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Autore: Darling Eleonora    03/09/2012    1 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Tea Party
 


“Quando sei andata al Cerry durante il loro tea party, al tavolino in cui ti sei seduta, quale membro accoglieva?”
”Cerise.”

 

-Piccolo pulcino…?? Leo Leo..!
-Non ti ascolta Conte, è inutile.
Era da quel pomeriggio di qualche giorno prima, che rifletteva su ”la faccenda Selen”. Non voleva pensare che, in qualche modo lei c’entrava qualcosa con la sua ammissione nel club, o il piccolo scandalo che gli aveva riservato la prima pagina sul giornale scolastico. In fondo, Selen, era sempre stata sua amica, o almeno si era sempre mostrata sua alleata, sempre pronta a lasciarlo con quelle frasi ambigue che davano soltanto a immaginare che lei fosse più furba di quanto apparisse.
D’un tratto la sua visuale indefinita venne turbata da un movimento brusco di una mano, senza bisogno di voltarsi a vedere chi fosse, chiese:
-Che vuoi?
Nel sentire una risata si girò scocciato costatando che la mano, come aveva immaginato, apparteneva al Conte.
-E’ il tuo primo tea party (dato che si è saltato settimana scorsa), non sei emozionato?
Lui alzò gli occhi al cielo di rimando. Uno spocchiosissimo tea party, non certo da lui.
Era un martedì pomeriggio di metà aprile e, come tutti i martedì pomeriggio, a quanto aveva capito, il club si riuniva per decidere le ambientazioni dei tea party che si svolgevano il sabato.
Si erano seduti da pochi minuti sui divanetti della sfarzosa sala al quarto piano del club quando Cerise  si schiarì la voce davanti ad un plico di fogli su un trepiedi:
-Dobbiamo scegliere cosa proporre per questo fine settimana. Qualche idea?
Chiese agitando una stecca da professoressa. Era la prima volta che la vedeva in uniforme scolastica ma era pronto a giurare che gli occhiali che indossava non fossero veramente da vista, al contrario di quelli di Julie, in piedi al suo fianco, pronta per annotare qualsiasi cosa.
-Principi e principesse!
Propose giulivo il Conte alzando una mano.
-Bocciato.
Sentenziò Cerise senza fare una piega.
-Chi vuole può farsi la foto con il suo membro preferito? Porto la mia Polaroid!
-Le foto le puoi fare comunque Oscar, il nostro scopo non è metterci in mostra ma fare il nostro dovere di consulenti. Il tema che proponiamo ogni volta è solo un modo per attirare ospiti, quindi bocciato.
 -Camerieri e cameriere?
-Bocciato.
-Ognuno si esibisce suonando uno strumento!
Esclamò entusiasta Adam.
-Non tutti sanno suonarne uno, bocciato.
-Ma tutti dobbiamo rimetterne per la tua incapacità a quanto pare...
Cerise gli lanciò uno sguardo assassino.
Alla fine passò un’ora e non arrivarono a capo di niente. Cerise bocciava tutti i temi, odiava riproporne di già fatti, mentre gli altri erano stremati dai continui battibecchi.
-Non badarci, ogni settimana è la stessa storia…
Lo tranquillizzò Oscar al suo fianco.
-Ma fare un semplice ricevimento?
Azzardò a chiedere Leonard che fino ad allora era stato ben zitto. Tutti andarono a guardarlo terrorizzati da quella che poteva essere la reazione del Presidente ad una proposta simile.
-Voglio dire, invece di spendere soldi in vestiti o roba varia... siamo in piena primavera, giusto? Potremmo fare qualcosa con qualche fiore…
-Non starai proponendo tema Hippie?!
Gli chiese inorridito Adam.
-Festa semplice a con qualche fiore per la primavera, senza strafare dici? Mmh.
Tutti si voltarono a guardare meravigliati il loro Presidente, si era posata un dito sul mento mentre faceva i suoi ragionamenti.
- Io avrò la possibilità di utilizzare le nuove porcellane floreali inglesi bone china!
-Io porto la mia Polaroid!
-La porteresti comunque, Oscar.
Gli fece notare scocciato Adam.
-Ogni ragazza regalerà sicuramente dei fiori al membro preferito…
Disse il Conte con una mossa del capo volutamente sensuale.
-Sei così ottimista?
-E’ una sfida Adamerino?  
-Con me in gioco il tuo nome non ti servirà a niente, Casanova.
