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Autore: ___velius    03/09/2012    5 recensioni
«Ricordami, perché sei nella mia crew se sei una tale rompiscatole, Ron?» Dico prendendola in giro.
«Perché saresti perso senza di me, Jey.»
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'giorno a tutti, volevo scusarmi in anticipo per il ritardo abissale e il capitolo triste, 
sappiate che le idee per i prossimi ci sono più o meno e prevedo che questa storia sarà più lunga della mie altre long.
Spero ci siano ancora tante recensioni, grazie. **
Ovviamente rispondo per messaggio. uu

@___velius
p.s. la canzone è 'Countdown' di Beyoncé.










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There’s ups and downs in this love
got a lot to learn and it’s love.
Through the good and the bad, still got love
dedicated to the one of love, hey
Still love the way he talk, still love the way I sing,
still love the way he rock them black diamonds in that chain,
still all up on each other, ain’t a damn thing change.



















I couldn't forgive





Come biasimarmi?
Non potevo - né per orgoglio né perché ne avessi voglia –perdonarlo.
E credo se lo aspettasse, in fondo erano scarse le probabilità di un possibile perdono.
Quindi, io mi ero alzata ed ero andata in camera decisa a disfare la valigia – ancora chiusa e lasciata davanti alla porta – e lui era rimasto sul divano con lo sguardo diretto verso la tv, come a volermi dire “sono indifferente”.
Invece penso che non sia così e che nel bene o nel male io abbia un po’ lasciato il segno.
Sono stata un’avventura, il nuovo giocattolo, un modo per distrarsi come fidanzata, ma sono comunque uno dei componenti del team e faccio parte della famiglia.
Prendo l’ennesimo capo dalla valigia e lo ripongo per bene nei cassetti mentre Carin entra in camera e si chiude la porta alle spalle.
«Dovremmo parlare?» Domanda e sa che non può ottenere una risposta a parole, al solito.
Deve solo aspettare che io la guardi e inizi a raccontare.
«Cosa sai già?» Dico appoggiandomi al cassetto per poi chinarmi e prendere una maglietta dalla valigia.
«Tutto quello che è successo prima che mi riportassi le chiavi.» Risponde sedendosi sul mio letto e accavallando le gambe.
Sono felice di vedere che nonostante la nostra differenza di età lei mi tratti come una persona grande, sempre.
«Niente, sono tornata qui e mentre ero in salotto è venuto anche Justin e mi ha detto che gli dispiace, che non sta approfittando di me, che sono importante.» Mi fermo un attimo mentre continuo meccanicamente il movimento valigia-maglia-cassetto. «Mi ha chiesto di cancellare tutto quello che è successo oggi, di ricominciare da quando è atterrato il mio aereo.» Finalmente abbandono completamente la valigia e dedico tutto il mio sguardo a Carin.
La sua domanda è abbastanza ovvia, scuoto la testa in segno di negazione.
Mi salta addosso abbracciandomi e non posso fare a meno di ricambiare.
«So che non vuoi… E hai ragione! Solo che voi vi amate ed è così triste!» Si sfoga, tra un singulto e l’altro.
Mentre Carin ancora mi stringe singhiozzando qualcuno bussa, lo invito ad entrare e quando la porta si spalanca la figura ben distinta di Justin ci si presenta davanti.
Lascia incrociare i nostri sguardi per poco, poi lo rivolge a Carin, un po’ indeciso.
«Scusa, Carin… Potresti venire? Sai il vest-» Lei lo interrompe con dei “sì, sì, certo.” e poi scappa dalla stanza.  Il biondo non mi rivolge la parola e si limita ad uscire dopo poco.
Non volevo che finisse così.
E da quello che mi ha dimostrato ora, credo che si sia davvero pentito.
Solo che non riesco comunque a perdonarlo.
Esco anch’io dalla mia camera chiudendo la porta alle spalle e avviandomi verso la camera di Justin dove immagino si trovino tutti.
Professionalità, ci vuole professionalità.
Sei comunque qui perché è il tuo lavoro, ti pagano.
Mi allungo la maglia sui fianchi e mi presento sull’uscio della camera con la porta spalancata.
Mi appoggio allo stipite e rimango in silenzio, sorridendo a chi di loro si è girato a guardarmi.
Faccio vagare lo sguardo fino allo specchio, dove incrocio quello di Justin che fa finta di non vedermi.
Perché hai dovuto fare il cretino?
Questa situazione sembra farmi più male del tradimento.
Carin non si gira neanche a guardarmi, ha ancora visibilmente gli occhi rossi e non le sarebbe così difficile ricominciare a piangere.
« Ti stai preparando, eh bro’?» Urla un ragazzo biondo entrando seguito da uno più alto e dai capelli castani. Ryan Butler e Chaz Somers, ovvio.
Justin si alza e va a salutarli.
