenti della R.A.R non fu trovata alcuna traccia.
L’edificio era stato svuotato di ogni anima viva quella notte, in fretta e furia.
Negli appartamenti di un agente, vennero trovati alcuni documenti che testimoniavano la presenza della criminalità e dell’oppressione. Da quel momento, ogni segreto venne allo scoperto. Si scoprirono i contatti con altre quattro filiali di criminali, tre delle quali si trovavano in Nord Korea. Nuovi nomi vennero alla luce e da quel giorno, gli assassini di tanta gente ebbero finalmente un nome.
Molti casi vennero riaperti e venne fatta giustizia. L’edificio venne sequestrato e analizzato da cima fondo: furono trovate armi inutilizzate, documentazioni di ogni tipo e prove inconfutabili che incolpavano la R.A.R degli ultimi quindici omicidi avvenuti in quell’anno.
I dati furono spaventosi: circa 200 bambini erano stati prelevati dalle proprie famiglie negli ultimi sei anni. Circa un quarto di essi erano morti a causa dei maltrattamenti e dell’intensità degli allenamenti a cui venivano sottoposti.
Per molto tempo, si navigò nell’alto mare dell’indifferenza, ma dopo qualche anno, i primi agenti vennero catturati, grazie alle informazioni che erano state ricavate dai documenti rinvenuti.
E tanti altri, vennero spontaneamente a chiedere aiuto, forse stanchi di quella vita, di una vita che non dava nulla in cambio.
La giustizia impiegò dei corpi speciali adibiti alla protezione di qualunque agente che avesse voluto uscire dai giri di omicidi.
Molte furono le risposte ottenute, tanto che fu richiesto l’intervento dei capi del governo affinché i pentiti venissero condotti lontano, al sicuro dalla vendetta della R.A.R.


Da quel giorno d’inizio anno, molte cose cambiarono.
Ma ancora oggi, la R.A.R continua a compiere omicidi, benché sia stata ridotta in clandestinità.
Ma è stato fatto un grande passo avanti.
E si continuerà a migliorare. Sempre.
Onorando chi con la propria vita, aveva pagato per la libertà.
Ma non per se stessi.
La libertà di tutti, indistintamente.









1 Gennaio 2033








Il vento soffiava forte quel pomeriggio.
La neve della sera prima si era depositata sui marciapiedi e sulle strade,rendendole un po’ inagibili. Nonostante il tempo, c’era agitazione in Città, ancora in piena festività. I bambini erano già fuori casa a giocare con la neve mentre tutti, si godevano quel meritato giorno di riposo.
Una Mercedes nera, molto lussuosa, dopo aver attraversato in quasi mezz’ora tutta Seoul, arrivò proprio davanti all’ingresso del cimitero.
In quel momento, il veicolo si fermò, spostando con le ruote di gomma, una piccola quantità di neve, che fece attrito col suolo.
Non c’era quasi nessuno a quell’ora e soprattutto in quel giorno.
Era l’ideale, decisamente.
Quando la macchina fu spenta, si aprì lo sportello anteriore.
Ne uscì un ragazzo, tremendamente imbacuccato, coperto da cima a fondo. S’intravvedeva solo il volto sbarzzino tipico degli adolescenti appena entrati nella fase adulta. O quasi.

- m-mannaggia che freddoooo!!! - sbottò il ragazzo

Appena chiuse l sportello, fece il giro della macchina con fretta, fino al bagagliaio. Lo aprì.
Con un po’ di pazienza, estrasse una sedia a rotelle, perfettamente incastrata nella vettura e, dopo aver sbraitato per qualche momento, la aprì e la sistemò a dovere.
Poi, richiuse lo sportello e andò ad aprire la porta posteriore, mettendo la carrozzina vicino, in modo che chi era aneto la macchina potesse salirvi.

- sei sicuro di non volere una mano?…è scivoloso oggi… - chiese il giovane

- guarda che non sono mica vecchio decrepito…e poi lo faccio sempre… -

Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo, divertito.
L’uomo che c’era dentro la macchina, con un po’ di fatica, riuscì a sedersi perfettamente sulla sedia, aiutandosi con le braccia per sistemarsi le proprie gambe.
Il giovane, chiuse la porta non appena l’uomo fu a posto.

