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Autore: LizzieCarter    02/09/2012    7 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
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Giornatadilavoro Entro nel bar con aria intrepida, ma per fortuna riesco a trattenermi dallo sbattere la porta come se fosse quella di un saloon e dal camminare a gambe larghe come un cowboy  che ha passato troppo tempo a cavallo, mentre mi accosto al bancone.
- Salve, Guendalina-, saluto il sedere che sporge che sporge da una delle credenze.
- Salve, Elvis- sorrido, e manco clamorosamente il grembiule che mi ha lanciato uscendo dal retrobottega.
Mi chino un secondo a prenderlo da terra, sperando che prendere le cose al volo non sia una delle qualità  considerate indispensabili per una cameriera, e, quando mi rialzo, balzo indietro per la sorpresa: ero convintissima che alle mie spalle di fosse Josh, che si era attardato solo un secondo in macchina, e invece mi scontro con gli ispidi baffoni di un tizio che ha la faccia coperta da un orribile cappello da pescatore.
- Oh, mi scusi- borbotto, allontanandomi istintivamente da lui. Cerco dietro alle lenti dei suoi occhiali da sole da maniaco un segno che mi assicuri che non ha intenzione di fare lo sgarbato e crearmi problemi il primo giorno di lavoro, ma purtroppo ha le lenti a specchio.
Il tizio continua a fissarmi, coi suoi imbarazzanti baffoni da pedofilo puntati dritti verso il mio naso, e devo trattenermi dall'affrontarlo a muso duro e chiedergli di andare a scegliersi un tavolo e smetterla di importunarmi.
Solo in un secondo momento, noto che la sua camicia a maniche corte mi è vagamente familiare: ricorda quella che aveva Josh stamattina, è possibile?
Lancio un'occhiata preoccupata alla macchina, dato che Josh ancora non è entrato. Il pescatore l'avrà mica aggredito per rubargli i vestiti...?
Abbasso un momento lo sguardo per pensare velocemente al da farsi e scopro che anche le scarpe sembrano quelle di...
- Josh, razza di maniaco!- apostrofo improvvisamente il pescatore. Inferocita, gli strappo il cappello dalla testa e lo sbatto in malo modo sul bancone.
- Cosa diavolo pensavi di fare?!-
- Mi mimetizzavo- cerca di difendersi lui, ficcando le mani in tasca e dondolando sui talloni.
- Dio mio, già immaginavo di trovare il tuo cadavere nudo chiuso nel bagagliaio! A che diavolo ti serve un travestimento, se al cartello in vetrina mancano solo i lampeggianti per segnalare in modo più evidente che sei qui?-
- Mica assicura che io ci sia sempre. E poi, oggi devo essere io a distrarre te, non posso permettere che qualcuno distolga me dal mio dovere-.
Fa un occhiolino a Guendalina, che è spuntata alle mie spalle senza che me ne accorgessi ( ma come fa a muoversi così silenziosamente, con la sua stazza?), e lei agita una mano in sua direzione, come a preannunciargli botte: - Attento Joshua, non mi spaventare le cameriere- lo ammonisce, anche se è chiaro che si sta divertendo da morire ad assistere a quella che probabilmente considera una "litigata tra fidanzatini". Ho come l'impressione che Gwen faccia tanto la dura con tutti, ma in realtà sia una gran tenerona. E credo anche che Josh sia uno dei pochi a sapere come risvegliare questa parte del suo carattere.
- Guendalina, non si potrebbe allontanarlo per un po'?- mi informo, parlando come se Josh fosse un bambino piccolo e non avesse voce in capitolo.
- Ma certo. Josh, se stai fuori dai piedi per un paio di ore ti offro un cappuccino-.
Fingo di essere impegnata ad annodarmi il grembiule dietro la schiena tenendolo fermo sul petto col mento e nascondo un sorriso.
Josh, per fortuna, sembra accettare di buon grado l'accordo, e io sto giusto cantando vittoria nella mia testa quando Guendalina mi batte sulla spalla e dice - Questo però te lo scaliamo dalla paga-.
