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Autore: pandamito    02/09/2012    4 recensioni
E' come la fine di un libro, quando giri e ti accorgi che quella era l'ultima pagina, così ti chiedi cosa ne sarà della tua vita.
Lui stringeva forte la sua baionetta tra le mani, stando attento a non sparare a chi aveva l'uniforme blu. Aveva imparato a pregare ogni sera per i suoi compagni, chi coraggioso - come anche quel giorno - si buttava nella mischia per affrontare i rivali, tutti uniti per combattere con un unico ideale: la libertà.
Ma cos'era veramente la libertà? Pensavano sul serio di sentirsi soddisfatti dopo aver versato così tanto sangue? Fare la guerra per la pace è come trombare per la verginità, lo diceva anche John Lennon, come diceva che non ci va il formaggio sulla pasta col tonno.
Che illuso quel povero soldato, solo ora si rendeva conto della tragedia che loro in primis avevano creato, un bagno di sangue fratricida in cui vinti o sconfitti sarebbero stati lo stesso degli assassini.
Genere: Introspettivo, Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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E' così tardi che oramai non distingue più le gallerie della metropolitana dal cielo notturno che si propone sopra le teste di queste povere formiche che tutto il giorno sgobbano per uno scopo introvabile, celato da qualche parte in questo fottutissimo pianeta che oramai ci ha distrutto, come noi stiamo distruggendo lui. Forse è il karma, si convince. Forse è semplicemente perché abbiamo un cervello troppo limitato e tutti fanno finta di non essersene ancora accorti. Le viene quasi da vomitare al solo pesiero della feccia di gente che cammina fianco a fianco a lei, sempre su questo pianeta, ma ancor di più alla superficialità con cui ognuna di essa prende la vita, burlandosene, a volte sprecandola a tal punto da essere egoista con gli altri; verrebbe da vomitare a chiunque, se solo qualcuno provasse solo a ragionarci per qualche secondo. Il punto è che forse hanno ragione. Perché vivere quando puoi morire da un momento all'altro? Per esempio, lei potrebbe benissimo farla finita qui, scendere ed aspettare sulle rotaie, giusto per vedere cosa succede. E poi? Cosa farebbe dopo la scarica di adrenalina che la pervaderebbe nelle vene? Scopre se c'è o no qualcosa al di là di questa vita? Vita? Prigione, scusate. Ma se non c'è nulla? Muore. Fine. La storia finisce qui, Cappuccetto Rosso viene mangiata dal lupo ed il cacciatore era a mangiare con la sua famiglia, sbattendosene delle grida. Già... è così che andrà. Siamo miserabili che cercano di appendersi ad un appiglio di speranza, quando nel loro profondo sanno che non c'è nulla che verrà a salvarci. Dobbiamo rassegnarci a vivere una vita inutile, senza un vero scopo per cui combattere, qualcosa che ci faccia andare avanti giorno per giorno. Perché in fondo, che senso ha se poi tutti ci ritroviamo nello stesso luogo? Sotto terra, intendo. 
E' dura, lo so, ammetterlo non è proprio la prima cosa della lista di una persona, ma è solo perché ognuno di noi cerca di nasconderlo. Se esiste un'aldilà, state certi che andremo tutti all'inferno. C'è un girone anche per te, tranquillo. Forse dovresti già iniziare a prenotare i biglietti, non vorrei che ci fosse sold out, perché poi sarebbe un bel problema, vagare per l'eternità e fare il limbo con gli eroi della mitologia greca non attira granché. 
E' proprio il concetto che non le cala: per ora è seduta su quella fottutissima sedia, aspettando che la metro arrivi alla sua fermata, poi continuerà a crescere, finirà il liceo, dovrà andare all'università o cercarsi un lavoro, magari non rimanere incinta, prima sposarsi, poi avere dei figli, vedere i figli crescere, fare i conti con la casa, vedere anno per anno le rughe che iniziano a spuntare, i capelli a diventare bianchi, tutto così velocemente che un giorno si fermerà davanti allo specchio e capirà di essere già diventata vecchia. "Quando è successo?", si chiederà e non saprà darsi una risposta. "Quando eri troppo occupata ad occuparti della tua vita che non te la sei goduta fino in fondo", le risponderà qualcuno ed avrà pienamente ragione. A quel punto non le rimarrà che trovarsi una bella veranda, un camino, una coperta, una sedia a dondolo e passare le giornate davanti alla tv a vedere telenovelas scadenti che le faranno venire i calcoli renali. 