- bah! A volte mi chiedo perché non mi le abbiano tagliate!! Sono un impedimento assurdo… - esclamò l’uomo

- ahahah papà sei sempre il solito…sai che mamma non te lo avrebbe mai permesso!! -

Poi, entrambi si diressero verso il cancello del cimitero.
Il tempo non prometteva bene e sapevano di doversi sbrigare.
Quando furono dentro, l’uomo sospirò pesantemente.
Doveva ammetterlo, non era mai stato lì. Era la prima volta che gli permettevano di visitare le tombe dei suoi cari. E doveva ringraziare suo figlio se adesso si trovava lì, tra tutti quei morti, a rendere omaggio.
E si rese conto, di quante erano le persone scomparse, di quanto infinito fosse quel paese della morte.
Si guardò intorno, vi erano innumerevoli vie e ognuna portava a centinaia di tombe.

- dovrebbe essere di qua… - disse il figlio, conducendo la carrozzina

Girarono a destra.
L’uomo guardava ogni tomba con un sincero interesse per chi vi era sepolto. Non se lo ricordava così grande quel posto. Dall’ultima volta erano passati molti anni.
Anche il ragazzo guardava in giro curioso e alla ricerca di ciò che voleva il padre.

- fa freddino eh? - domandò

- è il primo gennaio! Che ti aspettavi… - rispose il padre

- beh, ma sai. Questo non è il modo migliore di passare il primo dell’anno! -

- tsk, ma sentilo… -

Continuando a camminare, videro una coppia di signori, molto ben vestiti, che gli veniva incontro. Una era una donna bellissima, dai lunghi capelli neri e ben truccata. Aveva uno sguardo un po’ triste ed indossava un vestito blu notte. L’altro era un’ uomo, probabilmente il marito.
Tuttavia entrambi non si accorsero della loro presenza fin alla fine, quando gli passarono di fianco, mentre padre e figlio erano troppo intenti a bisticciare tra loro.
In quel mentre, l’uomo si bloccò sull’ultima frase. Il giovane fermò la carrozzina preoccupato.

- che ti prende, tutto bene? – domandò apprensivo

- s-si! Fammi…fammi girare un secondo! – domandò il padre balbettando

Il figlio accolse quella strana richiesta e lo voltò verso quella coppia che era appena passata.
Guardò la donna e non ci credé.
No, non era possibile…eppure, eppure sembrava davvero lei!.
L’uomo non poteva credere ai propri occhi.
La signora, sembrò accorgersi che la si stava fissando. Lentamente, ormai lontana d qualche metro si voltò, mostrando il suo viso.

- …ah… -

L’uomo si lasciò scappare un sussulto.
Lei invece, si limitò a guardarlo, ma con una certa sorpresa.
Basto uno sguardo per capire ogni cosa.
Erano passati così tanti anni dall’ultima volta…non poteva credere di trovarla lì, proprio lì.
Sentì che il suo cuore aveva quasi smesso di palpitare per l’emozione.
Tuttavia, la donna, non fece altro che un cenno di saluto. Non disse nulla, si limitò ad osservarlo, forse con un po’ di nostalgia.
In quel mentre il signore la suo fianco le parlò, ma non in Koreano.
Lei sembrò mortificata e poi, piano, disse ‘gomennasai’ sorridendo lievemente e dicendo dell’altro, che però l’uomo non comprese.

Poi ripresero la propria strada, senza voltarsi.

- …si può sapere chi era?! La conoscevi? Sembrava straniera… - domandò il figlio rivolgendosi al padre proseguendo il cammino

L’uomo sorrise lievemente.

- era…una mia vecchia amica… - spiegò – ma era da molti anni che non la vedevo… -

- oh…beh, non si direbbe da come ti ha guardato! -

- … -

Non rispose. si limitò ad abbassare lo sguardo un po’ cupo, mentre una brezza fredda per un attimo, scompigliò i capelli ad entrambi.