Alzo di scatto la testa e spalanco la bocca, oltraggiata, e la parte del grembiule che tenevo col mento mi si affloscia in vita. Josh si affretta ad uscire prima che possa pretendere un risarcimento, con la scusa di aver lasciato P.T. in macchina, e ci saluta con un grande sorriso e gli occhi luminosi, portandosi due dita alla fronte come un capitano di marina.
Faccio appena in tempo a fulminarlo con lo sguardo, che Guendalina mi prende per il gomito e mi trascina nel retrobottega, in un piccolo stanzino comunicante con le cucine.
- Noi gestiamo anche un take-away e, a quest'ora della giornata, di solito, è ancora più affollato dell'interno- mi spiega prima di battere una mano sulla spalla ad una ragazza che sembra poco più giovane di me (forse sua figlia?) a cui fa segno di tornare nel bar a prendersi una pausa.
Poi fa segno a me di sedere sullo sgabello di fronte ad una finestrella e si mette alle mie spalle. C'è già una macchina ad attendere, una seconda dietro e, dal poco che riesco a vedere dalla finestrella, mi pare che una terza si sia appena accodata. Inizio a sudare.
- Bene, adesso prendi l'ordinazione e la scrivi sul foglietto- spiega Guendalina, paziente. Mi sporgo dalla finestrella come un'impacciata Raperonzolo e domando all'impaziente uomo in macchina cosa desidera; me la cavo con un caffè e una ciambella. Suono il campanello all'altra finestra che mi mette in comunicazione con la cucina e passo il biglietto al cuoco sudato che arriva di corsa.
Per fortuna, caffè e ciambella arrivano subito, perchè il cliente impaziente ha iniziato a tamburellare con le dita sul volante e a sbuffare a ritmo con le pulsazioni emesse dalla radio che tiene col volume a mille.
- Grazie e arrivederci- improvviso, ma quello è già sgommato via. Spero che si sia rovesciato il caffè addosso.
La donna dopo è con tre bambini e ha la macchina piena di valigie: probabilmente sta andando in vacanza.
Parla velocissima e fa un'ordinazione chilometrica e, cercando di starle dietro, scrivo come una gallina zoppa. Ho un breve diverbio col cuoco sulle mie capacità di scrittura, e alla fine sono costretta a copiargli  tutto in bella grafia, con gli occhi di Guendalina puntati sulla nuca. Per fortuna, lei non sembra in vena di fare ramanzine, mentre aspettiamo che arrivi l'ordine e sorbiamo i bisticci dei bambini. Cavolo, spero la madre non debba fare molte ore di viaggio in queste condizioni: potrebbe uscirne pazza.
La terza macchina, che si era effettivamente accodata, mi fa tornare il buon umore.
- Sorpresa sorpresa!- esclama Josh sporgendo P.T. dal finestrino. Un sorriso si fa largo a forza tra le mie guance, e proprio non riesco a far finta di essere seccata.
- Di nuovo tu! Fammi indovinare: un cappuccino?-
- Esatto. E una scatola di bagel caldi-
Mi chiedo se abbia intenzione di andare a fare una romantica scampagnata con Piccolo Terrier, e mi trattengo giusto in tempo dal domandargli se abbiano bisogno anche di un cestino in vimini e di una deliziosa coperta in patchwork. Mi limito ad annotare diligentemente l'ordine e a consegnarlo al cuoco.
- Scatola da quanto?- chiede lui.
Diavolo, pensavo avessero una scatola standard!
- Scatola da quanto?- riporto a Josh che, allargando le braccia e sorridendo, dice - Uno scatolone!-
Il cuoco si schiarisce la gola, irritato, e Guendalina si tossisce per mascherare una risata, senza nemmeno sognarsi di venire in mio aiuto: improvvisamente, questo cubicolo sembra un lazzaretto di ammalati di broncopolmonite, e io inizio a domandarmi se sia tutto un complotto organizzato per prendersi gioco di me.
