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Autore: Magnet    03/09/2012    2 recensioni
Dianna è una ragazza senza particolari interessi, se non per la musica, per i manga e i videogiochi. Prima di partire per una vacanza in un campus estivo, incontra Jenna, un tornado, una ragazza bellissima, che condividerà la stanza con lei per tutta l'estate. In pochissimo tempo le due diventeranno grandi amiche, e Dianna inizierà a vivere come una normale adolescente. Conoscerà l'amore, le cotte, le delusioni che esso porta, il valore di una vera amicizia, il dolore, il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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We're teenagers we don't know anything (Cap 2) capitolo 2

Un gruppo abbastanza numeroso di studenti e di ragazzi che Dianna non conosceva, si ammassava contro il grande pullman che il professor Bellamy aveva prenotato. Dianna osservò attentamente la folla, prima di lasciare il suo bagaglio al professore. Cercava la chioma bionda di Jenna, che, tuttavia, non trovava.
"Buh!"
Una voce familiare dietro di lei la fece sobbalzare.
"Stupida."
"Ciao, Dì!"
Jenna sorrise e ciò mise automaticamente di buon umore Dianna.
La bionda si aggrappò al suo braccio per evitare di perdersi di vista nella calca di ragazzi che facevano a gara e si spintonavano per raggiungere i posti dietro nel pullman. Alla fine riuscirono a sedersi in fondo e Dianna fece per mettersi le cuffie nelle orecchie.
Stava partendo una canzone del suo gruppo preferito quando Jenna le tirò via quegli affari.
La mora la guardò con fare interrogativo.
"Non puoi mica ascoltare musica, ci sono io vicino a te!"
Dianna sospirò e scosse la testa, tuttavia un sorriso si fece spazio sul suo volto.

"Ehm, ehm. Salve ragazzi." la voce del professor Bellamy sovrastò per un attimo tutto il chiasso. "Vi pregherei di fare silenzio mentre leggo i nomi di coloro che parteciperanno al campeggio e di rispondere quando sentite il vostro."
Molti nomi dopo, finalmente il professore terminò la lista.

"Non ci credo, è venuta anche quella lì, l'asociale."
"Ed è pure seduta con quella gnocca."
"Ah, lasciatela perdere, è solo una sfigata."
"Secondo me è lesbica."
"Neanche le ragazze la prenderebbero!"
"Ehi! Lesbica!"
"Quell'altra è proprio figa!"

Dianna socchiuse gli occhi, sapeva che quelle persone si riferivano a lei. Strinse il bracciolo, mentre Jenna la osservava pensando a cosa potesse fare per lei.
Thomas, un ragazzo alto, con i capelli castano chiaro, gli occhi scuri e lo sguardo da sciupafemmine, si avvicinò a lei.

"Ciao." disse.
Jenna gli fece un cenno. Era uno dei ragazzi che avevano preso in giro Dianna, e ora stava per provarci con lei, ne era certa.
"Che ne dici se lasci perdere questa sfigata e vieni a sederti con me?" disse, sorridendo.
Dianna aveva poggiato la testa contro il vetro del finestrino e sbuffò. Era evidentemente impaziente che Thomas se ne andasse.
Lui lo notò e tutto ciò che fece fu rivolgerle uno sguardo maligno.
"Come scusa?" disse Jenna, pensando al da farsi.
"Una gnocca come te non può perdere tempo con una sfigata come lei, quindi, il posto accanto a me è libero."
La mano di Jenna cominciò ad accarezzare quella di Dianna, che sobbalzò a quel contatto.
"Mi stai chiedendo di lasciare la mia fidanzata per venirmi a sedere vicino ad un coglione come te?"
Il tono di voce di Jenna era tranquillissimo, quasi soddisfatto. Thomas invece sgranò gli occhi.
"Carne sprecata, che schifo." disse, sprezzante. Tornò a sedersi, mentre Dianna ancora non capiva.
Era rimasta irrigidita, forse era rossa in viso per il fatto che la mano di Jenna non si era ancora staccata dalla sua.
"Che cazzo ti è venuto in mente?!"
"Ringraziami."
"Eh? Cosa? Perchè dovrei?"
"Perchè quel tizio ci è rimasto uno schifo, sono una ragazza meravigliosa, tutti i ragazzi mi vogliono, e guardacaso tu sei l'unica ad avermi. Ti ha dato della lesbica schifosa, ma in realtà gli rode il culo perchè io sarei la tua fidanzata e lui può allegramente fottersi. Ora, vuoi fare questo gioco per un po', o preferisci essere presa in giro perchè sfigata?"
"Jenna, se non mi prendono più in giro per questo, lo faranno perchè hai fatto credere a tutti che io sia lesbica."
"Andiamo, secondo me sotto sotto lo sei."
Dianna la guardò e cercò di non riderle in faccia.
"Ti sbagli."
"Staremo a vedere."
Jenna si sporse in avanti per dare un bacio all'angolo della bocca di Dianna, per simularne uno vero.
"E non preoccuparti, tu non mi piaci in quel senso."
Dianna non seppe per quale motivo quell'affermazione di Jenna la rattristò un po'. Le avrebbe fatto piacere avere qualcuno a cui piacesse lei? Non capiva.