- …non posso certo darle torto… - sospirò infine

Il figlio rimase in silenzio, benché volesse fare ancora qualche domanda, si trattenne nel farlo, dato che la conversazione stava raggiungendo una piega strana.
Cominciò quindi a guardarsi nuovamente intorno, a volte, alzandosi in punta di piedi, per vedere meglio. Alcune tombe erano veramente imponenti.
Stavano attraversando una viuzza piuttosto larga, dove vi erano collocate le tombe più grandi e un po’ meno recenti.
L’Uomo capì quanto il tempo fosse passato così in fretta.
Ad un tratto, sentì la carrozzina fermarsi di colpo. Il figlio guardò vesto sinistra e sorrise lievemente, facendo girare il padre, che da solo, non poteva muoversi.
Fu in quell’istante, che nel profondo del suo cuore, provò una fitta tremenda, lasciandolo senza parole.

- eccoci qui… - disse il figlio

Davanti a loro, tra le illustri e grandi tombe, di ogni forma e tipo, vi era una molto più piccola lapide.
Era di marmo, ormai un po’ opacizzato dagli anni e dalle intemperie.
Ai suoi piedi, pochissimi fiori, alcuni secchi, altri gelati. C’era solo un mazzo di gigli, freschi, probabilmente mesi da poco.
L’uomo a quella vista, si posò una mano sulle labbra, preso da un senso di strana inquietudine.
Poche parole erano incise su quel marmo.




Jung Jessica
Kim JaeJoong

1990 - 2010





Si sentì morire.
Lesse più volte quelle incisioni non riuscendo ancora a crederci. Nonostante lo sapesse, nonostante si fosse preparato per affrontare quell’incontro, la nostalgia e l‘angoscia ebbero la meglio su di lui.

Lui, il loro fratello.
Lui, l’ultimo rimasto.
Lui, JunSu.

- …e così..sono loro? – domandò il figlio sospirando e rendendo omaggio con una preghiera

- … -

JunSu non rispose subito. Si limitò a guardare quella lapide così vuota, spoglia degli onori che sapeva che spettavano a loro.
Però, almeno una cosa lo rincuorò: erano stati sepolti insieme.

- già…i…i miei fratelli… -

- … -

Non sapeva com’era potuto succedere, non se lo ricordava nemmeno, per quante volte avesse cercato di farlo.
Tutto, di quel giorno d’inverno era offuscato nella sua mente.
La fuga di Jessica e JaeJoong, il loro piano, l’addio da dietro quella porta e…la sua morte.
Per un po’, aveva creduto davvero di essere morto.
Aveva creduto di concludere in quel modo la propria vita, espiando ogni peccato.
Ed invece, non sapeva come e perché, dopo un mese di coma intensivo si era risvegliato in un letto d’ospedale.
Ma molte cose, al suo risveglio, erano cambiate: i suoi migliori amici erano morti. Le sue gambe, non lo avrebbero mai più sorretto.
Era vivo per miracolo, da quanto si diceva. Era stato ritrovato in un lago di sangue, praticamente già morto.
Eppure, era riuscito a sopravviver,e inspiegabilmente.
Gli era stato detto che il proiettile aveva compromesso alcune vertebre e che sarebbe rimasto paralizzato a vita. Mentre un a persona normale si sarebbe certamente disperata, lui a quella notizia non fece alcun cenno di preoccupazione. Forse perché fondamentalmente non gliene interessava nulla.
Molte volte però, in preda all’angoscia e ai suoi incubi notturni, si era chiesto perché. Perché lui era ancora vivo. E perché Jessica e JaeJoong erano morti.
Perché erano stati loro a dover pagare i suoi errori? Loro, che volevano solo la libertà e una vita normale.
Tutte gioie che il destino, a quanto pare aveva riservato solo a lui.
LiYin, anche quando aveva scoperto ogni cosa, gli rimase accanto, forse più di prima. Si amavano, probabilmente si erano sempre amati e certamente fu questo, ad impedire che il peggio avvenisse.
Poi, in seguito avevano avuto un figlio. E da allora, avevano sempre vissuto felici.
Ma la loro però, era una vita piena di incertezze e insicurezza. JunSu era diventato un collaboratore della polizia per intercettare i loschi affari della R.A.R.
Il figlio, aveva presto seguito le sue orme, tanto che a soli diciannove anni, era già diventato agente di polizia, avendo fatto una scuola esclusivamente per quello scopo.
Ma vivevano costantemente sorvegliati e muniti di guardie del corpo. Nessuno poteva uscire liberamente senza scorta o andare in giro per Seoul. Tutto perché, la polizia temeva che la R.A.R si volesse vendicare di JunSu e del suo tradimento. Soprattutto, da quando il suo più grande rivale, Numero 01, divenuto il capo della società, aveva saputo che era ancora vivo.
Anche se, doveva ammetterlo, in tutti quegli anni non era mai capitato niente di simile.