 Cerise allora esclamò in fibrillazione:
-E’ deciso: domani darò l’annuncio del tema floreale per il nostro tea party di questa settimana!   
 
Erano le 15.45 e Leonard non era ancora riuscito a trovare l’entrata per la stramaledetta serra dove ogni sabato pomeriggio il Club faceva i suoi ricevimenti. Aveva chiesto indicazioni a Rina quella mattina poiché non aveva mai frequentato nessun corso extrascolastico sulla botanica e quella gabbia di vetro era enorme, la sua amica gli aveva disegnato una cartina, ma quando era andato ad aprire il foglietto, sembrava fosse stata disegnata da una delle elementari, con tanto di faccina stilizzata sopra che gli augurava buona fortuna.
Stava ancora rimirando e rigirando quel foglio con quella faccina sorridente che somigliava ad un maiale, quando andò a scontrarsi con qualcosa, o meglio, qualcuno:
-Oh!
Esclamò la ragazza curvando la piccola bocca a cuore.
-Leonard! Ma dove eri?
Portava in mano un cesto di vimini piuttosto ingombrante e indossava un’uniforme da governante bianca con rifiniture argentate, come al solito i capelli erano perfettamente arricciati a formare gli elastici boccoli.
-M-marù, ciao! Non trovavo l’entrata della serra!
Lei rise portandosi elegantemente una mano stretta a pugno davanti alla bocca, per evitare di essere troppo scortese.
-La porta principale della serra è comunicante con la scuola, non la troverai mai qui fuori!
Lui le sorrise maledicendo mentalmente Rina e stracciando la sua inutile cartina.
-Comunque ora entriamo dalla porta sul retro, ho la chiave, e ti devi ancora vestire!
-Vestire? Veramente la festa semplice che avevo in mente era in uniforme scolastica…
Lei rise come se stesse scherzando.
-Parlare di semplicità al Cerise è un’utopia. Posso capire che tutto questo ti stupisca, io sono nata in una famiglia piuttosto povera e semplice ma ormai sono abituata a questo ritmo!
Lui la guardò stupito, non credeva che in quella scuola, soprattutto nel club vi fossero persone di ceto modesto, ciò non fece che aumentare la sua simpatia verso quella ragazza. Aveva una curiosità ancora più accesa ma per paura di offenderla non volle chiedere altro riguardo la sua vita personale, anche se era rimasto colpito del fatto che lei gliene avesse parlato.
Quindi, anche se ancora più perplesso per il tea party che lo stava aspettando, seguì Mariù in silenzio.
La ragazza lo fece finalmente entrare nella serra tramite la porta in vetro, l’aprì con un mazzo di  chiavi che estrasse fuori dal grembiule bianco. Dopo aver percorso un piccolo vialetto tra le innumerevoli piante ed alberi verdi nei giardini al suo interno, la sua guida fece per scostare due grandi foglie di palma quando Leonard la bloccò:
-Aspetta!
Lei si voltò stupita.
-C’è qualcosa che non va?
Chiese con una voce dolce e preoccupata.
-Io non so cosa aspettarmi, non so cosa devo fare di preciso…non è proprio il mio ambiente.
Disse abbassando inevitabilmente lo sguardo.
-Non devi preoccuparti, ci saremo noi del Club ad aiutarti! Il nostro lavoro è accogliere gli studenti: ognuno di noi ha un tavolo dove loro possono sedervi a piacimento, durante questi tea party il più delle volte vogliono stare con noi solo per conoscerci meglio e discorrere del più e del meno. E’ tutto molto rilassato, non devi avere timori…
Disse, e attraverso il guanto bianco scompigliò leggermente alcune delle ciocche di capelli castani di Leonard. Lui cercò di nascondere il rossore che si era impadronito di lui a causa di quel gesto, lo faceva sentire un bambino.
-…Gli studenti a cui diamo realmente il nostro appoggio, perché necessitano del nostro aiuto e della nostra consulenza, ci scrivono delle lettere oppure chiedono di avere un incontro. Questo è solo un modo per entrare meglio in contatto con loro e far vedere che siamo disponibili e aperti, mostrare agli studenti che possono fidarsi di noi.
Lui ascoltò attentamente le parole dell’affascinante Mariù, costatando che non si erano mai parlati così a lungo, neanche durante le poche riunioni a cui aveva partecipato, anche se la conosceva da poco già era rimasto incantato dai suoi modi materni e rassicuranti.
