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Autore: Laxity    03/09/2012    0 recensioni
Emma ha subito un trauma. Lei ha terrore della gente per colpa di un ragazzo: Roberto De Luca. Shintani Hinata, però, sarà colui che cambierà il fatto. La vita di Emma si sta per sconvolgere una seconda volta. Ma questa volta sarà qualcosa di buono. Tutto ha inizio da un patto... Hinata dovrà aiutare Emma a non aver più paura, mentre Emma dovrà aiutare Hinata con Misaki. Ma le cose si ribalteranno. Saranno i due ad innamorarsi, alla fine. E lo sconvolgimento della vita di Emma ha inizio...
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Emma. Quando tornai a casa ero pronta a fare il cd. Presi il mio telefono e, in una pendrive, misi la memoria esterna del mio telefono, nella quale avevo salvato la canzone. Misi la pendrive nel computer e poi trasferii la canzone nella mia cartella. In seguito, masterizzai un CD con la canzone. Hinata aveva scelto anche il titolo per la canzone: "Folgore dall'anima". Sul CD scrissi quel titolo con una penna indelebile, per poi metterlo in un porta-cd. «Emma, a mangiare!» disse la mia dolce sorellina, Erika, a cui volevo tanto bene. Soddisfatta del lavoro svolto da me e Hinata, poggiai il CD sulla scrivania e corsi a tavola. "a mangiare"... Dolci parole per il mio stomaco perennemente affamato! Presi posto, tutta sorridente. Non sorridevo praticamente mai, ma quando era ora di mangiare il mio cuore era in festa e cominciavo a sentirmi felice come una pasqua. Il pasto prevedeva il Kebab, il mio alimento preferito. «Mamma, da quando sai fare il kebab?» chiesi perplessa. «A dire il vero è la prima volta che lo faccio: ho comprato quell'aggeggio per prepararlo!» rispose indicando quell'oggetto di cui non avevo mai saputo il nome. Però gli avevo sempre dato un appellativo: il kebabiere. A quel pensiero mi scappò un risolino e in un baleno mangiai il kebab. Il mattino dopo, a scuola, era giunta l'ora della ricreazione. Mi avvicinai a Hinata e gli diedi il CD. «Dovrei.. darglielo io?» disse Hinata, praticamente disperato. «Certo che sì!» risposi, mentre lui continuava a contestare. Dopo un po', giunsi ad una conclusione: «Okay, glielo do io, ma tu vieni con me!». Lo presi per il braccio e mi avviai dalla ragazza, che, impegnata con una discussione con dei ragazzi, non mi aveva notata. Però, mi venne in mente un modo per farmi notare. Mi ero già preparata per questa evenienza, così frugai nella mia cartella fino a trovare un orecchino, che misi all'orecchio sinistro. Vidi la presidentessa girarsi verso di me in maniera minacciosa, poi cominciò ad urlarmi contro: «Stupida! Io mi batto per le ragazze di questo liceo e tu mandi al vento le regole!». Stava per passare alle parole forti, ma io scrollai le spalle e la interruppi: «Mi aspettavo un carattere del genere. Hinata, il bello è che mi hai detto che era dolce e paziente!». Misaki si tranquillizzò, guardando per un istante Hinata, intenerita. «Ad ogni modo, per piacere, andiamo tutti e tre sul tetto, così parliamo più liberamente.» dissi, pretendendo ciò che avevo ordinato. Così, tutti e tre andammo lì. «Dunque, io e Hinata abbiamo fatto un patto. Non ti dirò che patto, ma grazie a questo patto io l'ho aiutato a comporre una canzone, dato che so suonare due strumenti. Lui invece ha scritto il testo e ha scelto il titolo.» spiegai, mentre Hinata arrossiva come è rosso un papavero e Misaki continuava a fissare crudelmente il mio orecchino. «Ad ogni modo, Hinata ha fatto tutto questo lavoraccio per te, mentre io ho solo dato una mano approssimativamente. Capito? Questa canzone è dedicata a te, da parte sua!» dissi, spiaccicandole in faccia il CD, mentre lei pronunciava un "Ahi" striminzito. In seguito mi tolsi l'orecchino gettandolo da qualche parte nella cartella, dicendo: «Okay, detto questo, io e Hinata possiamo anche andare. Quando puoi, ascolta quella canzone. Mi dispiace averti fatta arrabbiare, prima». Detto questo, io e Hinata ci congedammo. Dopo le lezioni filai dritta a casa. Dopo aver salutato mia sorella e i miei genitori mi buttai sul letto, sprofondando nei miei pensieri. Io ero felice che Hinata si fidasse di me. Chissà se anche lui avrebbe provato lo stesso se io mi fossi fidata di lui. In effetti, io sapevo di potermi fidare. Anche s'era un po' tonto, sapevo che potevo fidarmi di lui. Quindi, bando all'orgoglio, prima o poi gli avrei detto che per me era davvero un amico, sebbene io, in precedenza, non l'avessi tenuto a mente. Eppure avrei dovuto capirlo. Io sapevo il suo cognome, Shintani. Avevo