Noto che è sempre sorprendente vederlo in smoking.
Lo sguardo dell’altro biondo si posa su di me mentre sussurra qualcosa a Justin.
Non credo sappia che siamo stati insieme, io e Bieber.
Piuttosto innervosita dagli sguardi altrui, esco dalla camera e vado nella mini-cucina, a bere un po’ di tè.
«Ehi, scusa. Non è che ne daresti un bicchiere anche a me?» Chiede quello che io ho riconosciuto come Ryan, annuisco freddamente, ma lui comunque mi porge la sua mano. «Ryan Butler.» Dice.
Gliela stringo dopo avergli passato un bicchiere pieno. «Ronnie Hudson.»
«Ah, la famosa Ronnie…» Inizia e mi sembra che tutta quella spavalderia di prima e voglia di provarci con me sparisca, poco a poco.
Carin, Scooter e Ryan Good vengono a salvare il povero ragazzo dal mio silenzio e mi annunciano che andremo tutti a mangiare la pizza, usciremo quando Justin sarà andato via e mi consigliano di andare a prepararmi.
Faccio la doccia, mi vesto semplice, asciugo i capelli, li piastro e mi trucco poco prima di raggiungere gli altri ed avviarci insieme verso la pizzeria.
«Alla fine, è andata Pattie alla serata.» Dice Scooter, come per informarmi.
«E ha detto che dopo ci avrebbero raggiunto.» Annuisco e dopo continuiamo a parlare normalmente per tutta la sera. Fino a quando non ci raggiungono anche madre e figlio e decidono di mettere la musica nella pizzeria italiana. Subito Carin quasi costringe Scooter a portarla a ballare insieme alle altre coppie che lentamente si avvicinano al centro della pista.
Ryan Good  si alza e fa vagare il suo sguardo da me a Pattie, ma non fa in tempo a scegliere perché Justin si alza e chiede alla madre di andare con lui a ballare, lei accetta, felice della proposta.
Allora appena Ryan mi chiede di raggiungere gli altri, nonostante io sia un po’ restia, accetto.
«Mi dispiace.» Sussurra. «Ti va di sfogarti un po’ con me?» Chiede mentre dondoliamo seguendo la musica.
«Non ora.» Gli sussurro.
Sobbalzo quando Pattie mi sfiora il braccio e me la trovo di fianco, abbracciata ad un Justin sorridente.
«Ti lascio mio figlio.» Dice, per poi staccarsi da quest’ultimo e prendere il mio posto con Ryan.
Penso che potrei protestare.
«Lascia stare.»Mi sussurra Justin, per poi portarmi un po’ più in là.
Iniziamo a dondolarci, un po’ più dolcemente rispetto a come ballavo con Ryan, ma rimaniamo piuttosto lontani.
«Non volevo che tutto fosse stato così, quando ci saremmo lasciati.» Gli sussurro appena avviciniamo i nostri corpi.
«Io non volevo che fosse così e basta.» Dice.
Non so quale risposta si potesse aspettare, ma mi stacco e vado in bagno dopo averlo avvisato.
Arrivo davanti allo specchio e mi ci guardo riflessa.
E’ piuttosto chiaro che ci sia qualcosa che mi turba e ho gli occhi lucidi.
Di colpo entra Chaz, l’amico di Justin che mi si è presentato anche lui oggi, e subito si scusa.
Accenno un sorriso.
«No, tranquillo.» Gli dico. «E’ un bagno pubblico.»
«Qualcosa non va? Anche se magari non vuoi dirmelo…» Inizia, ma lo interrompo.
«Sì, c’è qualcosa che non va, ma…Non ho voglia di parlarne, no.» Dico.
Cerco di apparire il meno fredda possibile perché mi dispiacerebbe, insomma, il ragazzo non mi ha fatto nulla e mi sta piuttosto simpatico a pelle, al contrario di Ryan.
«Bene, io raggiungo gli altri.» Lo informo.
«Sì, aspetta. Vengo anch’io.»
Il percorso bagno-tavolo non è molto lungo, però Chaz inizia a dire qualche cavolata e io che ho la risata facile mi lascio andare, così quando arriviamo al tavolo visibilmente divertiti, tutti ci guardano in modo strano.
Proprio ora dovevano togliere la musica?
«Non credevo ci fosse qualcun altro che ride così alle battute squallide, tu mi sei simpatico!» Esclamo battendo il cinque a Chaz.
Ci risediamo con calma, mi volto verso Justin e mi rivolge uno sguardo parecchio contrariato.
Neanche avessi detto di volerlo sposare.
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
«Ok, Ron la portiamo noi a “casa”.» Dice Pattie, mimando le virgolette.
Così, Bieber, Pattie ed io ci avviamo alla macchina senza dire una parola.
«Amo il silenzio, però odio quando è questo… Questo tipo di silenzio.» Dico mentre sono già seduta sul comodo sedile posteriore della macchina – come la chiamo io – accecante.
«Già.» Asserisce Pattie.
 


Il viaggio continua nello stesso pesante silenzio con cui è iniziato e in poco tempo ci troviamo ognuno nella propria stanza del bus.
Metto il pigiama e vado a letto, prendo l’iPhone e rispondo ai pochi messaggi arrivati consapevole che non ci sarà uno di Jey, questa volta.

 
























   
 
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