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Autore: Ale666ia    03/09/2012    2 recensioni
Da Gesù Cristo a Nelson Mandela, da Rosa Parks a Martin Luther King, la legge é sempre stata infranta per permettere cambiamenti sostanziali.
(Gary Yourofsky, vegano, attivista per i diritti animali)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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No. Questo non sarebbe dovuto accadere.
Merda.
“Dove sei stato?”
Rimango in silenzio, il sangue che si è gelato nelle vene.
“Jay, dove sei stato fino ad ora?”
Non posso dirgli nulla.
Ma non posso neanche far finta di niente.
“Jared, rispondimi.” se il suo tono prima era preoccupato, adesso è diventato duro.
“Colin, io... non posso...” non so proprio cosa dire.
Mi sfila il passamontagna dalla mano.
“E questo?”
“Cazzo Cole, non sei mica mia madre.” rispondo, improvvisamente stizzito. Cerco di infilarmi nella stanza da letto ma Colin mi afferra un braccio, ponendo fine alla fuga.
“Dove sei stato?” insiste, scandendo le parole una ad una.
Ormai mi ha in pugno... Tanto vale dirglielo.
“A scarcerare qualcuno... Illegalmente.”
I suoi occhi si sono allargati all'inverosimile, e all'improvviso si mette a ridere.
È una risata cattiva, di scherno.
“Ma che cazzo dici Jared.”
Lo fisso in silenzio, allibito.
“Mi stai prendendo per il culo?” sono scandalizzato “Stai sminuendo quello che ho appena detto con una frase da mercatino della pochezza?”
Mi ignora. “E cosa avresti fatto?”
“Ho dato la vita a cento galline. Ho distrutto la loro prigione.”
Colin è freddo e meschino, esattamente come chiunque altro.
Questa consapevolezza mi rende il cuore pesante.
“Sei fissato.” sbuffa, sempre con quel sorriso di merda stampato sulle labbra.
“Senti, non me ne frega un cazzo di quello che pensi, Colin. Ho fatto quello che per me era giusto. Anzi, ho fatto quello che era giusto per loro. Per le galline. Evita di rompermi i coglioni ulteriormente.” faccio per andarmene in camera, ma pronuncia una frase oscena.
“Jared, stai parlando come un fanatico.”
Gelo.
“Tutta questa faccenda del veganismo ti ha fottuto il cervello.”
Mi volto lentamente. Il mio petto brucia dalla rabbia.
“Tu non sai nulla.” scandisco “Non provare mai più a sputare merda su faccende di importanza globale. Non ti permettere, perché non sai assolutamente nulla.”
“Che cazzo dovrei sapere, Jared? Che le mucche muoiono per fare il filetto? Che il latte esce dalle loro mammelle? Grazie tante, sono cose che già so. Ma da qui a far saltare per aria un pollaio ce ne vuole.”
“Sai una cosa? Lo avrei fatto, se solo questa non fosse stata la prima liberazione.”
“Deduco quindi che ne vuoi fare altre?”
“Il tuo microcefalo ti permette di capire le allusioni più elementari. Bravo.”
Ignora la mia presa in giro.
“Non lo farai, Jared.”
“Non darmi dei cazzo di ordini. Ti ho già detto che non sei mia madre e soprattutto non sai cosa passano quegli animali in quelli che tu chiami stupidamente pollai.”
“Che cazzo vuoi che facciano? Mangeranno un po' di grano nell'intervallo di tempo che passa tra un uovo e l'altro.”
Ti odio, Colin. Sono sicuro di odiarti, in questo momento.
È con questo pensiero che mi avvicino velocemente a lui, prendendolo per le spalle e sbattendolo contro il muro.
“La tua ignoranza mi sta proprio sul cazzo.” ringhio. Sono leggermente più basso ed ho una massa muscolare decisamente meno pronunciata, ma lo tengo comunque ancorato alla parete. “Anzi, sai una cosa? Ora smetti di sparare stronzate e vieni a fare un giretto con me.”
Decide di schernirmi, per nulla preoccupato del fatto che l'ho inchiodato al muro.
“Andiamo a trovare le tue amiche galline?”
“Colin, mi hai proprio rotto i coglioni.”
Un attimo dopo il mio pugno destro incontra uno dei suoi zigomi con una forza di cui non mi pento affatto.
Lui mi guarda allibito, portando una mano sulla parte offesa.
“Vedi di smetterla con queste stronzate. Adesso andiamo a visitare l'inferno.”
