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Autore: Mearmind    18/03/2007    2 recensioni
Avevo già postato questa storia. Ho solo deciso di rivederla e correggerla. Spero mi lascerete un commentino!^^ "Una ragazza nel suo cuore si pone una domanda: perchè?"
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché

Perché?

 

 E pensare che ti conoscevo appena. E pensare che non appena ti ho visto ho pensato “che faccia tosta!” eppure mi sono lasciata trascinare. Ho lasciato che tu mi sconvolgessi in questo modo. E nonostante ora provi a tornare indietro non ce la faccio.

Non senza qualcuno che mi dia una mano. Perché, almeno per un momento mi hai fatto sentire speciale, mi hai fatto sentire amata, mi hai fatto provare un sentimento che finora non avevo mai provato: mi hai fatto sentire felice.

Con te era come stare sulle nuvole, ogni giorno era un’autentica avventura e io non vedevo l’ora che la notte passasse perché sapevo che il giorno dopo ci saresti stato tu ad aspettarmi e io non sarei mai stata sola, non lo sarei stata più.

Per questo mi chiedo: perché mi hai fatto questo? Come hai potuto farmi questo? Non pensavi quando hai preso quella decisione? Davvero…e ora io non so più come fare per andare avanti. Tu eri la mia acqua, la mia terra, il mio fuoco e la mia aria. Girare il mondo con te era davvero divertente, ogni giorno era una gioia infinita. Dicevi che non mi avresti mai lasciato, che non mi avresti mai abbandonato.

E allora perché? Perché mi hai fatto questo? E ora me ne sto seduta qui, in mezzo al soggiorno sudicio che abbiamo pagato insieme, aspettando invano il tuo ritorno, aspettando invano che tu spalanchi ancora una volta quella porta e dica “non crederai mai quello che è successo! Ah, già, sono tornato!” e con un sorriso che avrebbe illuminato perfino una stanza piena di disperazione mi ti avvicinami e mi abbracciavi forte forte…e io sprofondavo in quel tuo abbraccio, perché era talmente sincero che ogni volta gli occhi mi si inumidivano. Allora tu mi chiedevi che cos’avevo e senza nemmeno aspettare una mia risposta cominciavi a farmi il solletico dappertutto, facendomi morire dalle risate. Lo sapevi che lo soffrivo a morte ma a te non importava. Ogni volta che ero triste tu mi facevi il solletico, sapendo che io o avrei riso o mi sarei arrabbiata, dicendo che eri sempre il solito e che non capivi niente.

Ma in realtà mi capivi fin troppo. Perché era sicuro che ogni volta che ti comportavi in quella maniera io dimenticavo i miei problemi e alla fine finivamo per rotolarci a terra e fare l’amore sul divano, perché quello era l’unico letto che avevamo a disposizione. Ora che ci penso non so perché avessimo comprato un divano e non un letto. Davvero strano. Del resto in questi due anni di cose normali ne abbiamo fatto talmente poche che potremmo contarle sulla punta delle dita. Ma eravamo insieme. E questo mi bastava. Era davvero come stare sulle nuvole. Io ero solo tua. Tu eri solo mio. Non avevamo nessun altro ma questo non ci pesava affatto. Anzi, era un conforto sapere di poter contare sempre e comunque su una persona, di non essere più a lottare da soli. Se uno soffriva, anche l’altro soffriva. Se uno gioiva, l’altro era felice il doppio. Era davvero come stare in un sogno. Avrei dovuto accorgermene da questo. Avrei dovuto capire che non poteva durare, che niente è per sempre, che la felicità alla fine ti viene portata via.

Perché tutto questo? ..non ce la faccio. Come farò a continuare ad andare avanti, come farò a guardarmi ancora allo specchio senza vedere sempre il tuo volto vicino al mio? tu eri veramente il mio pane quotidiano, e pensare che non ti potrò più vedere, che non ti potrò più accarezzare, che le mie labbra non si poseranno più sulle tue, mi riempie di una disperazione così grande che non riesco più nemmeno ad alzarmi. E alla fine morirò qui, nello stesso punto in cui ti sei ucciso, dimenticandoti di me e di tutto quello che io ero con te. Se predicavi tanto di amarmi allora perché mi hai lasciato qui e non mi hai portato con te? Perché non hai lasciato in quella pistola un altro proiettile? sei sempre stato un ingordo. Li hai voluti usare tutti per te, lasciandomi qui a disperarmi per te.

Un giorno ti raggiungerò, presto o tardi, e allora te la farò pagare. ma sono sicura che anche allora comincerai a farmi il solletico e io come al solito ti perdonerò di ogni cosa.

Come ho sempre fatto. Per l’eternità. 

 

  
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