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Autore: Magnet    03/09/2012    2 recensioni
Dianna è una ragazza senza particolari interessi, se non per la musica, per i manga e i videogiochi. Prima di partire per una vacanza in un campus estivo, incontra Jenna, un tornado, una ragazza bellissima, che condividerà la stanza con lei per tutta l'estate. In pochissimo tempo le due diventeranno grandi amiche, e Dianna inizierà a vivere come una normale adolescente. Conoscerà l'amore, le cotte, le delusioni che esso porta, il valore di una vera amicizia, il dolore, il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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We're teenagers, we don't know anything (cap 1)
We're teenagers, we don't know anything.

capitolo 1.


Camminava per i corridoi isolati con la testa bassa, fissandosi la punta delle scarpe che producevano l'unico suono in quella bolla di silenzio che era diventata la scuola. L'anno scolastico era terminato e l'attendevano finalmente le tanto agognate vacanze estive.
Per Dianna le vacanze estive consistevano nel chiudersi in casa passando le giornate a giocare ai videogames, leggere manga, guardare anime e ascoltare musica. Non che qualcuno tentasse di distrarla dai suoi favolosi programmi. Ogni anno trascorreva l'estate in quel modo, e la cosa, come diceva lei stessa, era più gradevole dello stare in mezzo agli adolescenti che per la mente avevano solo "fumo, alcool, sesso".
Per quel motivo, Dianna non si considerava un'adolescente ordinaria. Non aveva avuto nessuna crisi di accettazione, non aveva avuto problemi con i ragazzi, non sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di se stessa. Insomma, era passata dall'infanzia alla maturità senza attraversare l'adolescenza. O almeno, così credeva.

"No. Assolutamente no!" urlò la ragazza dai capelli neri come la pece. "Io in un campo estivo non ci vado."
"Dì, cara, io e tua madre pensiamo che ti debba svegliare un po', socializzare, divertirti come fanno tutti i ragazzi della tua età..."
"Non voglio! Che bisogno avete di buttarmi in mezzo a tanti ragazzi drogati o tossici di qui?!"
"Dianna. Smettila di rispondere a tuo padre in questo modo."
Sua madre arrivò in salotto portando due tazzine di caffé e ne porse una al padre. Erano entrambi sulla quarantina, uno impiegato, l'altra professoressa.
Da tempo cercavano di convincere la ragazza a fare amicizia con qualcuno del posto, ma si ritrovavano sempre la porta della sua camera sbattuta davanti ai loro visi.
Non si arrabbiavano, no. Erano davvero preoccupati per Dianna, pensavano potesse cadere in depressione da un momento all'altro ed ignoravano il fatto che in realtà stava benissimo da sola. Non aveva davvero bisogno di qualcuno al suo fianco.
"Mamma, papà. Ascoltatemi bene. Io non ho intenzione di andare a questo campeggio estivo, sto benissimo come sono sempre stata e andarci sarebbe una perdita di tempo e denaro, visto che non tornerò diversa."
"Dianna, noi lo facciamo per te. Vuoi capirlo che il tuo essere così avversa alla socializzazione ti renderà la vita difficilissima?"
La ragazza fece scena muta e abbassò lo sguardo. La stavano facendo innervosire, e quando si innervosiva gli occhi le si riempivano sempre di lacrime, la voce finiva per spezzarsi o tremarle e risultava sconfitta. Ma non poteva lasciare ai genitori la decisione.
"Ad ogni modo, il signor Bellamy ti ha già aggiunto alla lista degli alunni che parteciperanno al campo."
"Cosa?!"
"Immaginavamo che sarebbe andata a finire così, avresti sicuramente detto di no, per cui, abbiamo evitato di dirtelo prima." disse mia madre.
Dianna li guardò adirata, poi girò sui tacchi e tornò in camera.
Accese il pc ed iniziò a giocare ad un videogioco di ruolo, mentre le cuffie le sparavano nelle orecchie una canzone talmente rumorosa che non si accorse dei genitori alle sue spalle.
Si voltò e si tolse le cuffie.
"Che volete?"
"Parti domani, e ci starai tutta l'estate."
Tutta l'estate significava giugno, luglio, agosto e un po' di settembre. Non avrebbe resistito neanche una settimana.
Annuì freddamente e cacciò i genitori dalla camera, poi si mise a preparare la sua roba. La maggior parte delle sue magliette erano nere, e raffiguranti band o artisti che le piacevano. Per il resto riempì la valigia capiente di biancheria, diversi jeans, pantaloncini e altre cose indispensabili.
Prese i caricabatterie del cellulare e della console DS che voleva assolutamente portare. Una piccola cosa che le avrebbe fatto piacere, si disse.
Dopo aver chiuso a fatica la valigia, si stese sul letto a fissare il soffitto.
Si chiedeva se avrebbe potuto trovare divertenti quei tre mesi in vacanza. Scacciò subito il pensiero di poter fare amicizia e si alzò per fare un giro in skateboard, magari l'avrebbe aiutata a svuotare la mente.



