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Autore: I_me_mine    03/09/2012    2 recensioni
Juditte Evelyn Wood : una ragazza come tante,sognava una vita come quella di tante ,una famiglia come quella di tante.
Invece il destino la ricondurrà al luogo dove tutto il suo dolore ebbe inizio anni addietro ,il luogo che la cambierà ancora una volta e per sempre.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un intenso profumo mi riempì i polmoni.

Quella mattina la temperatura era mite così decisi di indossare una semplice camicetta azzurra con una gonna intonata lunga circa fino al ginocchio. Legai la mia chioma castana in una lunga treccia che ero solita lasciar cadere lungo il lato destro del viso e scesi in cucina.

L’odore si rivelò essere quello di una stupenda torta allo yogurt.
Se di Marianne si può dire tutto c’è da ammettere in compenso che è una cuoca strepitosa.

“Buongiorno nonna”

“Jude cara,dormito bene?”

“Benissimo grazie” ispirai “che profumo eccezionale..e immagino che il sapore non sia da meno” affermai indicando la torta in bella vista sul tavolo e sfoggiando un sorrisino furbo.

Rise compiaciuta .

“Noto con piacere che,anche se gli anni sono passati,il tuo appetito è rimasto immutato”

“Beh,mamma non è un granché in cucina,devo godere del momento”

Improvvisamente si rabbuiò.

“Eleanor..” disse quasi tra sé “..e sta bene?”

“Apparte qualche acciacco è sana come un pesce”

Avevo ben intuito dalla sua espressione cosa le passasse per la testa e di certo non si trattava di pura formalità o curiosità.

”…..nonna..mi ha dato tutto quello che poteva!” la fissai dritta negli occhi.

“Si..immagino di si..”
 
Notai un briciolo di malinconia nelle sue parole e lascia cadere il discorso:era un viaggio all’insegna della riappacificazione e non volevo rovinare tutto con le prime discussioni delicate sul mio passato,non ancora per lo meno.


Assaporai ogni briciola di quello che a me sembrò un capolavoro culinario e decisi poi di uscire ad esplorare la città.

Marianne si offrì di accompagnarmi ma gentilmente declinai l’offerta  affermando che avrei preso un pullman.
Mi piaceva stare sola e ragionare.

Osservare e assimilare ogni dettaglio era un’operazione che richiedeva concentrazione e tranquillità,la presenza di mia nonna non avrebbe permesso ciò.

In fondo ne fu lieta anche lei,scongiurando così la possibilità di altri interventi spiacevoli.
 
 

Avevo appena varcato la soglia quando lo notai:

“Hey George,buongiorno”

“Jude,buongiorno a te” sorrise .

“Dove stai andando,non vorrai mica marinare la scuola?” lo punzecchiai conscia però del fatto che la mia libertà non sarebbe durata molto ancora.

“No no,no di certo,ma devo prendere il pullman per arrivarci..è un po’ lontana da qui,rischio di far tardi e..cavolo,è la fine..non che mi dispiaccia,cioè,non sono un’amante della scuola ma ,ecco,sai com’è..”

Probabilmente prese la mia domanda sul serio perché ora stava letteralmente ingarbugliandosi la lingua nel tentativo disperato di spiegarmi esattamente quale fosse il suo punto di vista sulla scuola,e il tutto rendeva  quella scena davvero buffa.

“ Tranquillo George,capisco perfettamente cosa intendi” io risi e lui sembrò ancora una volta imbarazzato dalla sua goffaggine  “..allora io vado,buona giornata” feci per andarmene.

“Hey aspetta Jude” mi voltai curiosa “una di queste sere ci vediamo? Per la chitarra intendo,io mantengo sempre le mie promesse”

Era un ragazzo così dolce,mi sembrò davvero un cucciolo in quel momento e non posso nascondere che il suo invito mi fece davvero piacere.

“Ma certo,non chiedo di meglio”

“Perfetto ..allora che ne diresti di venerdì sera,così ti mostro uno dei nostri punti di ritrovo e ti presento la band in cui suono…sono tipi forti!”

“Suoni in una band? Accidenti,che cosa grandiosa!”

“Si,immagino lo sia….Oh cavolo devo scappare!” Si riprese immediatamente dai suoi pensieri “Scusami Jude,devo scappare proprio..ci vediamo venerdì allora!”

Mi urlò queste parole correndo via.

“A venerdì” Salutai con la mano.
 


Ero arrivata a Liverpool da nemmeno un giorno e avevo già un appuntamento.
Mi sentivo a casa e questo mi consolava.

                                                           
                                                                      ♦


Passeggiai per le strade di Liverpool a lungo;arrivai al porto e mi spinsi fino al faro. La vista era meravigliosa,tutta quella tranquillità infondeva in me un senso di pace.

Londra e il suo ritmo caotico si fecero spazio tra i miei pensieri.

Tenevo a bada la malinconia,era una di quelle cose che detestavo profondamente,perciò scacciai quei ricordi ancora caldi e mi incamminai alla fermata del bus.

Prima di far ritorno decisi però di dare un’occhiata ad un istituto che aveva attirato la mia curiosità.