E' come la fine di un libro, quando giri e ti accorgi che quella era l'ultima pagina, così ti chiedi cosa ne sarà della tua vita. 
Però devi smettere di pensare, sennò sarà la fine, perché ogni qual volta che cadrai - perché cadrai - e ti farai male, ripenserai alla tua infanzia, dicendoti che potevi mangiare meglio, potevi fare attività fisica, potevi fare un sacco di cose che non hai fatto ed incolperai solo te, maledicendoti perché forse ora potevi stare meglio, in forma, dimostrare qualche anno di meno. Ma a che pro? Se passi tutta la vita a preoccuparti di come un giorno sarai, pensare solo a non farsi del male... Allora che vivi a fare? Dov'è il divertimento? Non proverai nulla, sarai più simile ad un robot privo di emozioni.
Prova invece a pensare a te come il centro del mondo, fai finta che ci sia solo tu in mezzo a questa feccia, che tu sia l'unica vera cosa in carne ed ossa che esista, il passato è solo una cazzata, conta solamente il presente perché ogni cosa avviene per merito del tuo subconscio. Vedi quelle persone che ti cicondano? Esistono perché tu vuoi che esistano, come vuoi che esistano le malattie, i terroristi, la merda che pesti con le tue belle scarpe nuove proprio nel giorno più importante della tua vita. E' vero, tu non vorresti mai una cosa del genere, ma il tuo subconscio sì. Ma chi mi dice che tutti noi siamo reali? Mettiamola così: io penso, di questo ne son certo, ma chi mi dice che tu pensi realmente come lo faccio io? Magari lo dici solamente per accontentarmi, perché sei solo un robot creato per il mio piacere, sempre dal mio subconscio. E' una cosa ridicola, non trovi? Questa teoria, intendo. Ma alla fine è solo una teoria, appunto, perché potremmo benissimo scoprire che alla fine questo così detto "predestinato" sia la ragazzina della metropolitana, che finalmente si alza perché arrivata alla fermata.
Oppure è uno di quei ragazzi che sono alla fermata, intenti a pestare una persona solo perché sono dei disperati, dei poveracci arrivati ad uccidere pur di avere dei soldi con cui campare, perché nell'elemosina non ci crede più nessuno. A terra, vicino la panchina lì fuori, è tutto rosso, sembrerebbe il sangue di quel povero malcapitato che si trovava lì, un tempo anche lui aspettava la metro per tornare a casa. Ma se fosse uno di quei tipi allora significherebbe che tutto ciò in cui crediamo è sbagliato, che c'è più male che bene a questo mondo e che noi siamo un errore. Le porte della metro sono ancora aperte, il mezzo di trasporto fermo, lei è inerme a contemplare la scena, paralizzata forse dalla paura o dallo shock per aver appena assistito ad un omicidio - perché di certo quella povera vittima non ce la farà a cavarsela - ma ora la sua mente è vuota, priva di pensieri concreti, non riuscirebbe a formularne manco uno visto che non ha la minima idea di cosa stia succedendo; è confusa. Ma forse un pensiero inizia a formarsi solo quando vede il grilletto di uno degli assassini puntato verso di lei, in quel caso la sua mente viene invasa da maledizioni: è ancora confusa, certo, ma la forza di bestemmiare mentalmente contro il suo corpo paralizzato e l'incapacità di chiudere le porte della metropolitana ce l'ha eccome.
Boom!
 
Che strano, questo mi ricorda un altro episodio, ma era un po' di tempo fa, precisamente il 9 Aprile 1865 ad Appomatox Court House, in Virginia. Era l'ultima battaglia della guerra di secessione e probabilmente gli americani avrebbero vinto, se fosse stato così allora ogni singolo soldato avrebbe esultato e sarebbe tornato a casa dalla propria famiglia, anche quel povero e giovane ragazzo che si era fatto volontario per il suo Paese. 
Era dannatamente presto, forse le primi luci dell'alba, ma sia gli americani che gli inglesi erano sui fronti opposti di quel misero e bizzarro campo di battaglia. Lui stringeva forte la sua baionetta tra le mani, stando attento a non sparare a chi aveva l'uniforme blu. Aveva imparato a pregare ogni sera per i suoi compagni, chi coraggioso - come anche quel giorno - si buttava nella mischia per affrontare i rivali, tutti uniti per combattere con un unico ideale: la libertà. 
