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Autore: amanda91    03/09/2012    6 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5MESI DOPO

POV ELENA

“Mamma! Mamma! Cos’è l’amore?”
Una giovane donna dai folti capelli scuri ed un’aria serena e sorridente si accovacciò sul prato di una scuola elementare per poter riabbracciare la sua piccola bambina che trafilata e spedita le corse incontro in cerca di una risposta.
Ci pensò su qualche istante mentre carezzava affettuosamente le guance paffute della bimbetta.
“Elena, perché questa domanda?” le domandò amorevole.
“Oggi Matt ha detto che mi ama ma io non so cosa significa!”
Le spiegò convinta agitando le piccole manine piene, poi scrollò le spalle continuando ad osservarla pensosa, in cerca del suo sguardo rassicurante.
“Beh piccola... l’amore è… sentirsi a casa. Stringere qualcuno e sentire che non c’è altro posto al mondo in cui vorresti essere”
La piccola schiuse le labbra in un’espressione di sorpresa, poi i suoi profondi occhi scuri brillarono di una nuova luce.
“Come quando io abbraccio te o il papà?” chiese spontanea, di un’ingenuità pura e totale, tipica di una giovane donna di soli sei anni.
Miranda rise genuinamente divertita, poi allungò una mano ad incontrare quella della bambina, per rialzarsi e incamminarsi insieme verso casa.
“Beh più o meno”
Sentì Elena sussultare ancora, poi rivolgersi a lei poco convinta.
“Mamma e come faccio a riconoscerlo?”
“Quando sarai grande e lo incontrerai vedrai che lo capirai. Forse all’inizio nemmeno ti piacerà… sai a volte fuggiamo da chi amiamo di più” le spiegò comprensiva e paziente, e la bambina tornò a casa soddisfatta, con la sensazione di aver appena scoperto qualcosa di molto importante.
 
“Gilbert sveglia!”
Un bisbiglio appena udibile, a malapena sussurrato in modo deliziosamente affettuoso, la riportò suo malgrado al presente. In quello stato di totale dormiveglia riconobbe immediatamente il calore del letto che orami la ospitava da mesi, e la morbidezza delle gentili lenzuola profumate che avvolgevano come ogni notte il suo corpo snello.
Non riaprì gli occhi, rapita dallo stato di beatitudine in cui ancora versava, sorrise soltanto comunicandogli di essere sveglia. Si lasciò carezzare per interminabili minuti dalla sua mano premurosa che continuava a solleticarle lentamente la guancia e i capelli setosi, portandoglieli dietro l’orecchio.
Sentiva la sua presenza al suo fianco come ogni mattina, il suo amore deciso inebriarla, il peso del suo corpo affondato nel materasso, mentre senza fiatare continuava a sfiorarla delicatamente.
Come ad ogni risveglio, da cinque mesi a quella parte. Non avrebbe più potuto viverne senza per il resto dell’eternità, constatò aprendo gli occhi. E ciò che vide le mozzò il respiro.
I suoi occhi di un’indefinibile blu a qualche spanna dal viso, riflettevano come zaffiri la luce di un sole già alto e caldo nel cielo limpido di prima estate. Un sorrisino ricurvo disegnato sulle labbra. Di una bellezza che avrebbe impallidito al suo cospetto anche la più famosa delle opere d’arte, che avrebbe potuto facilmente mettere in ombra anche quella splendida giornata di sole.
“Era ora! Dormigliona! – la rimproverò ironico – siamo già in ritardo! Sbrigati io ti aspetto giù” l’avvisò frettoloso alzandosi dal letto. Solo allora si accorse che fosse già vestito e pronto per uscire.
“Sul serio Damon? Mancano quattro ore!” gli ricordò divertita seguendolo fuori dal letto, per raggiungerlo e donargli un bacio a fior di labbra.
“Jeremy è già stato qui, stanno tutti aspettando te!”
“Da quanto sei sveglio?” gli domandò a quel punto incuriosita.
“Non riuscivo a dormire!” si difese lui.
Elena rise, incredula ed anche piacevolmente colpita, notando l’adorabile tocco d’ansia nella sua voce.
“Ehi! Sono io la diplomanda, non tu! Cos’è quest’ansia?”