- …perché non ci sono le date di nascita? – domandò il figlio

- …la data di nascita era solo presunta… - spiegò – nessuno di noi conosceva il giorno della sua nascita…i bambini venivano prelevati troppo giovani per poterselo ricordare… -

- anche tu? -

- …già… -

Entrambi non parlarono più per qualche istante.
Poi però, JunSu non resisté e domandò

- …pochi fiori…? - disse

- eh già…la tomba non è molto visitata…mamma ogni tanto però viene a sistemarla…quando può! – disse il giovane

- qui però ci sono fiori freschi… - esclamò JunSu adocchiando i gigli

Osservandoli meglio, si accorse che agli steli, era legato qualcosa, simile ad un biglietto.

- scusa, puoi passarmeli? - domandò

Il figlio annui e,delicatamente, li prelevò dalla tomba, passandoli a JunSu.
Erano molto belli e profumavano ancora. Dovevano essere stati portati da poco.
Piano, staccò il ‘biglietto’con attenzione. Ma ben presto si rese conto che non era un normale foglio bianco.
Era molto di più.

- toh guarda… - esclamò il ragazzo stupito

JunSu prese tra le mani quella che era una foto, molto vecchia e con gli angoli ormai consumati. Era stata fatta con una macchinetta, vecchio tipo.
Eppure, nonostante il tempo l’avesse logorata e ingiallita, i volti raffigurati erano rimasti tali e quali.

- …questa… -

Era proprio lei. La foto che avevano scattato tutti insieme durante un giorno di scuola qualsiasi. C’erano proprio tutti: lui, LiYin, JaeJoong, Jessica, Yuri e YunHo. Sorridenti, felici, in uno dei momenti più belli della loro vita.
JunSu si sentì male pensando a quanto, di ciò ce era stato, ormai fosse scomparso.
Molti di loro erano morti. La loro vita era stata spezzata.

- oh, siete voi?!cavolo… -

JunSu sorrise

- …eravamo all’ultimo anno! Guarda, tua madre...io… - spiegò indicando con un dito

- dovevate essere davvero amici… -

- …si…moltissimo…-

- ah! Guarda! c’è scritto qualcosa dietro! - osservò il figlio

JunSu, stupito, girò la foto.
C’erano poche parole, di una calligrafia sottile, ma decisa.



Alla fine
…Non dimenticherò mai quello che siamo stati…
E quello che potremmo ancora essere …

Yuri




Non poté fare a meno di sorridere, anche se lievemente.
Allora, Yuri era davvero tornata in Korea…ed era venuta, nonostante sapesse che lì giaceva la causa del suo dolore.
Si chiese se per caso avesse perdonato Jessica e JaeJoong per ciò che le avevano fatto. Ma non poteva saperlo.
Però, leggendo quella frase, si sentì il cuore molto più leggero di prima.
A distanza di oltre vent’anni, nessuno, nemmeno Yuri, si era dimenticato di quanto la loro amicizia fosse stata importante, nel bene e nel male.
Poi però tornò cupo e triste. Triste, pensando a quante erano state le meraviglie di una vita normale, di quante gioie avevano perduto Jessica e JaeJoong.

- comunque… - iniziò il figlio – l’altro giorno…un Agente della vecchia R.A.R di Seoul è venuto al dipartimento… -

- …ah, davvero? – sbottò JunSu – e che voleva?

- ha chiesto di venire ascoltato...penso che voglia chiedere aiuto! – spiegò – ma… -

- ma? –

- …beh, prima di dire qualsiasi cosa…ha espresso il desiderio di parlare con te… -

JunSu sembrò alterarsi un poco.
Dapprima lanciò u’occhiata truce al figlio e poi, continuò indisturbato a guardare la lapide, tenendo il broncio.
Il ragazzo sospirò come se si fosse aspettato quella reazione.

- non fare così…non mi pare una cosa così grave… -

- quello lì non vuole parlare con me! - disse JunSu – quello lì vuole solo parlare con Numero 02! –

- … in…in ogni caso, credo che ti farebbe bene parlare! - disse il figlio – non hai mai detto a nessuno della tua vecchia vita, nemmeno con mamma…e forse è arrivato il momento di farlo no?!