Ma cos'era veramente la libertà? Pensavano sul serio di sentirsi soddisfatti dopo aver versato così tanto sangue? Fare la guerra per la pace è come trombare per la verginità, lo diceva anche John Lennon, come diceva che non ci va il formaggio sulla pasta col tonno.
Che illuso quel povero soldato, solo ora si rendeva conto della tragedia che loro in primis avevano creato, un bagno di sangue fratricida in cui vinti o sconfitti sarebbero stati lo stesso degli assassini. Certi padroni di terre, nel sud, sparavano alla povera gente che rubava un pezzo di pane per sfamarsi; quelle persone venivano considerate dei criminali, mentre lì a gente che non si faceva scrupoli a trafiggere il petto di un fratello con un coltello andava una medaglia al valore. Avrebbe potuto benissimo farla finita sparandosi in testa, tanto l'arma la stringeva ben salda, così poteva porre fine anche al rimorso che avrebbe avuto quando tutto quello sarebbe finito, ma quella sarebbe stata una vera vigliaccheria: porre fine alla propria vita e darsi pace quando gli altri devono continuare a vivere mentre il dolore li distrugge poco a poco. Invece no, lui avrebbe dovuto scontare la pena come tutti gli altri, cercando di dimenticare ciò che non poteva, perché per quanto lui potesse scappare, il rimorso ed i sensi di colpa sarebbero riusciti comunque a scovarlo, ovunque lui andasse; quindi è inutile allontanarli, perché quelli non sono come le persone che si perdono in un bicchier d'acqua, loro avevano Google Maps incorporato già ai tempi del paleolitico, ma quello che funziona anche sotto chilometri e chilometri di profondità nell'Oceano e che ha l'applicazione che ti dice quanto sale, sodio e molecole d'idrogeno ci sono; quindi la soluzione è trovarsi un navigatore satellitare veramente buono, o rassegnarsi ed affrontare la dura realtà una volta per tutte.
Il soldato si aggiustò il berretto, mentre non distingueva più una divisa da un'altra, ora vedeva solo lame che si infilzavano nei corpi e che facevano fuoriuscire da essi sangue innocente solo per dare una fine più agonizzante alle loro vittime. Le baionette erano una trovata molto efficace per la guerra: i fucili erano gli stessi con cui si poteva andare a caccia, ma la vera svolta era la lama posta nella parte inferiore, che non era di certo una semplice lama, quella appena penetrava nella carne faceva in modo che il sangue schizzasse fuori grazie alle incanalatura, così che i poveri malcapitati potessero avere un'emorraggia e perdere al più presto le forze alla sola vista del loro stesso sangue.
Ora inziava a rendersi conto anche che sarebbe potuto morire proprio lì, in quella battaglia. E che fine di merda. Combattere per tutto quel tempo per poi schiattare proprio il momento prima della vittoria? Erano pedine mosse dal governo, insetti pronti per essere schiacciati da un momento all'altro, dovevano fare ciò che gli veniva imposto, eppure nessuno aveva obiettato quando vennero elencare le condizioni, nessuno si era ritirato una volta scoperto che si poteva morire per la patria, anzi quelli presenti erano quasi tutti volontari, come lui. A proposito, lui perché si trovava lì? Così giovane, non ancora aveva ben chiaro se la Terra fosse piatta o sferica e continuava a chiedersi ogni notte se la Luna fosse davvero di formaggio come volevano fargli credere. Lui non sapeva un bel niente della vita, era ignorante, perché i potenti usano l'ignoranza per manovrare la gente, anche perché di certo uno con un briciolo di cervello non andrebbe in campo a farsi saltare in aria quando può stare comodamente seduto a casa a godersi l'affetto della propria famiglia. Lui non sapeva molte cose, non aveva manco un hobby, un qualcosa da fare nella vita, l'azione più significativa nella sua vita era sdraiarsi la notte e contemplare le stelle, pensando a quanto sia grande l'universo, a quanto sia piccolo lui in tutto quell'immenso spazio che lo circonde, di quanto poco possa contare nell'umanità, lui non è nessuno, è semplicemente un soldato che può essere sostituito immediatamente. Muore? Pazienza, un paio di medaglie e via, chi si è visto si è visto. Solo la propria famiglia piangerà, ricordandolo come un eroe, ma poi... che eroe? Come se avesse fatto chissà cosa, poteva uccidere un inglese anche prima che iniziasse quella maledetta guerra. 