 
Non so come, sono riuscito a farlo montare nella macchina di mio fratello.
Shannon ha lasciato le chiavi nel cruscotto e quindi la partenza è stata immediata.
Il viaggio si svolge nel completo silenzio, lui è ancora shockato dal pugno ricevuto. Probabilmente non credeva che potessi arrivare a tanto. Forse quel gesto mi ha per sempre condannato ai suoi occhi come un pazzerello fondamentalista, ma adesso non importa.
Dopo circa mezz'ora di viaggio parcheggio la macchina in una radura.
Poco più avanti c'è un secondo pollaio scovato da Anne in uno dei suoi viaggi esplorativi: è completamente isolato, l'unico problema è che si trova vicino alla strada e questo particolare rende difficoltosa una liberazione di massa come quella di qualche ora fa.
Scendo e comincio a dirigermi verso il carcere, perché altro non è che questo.
Non mi curo neanche di controllare se Colin mi stia seguendo o meno.
Quando arrivo davanti alla porta e noto che è chiusa da un semplice chiavistello, sorrido. Questa è fortuna.
Colin mi è arrivato accanto, ora sul volto comincia a delinearsi un ematoma scuro.
“Sei pronto a conoscere le mie amiche?” sfotto. E senza aspettare risposta, apro la porta.
 
Il ronzio costante del neon acceso.
L'incessabile chiocciare.
Becchi che ingurgitano grano in continuazione.
Un'infinità di uova.
Sguardi opachi, sguardi spaventati, apatici, rassegnati.
Occhi spenti, morti.
Il degrado.
L'ammoniaca.
Il sangue che fuoriesce da piccole ferite, corpi glabri, corpi parzialmente spennati, becchi recisi.
La merda, le ragnatele, il costante soffocare di queste vite.
La consapevolezza che questa volta non le posso salvare.
 
Allargo le braccia, e a questo movimento le galline si schiacciano sul fondo delle gabbie, terrorizzate.
“Colin!” esclamo, la voce è cattiva “Ecco le mie amichette! Guarda, quella è Gwen” ed indico una vecchia chioccia che sta lentamente morendo, accasciata sulla grata di ferro “quella è Tracy” una giovane a cui le compagne di gabbia hanno già cominciato a strappar via le penne “ed ecco Edith!”
“Queste sono le mie amichette” continuo “come puoi vedere, sono MOLTO felici di passare tutta la loro breve vita dentro a queste gabbie! Sono molto confortevoli, sai? Vivere all'interno di uno spazio grande come un foglio A4 è il massimo del comfort, soprattutto se ci vivi con altre quattro inquiline! Queste adorabili gabbie” il tono della mia voce si fa via via sempre più amaro “sono talmente tanto strette che non riescono a muoversi, ecco perché le loro unghie sono cresciute a dismisura, ecco perché non riescono ad aprire le ali atrofizzate, ecco perché quella là sta crepando dal terrore alla nostra vista ma non riesce a muoversi: perché è incastrata.
Dentro a questo pollaio si raggiungono dei livelli di stress così alti che si comincia a diventare aggressivi e cannibali. Lo sai cosa fa l'allevatore per limitare questa cosa? Fa tagliare loro il becco. E fidati, in questa operazione conta la quantità, non la qualità. Potrai notarlo tu stesso guardandoti attorno... Guarda tutti quei becchi mozzati, senza un bel pezzo di punta, lunghi quasi la metà di quanto dovrebbero essere realmente. Gli operai sono andati a tagliare la parte viva del becco... è come se uno ti recidesse un unghia dalla base.”
Alzo le braccia, indicando i neon ronzanti attaccati al soffitto.
“Qua dentro la luce è sempre accesa perché le galline non hanno diritto al riposo, devono produrre in continuazione, all'infinito. Sputano fuori dal culo il loro ciclo mestruale -sì Colin, tu ingurgiti mestruo di gallina quando al bar ti compri un croissant fumante- in continuazione.”
Continuo a snocciolare le informazioni.
“Sai quanto vivono le galline in natura? Dieci anni.
Sai quanto vive una gallina qua dentro? Due anni.
E lo sai perché?”
Colin scuote leggermente la testa, gli occhi sbarrati, guardandosi attorno febbrilmente.
“È ovvio che non lo sai. Per lo stress, le galline dopo due soli anni di vita cominciano a produrre meno uova. E cosa si fa dopo due anni, dopo che si è stati spremuti e sfruttati fino all'ultimo? Beh... si dice addio alla propria vita.