Passai nei pressi di una scuola,quella che ,in base alle mie attitudini scolastiche ,avevamo in comune accordo con mia madre deciso avrei frequentato  in questi mesi.

Il Liverpool college of art.

La struttura era adiacente a quella del Liverpool istitute ,mi informai  molto a riguardo prima di partire:in origine i due palazzi furono adibiti a scuola serale per operai ed in seguito convertiti a quella che oggi stavo ammirando.

Me ne stavo lì a pensarci ,tranquillamente,quando un ragazzo mi si scaraventò contro urtandomi violentemente e continuando la sua corsa come nulla fosse accaduto.

“Hey ,attendo a dove guardi,razza di incivile” Gli urlai contro immaginando che mi avrebbe ignorata come poco prima.
Invece tornò indietro convinto e afferrandomi per un braccio con una mano e tappandomi la bocca con l’altra mi fece segno di non urlare.

“Vieni con me” sussurrò nella foga.

“Non ci penso proprio” replicai io decisa.

“Fai un po’ come ti pare allora” sbuffò alzando le mani al cielo e voltandosi  nell’intenzione di continuare la sua corsa.

“Pretendo delle scuse,dove cerchi di scappare,hey” Urlai ancora più forte nel tentativo di farmi sentire.
 
Se c’era una cosa che non avevo mai sopportato quella era proprio l’inciviltà,e questo tizio sconosciuto lo era stato nei miei confronti.
Si voltò nuovamente.

“Certo che sei proprio dura eh,se pretendi delle scuse chiuditi il becco e seguimi “

Offesa mi accigliai ma non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che il ragazzo mi trascinò in un vicoletto poco più avanti con fare agitato.

“Questa volta sei spacciato ragazzino immondo che non sei altro”
Una voce giunse alle nostre spalle palesemente indirizzata al mio “rapitore”.

Avevo ancora la sua mano sulla mia bocca quando irritata gli diedi un morso “E così sei un delinquente!”

“Cazzo che male…ma cosa ti salta in mente,eh?!”  urlò agitando la mano in aria.

“Così impari a tenere a posto le tue manacce luride!” mi portai le mani sui fianchi.
“Che diavolo che sei!”

Stavo per rispondergli a tono quando notai la sua espressione mutare da adirata a divertita scoppiando a ridere fragorosamente.

“Oh si,sei proprio un fottuto diavolo” rideva ancora “mi piaci” disse maliziosamente infine.

“Tu a me per niente “ risposi prontamente accompagnata dalle sue continue risate compiaciute.

“Allora sua malvagità,come si chiama?”

“Non ho la minima intenzione di dirti il mio nome..almeno non finché non avrò ricevuto delle scuse ed una spiegazione!” Lo fissai dritto negli occhi con sguardo serio.

“Ok,ok” alzò gli occhi al cielo e si accese una sigaretta  “Dunque,sono evaso di prigione ed ora lo hanno scoperto e vogliono riportarmi in gattabuia”

A quelle parole la mia indignazione fu tale che girai i tacchi e feci per andarmene scuotendo la testa alquanto seccata da quella presa in giro. In che razza di personaggio mi ero imbattuta?!

“Hey hey ferma,stavo solo scherzando,dai..” mi voltai ,ancora non so bene  perché lo feci,e con lo sguardo lo incitai a continuare.

“Ho saltato la scuola,quel posto è pieno zeppo di idioti..me la sono spassata un po’,ecco tutto”

“Mah,farò finta di credere che non ci sia dell’altro..però adesso..”

“Adesso cosa??” Notai perplessità sul suo volto.

“Adesso voglio delle scuse per avermi quasi gettato a terra!”

“Ah certo certo,delle scuse” ispirò una boccata di fumo dalla sigaretta ormai ridotta “Beh,mi perdoni sua maestà se le ho intralciato il suo cammino” finse un inchino con ancora dipinta in volto quella sua espressione sfacciata e divertita che aveva avuto tutto il tempo.

“Ok,mi arrendo,sei un totale cretino!”

Mi allontanai questa volta senza voltarmi e lo sentii urlare qualcosa “Io sono John comunque,è stato un piacere dolcezza”

“Non posso dire lo stesso” finsi mancanza di interesse  e gli urlai le ultime parole “Jude in ogni caso..”
Lo sentii ridere ma non avevo intenzione alcuna di voltarmi. Ero certa di non aver incontrato mai una persona più irritante di quel tipo.
 
 
“John..” dissi tra me e me “ma pensa che tipo..DIAVOLO,mi ha chiamata DIAVOLO?!” 
Sbuffai salendo sul pullman per far finalmente ritorno a casa.







I_Me_Mine: Ed eccoci al terzo capitolo! Devo ringraziare di cuore 365DayswiththebeatlesHelter Skelter e CheccaWeasley per aver letto e recensito la storia,davvero grazie di cuore,mi fa molto piacere che apprezziate :D
Ringrazio anche coloro che,spero,leggano anche senza farsi sentire :)
Spero non vi abbia annoiato,come al solito mi scuso per eventuali errori e alla prossima :D



   
 
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