Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: jeffer3    03/09/2012    6 recensioni
AU
Brittany, ragazza tranquilla del McKinley, vuole finire il liceo senza problemi. Cosa accadrà quando una Santana Lopez, completamente cambiata dagli anni precedenti, finirà per entrare nella sua vita?
Dal capitolo I:
"Fu allora che per la prima volta si girò, guardandomi fissa negli occhi.
Dio, avevo sbagliato, non erano marroni.
Erano neri. Come la pece. Un colore che in quel momento sembrava essere un tutt’uno con la sua anima.
Sembrava si stesse scatenando un tornado in quegli occhi, un terremoto, capace di scuotere qualunque cosa, qualsiasi persona.
Anche me.
Un fuoco. Erano occhi come il fuoco."
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dio, che nottata pessima che avevo passato, non ero riuscita a chiudere occhio.
Non riuscivo ancora a capacitarmi di come potessi aver rinunciato a preziose ore di sonno per pensare.
Ma a cosa poi!?
Dannato cervello che non voleva spegnersi.
E’ stato solo un semplice incontro con una semplice compagn- ok, magari non si potrebbe proprio definire semplice come persona, però…
Quegli occhi.
Non riesco ad eliminare l’immagine dalla mia testa. Erano così intensi.
E lei era così… lei.
Insomma chi ci aveva mai parlato? Non che la nostra fosse stata una gran chiacchierata, anzi aveva a stento spiccicato mezza parola, però poteva definirsi tipo una sottospecie di traguardo per l’umanità.

Chissà perché, poi, aveva avuto una reazione solo al mio commento sui guanti. Che c’era di male?
Erano solo dei guanti! No?

Avevo bisogno di parlarle ancora, non per qualcosa, ma… sembrava una persona interessante, ecco, niente di più. Assolutamen-
“Hai un aspetto orribile, Britt” una voce fin troppo conosciuta mi riportò alla realtà.
“Buongiorno anche a te, Rach, gentilissima come sempre, anche tu sembri un bocciolo!” esclamai ironica, strappandole un sorriso divertito.
“Sembra che un camion ti abbia buttato sotto… ma hai dormito?”
“Ehm, domanda di riserva?”
“Entri con me al glee?” chiese, quindi, innocentemente, probabilmente cercando di sfruttare il mio stato semi-comatoso.
“Ripeto. Domanda di riserva?” ribattei, infastidita, facendola sbuffare sonoramente. “Ti voglio bene, Rach, ma sai come la penso. Non mi va per niente di minacciare la mia tranquillità in questa scuola di matti, per ricevere ogni santo giorno delle granitate in faccia. Proprio no.” Affermai, sicura.
“Oh, andiamo! Fallo per me, è divertente, però vorrei che ci fossi anche tu!” mi pregò, mentre camminavamo per i corridoi.
“Hai ridato l’asciugamano alla Fabray?” le chiesi, cambiando completamente argomento per metterla alle strette.
“B-beh, ora dovrei a-andare a cercarla e…” iniziò, un po’ imbarazzata.
“Fammi sentire ancora la tua tesi riguardo la tua cotta su di lei” le dissi, ridacchiando e osservandola farsi sempre più rossa.
“Non ho nessuna cotta!”
“Pffff, ma fammi il piacer-“ mi interruppi, però, vedendo l’oggetto dei miei pensieri notturni, avanzare proprio nella nostra direzione, incatenando il suo sguardo al mio.
“Perché ti sei fermata?” fece, confusa la mia amica. Il tempo, però, di girarsi avanti e ben capì il motivo del mio silenzio.
L’ispanica si era fermata proprio davanti a noi, sfilandosi la cartella dalle spalle e aprendola, cercandovi qualcosa all’interno.

Finalmente, era arrivato il momento, a cui stavo pensando da ore, ormai.
Anche perché, guardando in faccia alla realtà, quella sarebbe stata l’unica occasione per scambiare due chiacchiere, visto il suo atteggiamento solitario.

Afferrò dallo zaino il fazzoletto e me l’allungò, concedendomi un semplice “grazie”, per poi rigirarsi, tornando sui suoi passi.