sempre creduto di non averlo chiamato per cognome, sostenendo di averlo scordato, per sembrargli crudele. Ma in quel momento capii la vera motivazione: lui per me era già un amico, nonostante non lo conoscessi ancora da molto. Lui era speciale. Era un po' infantile, d'accordo, ma sarebbe stato un ottimo amico. Ne ero sicura! Il mattino dopo, io non riuscivo a chiedergli se per lui fossi un'amica. Scoprii che in me risiedeva anche una persona timida, oltre ad un'altra aggressiva e golosa. Così diedi spazio al mio essere aggressiva. «Hinata, oggi tocca a te far qualcosa per mantenere il nostro patto, giusto?» dissi, con aria beffarda. In realtà, mi aveva già aiutata. Io avevo già una persona di cui potermi fidare! «Uh? Ah, già» disse perplesso. Si guardò intorno, poi mi spinse ed io mi scontrai contro un ragazzo dall'aspetto familiare. La paura mi pervase, ma non potevo lasciarmela sfuggire. Sebbene le mie mani tremassero, dovevo cercare di nascondere quella paura, quella stramaledetta e odiosa paura. «S-scusa... è colpa del deficiente.» dissi, riassumendo la mia aria antipatica, puntando l'indice verso il mio fidato "forse-amico". Lui cominciò a ridere e disse: «Scusa. Avrei dovuto capirlo. Dovevo trovare un altro modo!». «Ti chiami Emma? Una persona che ho conosciuto si chiamava così. Io invece sono Roberto, Roberto De Luca. Tanto piacere!» disse quello. Ecco perché era tanto familiare... ma era così cambiato! Un moto di paura mi trafisse l'anima, il cuore e il cervello. Uno stato di pura confusione si era creato in me. Le mani tremavano visibilmente più forte di prima, come il resto del corpo. Forse ero molto cambiata anche io, anche in così poco tempo, perché lui non mi aveva riconosciuta. Ma questo era l'ultimo dei miei pensieri. Anzi, non pensavo proprio. Non ci riuscivo. Sapevo solo una cosa... io avevo paura di quello lì. Lui era la causa della mia sofferenza. Lui era la causa del mio essere asociale. Lui era la causa del mio cranio rotto. Lui era la causa della mia perdita di memoria temporanea. Lui era la causa del mio terrore profondo verso tutto e tutti. Io lo odiavo. Rimasi a fissarlo con gli occhi spalancati, la bocca chiusa e il corpo tremava come mai mi era successo. «Sei quella, di Emma...» disse lui, guardandomi con uno sguardo pentito. Pian piano si avvicinava a me, con sguardo dispiaciuto. Ma io non mi sarei mai fidata di lui ancora una volta. «V-vai via...» dissi così piano che non capii neppure se lui mi aveva sentita. Continuava ad avvicinarsi con cautela, poi, Hinata, si mise davanti a quello. «Ti ha detto di andar via, mi pare.» «E tu chi saresti? Il suo nuovo ragazzo?» disse ridendo. «No, solo una persona che non ha stima per te!» «E perché mai?» disse ancora Roberto, con uno sguardo amareggiato. Intervenni io, con la mia bassissima tonalità di voce: «Gli.. gli ho raccontato t-tutto.» «Gli hai raccontato tutto?! Come sarebbe a dire? Avresti dovuto stare al tuo posto, come hai sempre fatto prima di arrivare in Giappone!». «C-come sai che non avevo detto nulla a nessuno?» dissi ancora più spaventata. «Emma, andiamo via! Non devi rimanere qui!» disse Hinata, prendendomi per il braccio e trascinandomi, correndo fino al tetto, di nuovo. Appena arrivata, Hinata mi lasciò ed io mi accasciai per terra, stringendo le ginocchia al petto mentre le lacrime sgorgavano velocemente dai miei occhi. Hinata si mise accanto a me. A volte faceva un gesto come per abbracciarmi, poi si ritraeva. Forse credeva che avevo ancora paura di lui e che in quel mondo avrei peggiorato le cose. «Ho paura, Hinata! Ho paura!» dissi, guardandolo in viso mentre le lacrime continuavano a rigarmi velocemente il viso. Poi fui io ad abbracciarlo. Lui pareva un po' sorpreso, ma ricambiò l'abbraccio. Sentii il suo viso cambiare posizione. Probabilmente stava sorridendo. Poi disse: «Non dovresti. Ha rovinato la tua vita una sola volta. Pian piano, la stai ricostruendo. Sarò io il primo a non lasciarglielo fare ancora una volta. Stai tranquilla. Non succederà ancora». Il mio pianto e il mio abbraccio, insieme ai singhiozzi, si fecero tutti più forti. «..Hinata... Vuoi.. vuoi essermi amico?» dissi, ancora singhiozzando. «Certo, Emma. Allora, ci tieni a me, almeno un po'.» disse ridacchiando, stringendomi anche lui più forte. Per quello, ero felice. Ma come aveva fatto quel Roberto a scoprire che non avevo mai detto nulla a nessuno? E se sapeva quello, come poteva non sapere che l'avevo detto a Hinata? Uno stalker? O magari aveva solo parlato per un'ipotesi?
  
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