Decido di fare buon viso a cattivo gioco e mi dondolo sulla sedia: - Ti costerà parecchio, però-, faccio notare e, seria, chiedo al cuoco se abbiamo abbastanza bagel per riempire uno scatolone; lui sembra non trovarlo divertente, e inizia a battere furiosamente il piede sul pavimento. - Sentite, ragazzi, io ho anche le ordinazioni dell'interno, quindi se non vi spiace...-
Al sentire la voce del cuoco, Josh torna serio e dice - la scatola grande-. E scatola grande sia.
Guendalina, terminato l'ordine, decide che sono in grado di cavarmela da sola (sempre che il cuoco non serbi rancore e decida di strangolarmi a fine turno), così torna di là nel ristorante.
Passo così il resto della mattinata, servendo una fila sempre più breve di macchine man mano che passa l'ora di punta e poi tornando ad affannarmi quando si avvicina l'ora di pranzo.
Quasi mi aspetto che Josh spunti di nuovo in compagnia di Piccolo Terrier, ma la sua macchina non si fa vedere.

Finalmente, verso le due e mezza, mi è concesso il cambio e posso tornare all'interno a nutrirmi. Lo stomoco mi brontola in modo imbarazzante da almeno un'ora, ma non mi sono mai azzardata a chiedere al cuoco di passarmi qualcosa, e lui non mi ha mai offerto niente, quindi sono praticamente morta di fame.
Apro a fatica la pesantissima porta che separa il retrobottega dall'interno del bar (forse pesa così tanto perchè è antincendio, o forse sono solo le mie braccine che sono troppo deboli) e mi accascio sul piano bar con uno sbuffo soffocato. Camminare non mi è mai sembrato così bello, dopo tutte quelle ore sullo sgabello.
- Salve, mi fa una birra, per favore?- una voce cavernosa viene a disturbare il mio riposo eterno e devo trattenermi per non tirare un pugno al suo proprietario, sperando di spegnerlo come una sveglia. Come diavolo si prepara una birra?
Mi alzo bofonchiando - Un momento solo, cerco qualcuno in grado di prepar...- un urlo strozzato mi esce dalla gola mentre incespico all'indietro, presa di sorpresa da un paio di baffoni e un cappello da pescatore che ben conosco.
- Oh, ma quanto mi è mancata la tua bella faccia - lo prendo in giro; mi chiedo un momento se gli farei male, strappandogli i baffi, ma a distrarmi giunge la famosa scatola grande di bagel che Josh posa sul bancone.
- Ne vuoi uno?- domanda con un sorriso, aprendo la scatola con fare da prestigiatore.
Nella confezione è rimasto circa un terzo dei bagel originari, i quali emanano un profumo così fragrante che devo trattenermi dall'aspirarlo a pieni polmoni, come si fa si solito con l'aria di mare.
- Sono ancora caldi- aggiunge lui, spingendo la scatola verso di me. Se si potesse mangiare con gli occhi, i bagel sarebbero già finiti e non sarebbe rimasto niente neppure della scatola.
- Ci ho fatto sedere sopra P.T.- aggiunge Josh - perchè non si raffreddassero-.
In quel momento, il mondo mi crolla addosso, e devo avere un'espressione così sconsolata che Elvis pensa bene di venire a rovinare il gioco a Josh e mi svela che in realtà lui gli ha chiesto di scaldarmeli nel fondo a microonde appena qualche minuto fa.
- Davvero?- domando, stupita da un gesto così carino. Senza ulteriori indugi, tuffo la mano nella scatola e mi approprio del bagel al sesamo più vicino.
- Josh, ma io ti amo- bofonchio a bocca piena, senza pensarci.





Salute a tuttiiii :D! Ok, la storia finisce qui: lo ama, basta, fine, lo sapevate u_u
Noooo, in realtà Grace semplicemente non sa che il "ti amo" è una parola tabù e non ci pensa due volte ad usarlo, povera piccola xD
Oh, ecco, vi metto un disegno-zoom della faccia di Grace, così magari sapete un po' come immaginarla (che ne so xD) e vi saluto :)!
GRAZIE ancora a tutte le persone che si sono affezionate a questa storia, vi adoro tutte da morire <3 :°)!

   
 
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