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Autore: nightswimming    03/09/2012    8 recensioni
"Sai, non ho molta esperienza coi bei vestiti".
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sta’ fermo, Gesù!”
“Oh, Dom, andiamo. Puoi chiamarmi semplicemente Matt”.
Dominic rise e gli toccò con delicatezza il mento per farglielo stare su, in modo da essere in grado di annodargli il cravattino con più agio.
“Eccola, la sindrome da red carpet. Tutti quei flash ti friggeranno il cervello un giorno o l’altro” disse a bassa voce con una tenerezza un po’ ombrosa.
Matt fece un sorrisino e si lisciò la camicia immacolata sul petto. Dom, esasperato, fece schioccare la lingua.
“Cosa ti ci vuole per star fermo?”
“Come cosa mi ci vuole? Se non lo sai tu, cosa mi ci vuole…”
Dom scosse la testa. Matt gli circondò le spalle nude con entrambe le braccia e lo baciò. Quando riaprirono gli occhi, sorridevano entrambi.
Cosa c’era tanto da sorridere, da un po’ di tempo a quella parte, Don non riusciva più a capirlo. Ma Matt sorrideva perché era felice, perché la sua vita ora era completa, e lui era un uomo che sorrideva sin da quando era nato. Sorridere era forse la cosa che gli riusciva meglio; di certo non intendeva cambiare proprio in quel momento.
Riprese a sistemargli lo smoking, aggiustando il cravattino, tirandogli le spalline per farle aderire di più alla pelle.
“Ho sempre desiderato vederti indossare un bello smoking su misura” sussurrò. Matt alzò un sopracciglio, curandosi di tenere il mento bello alto.
“E io ho sempre desiderato che tu me lo sistemassi addosso mezzo nudo” ribatté malizioso.
Dom ridacchiò e abbassò lo sguardo sul proprio corpo: era, effettivamente, in boxer e nient’altro, come lo era stato Matt fino a dieci minuti prima. Avrebbe dovuto raggiungere Kate in meno di un’ora, e, dato che era già in ritardo sulla sua tabella di marcia (“Per colpa tua…” aveva aggiunto giocoso, baciandolo sul collo mentre se ne stavano ancora sdraiati a letto, sopra le lenzuola, e Dom aveva distolto lo sguardo e lo aveva mandato a quel paese con il suo sempiterno sorriso sulle labbra) lui gli aveva chiesto di aiutarlo a vestirsi.
“Sai, non ho molta esperienza coi bei vestiti” aveva detto cercando di togliere dal volto di Dom quel cipiglio pensieroso.
“Oh no, non ce l’hai quanto è vero Dio” aveva risposto il batterista ridacchiando, e Matt si era rilassato.
Ora erano in silenzio e le cose sembravano di nuovo essere luminose.
“Davvero lo hai sempre desiderato?” gli domandò improvvisamente Matt, gli occhi fissi sul soffitto. Dom accarezzò con un pollice il suo pomo d’Adamo e diede il tocco finale al cravattino.
“No”, rispose, sempre sorridendo, sempre triste. “Mi sei sempre andato bene com’eri”.
“Neanch’io ho mai fatto fantasie su di te che mi allacciavi i bottoni della camicia in mutande”. Gli fece un occhiolino. “Però la cosa non mi dispiace”.
Il suo cellulare squillò. Dom si allontanò di un passo, Matt rispose: era Kate. Scambiarono poche parole miste a risatine. Matt la salutò dicendole che la amava, Kate di sicuro gli credette, Dom cominciò a crederci un po’ anche lui. Poi Matt mise giù e compose il numero dei taxi.
“Allora vado” disse quando lo ebbe prenotato. Poi lo baciò e gli sorrise ancora. “Grazie di tutto”.
Dom annuì e lo baciò a sua volta, poi tornò a stendersi sul letto e prese in mano una rivista. Cominciò a sfogliarla distrattamente mentre Matt era in bagno a mettersi un po’ di acqua di colonia, ma quando si accorse di aver riletto la stessa riga per la terza volta smise di fingere e si portò un braccio dietro la testa. Fissare il soffitto non richiedeva una grande capacità di recitazione, si disse.
La porta del bagno si aprì: Matt fece un passo, poi una giravolta, e allargò le braccia in piedi davanti a lui dal lato opposto del letto.
“Come sto?”
Dom stette in silenzio per un paio di secondi, poi sorrise il primo sorriso sincero di quel giorno.
“Sta benissimo”. Tornò a fissare il soffitto. “Infatti non sembri tu”.
“È il tuo modo da stronzo di fare i complimenti?”
È il tuo modo da stronzo di dirmi che sto scivolando fuori dalla tua vita ogni giorno che passa, e che presto imparerai ad essere felice anche senza di me?
Sorrise.
“Sì”.
Matt gli alzò il dito medio, si abbottonò il primo bottone della giacca e fece per uscire.
“Matt” lo richiamò Dom, la voce incerta. Lui si girò, gli occhi chiarissimi e brillanti, le sopracciglia aggrottate.
Non andare.
“Lascia qui quegli orrendi occhiali da sole” disse, esasperato. “Rovinano tutto”.
Matt li tirò fuori dalla tasca e li sventolò nella sua direzione, felice come un bambino.
“Un tocco alla Bellamy ci vuole sempre!”
Poi lo salutò, senza dirgli che lo amava, e uscì.
Dom riprese in mano la rivista, tentò ancora di sfogliarla, poi la mise giù di nuovo e tornò a guardare il soffitto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: … angst! Angst nei sotterranei!
Come ormai vi sarete abituati a sentirmelo dire, non so da dove sia saltata fuori questa storia, e questa volta più che mai perché non sono assolutamente una delle sostenitrici della teoria “Kate ha cambiato Matt”, “aridatece il nano tinto che spaccava le chitarre”, “Madness fa cagare”, ecc. ecc.
Però mi è saltata in testa quest’immagine di Dom che sistema lo smoking a Matt prima della cerimonia del Festival di Venezia (sì, esatto, quella in cui sembra un incrocio fra un inventore pazzo e un James Bond tascabile e denutrito – sembrava Matt, insomma, e quindi <3) ed è venuta fuori questa robetta senza pretese.
Ringraziando tutti quelli che leggeranno, vi cuoro e vi sbacio :***
<3
P.S. Il titolo è preso da “Walk Away” dei Franz Ferdinand, che è una delle mille canzoni che vorrei scolpita per intero sulla mia tomba. XD
   
 
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