- Numero 02 è morto! – sbottò l’uomo - …è morto molto tempo fa… -

- … -

- non m si può chiedere di ricordare ciò che voglio dimenticare! –

- la R.A.R! – lo interruppe – la R.A.R ha ucciso l’agente che lo aveva in custodia! –

- … -

JunSu parve non muovere un muscolo. Ma ebbe un sussulto, e il figlio capì di aver colto nel segno.

- si chiama Eiji! e ha solo bisogno di aiuto! Proprio come te, molto tempo fa! –

- …Eiji Hai detto? –

JunSu parve interessarsi alla questione, tutto d’un tratto.

- …posso sperare che tu parli con lui? – domandò il ragazzo

- … -

L’uomo non parlò più, il che poteva essere interpretato tranquillamente come un sì.
In quell’istante, un ennesimo colpo di vento fece rabbrividire entrambi e JunSu, distrattamente, si coprì meglio la gola con la sciarpa rossa di lana che indossava.

- …me lo domando spesso, sai? – esclamò di colpo rivolto al figlio

- cosa? – domandò quest’ultimo

- mi domando perché…perché loro sono morti, mentre io sono rimasto vivo… - sospirò – io ero un Agente della R.A.R…non l’ho mai voluta una vita così eppure…eppure eccomi qui… -

- … -

- credo che...avrei preferito ce fossero stati loro a visitare la mia tomba…mi sentirei meno in colpa… -

Poi, forse non soddisfatto e terribilmente mortificato, sussurrò uno ‘scusami’.
Il figlio tuttavia non provava affatto ribrezzo per le parole del padre. Sapeva che la sua vita non era stata facile e comprendeva il suo stato d’animo, specie in quel momento.

- io penso che… - cominciò guardando quella lapide - …che loro siano felici adesso… -

- … -

- alla fine, hanno raggiunto la loro libertà no? E lo hanno fatto insieme… -

- si ma…se solo mi fossi comportato diversamente… -

- qualcun’ altro avrebbe sofferto! – lo interruppe il figlio – tu non potevi sapere di essere ancora vivo…e loro non potevano sapere di dover morire…ma è successo! E la colpa non è di nessuno… -

In quell’istante, suonò un cellulare.
JunSu si guardò intorno per poi dare un’occhiata al figlio, che si accorse dell’accaduto, andando ad infilare nel cappotto una mano.

- scusa papà, è la centrale…arrivo subito! - esclamò allontanandosi di qualche metro

JunSu vide suoi figlio accingersi a rispondere, poi tornò a guardare quella tomba.
Ora erano faccia a faccia, dopo tanti anni. Non riusciva proprio ad immaginare a come sarebbero potuti diventare da adulti, ma d’altronde, nemmeno lui a suo tempo, si sarebbe mai immaginato di diventare un inutile paralitico, dopo una vita fatta di omicidi segreti.

- la colpa non è di nessuno, eh? – sospirò parlando a voce bassa, rivolgendosi alla lapide - …eppure, voi siete morti… come posso non pensare che non sia colpa mia?! -

Ma sapeva bene che non avrebbero potuto rispondere.
Anche se non era la prima volta che parlava ad un morto. Era successo anche al funerale di YunHo. Anche allora si era sentito in colpa per non aver fatto nulla.

- dovevate essere voi…a vivere la mia vita… - sospirò

Gli venne un magone allo stomaco. Sentì gli occhi inumidirsi, ma non voleva piangere. Non davanti a quella tomba. Non davanti a suo figlio. Si limitò a trattenere le proprie emozioni, m senza gradi risultati. Perché le lacrime, cominciarono ad inondare le sue guance calde.

Chissà come, in quel momento, gli parve addirittura di vederli, lì, davanti a lui.
Erano uno accanto all’altra, a guardarlo piangere.
JunSu non riusciva a capire come, ma in quel momento, non si sentì più l sedia a rotelle sotto le gambe. Era un piedi! Per istinto si toccò il volto e non sentì sulla sua pelle i segni dell’età. Si sentiva forte e vigoroso.
Ringiovanito, sicuramente.
Jessica e JaeJoong erano lì, che sorridevano.