-Ti ringrazio davvero Mariù, adesso mi sento molto più a mio agio.
Le disse sorridendole.
-Bravo! Sii sicuro di te e vedrai che farai colpo!
Gli desse facendogli l’occhiolino.
-Adesso… andiamo!
Concludendo entusiasta, scostò le grandi foglie che bloccavano la loro visuale, per scoprire cosa gli riservava quel pomeriggio.
E quello che vide lo lasciò di stucco.
Dal margine in cui si trovavano loro partiva un pavimento composto da piccoli tasselli di alabastro e, non lontano, i membri del club vestiti eleganti in bianco erano indaffarati per sistemare gli ultimi dettagli, l’intera sala era ornata da ghirlande di gigli, narcisi e garofani bianchi.
-Alla faccia della festa semplice…
Disse Leonard con il fiato che gli era rimasto.
-Su, Leo…
Disse Mariù spingendolo per le spalle per poi spintonarlo dietro ad un separet al lato desto della sua visuale. Cercò di replicare, ma lei gli lanciò addosso un frak bianco come quello che aveva visto indosso agli altri membri maschili.
-Hei, vuoi che ti aiuti ad indossarlo?
La faccia sorridente del Conte apparve dietro al separet.
-No.
Disse lanciandogli addosso la camicia della divisa scolastica che si era appena tolto.
-Ma come siamo pudichi!
Disse sghignazzando dell’altra parte della superficie in legno. Dopo una manciata di minuti in cui Leonard aveva messo tutto se stesso per cercare di indossare il vestito nel verso giusto e di non sgualcirlo subito, uscì dal suo nascondiglio e vide Mariù venirgli incontro eccitata:
-Leonard, sapevo che ti sarebbe stato bene il frak, anche se non è da te! Manca solo una cosa!
La ragazza lo trascinò dinnanzi ad una specchiera che si trovava dietro al separet e che lui non aveva notato. Mariù prese un vasetto che si trovava sopra il ripiano e Leonard sentì una sensazione di freschezza sulla cute.
-Ecco fatto!
A quelle parole il ragazzo osservò il suo riflesso nello specchio: sembrava un ricco conte con indosso quell’abito bianco e i capelli leggermente all’indietro, fatta eccezione per qualche ciocca lasciata morbida a cadergli ai lati del viso.
-Sei uno schianto!
-Oh, graz…ie!
Il ragazzo si ritrovò tra le braccia e il petto morbido di Mariù e non ce la fece ad opporsi, sia perché aveva paura di offenderla sia perché lo stava stritolando con una forza sovraumana.
-Mariù, tieni giù le tue mani lascive dal mio pulcino!
Intervenne il Conte cercando di staccare i due, causando solo più scompiglio.
-E’ il nostro pulcino e le tue mani sono più perverse delle mie!
Esclamò Mariù strattonando Leonard verso di lei.
-Ti sbagli! E c’è una sola mamma chioccia qui!
Disse il Conte facendo la stessa cosa dalla sua parte.
-Se proprio dovesse essercene una non saresti tu, ma la signorina Cerise!
La conversazione stava diventando troppo anche per il conteso.
-In quel caso sarei comunque il gallo, il re del pollaio!
-Tu al massimo saresti il cappone!
Il trio bisticciando però non si accorse che la serra si stava riempiendo di studenti, finché qualcuno non attirò la loro attenzione:
-Leonard!
I tre all’unisono si voltarono dalla parte dell’entrata principale, notando la ragazzina rossa in viso per l’emozione, con tutti i presenti intenti a fissarla.
-Oh, è la tua prima sostenitrice Leo! Che ci fai ancora qui? Affrettati!
Disse Mariù emozionata sciogliendo la sua morsa strangolatrice e spingendolo verso la ragazzina, dopodiché aggiunse rivolta al Conte:
-Io ho dei tavoli da servire, e anche tu smettila di fare la faccia da innamorato abbandonato e va ad accogliere gli studenti!
-Mariù che è successo?
Le chiese Adam avvicinandosi e cominciando un'altra discussione che però Leonard non poté seguire perché occupato:
-Tiffany, che sorpresa!
Disse poco convinto avvicinandosi alla ragazzina che per la prima volta vedeva senza uniforme scolastica. Indossava un elegante abito lillà e portava i capelli castani raccolti in una treccia.
-Io…vengo spesso ai tea party del Comitato. Comunque…volevo dirti che stai benissimo vestito così!
Disse rossa in viso.