Scattò in piedi, oltrepassando la barriera che si erano costruiti e si decise a scendere in campo assieme agli altri; appena varcò la trincea sparò un colpo, come per avvertire che stava arrivando, e subito dopo un uomo poco distante cadde a terra, con le mani strette al petto. Nessuno si soffermò a guardarlo, né lui, né la sua vittima, tutti proseguirono lo scontro, forse si sarebbero ringraziati dopo tra di loro per essersi coperti le spalle a vicenda, ma nemmeno, tutti lo prendono come un dovere.
Ma ancora si è capito perché quel povero ragazzo sia in mezzo a quel massacro. Non si è stancato di lottare dopo che tutti i suoi ideali sono andati a puttane? Fin da piccolo gli avevano fatto credere nel proprio Stato, in un Dio. Ed ora che era circondato da un bagno di sangue? Poteva dire qualsiasi cosa, anche che Dio fosse nero e che li stava punendo tutti, tanto sarebbe morto comunque. E poi? Se moriva in quel momento avrebbe potuto scoprire che in realtà la vita è tutto un sogno e quando ti svegli devi affrontare un nuovo inizio, o magari avrebbe potuto reincarnarsi in un ornitorinco, o finire in un altra dimensione, o magari tornare indietro nel tempo, sarebbe potuto diventare il Donnie Darko del passato. Ma lui ora era l'antenato di Capitan America, che sebbene troppo piccolo se ne infischiava di tutti, lottando per la sua terra, per avere un futuro migliore, per diventare una persona migliore, per rendersi utile in qualche modo in quella vita insulta. Ah, ecco perché quel giovane soldato era lì a combattere, perché voleva impiegare la sua vita, per distruggere il suo futuro ma rendre migliore quello dei suoi figli. Meglio così, almeno aveva la mente occupata a pensare ad altro piuttosto che immaginarsela quando sarebbe stato vecchio, il momento esatto in cui sarebbe morto, quell'istante in cui non senti più nulla attorno a te, non riesci più a respirare, vorresti chiedere aria ma non ne hai la forza, neanche per muovere un tuo solo e singolo muscolo, senti il tuo cuore che preme forte contro il tuo petto, stretto da una morsa invisibile fino a che le lacrime non premono e sgorgano dai tuoi occhi, le tue ultime lacrime prima di chiudere per sempre quegli occhi, sperando solamente che le tue ultime immagini non siano il soffitto della tua stanza d'ospedale, sperando in una vita altrove, sperando che non ti capiti di risvegliarti e di ritrovarti sepolto vivo in una bara metri e metri sotto terra. Il nostro giovane soldato doveva solo capire che qualunque cosa il futuro gli riservasse, ogni persona sarebbe morta da sola, anche lui.
La realtà era che poteva essere chiunque, avrebbe potuto avere qualsiasi futuro lui avesse potuto, sarebbe potuto diventare banchiere, poliziotto, barista, ma a quale scopo se nessuno di quei lavori gli davano soddisfazione? Lui era un soldato perché non riusciva a fare nient'altro, nella sua vita non era riuscito a risolvere nulla che non c'entrasse coi pugni. Bella merda.
La lama della sua baionetta veniva estratta dal corpo del suo nemico, mentre quello cadeva al suolo fra le urla che laceravano le orecchie del povero soldato, quest'ultimo rivolgeva un cenno al compagno a cui aveva salvato la vita, che gli voltò le spalle per non farsi trovare indifeso dagli inglesi che accorrevano contro di lui, pieni di rabbia e di orgoglio, come tutta la gente che si trovava in quel campo.
Improvvisamente il soldato sentì le sue orecchie fischiare ed il rumore attorno a lui cessò, un rigetto di sangue sgorgò dalla sua bocca, costringendolo a piegarsi in due, con una mano che gli reggeva la pancia, ma quando questa toccò il tessuto della divisa che lo vestiva, sentì il buco provocato dal proiettile che gli avevano appena sparato; inorridì e sgranò gli occhi d'innanzi al suo guanto sporco di terra e sangue, e non poté fare a meno che inginocchiarsi a terra e poi cadere al suolo, senza avere tempo nemmeno di pregare e pentirsi per i suoi peccati, nemmeno per realizzare che quella era veramente la fine.