“Mi piace la consegna dei diplomi – le chiarì ovvio – tanti sorrisi, belle parole – prese una breve pausa – tutte quelle belle ragazze…” fu lui a ridere questa volta, quando vide il suo volto incupirsi al tono derisorio e malizioso con cui le si rivolse per riferirsi a tutte le giovani diplomande che avrebbero incontrato.
“Damon ti ficco un paletto nel cuore!” lo avvertì con accennata asprezza nella voce. Dire che la sua fosse soltanto gelosia era un eufemismo. Era tremendamente e pericolosamente gelosa, e lui lo sapeva bene.
“Sei un’adorabile vampira gelosa!” la schernì avvicinandosi a lei fino a poterle posare un bacio casto tra i capelli. Ciò che ottenne in risposta fu però soltanto un’occhiataccia e un pugno in pieno petto.
“Dimenticavo… sei un’adorabile vampira gelosa e violenta!” precisò arricciando il nasco nel mal tentativo di imitare le sua espressione corrucciata.
“Crepa!”
“Già fatto”
“Ti odio” insistette paonazza di rabbia. Incredibile come Damon riuscisse ad avere sempre l’ultima parola! Incredibile, irritante, ma tremendamente sexy.
“Stanotte non la pensavi allo stesso modo…”  si finse pensieroso battendo ritmicamente un dito sul mento come in una parodia di chi tenta di ricordare qualcosa.
Elena scattò verso il letto in un soffio e afferrando un cuscino lo scagliò nel vano tentativo di colpirlo. Tutto inutile, era già sparito in corridoio.
Ma prima che potesse voltarsi arresa, ricomparve sulla soglia della  porta.
“Ti amo” le ricordò sorridente volatilizzandosi un attimo dopo. Era già al piano di sotto, dove lo sentì ridere.
Scosse la testa intenerita e divertita da quei battibecchi quotidiani che ormai da mesi coloravano le sue giornate. Avrebbe potuto elencare un’infinita lista delle qualità di quell’uomo, ma la verità era che non c’era qualcosa che amasse in lui più di altre. Avrebbe potuto elencare un’altrettanto infinita lista dei difetti, ma anche in quel caso non avrebbe saputo spiegare cosa in lui non andasse, o amasse di meno. Lo amava nella sua interezza, amava tutto di lui, dal pregio più nascosto al difetto più evidente. Amava il modo in cui aveva trasformato la sua vita con la sua sola costante presenza; il modo in cui l’aveva sorretta e rialzata in quei lunghi mesi difficili, amandola come se fosse la sua unica fonte di vita, il suo unico respiro.
Amava il modo petulante con cui la convinceva a fare ciò che voleva lui, o il modo in cui sviava un discorso quando non gli andava di affrontarlo. Amava il modo in cui la sorprendeva nel cuore della notte o nel pieno delle lezioni con qualche gesto inatteso come uno spuntino notturno, o un mazzo dei suoi fiori preferiti.
Amava il fatto che cucinasse per lei o che si lasciasse convincere a vedere un film quando proprio non gli andava, amava il fatto che facesse scegliere a lei il libro che le avrebbe letto dalla sua gelosissima libreria personale. Amava il modo in cui quando facevano l’amore la guardava e la sfiorava, amava il fatto che riuscisse a farsi prendere dalla passione trasportando anche lei in quel mondo del tutto nuovo, privo di regole, o freni.
In quei mesi aveva incontrato e conosciuto un Damon inedito, un nuovo universo tutto da scoprire. E se possibile lo amava adesso più di prima.
E quel giorno aveva bisogno di lui più che mai.
Si vestì in tutta fretta, poi seguì il trucco, si aggiustò i capelli, in fine si guardò allo specchio.
