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Autore: Xtinalounge    02/09/2012    0 recensioni
C’è il silenzio che cade nel vuoto di questa stanza ,senza tempo e le pareti mi contengono immobili. Captano di volta in volta i suoni delle giornate che trascorrono l’una dietro l’altra senza filo logico, solo per necessità. Magari le mie parole si infrangono sul muro della tua indifferenza, inoltre lo sapevamo già che il narciso se ne frega.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi svegliai, ci svegliammo assieme e lui se ne andò con le fette biscottate imburrate ancora tra le mani. Era inverno inoltrato e il solo guardare fuori della finestra metteva il gelo nelle ossa. . . . La neve mi ostacolava alquanto il passo, e il freddo mi intorpidiva le membra fin nella profondità dei muscoli. Avevo perso la sensibilità degli arti, e così, andando per la via senza alcuna meta, mi sentivo più pesante, quasi l’intero peso dell’atmosfera gravasse sul mio corpo. Il brusio che sento in stazione è come un insieme di tante piccole voci lontane, che danzano indistinte come fossero trasportate da un vento senza tempo. Ricordi e pensieri si mescolano, sguardi e respiri si perdono in un luogo che congiunge e divide, che separa e riunisce in un convulso ciclo che si ripete senza sosta. Mi volto verso un convoglio che sta per lasciare la stazione; lo fisso, cerco di isolarne i rumori che produce, e lascio che porti con sé un mio pensiero, nella speranza che una volta giunto a destinazione possa proseguire il suo viaggio silenzioso fino a raggiungere il cuore di una persona amata. Ricordo il giorno in cui partì dallo stesso binario, con lo stesso treno che vedo muoversi agile in mezzo alle due banchine animate da un moto irrequieto. Il dolore si fa ricordo, ed il pensiero di un attimo passato immalinconisce la mia anima. Seguo con lo sguardo l’ultimo vagone del treno allontanarsi, farsi sempre più piccolo fino a sparire dietro un orizzonte sfocato. Mi conforta immaginare che il mio alito d’amore sia in viaggio anche oggi, e che tra poche ore giungerà a destinazione come ogni giorno, da dieci anni a questa parte. Guardo l’orologio, sperando che le lancette abbiano ripreso il loro corso, che il tempo infine mi abbia concesso di abbandonare quell’attimo nel quale la mia mente vive di un’attesa permanente. Lascio che il mio sguardo si trasformi in un uccello dalle lunghe ali bianche, e segua silenzioso quel treno proteggendone il cammino. Lo immagino procedere sinuoso tra campagne e città, lasciando al suo passaggio una scia fragorosa, assecondando il moto impostogli dal suo percorso ordinato. Dall’alto mi appare scivolare delicatamente sulle rotaie, come fosse la calda mano che accarezza il volto di un innamorato; e rivivo l’emozione più dolce, l’immagine di Nicolache mi sfiora con dita di seta, al cui contatto mi lascio andare ad un brivido che mi inebria. Mi perdo nel ricordo di un giorno lontano, mentre il viaggio del mio pensiero è prossimo alla fine; è un riflesso di luce azzurra che scuote la mia mente e mi avvolge, una sensazione cui non riesco a dare forma, ma che mi rende schiavo del demone che si cela dietro una angelica figura alata. Passo furtivo, respiro affannato e gelido. Tutti questi ricordi, mi avevano dato la forza di aprirgli il mio cuore per la seconda volta, per cambiare questi sentimenti. Lasciai la stazione velocemente, ma quei ricordi ancora padroneggiavano il mio cuore. Una lettera. Una lettera era il massimo che potessi fare. Guardavo e riguardavo mille volte quel pezzo di carta ancora candido e intenso, pronto ad accogliere e a custodire quel fardello che ormai come un macigno mi opprimeva e mi impediva di vedere il mondo con gli stessi occhi di prima. Gli occhi normali di una ragazza che, adolescente, pensa a vivere spensieratamente la vita. Prima che un giorno ebbi quella sensazione strana, inspiegabile da qualsiasi essere umano, che mi attanagliò il cuore come una morsa invisibile, impedendogli quasi di proferire parola quando c’era lui. Eh si, proprio lui. Era questo il mio cruccio. Decisi così di affidarmi a quel pezzetto di carta, ma quel pezzetto era lo stesso che da ore ormai stava guardando, e sul quale non avevo ancora scritto nulla. Ogni volta che trovavo l’ispirazione mista alla forza d’animo di scribacchiare qualche parola, subito nella mia mente balzava lo spettro delle conseguenze: che cosa sarebbe successo se il suo amore non fosse stato ricambiato anche per questa volta? Se lui avesse reagito in maniera diversa ?Se questo avesse in qualche modo interrotto i nostri rapporti? Ad un tratto però finalmente riuscì a scrivere la prima parola, e subito mi stupì. Poi però ne scrissi un’altra e poi un’altra ancora. Ormai sembrava come un fiume in piena, straripante e vigoroso, e riuscì a spiegare tutto ciò che volevo dirle.
  
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