 
Le porte della metropolitana si aprono e lei si toglie le cuffie collegate all'iPod, tenendo lo sguardo fisso sulle sue gambe. Qualcuno le tocca una spalla e lei di scatto alza la testa verso il ragazzo che è appena salito.
« Hey, che hai? » chiede il ragazzo con un'espressione preoccupata.
Improvvisamente la ragazza si rende conto di essere ancora seduta sulla sedia nella metro e sente le guance particolarmente bagnate, le bruciano gli occhi e la vista - deve ammettere - è un po' offuscata. Sta piangendo e non ha la minima idea di quando ha iniziato. Ha pensato troppo intensamente alla morte che ora la sua vita sembra vuota, priva di senso e così vogliosa di scoprirlo.
« In che lingua pensano gli animali? » gli chiede dopo qualche istante di confusione.
Il ragazzo viene spiazzato, ma poi le rivolge uno sguardo, come a comprendere ciò che realmente vuole dire. Sembra una domanda senza senso, sparata lì perché non si ha altro che dire, invece dietro c'è ben altro, cose che solo chi non smette mai di pensare può capire.
Lei non ha bisogno di nulla, vuole semplicemente qualcuno che ora risponda alle sue domande, ma anche lui gli va bene; non le ha ancora risposto ma i loro occhi rimangono fissi a guardarsi perché entrambi hanno compreso cosa vogliono dirsi realmente, a cosa stanno pensando, sono trasparenti l'uno per l'altro, quasi a leggersi i pensieri.
« Dove devi scendere? » cambia improvvisamente discorso lui, il complesso non ha un filo logico.
« Fra poco, sto aspettando che arrivi alla mia fermata così posso tornare a casa. » risponde lei.
« Già, è abbastanza tardi. Io ho un bel po' di strada da fare. » Il ragazzo finalmente si siede al posto accanto a lei.
La ragazza si stacca giusto un istante da quel contatto, per notare che è ancora sola in quello scompartimento, vi è solo lei, il ragazzo e poco più giù un giovane vestito in modo bizzarro, sporco e con abiti da soldato che sembrano appena usciti dalla Guerra Civile. Non si sente un po' ridicolo con quelli addosso?
Il ragazzo rivolge il suo sguardo verso di lei, ma la verità è che sono loro a fargli pena: sono appena arrivati e non hanno la minima idea di quanto dovranno aspettare per la loro fermata, di dove porti veramente questa metro. Ma lo scopriranno presto, perché tanto prima o poi scenderemo tutti alla stessa fermata.











fuckin' panda.

Allora, volevo chiarire con tutti questa fanfiction.
Prima di tutto è nata per assenza d'ispirazione contrastata dalla voglia di partecipare al contest di one-shot del gruppo dei One Direction Street Team Abruzzo.

Devo darvi delle spiegazioni per la storia, perché neanche il mio beta-reader (@Mackycch, che voglio ringraziare per la pazienza di sopportarmi sempre) l'ha capita, se vogliamo dirla tutta.
La vera fine della storia è che tutti i personaggi sono morti, loro si trovano ancora sulla metro perché é come se fosse il mezzo per l'aldilà, ecco perché c'è il soldato (immaginatevelo come Scott Buker in Some Nights virekhjfdkl) seduto e la ragazza vedendolo prova una strana sensazione.
L'ultima frase della storia significa che prima o poi tutti moriamo.
E - per chi non l'avesse capito, ma ammetto che questo era difficile da intuire - il ragazzo che sale sulla metro quando la ragazza piange, in realtà è la persona che lei ha visto uccidere dagli scippatori.
Quando lei gli chiede « In che lingua pensano gli animali? » non si aspetta una vera risposta, cioè in realtà forse sì, ma si aspetta che lui comprenda ciò che lei vuole intendere, ovvero il non avere senso della vita, le domande che tutti ci poniamo ma a cui nemmeno la scienza può rispondere, e di fatti questo il ragazzo l'ha capito.

Dopo avervi fatto rimanere tutti di merda per la fine, posso lasciarvi dicendovi bao.
Baci e panda, Mito.

   
 
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