Il giorno del diploma. Il giorno in cui tutto sarebbe finito, il giorno del confronto, la fine di un percorso. Il giorno che da sempre aveva immaginato avrebbe condiviso con sua madre, con suo padre, con sua zia. Con tutta la sua famiglia. Il giorno in cui sarebbe diventata una donna, una donna per davvero. E adesso? Adesso non c’era una famiglia con la quale condividere quel traguardo, non aveva nessuno che avrebbe pianto per lei, che l’avrebbe guardata con amore, ed orgoglio, e speranza. Quel giorno si sarebbe affacciata alla vita, e non aveva una famiglia che l’avrebbe fatto con lei. Una madre che le avrebbe stretto la mano suggerendole che tutto sarebbe andato bene, che sarebbe stata fiera di lei vedendola salire su quel palco, che non avrebbe mai lasciato il suo sguardo confuso e spaurito.
Ripensò a sua madre, il suo sorriso, il conforto e il coraggio che da sempre le aveva donato, e si augurò che nonostante tutto potesse ancora guardarla con occhi fieri. Un lampo di tristezza, e di malinconia le percorse lo sguardo, e l’immagine che vide riflessa fu quella di una giovane donna che sarebbe rimasta per sempre così, un’eterna adolescente, da troppo tempo senza una famiglia.
“ Hai ancora Jeremy, Elena. Non sei sola”
La voce comprensiva di Damon alle sue spalle la destò da quel tormento che le aveva ombrato gli occhi, e alzando lo sguardo verso lo specchio la sua figura slanciata e aggraziata le apparve alle spalle mentre le sfiorava delicato un braccio, e le sorrideva con una delicatezza infinita che riusciva a rivolgere soltanto a lei.
Le aveva letto l’anima, i pensieri più profondi e scuri che le attanagliavano la mente, e tutto ciò non poté che scaldarle il cuore mentre qualche piccola lacrima dispettosa fece capolino dagli occhi inumidendole le guance.
“Come fai a capire senza che io parli?” gli chiese affascinata, e pazza di lui più che mai.
Il vampiro le si avvicinò ancora facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita, poi le poggiò la testa sulla spalla mentre si osservavano a vicenda attraverso lo specchio, stretti l’uno all’altro.
“Perché capita a tutti… è capitato anche a me sai? Sentire la mancanza delle persone che amavo in vita. Leggo un’ombra nei tuoi occhi, che ricompare ogni volta che pensi a loro. Semplicemente ti osservo, e ti capisco” si strinse a lei fino a strofinare la sua guancia con la propria, e la vampira si lasciò cullare da quel gesto intimo e involontario. Poi sorrise, mentre lui le asciugò con un bacio anche l’ultima lacrima solitaria.
“Grazie Damon”
“Per cosa?”
“Per riuscire a farmi sentire a casa” gli sorrise vulnerabile, e sinceramente rasserenata.  
Lo vide ricambiare sincero, poi lo sentì abbandonarla un solo istante, e un senso di distacco la pervase senza che riuscisse a scacciarlo, prima di vederlo ricomparire e tornare a sentirsi al sicuro.
Le stava porgendo uno scatolino nero, di poco spessore ed anche piuttosto leggero, constatò non appena lo prese dalle sue mani per scartarlo. Prima ancora di farlo lo guardò riconoscente.
“Non dovevi Damon”
“Si invece – le confermò senza diritto di replica – su forza aprilo!”
Obbedì curiosa non avendo la minima idea di cosa potesse essere. Conoscendo Damon non avrebbe mai potuto indovinare cosa fosse, era capace di sorprenderla anche quando era convinta che avesse capito i suoi piani. Ed infatti… fissò per un attimo stranita i due fogli di carta al suo interno, senza capirne la provenienza. Poi mise a fuoco, erano due biglietti… due biglietti aerei, con data il giorno successivo, destinazione Roma. Rimase di stucco non appena capì di cosa si trattasse, e alzò gli occhi verso di lui in cerca di conferma. La stava osservando sicuro di sé, con un sorrisino impertinente sulle labbra.
“Una persona mi disse che le sarebbe piaciuto vedere Roma... ho pensato di approfittarne visto l’estate alle porte” le chiarì in tono  leggero con una finta espressione di sufficienza sul volto.
Era riuscito a spiazzarla anche questa volta, aveva ricordato quando qualche tempo prima gli aveva chiesto di portarla a Roma, constatò sbigottita fissandolo con occhi sgranati ed espressione sognante e ancora confusa.