Un bel giorno arriverà un camion che porterà tutte le prigioniere con un minimo di carne sulle loro ossa al macello.
Saranno assassinate, e non potranno fare nulla per difendersi.
Le altre, quelle più racchie, verranno considerate alla stregua di rifiuti. Saranno lasciate morire dove capita e poi le loro carcasse verranno bruciate. Oppure finiranno in un trituratore, diventando bocconcini per cani e gatti.”
Riprendo fiato, cercando di riordinare le idee.
“A proposito di trituratori, sai cosa non ti ho detto? Che il calvario comincia anche prima. Ti sei accorto che queste sono galline? Ed intendo calzare sul fatto che sono tutte di sesso femminile. Dove finiscono i maschietti, secondo te?”
Silenzio.
“Circa uno, due anni fa, tutte queste galline, all'epoca pulcini, si trovavano su di un nastro trasportatore. Immagina miriadi di piccoli pulcini gialli che pigolano tutti in coro, mentre un nastro trasportatore li porta in giro per uno stabilimento. Ad ogni numero preciso di metri si trova un dipendente. Cosa fa? Controlla il sesso dei pulcini. E a velocità spasmodica ne esamina il più possibile. Se sono femmine le lascia scorrere. Se sono maschi li lancerà in un tubo. Indovina dove finisce questo tubo.”
Stringo i pugni.
“In un trituratore.”
Più forte.
“In un cazzo di trituratore.”
Provo solo odio.
“Pulcini, cuccioli, bambini triturati vivi, la cui unica colpa è esser nati maschi. Le lame ruotano incessantemente, e loro terminano la corsa mentre le ossa si spezzano e le viscere fuoriescono dal corpo e il sangue si mescola agli intestini.”
Fisso il pavimento con le lacrime che annebbiano la vista.
La mia voce è rotta.
“Ora prova a dire che sono un estremista, Colin. Prova a dire che ho sbagliato a voler sovvertire questo sistema basato sullo sfruttamento e sulla denigrazione di esseri senzienti, capaci esattamente come me e te di provare dolore. Dotati di raziocinio, di aspettative e desideri. PROVACI” urlo, mentre le lacrime cominciano a rigarmi le guance.
Il dolore che provano queste galline attorno a me è infinitamente superiore a quello che provo io, ma non riesco a smettere di piangere.
Ad un certo punto mi faccio forza e apro una gabbia, sollevando delicatamente una di quelle galline apatiche, stringendomela al petto.
“Voglio che ne prenda una anche tu.” dico. “Hai mai sentito quel detto 'chi salva una vita salva il mondo intero'? Beh, non possiamo salvarle tutte, ma almeno un paio potranno cominciare a vivere grazie a noi. Se sei con me... Se tutto quello che ti ho appena raccontato ti ha minimamente colpito... apri una gabbia e salva una vita.” singhiozzo. “Per favore.”
 
Quando torniamo a casa, non siamo più in due... Bensì in quattro.
Durante il viaggio ho avvolto le galline -entrambe morte dentro- con un asciugamano trovato nel bagagliaio, poi le ho sistemate dietro i sedili anteriori, in modo da attutire eventuali scossoni dati dalla strada dissestata.
Abbiamo sistemato le chiocce nel piccolo pezzo di terra che abbiamo sotto il balcone -dovrò contattare qualcuno per trovare una sistemazione più azzeccata a questi volatili.
Nel frattempo, meglio uno sputo di terra piuttosto che una gabbia: è da quando le abbiamo lasciate libere di muoversi che si fanno dei bagni di terra. Per le galline equivalgono ad una nostra immersione in una vasca ad idromassaggio... una goduria infinita. È così che si puliscono dai parassiti.
Il cielo comincia a schiarirsi, segno che il sole sta sorgendo.
Ci stiamo entrambi beando della felicità delle chiocce quando ad un certo punto decido di rompere il silenzio tra noi.
“Dopo aver visto con i tuoi quello che succede in un allevamento mi aspetto come minimo un radicale cambiamento del tuo stile di vita.” la mia voce è ancora un po' dura.
“Io...” lo sento dire “Io non credevo fosse così. È... osceno. Mi sembra scontato che cambierò, Jay.” mi sorprende sentire che è tornato a chiamarmi col mio nomignolo.
“Bene.” gli dico con un sorriso sincero, tuttavia ancora restio a dargli chissà quanta confidenza. “Ah, e poi un'altra cosa, decisamente meno terribile e sanguinolenta. Io... volevo chiederti scusa. Sai, per... per il pugno.”