Il viaggio proseguì tranquillamente, Dianna prese sonno e Jenna insistette perchè poggiasse la testa sulla sua spalla e le stringesse la mano.
Tutta quella sceneggiata era divertente, certo, ma Dianna pensò anche che solo una ragazzina avrebbe potuto farlo, e Jenna aveva diciannove anni. Era abbastanza matura per evitare certe cose. Eppure, non seppe perchè, volle provarci.

Arrivati al campus, a sera tarda, ci fu una lotta all'occupazione delle stanze.
L'edificio era di costruzione non troppo vecchia, sembrava più una baita gigante. Erano completamente circondati dalla natura, e Dianna lo detestava. I cellulari non prendevano, i canali della tv erano i più assurdi e non c'erano computer.

"Non resisterò." mormorò Dianna gettando i suoi vestiti sul letto.
Lei e Jenna avevano una stanza stretta, abbastanza isolata dalle altre poichè due di esse, nonchè le più vicine alle altre, erano inagibili.

"E dai, Dì. Ci divertiremo in qualche modo."
Jenna aveva riposto i suoi vestiti in modo ordinatissimo e stava fumando una sigaretta seduta sul suo letto.
"Piuttosto..." del fumo fuoriuscì dalle sue labbra schiuse " che pensi di fare, stasera?"
"Niente."
"Ti conosco da un giorno eppure non riesco ad evitare di dirti che sei la solita asociale!" rise.
"Fino a prova contraria sono la tua ragazza."
"Già, nei tuoi sogni!"
Le risate delle due ravvivarono leggermente l'atmosfera. Poi Jenna cacciò dalla valigia uno zainetto.
"Pensavo ci saremmo annoiate. Così, almeno per i primi giorni, ho portato delle cosucce. Giusto per rendere meno monotone le serate."
"Non mi aspetto nulla di buono."
Jenna tirò fuori dalla borsa una serie di bottiglie che Dianna riconobbe come alcolici.
"Oh. Dimmi che scherzi."
"Andiamo, chiamiamo qualcuno e ci divertiamo."
"Non se ne parla. Ci metteremo nei guai."
"Ma tu ti diverti mai?"
"Certo che sì!"

Jenna sorrise ironica, poi uscì dalla stanza, lasciando Dianna da sola.

Nel corridoio Thomas e i suoi amici gridavano e ridevano.
"Ehi!" disse il ragazzo, fischiando e traballando. Avevano già dato inizio al divertimento, la prima sera?
La bionda non rispose e continuò a camminare.
"Parlo con te, troia!" disse, con la voce tipica di chi è ubriaco.

Dianna, nella sua camera, stava giocando con il gameboy, ma, avendo il volume spento, sentiva del rumore dall'esterno.
Si rigirò su di un fianco nel letto e continuò a giocare.

"Thomas, che piacere." disse Jenna.
Il ragazzo barcollò verso di lei e la bloccò contro il muro.
"Lo sai che sei proprio una porca?"
Il fiato del ragazzo puzzava di alcool. Jenna ne fu disgustata e si allontanò di qualche centimetro.
"Lo sai che puzzi da fare schifo?"
"Perchè non vieni in camera con noi?"
"Perchè mi fate schifo."
Thomas ed i suoi amici continuarono ad importunare Jenna.

Dianna continuava a sentire casino, quindi decise di uscire dalla stanza e controllare cosa stesse accadendo. Magari avrebbe anche compreso perchè Jenna tardasse.
Mise le pantofole ai piedi e uscì dalla stanza.

Dopo aver percoso il corridoio per un breve tempo, vide Thomas e Jenna.
Lui premeva a forza le labbra su quelle della ragazza, che tentava di respingerlo in tutti i modi.

Cinque secondi dopo Thomas era accasciato a terra, dolorante.
Jenna gli aveva dato un calcio e adesso si stava dirigendo verso Dianna.

Le prese la mano e tornarono in stanza, senza fiatare.

"Che idiota." disse Dì, non appena si chiusero la porta alle spalle.
"Già."

Non riuscirono ad avere una conversazione duratura, quindi si sdraiarono ognuna nel proprio letto e si augurarono la buonanotte.

  
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