“Io ricordo tutto… ogni istante trascorso insieme. Non avrei potuto dimenticarmene mai – precisò amorevole con un sorriso stampato sul viso – ti sorprenderà la bellezza dell’Italia. Di lì possiamo spostarci in Francia, o in Inghilterra. Dipende da te, andremo ovunque vorrai. Le montagne Scozzesi e i castelli a ridosso sul mare sono spettacolari, visti con il sole al tramonto. L’Irlanda è immensa e piena di odori. La musica Irlandese è coinvolgente e avevo un amico che la ballava benissimo, ho imparato qualche passo. Potremo mischiarci alla folla e ballare ubriachi fino al mattino. Il mondo è immenso Elena, ci sono posti meravigliosi che meriti di vedere. Partenza domani, ritorno quando vorrai. Mancano 3 mesi per l’inizio del college. Vieni via con me”
Le suggerì stringendole le mani in cerca del suo consenso. Rimase a fissarlo per un tempo imprecisabile, pensò mentre notava il suo viso chiederle sempre più insistentemente una risposta. Avrebbe dovuto preparare i bagagli, salutare gli amici, partire così… allo sbaraglio con soltanto due biglietti sola andata. Era una follia, eppure per una volta nella vita non le parve fosse impossibile. Aveva solo diciotto anni, e aveva passato gran parte della vita in quel piccolo paese, gli ultimi due anni erano trascorsi tentando di sopravvivere ed arrivare al giorno successivo. Un’avventura del genere era forse ciò che ci voleva, pensò dandosi della matta. Della matta felice.
Le labbra le si aprirono in uno splendido sorriso inatteso, quanto liberatorio per entrambi. E Damon capì.
 
POV DAMON

La cerimonia del diploma era trascorsa serenamente tra  sorrisi, pianti, e discorsi. Poi quando era toccato a lei avvicinarsi a quel leggio per prendere il diploma e girare il suo cappello, l’aveva vista fissare Jeremy, terrorizzata, poi lui.
E le aveva sorriso, in piedi dietro a tutti, era rimasto lì a seguire il rito, in silenzio. Per poterla rassicurare, per poterle dimostrare che lui ci sarebbe stato sempre, anche in un momento come quello.
Adesso tutto era finito ed era in piedi, perso nel prato, circondato da una massa di giovani vite in cerca di futuro.  E lui, che quel giorno lo aveva superato da un pezzo, si ritrovò a sorridere, sereno. Sereno come non lo era da tempo, sereno come non lo era mai stato. Elena era stata la sua dolce scoperta, era stata la salvezza per la sua anima ormai persa.
“Fratello!” poi d’improvviso la voce di Stefan. Di quel fratello che era andato via ormai da mesi, quando tornati a casa lui ed Elena avevano trovato ad accoglierli soltanto la tenuta vuota, e silenziosa come mai. E Damon non aveva avuto neanche occasione di potergli parlare, di potergli spiegare, di potersi scusare.
“Sapevo che saresti venuto” gli spiegò lasciandosi scappare un sorriso amaro, ma non lo guardò, non ne ebbe il coraggio.
Fianco a fianco presero ad osservare entrambi dinanzi a loro una folla di giovani diplomandi, e tra di loro Elena, bella e distesa, sorridente, vestita di blu. La lunga tunica le ricadeva sul corpo sinuoso, e il cappello troppo grande le scivolava sugli occhi di tanto in tanto. Ma non se ne curava, continuava a ridere, e a chiacchierare con i suoi amici di sempre, con Caroline, e Bonnie, Tyler e Matt, radiosi ed impacciati in quelle strane divise tanto quanto lei. Continuava a mettersi in posa e scattare foto insieme a loro.
Erano la sua unica famiglia, i suoi compagni di viaggio. I sopravvissuti, li avrebbe potuti definire.
“Volevo esserci. Dovevo esserci” gli raccontò piatto, con le mani in tasca e lo sguardo perso, perso ad osservare lei,  la loro dolce condanna.
“Come te la passi fratello?”
“Mi sono stabilito in Kansas. Gran bello stato”
“Io ed Elena partiamo domani, staremo via per un po’ di mesi, se vuoi restare qui puoi farlo. Non ci saremo noi”
Lo informò cauto nella speranza che potesse accettare l’offerta. Sapere che stesse bene, e che fosse tornato anche solo per qualche giorno gli alleggerì quell’insopprimibile peso sul cuore che ormai da mesi gli faceva compagnia.