Il giorno dopo, girando tranquilla in skate, giunse davanti a scuola, di nuovo. Il liceo era deserto, nel vero senso della parola. Si interruppe per eseguire un Ollie e atterrò, per trovarsi gli occhi di una ragazza bionda puntati addosso.

"Niente male." disse la sconosciuta.
"Mh. E tu saresti?"
"Jenna Lower, piacere."
La ragazza tese la mano a Dianna, che la squadrò attentamente. Alta, magra, capelli biondi, lunghi e lisci. Sul capo portava un berretto nero e indossava una canotta aderente a strisce bianche e nere. Le gambe snelle erano fasciate da un paio di pantaloncini di jeans stracciati e ai piedi aveva due normali scarpe da tennis. Il viso era uno dei più belli che Dianna avesse mai visto. Occhi verdi, un principio di lentiggini, un naso piccolo e le labbra sottili, con un piercing di lato. Doveva avere almeno diciotto anni.
Dopo aver esaminato la ragazza, Dianna si decise a stringerle la mano.
"Dianna Craven." disse.
"Sei di qui?"
"Sì, facevo un giretto prima di partire. Tu?"
"No, sono qui in vacanza con i miei zii, ma vogliono mandarmi ad un assurdo campus estivo organizzato dalla scuola di questo posto. Dicono che potrò farmi più amici per quando mi sarò definitivamente trasferita a Roseville."
"Ah, non mi dire! Anche io devo andarci. I miei mi hanno obbligata."
Jenna la guardò sorridendo - Dianna pensò che avesse un sorriso fantastico - poi affermò che al campus ci sarebbero andate insieme.
La conversazione con Jenna le strappò un sorriso notevole, o forse era solo perchè aveva trovato qualcuno con cui al campo non si sarebbe annoiata.
"Allora, che ne dici se ci conoscessimo meglio davanti ad un bel gelato?"
"D'accordo."
Dianna sorrise e prese lo skateboard sottobraccio per passeggiare di fianco a Jenna. Intanto, la bionda continuava ad osservare di nascosto la mora. Dì era davvero bella, capelli neri, lunghi e lisci (solo grazie alla piastra che si passava tutti i giorni sulla chioma), occhi azzurri, pelle diafana, un sorriso splendente che le provocava delle fossette, magra, con appena un accenno di seno e non troppo alta. Era vestita in modo abbastanza mascolino. Una maglietta di qualche gruppo musicale che lei sicuramente non conosceva, un pantaloncino più lungo del suo, ma non di troppo, e un paio di scarpe adatte allo skateboarding. Tutto rigorosamente nero.
Spostò lo sguardo dal corpo della ragazza giusto in tempo per evitare che l'altra lo notasse.
"Jenna, siamo arrivate."
"Ah...sì, sì."
Presero posto ad un tavolino posizionato sotto l'ombra di un alberello, dove tirava un venticello abbastanza fresco. Il sole, tuttavia, spaccava le pietre, faceva così caldo che Jenna e Dianna pensarono di soffocare, prima di sedersi all'ombra.
"Allora, Dianna, frequenti il liceo McKinley?"
"Sì."
Dianna pronunciò quel "sì" così bruscamente che Jenna pensò di non essere esattamente gradita dalla mora.
Si ricredette subito quando questa iniziò a parlare di sé.
"Ho frequentato diverse scuole prima di iniziare il McKinley. I miei continuavano a trasferirmi di scuola perché non socializzavo con nessuno, ed iscrivermi ogni volta ad un istituto differente non è stata proprio una trovata geniale. Ma si sono sempre detti che ogni sedicenne ha i propri problemi, e secondo loro il mio è questo. L'asocialità."
Jenna ascoltò con attenzione, poi, prima di rivolgersi a Dianna, ordinò due coppette di gelato, una al pistacchio, un'altra al cioccolato.
Puntò i suoi occhi verdi in quelli azzurri della mora, sorrise e raccontò di sé. Dianna scoprì che aveva diciannove anni, lavorava part-time in un'officina, era molto socievole, le piaceva cantare e aveva da poco rotto con la sua ragazza.
Il gelato le andò quasi di traverso.
"Se-sei...?"
"Gay, sì. Ti crea problemi?" disse Jenna, corrugando la fronte.
"No, no, assolutamente." Dianna abbassò lo sguardo, sentendosi di fuoco e cominciò a mangiare velocemente e in silenzio il resto del gelato.
"E tu, il ragazzo non lo hai?" la bionda sorrise.
"Asociale, sociofobica... non sono cose che vanno a braccetto con i fidanzamenti. E comunque, non m'interessano."
"Ragazze?"
"Neanche."
Jenna pensò che la conversazione fosse morta in quel punto, ma Dianna le fece ancora una domanda.
"Come mai avete rotto?"
Jenna rimase un attimo in silenzio.
"Oh merda, non sono affari miei, scusami."
"No tranquilla. Lei ha semplicemente deciso che era il caso di separarci. Stavamo diventando dipendenti l'una dall'altra, e lei mi aveva chiaramente detto che ad un punto del genere o si tronca o si prosegue e non si torna indietro. Forse era spaventata da quello che sarebbe accaduto in futuro a noi, quindi ha preferito mollarmi."
"Ah. Capisco..."
"Non serve che tu dica qualcosa come 'mi dispiace' o 'troverai di meglio', eh! Sto benissimo, ora come ora."
Jenna sorrise radiosamente e Dianna non potè non imitarla.
Finito il gelato, la bionda insistette per pagare anche quello di Dianna, che alla fine si ritrovò ad accettare.
"Allora, ti va di fare qualcos'altro?" disse poi.
"Mh... potremmo andare a fare un giro allo skatepark."
"Okay, magari mi fai vedere cosa sai fare!"