 -Tu dici? Io non mi ci vedo per niente!
Disse il ragazzo autoironico.
-Comunque ti ringrazio, anche tu sei molto elegante. Vuoi accomodarti? Devo ancora trovarmi un tavolo.
Leonard ispezionò la stanza e trovò Oscar che si sbracciava cercando di farsi notare. Raggiunsero il ragazzino che li invitò ad accomodarsi ad uno dei tavoli in vetro affiancati da sedie di vimini; prima che potesse sedersi, Oscar li sussurrò in un orecchio:
-Cerca di mostrarti socievole e interessato, sarà una passeggiata no? Vi conoscete già!
Lui sorrise al ragazzino biondo non potendo fare a meno di notare la somiglianza tra lui e sua sorella maggiore. Stessa capacità nel prendersi cura degli altri ma con diversi modi.
-Leonard, ti trovi bene al Comitato?
Chiese timidamente Tiffany distogliendo lo sguardo.
-Sì, ma credo sia presto per esserne sicuri. In fondo sono da solamente due settimane un membro effettivo, e oltretutto questo è il mio primo tea party.
Cercò di sorridere cordialmente, alla ragazzina si illuminarono gli occhi e incominciò a sfoderare la sua parlantina che la rendeva famosa in classe:
-Giusto! Figurati, sono emozionata per te! Deve essere un piacevolissimo sviluppo per la tua vita accademica, io ne sarei talmente fiera e…
Mentre fingeva di ascoltare lo sproloquio di Tiffany non poté lasciarsi sfuggire uno sguardo agli altri tavoli.
Il Conte era accerchiato da gatte morte mentre parlava con la sua cadenza vocale trascinata e sensuale, e da quel che poteva vedere aveva iniziato una diatriba con il tavolo vicino al suo. Ovviamente quel tavolo era di Adam, che al confronto era meno sfacciato e più distaccato; Leonard non riusciva a capire come mai anche lui avesse così tante ospiti, pur non adottando il fascino stile Casanova. Forse veniva visto come il ragazzo snob che tutte avrebbero voluto ma che non fila nessuna, fatta eccezione per Mariù, non ci voleva un genio per capirlo, potevano anche arrendersi.
Dopodiché il suo sguardo si posò involontariamente su Oscar e il suo tavolo, o meglio dire il tavolo di Julie e Oscar. Questa volta era meno sovraffollato ma non c’erano solo ragazzine in visibilio, lui si divertiva a scattare foto dalla sua amata Polaroid ai suoi amici di classe e non, sembravano divertirsi. 
-…quindi sono stata davvero piacevolmente sorpresa quando ho saputo della tua ammissione al club! Ho sempre ammirato i suoi membri e il lavoro che questi svolgono, e saperti tra loro non ha fatto che aumentare questo mio sentimento!
Mentre Tiffany continuava a parlare, venne colpito dalla piccola folla che si era radunata seduta al tavolo più vicino rispetto al suo. Non fu poi così sorpreso di vedere il volto di Cerise e i suoi capelli rossi, ondulati per l’occasione, spuntare tra tutti. Indossava un abito rigorosamente bianco riempito di balze e stava intrattenendo i suoi ospiti impeccabilmente.
Ammirava la cordialità con quel suo sguardo arguto che Cerise utilizzava nel rispondere alle domande, aveva avuto modo di osservarla in queste settimane. Gli piaceva il modo che aveva di inclinare impercettibilmente la testa, oppure l’eleganza che mostrava mentre con il mignolo si spostava le ciocche rosse dal viso per farle posizione dietro al piccolo orecchio, o i suoi modi garbati e affabili che riuscivano ad affascinare chiunque senza neanche volerlo, il suo sorriso...
-Tu devi essere Leonard, il nuovo membro!
 Scosse violentemente la testa ritornando a Tiffany e al suo tavolo mentre si dava mentalmente del cretino.
-Certo, sedetevi pure se vi va.
Disse cercando di sorridere ai suoi nuovi ospiti, loro si lanciarono un’occhiata e poi mostrarono i loro migliori sorrisi mentre prendevano ognuno per se una sedia e si sistemavano.
-Caspita non ci aspettavamo che il club reclutasse a più di metà anno. Credo che non sia mai successo!
Fece notare una ragazzina dai capelli biondo rossicci con indosso un vestito blu.
-Già è fantastico! Se non mi sbaglio tu sei addirittura entrato quest’anno!