“Ci penserò”
“Stefan – si voltò ad osservarlo trovandolo stranamente calmo, disteso se possibile, data la situazione – mi spiace. Mi spiace per tutto. Non avrei voluto che finisse in questo modo”
Si scusò con lui, per la prima volta. Da quando tutta quella storia era cominciata, da quando entrambi avevano incontrato e si erano innamorati della stessa donna  ancora una volta, gli stava chiedendo scusa. E lo pensò davvero, che non sarebbe dovuta finire così.
“Damon sei felice?” gli chiese di rimando Stefan, lasciandolo confuso e accigliato.
“Si” sentenziò all’istante. Voleva che sapesse la verità, che la sapesse tutta per davvero questa volta. Avrebbe sperato di poter rimediare ai suoi errori, agli errori di entrambi. O forse al volere del destino, e lo sapevano tutti che al destino non ci si poteva sfuggire.
“Bene… allora evita le frasi di circostanza, ti prego. Non le merito”
Gli sorrise stanco, e una strana luce gli attraversò gli occhi. Lo aveva già perdonato, Damon lo sapeva bene,  e come preso da quell’inaspettata rivelazione si lasciò scappare la verità che da sempre gli aveva negato.
“Ti voglio bene. Te ne ho sempre voluto” gli confidò imbarazzato, ma determinato, convinto.  Una pacca sulla spalla fu tutto ciò che ottenne in risposta, ma che in quel momento gli parve abbastanza. Gli parve anche troppo, gli parve tutto.
“Stasera sono in città – lo informò Stefan – se ti va una birra sai dove trovarmi”
Un attimo dopo era già andato via, lasciandogli in regalo un sorriso appena accennato, ma che il fratello poté giurare fosse sincero.
Alla fine si sarebbero ritrovati in eterno, Damon lo sapeva bene. Per quanto il destino potesse essere contro di loro, per quanto potesse continuamente allontanarli e metterli contro, mai per davvero si sarebbero odiati. Per decenni erano stati lontani, e lo sarebbero stati forse altrettanto, ma se c’era una cosa che aveva imparato era che il legame di sangue, quello no, nulla avrebbe mai potuto spezzarlo.
“Damon ma che fine avevi fatto?”
Elena gli corse incontro preoccupata, agitandosi nella tunica troppo grande,  sventolando il diploma che con orgoglio gli avrebbe mostrato.
“Ero qui!” le comunicò con una scrollata di spalle aggiustandole il cappello ricaduto sulla fronte.
“Vieni dai! – lo spinse con sé verso il gruppetto in lontananza –i ragazzi vogliono festeggiare, vieni anche tu!”
Si lasciò trasportare da lei fino agli altri, e con loro, che avevano con il tempo imparato ad accettarlo come ragazzo di Elena, trascorse uno dei pomeriggi più belli e sereni della sua lunga vita. Con quei ragazzi che anche lui cominciò con il tempo a considerare parte della famiglia, tra le braccia del suo grande amore, sotto un cielo d’estate,  rise di gusto, lasciandosi trasportare da un vero gruppo di amici come non ne aveva mai avuti.
 
Spazio autore:
con quest’ultimo capitolo-epilogo ho terminato la storia. Beh che dire… ad essere sincera non ho mai adorato particolarmente i finali a lieto fine ma per questa coppia così sofferta  che io ho amato dal primo giorno volevo un finale che gli desse una possibilità, una speranza. Per i drammi e tutto il resto ci pensa il telefilm. Quindi beh, questo è ciò che ne è uscito fuori. Mi piacerebbe a storia ultimata sapere se è piaciuta, cosa  casomai è piaciuto un po’ di più o cosa di meno… insomma ricevere qualche impressiona a storia finita.
Ringrazio tutti coloro che l’hanno seguita silenziosamente fin dall’inizio. Ringrazio chi l’hai aggiunta tra i seguiti, o tra i preferiti. Ringrazio chi ha sempre commentato. Insomma ringrazio un po’ tutti davvero =) 
  
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