- ..v-voi… -balbettò JunSu incredulo - …ma com’è possibile… - sospirò tristemente

Loro non risposero, sorrisero e basta.
E JunSu voleva approfittarne. Voleva dire ogni cosa, voleva…chiedere perdono. Forse sarebbe stata l’ultima volta per farlo.

- m-mi mancate…tanto… - esclamò JunSu - …i-io non… -

Le parole non gli venivano fuori
I singhiozzi non glielo permettevano.

- …s-se non fosse stato per me…v-voi sarete felici…liberi…e… -

Il ragazzo alzò lo sguardo. JaeJoong e Jessica sembrarono darsi un’occhiata preoccupata. ma poi la ragazza, dolcemente, allungò un braccio in direzione di JunSu.
Gli toccò una spalla e lui ,sentì un forte torpore, molto piacevole. Ma non capiva cosa volesse significare.
Poi lei scrollò il capo, come per negare qualcosa.

Noi siamo liberi…fratello…siilo anche tu…

Lo sentì appena quel sussurro.
Quel candido canto.
Cercò di allungare il braccio verso di loro ma venne bloccato.
All’improvviso aprì gli occhi di colpo. Si sentì le lacrime scorrergli sulla pelle. Percepì di nuovo la sua sedia a rotelle e il freddo dell’inverno.
Aveva ancora il braccio rivolto in avanti, ma verso il nulla.
Inizialmente non capì cosa stesse succedendo. Continuò a fissare la lapide, sconvolto.

Poi capì, che era tornato alla realtà, alla cruda ma vera realtà.
E che lì, accanto a lui, c’era suo figlio, la sua famiglia.

- papà, scusami, ma era una cosa importante… -

In quel momento arrivò il figlio, che gli mise le mani sulle spalle.
JunSu lo guardò e sorrise, asciugandosi le lacrime.

- …tutto bene? – domandò il giovane

- …si! – esclamò JunSu – s-stavo solo riflettendo… probabilmente, non hai tutti i torti… -

- mh? -

- …avevi ragione… - sospirò JunSu guardando la tomba e appoggiandovi nuovamente i gigli - …loro sono liberi… -

Poi, prese la mano del figlio e la strinse, sospirando quasi di sollievo.

- …ed è ora che lo sia anche io… - disse infine

Il ragazzo sorrise, rispondendo al gesto affettuoso del padre.
Rimasero ancora qualche attimo ad osservare la lapide, ma questa volta con molto più sollievo.
Ma JunSu capì che ormai era ora. Ora di tornare.

- …dai JJ…torniamo a casa altrimenti tua madre ce ne dirà di tutti i colori! – esclamò

Ancora adesso, dopo tutto quel tempo, chiamare suo figlio gli faceva un effetto strano, come di serenità.
Il diretto interessato sorrise quasi malignamente.

- agli ordiniiii capoooooooooooo!! -

Il giovane, prese la carrozzina e cominciò spingerla a tutta velocità, quasi fossero stati ad una corsa di rally.
Fecero retro-front e si diressero di corsa verso il cancello principale.

- eh?! Ah! Fermatiii!! -

- ahahahah si voolaaaaaaaa!!! -

- n-no basta!!! Ci schiantiamocischiantiamocischiantiamo ci schiantiamooooo!!!!!!!!!!! -

- Non ti sentooooooooo!!!

- fermatiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!! -

- yahoooooooooooooooooooo!!!! -

- OSSANTODIOOOO!!!!!!!! -




Già.
D’ora in poi sarebbe finalmente stato libero. Libero da ogni turbamento, libero da ogni peccato.
Semplicemente libero.
E avrebbe vissuto quella vita che gli era stata donata, con gioia, entusiasmo e amore, senza mai dubitare.
Sapeva, era certo, che Jessica e JaeJoong erano felici laddove si trovavano. Sapeva anche che YunHo era lì, accanto a loro.
Sapeva che loro ci sarebbero sempre stati. E che lui doveva solo continuare a vivere, senza domandarsi il perché.
Il loro non era stato un addio definitivo, la morte non sarebbe stata la fine di tutto.

Perché tutti, prima o poi, si sarebbero rincontrati.
E avrebbero sorriso nuovamente, tutti insieme.

Come in quella foto. 
  
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