Intervenne il ragazzo al suo fianco piuttosto stupito.
-Esatto, sono qui da metà Gennaio, devo ritenermi davvero fortunato allora. Devo dire di essermi trovato davvero molto bene alla Sant Margot, non solo per il Club, anche per il programma di studi e le molte persone che ho avuto la fortuna di incontrare.
Cercò di parlare maggiormente stavolta e quando andò a guardare le espressioni dei suoi ospiti fu incredulo nel vedere che ad alcune ragazze sembravano spuntate le stelline dentro le iridi.
Improvvisamente un suono acuto, un tintinnio penetrò in tutto quel caos e Mariù attirò l’attenzione su di se. Voltandosi verso di lei la videro che teneva in mano un campanella d’orata, Cerise era al suo fianco con un sorriso cordiale dipinto in volto. Tutti erano in un silenzio di attesa aspettando le parole di benvenuto del Presidente.
-Adesso che ci siamo tutti, volevo salutarvi e dirvi che siamo molto lieti di essere in vostra compagnia e di avervi così in tanti. A breve verrà servito il tea, per cui prego chi è in piedi di sedersi ai tavoli. Come avete ben potuto notare il tema di oggi è piuttosto semplice e genuino, siamo in primavera e i fiori stanno sbocciando, ma abbiamo deciso di non strafare con troppa eccessività perché questa giornata è dedicata a Leonard.
Al sottoscritto balzò il cuore, fissò lo sguardo in quello di Cerise, sicuro e determinato di fronte alla sua sorpresa mentre catturavano l’attenzione di tutti i presenti.
-…colui che ha proposto il tema e nuovo membro del Comitato. Fategli un applauso! 
Battiti di mani e urla di incitamento si levarono e Leonard non poté che sorridere grato in un nascosto imbarazzo. 
Dall’altro capo della sala contornata dal verde delle piante, una musica leggera iniziò ad attirare l’attenzione e a dare il via al tea party. Seguendo la scia del suono, vide Adam seduto davanti ad uno splendido pianoforte bianco a coda, e qualcuno che riconosceva la melodia come “La Primavera” presa da “Le quattro stagioni” di Vivaldi.
Dopo il discorso di Cerise, una serie di ragazzi e ragazze, alcuni persino più grandi di lui incominciarono ad accerchiare di seguito il suo tavolo. Veniva in continuazione tempestato di domande e circondato da sconosciuti, ma, con sua grande sorpresa, non ne fu irritato, anzi.
-E’ solo perché è la new entry…
Sentì borbottare Adam dal pianoforte.
-Permesso, permesso…
Mariù si avvicinò al gruppo di Leonard con un carrellino e pose sul tavolo una caraffa di vetro contenente acqua calda e apparecchiò la tavola con tazze di qualche costosissimo servito in porcellana. Dopodiché, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, da una scodella prese e mostrò posato sul palmo della sua  mano il bocciolo di un fiore.
-Questo viene chiamato “Buquet di tea”, va molto di moda in oriente, osservate bene…
Prese la punta del bocciolo e piano piano lo fece scivolare nell’acqua, in modo che si posasse sul fondo adeguatamente. Dopo pochi attimi videro il bocciolo dischiudersi nell’acqua e sbocciare in un bellissimo fiore giallo, mentre tingeva il liquido della brocca di un color oro.
Ben presto si udirono commenti di meraviglia e stupore misti a battiti di mani.
-Che spettacolo…
La cameriera fece un occhiolino d’intesa a Leonard per poi andare a versare con gesti esperti e col l’aiuto di un fazzoletto ricamato, l’infuso nelle tazzine.
-Infine: torta Mimosa e torta all’acqua di fiori del gelsomino.
Sistemò le due splendide torte nel centrotavola.
-Bon appetì!
Concluse soddisfatta sotto lo sguardo stupito di tutti, per poi passare al prossimo tavolo.
Fra il brusio della sala e i suoi ospiti intenti a pregustarsi il tea delle cinque in punto, d’improvviso, nella mente di Leonard riaffiorò l’immagine di poco prima. Si stupì nel ripensare a Cerise e al fatto che avesse concentrato l’attenzione su di lui. “Da quando sei così interessato, attratto dalle ragazze? O meglio, da una ragazza…” Si chiese con curiosità e stupore, avviando involontariamente lo sguardo al tavolo accanto al suo.
-Leonard, che hai?
Gli chiese Tiffany con preoccupazione, osservando la sua espressione distratta. Lui scosse la testa garbato accennando un sorriso.