La giornata con Jenna si rivelò più piacevole del previsto. Il pomeriggio sarebbero dovute partire, quindi trascorsero poco tempo al parco e poi si salutarono, con la promessa di sedersi vicine in pullman poco dopo.







l'angolo di Magnet.
Beeene, eccomi qui.
E' una delle tante storie romantiche/femslash che scrivo, ma è la prima che non rimane a marcire nel mio pc. Il titolo è tratto da una canzone scritta da Hayley Williams (cantante dei Paramore, che tra l'altro saranno citati nei prossimi capitoli), Teenagers. Forse lo cambierò in seguito, ma per adesso mi è sembrato il migliore. Avrei voluto intitolarla "Summer Paradise" ma non sarebbe la prima storia con questo titolo, che poi è di una canzone conosciutissima che personalmente neanche mi piace.
Se trovate qualche errore potete farmelo notare, anzi, dovete!
Uhm, che altro... ho già altri quattro capitoli pronti, quindi aggiornerò in fretta.
Se avete letto fin qui, magari potete recensire e farmi sapere cosa ne pensate. (un capitolo è un poco per farsi un'idea, e ammetto che questo primo è statico, ma comuuuunque, spero che qualcuno apprezzi e continui a seguire la storia.)
A presto, Magnet :3
  
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