“Oh.” Colin porta una mano sullo zigomo dolorante “Scusami tu. Me lo sono meritato.” sospira “Ho detto un sacco di cazzate, prima. Non so proprio perché mi sono comportato in quel modo.”
“Capisco che agli occhi di chi non sa cosa succede all'interno di un allevamento le liberazioni sembrano atti da estremisti... estremisti cattivi.” lo guardo “Comunque voglio chiederti un'altra cosa.”
“Credo di sapere dove andrai a parare...”
“Che cosa significava quel bacio, Cole?” .
Lo guardo aprire la bocca nel tentativo di far uscire parole che non trova, visibilmente imbarazzato.
“Voglio dire... Io non so cosa vuoi fare con me, Colin. Non so se è stato un semplice bacio di conforto considerando il fatto che stavo per avere una sorta di attacco di panico... oppure se è stato un gesto dettato dalla semplice attrazione fisica... oppure se quel bacio è stato la premessa di una relazione... seria...” Vorrei sprofondare, ma decido di partire in quarta: voglio mettere in chiaro le cose definitivamente, trovo fastidioso lasciare questioni del genere in sospeso.
“...voglio dire, io non ho problemi con l'omofobia e lo sai bene perché sono contro ogni forma di discriminazione, ma sappi che se così fosse, se vorrai avere una relazione con me, non sarà facile. Per te, intendo. Io sono un... un supervegano.” mi scappa un risolino isterico “Tra la serata di coccole e il presidio sceglierò sempre il presidio. Anteporrò sempre il bene degli oppressi al mio egoismo o a quello di qualcun altro. Potrei finire in prigione da un momento all'altro senza provare rancore, potrei sporcarmi la fedina penale. Potrei crepare di sciopero della fame o schiacciato da un camion che trasporta vitelli al macello.”
Riprendo fiato.
“E soprattutto non potrei mai e poi mai stare con un onnivoro. Nel senso che se sono convinto di riuscire a convertirti, sì. Ma tu hai visto cosa succede. Se lascerai perdere il veganismo, lascerai perdere anche me. Non è una minaccia, è un semplice dato di fatto. Nonostante questo... tu accetteresti di stare con me? Sempre che tu voglia. Sempre che quel bacio abbia significato qualcosa. Per te.” sono rossissimo in viso, per fortuna ancora il sole non è sorto.
“Jared... dovrai farmi da Cicerone del veganismo.” mi risponde Colin, sorridendo dolcemente.
Arrossisco ancora di più quando lui mi passa una mano attorno alla schiena, stringendomi a sé. Ormai quel minimo di astio che provavo nei suoi confronti se n'è andato definitivamente.
“Addirittura parli di relazione seria...” mi dice piano, con quello sguardo dolce “Quand'è che ti ho -per dirlo volgarmente- fottuto il cervello?”
Lo guardo, non so cosa dire perché non conosco la risposta alla sua domanda. Probabilmente da quando ha cominciato a chiamarmi 'moglie' svariato tempo fa, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
“Non lo so... e poi quest'ultima frase era proprio una caduta di stile.” lo liquido io, ridacchiando. “Comunque è tardi ed ho proprio bisogno di una doccia.”
“Mh-mh... dopo di te la faccio anche io.” avvicina la sua fronte alla mia e rimaniamo così per un po', cullati dal lieve chiocciare delle pollastre.
“Dovrò spiegare a Shan e Tomo il perché di queste nuove inquiline...”
“Digli che le hai trovate per strada.”
“Sì...”
“Che sono cadute da un camion diretto al macello.”
“Mi sorprendi Cole...” strofino esitante il mio naso contro la sua guancia destra “Stai entrando nella logica vegana...”
“È solo che apprendo in fretta...” sussurra sulle mie labbra.
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Allora, ieri sono andata ad un presidio contro il circo (ho le braccia a pezzi perché ho tenuto un cartellone sollevato in aria per ore intere, ma ne è valsa la pena!) e sono rimasta schifata nello scoprire quanta gente ancora lo consideri un fantastico e meraviglioso svago: non credevo che i circhi andassero così forte visto che siamo nel 21esimo secolo e dovremmo avere un minimo di decenza in più rispetto ai tempi del medioevo.
Perdonate l'acidità, ma ogni tanto ho bisogno di esternare i miei pensieri negativi, sennò esplodo.
Ci si sente prossimamente!
  
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