-Niente, niente. Hai già assaggiato la torta?
Le chiese per cambiare argomento.
-Si tutte e due! Quella Mimosa è morbidissima, avanti provala!
Lui sorrise continuando ad assecondate Tiffany, ma con la mente continuò a pensare a quanto fosse strano . Non era da lui fissare in quel modo le persone e non rendersene neanche conto. Osservare era sempre stata una delle cose in cui riusciva meglio, anche il solo fatto di stare ore a guardare lo stesso panorama di sempre dalla finestra della camera di casa sua. A volte aveva desiderato che il mondo girasse più veloce e l’unica cosa che dovesse rimanere ferma fosse stata la sua finestra con lui affacciato. E ovviamente si sentiva incredibilmente più vivo nell’osservare lei rispetto ad un ciliegio.

Tiffany osservò Leonard. Era il suo primo tea party e stava andando splendidamente, doveva essere orgoglioso. Purtroppo c’erano attimi in cui lo vedeva assorto sempre nella solita direzione; aveva percorso con il suo sguardo quello di lui, per scoprire su cosa i suoi occhi andavano a posarsi così frequentemente, come un gesto spontaneo e automatico. Quando l’aveva scoperto il cuore le era balzato, mancando un battito. Così aveva cercato di distrarlo quanto poteva per il suo bene, lui le aveva rivolto un sorriso e l’aveva invogliata a intavolare un’altra discussione, da ragazzo beneducato quale era. Lei continuava a parlare e lui annuiva di tanto in tanto, ma era come se i suoi occhi la guardassero ma non la vedessero.
In quel momento si stavano godendo il tea e i dolci, e Tiffany continuava imperterrita a conversare:
-Quindi, mi chiedevo Leonard…
Non sentendo alcun cenno di assenso dalla sua parte, si voltò e non poté restare ferma e zitta: non era da lei.
-Sei distratto Leonard, che ti succede?
Nessuna risposta e il suo senso di impotenza aumentava mentre gli parlava non riuscendo a catturare la sua attenzione, sempre rivolta dalla solita parte.
-Leonard…
La voce le morì in gola e, per evitare che piccole lacrime rovinassero tutto, fu mossa da un gesto impulsivo:
-Ma insomma!
Balzò in piedi, riuscendo per fortuna a non urlare eccessivamente e finalmente a ottenere la sua attenzione, e quella di altri purtroppo. Nello scatto improvviso era riuscita persino a far cadere il suo cucchiaino per mescolare il tea.
-Tiffany, stai bene?
Gli chiesero tutti, meno che lui, intento a fissarla stupito. Allora arrossì violentemente cercando di contenersi:
-Scusatemi, sono mortificata…mi è caduto…
-Lascia, Tiffany, ci penso io. Adesso Mariù te ne porterà un altro.
Disse lui soltanto, alzandosi in piedi e rivolgendo il suo solito sorriso di circostanza.
Si diede da sola della stupida, sia per la sua reazione sia per la figuraccia, non solo con Leonard ma con gran parte dei presenti in sala.
Vide Mariù accorrere tra la quiete scesa e interrotta solamente da brusii.
-Eccoti un altro cucchiaino, tu stai bene? Posso sapere cosa è accaduto?
Chiese con un’espressione preoccupata sul viso d’angelo, mentre le porgeva la posata.
-Ti ringrazio molto ma non è successo niente, davvero.
Lei le rivolse uno sguardo dubbioso prima di annuire e tornare alle sue mansioni.
 
Leonard aveva trovato un buon modo per riposare la sua testa colmata dalle chiacchiere insistenti di Tiffany, e ciò consisteva nell’andare a scovare il cucchiaino cadutole, sbirciando sotto alle sedie o ai tavoli, cercando di tenersi occupato per almeno un paio di minuti.
Con lo sguardo chino scorse un luccichio sul pavimento, sotto alla sedia di un ospite. Si chinò senza farsi notare, prese svelto la posata e fece per andarsene ma destino volle che il tavolo nel quale l’ospite era intrattenuto fosse quello di Cerise. Il ragazzo era semi inginocchio quando sentì, a breve distanza la voce gentile e angelica della ragazza.
E a ciò che udì rimase paralizzato dalla sorpresa, non riuscendo ad alzarsi e a mostrarsi del tutto, ma riuscendo solo e soltanto ad ascoltare quelle parole...

 

  
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