Bene. Questo non me l’aspettavo.
Non che prevedessi una conversazione davanti latte e biscotti, però, che diamine! Almeno un ‘ciao’, meglio ancora un ‘ciao brittany’ o un ‘ti va un caffè dopo scuol- ok, sto andando troppo oltre.

“Lopez!”
A proposito di cose inaspettate.
Brava Rachel.
La latina si girò lentamente, riavvicinandosi a noi.
“Sì?” chiese, con sguardo indagatorio.
“Ehm… m-mi chiedevo se sapessi dove sia Q-Quinn…” provò a parlare un po’ impacciata, mentre l’altra si lasciava andare ad un sorrisetto divertito.
“E’ nel bagno del secondo piano” disse, osservandola contorcersi le mani, come in preda ad un dilemma, che, evidentemente, riuscì ad afferrare subito “Tranquilla, sgorbio, ti autorizzo io ad andare.” Concluse, allontanandosi di nuovo e, questa volta, definitivamente, senza che io avessi detto nemmeno una parola.


Mi limitai ad osservarla, rapita, mentre, camminando per il corridoio, le persone si aprivano davanti a lei come le acque del Mar Rosso con Mosè.
“Da quando in qua ti piace Miss Simpatia, Britt?” mi chiese, guardandomi con gli occhi chiusi a fessure, la mia amica.
“Eh? Di che parli?”
“Parlo dell’ispanica, Britt, e non dissimulare!”
“Che?! Ma che dici!?”
“Ti conosco abbastanza da sapere che quando ti ammutolisci di colpo c’è, decisamente, qualcosa sotto.” Continuò, convinta della propria ipotesi.
“M-ma, no! Ma l’hai vista?! Ti ha chiamato anche sgorbio! E’, è…”provai a parlare, cercando un qualcosa che placasse i suoi sospetti “E poi è…”
“Devo ricordarti di Jennifer? Con cui una persona a caso ha avuto una relazione?” fece, sollevando allusivamente le sopracciglia.
“Non intendevo questo! Lei è, insomma…” provai ancora “lo sai… è Santana Lopez.” Conclusi, fiera di essere arrivata al punto.
“Seh.” Fece, con l’aria di chi la sapeva lunga.
“Non mi piace!”
“Ahà”
“A te piace la Fabray!” esclamai, indispettita, cercando di allontanarmi il più in fretta possibile.
“Non rigirare la frittata, non è di me che stiamo parlando!” mi urlò dietro, senza però riuscire a fermare la mia fuga.
 

Non la vidi per tutto il resto della mattinata.
Alla pausa pranzo andai di proposito nel cortile della scuola per, quanto meno, intravederla fra gli spalti del campo da football, ma niente.
Sembrava un fantasma in quella scuola, dannazione.






Ormai mancava solo l’ultima ora.
Solo un’ora di storia mi separava, finalmente, da una bella dormita rigeneratrice, per cercare di riprendermi un po’ ed evitare di sembrare uno zombie vivente.
Che poi gli zombie possono essere viventi? Mmmh.
“Britt!” una Rachel mi si avvicinò correndo, prendendomi per il braccio e trascinandomi nel bagno più vicino, incurante della campanella, che segnava l’inizio dell’ora di lezione.
“Rach, dobbiamo andare in aul-“
“Mi ha chiamato per nome!” esclamò entusiasta, lasciandomi un po’ confusa.
“Ma di che parli?”
“Q-quinn…” iniziò sottovoce “lei mi ha detto… non posso ancora crederci, ‘tranquilla, Rachel, è stato un piacere’” pronunciò, come se stesse ripetendo le parole della Bibbia, mentre un luccichio si impossessava dei suoi occhi. “E-e poi, prima di uscire ci siamo sfiorate!” concluse, euforica.
“Dillo.”
“Cosa?”
“Sai cosa.” Affermai, sollevando allusivamente le sopracciglia.
“Sì, ok, mi piace, contenta?!” fece, indispettita.
“Alleluia, la confessione è arrivata!” esclamai, con fare teatrale, per poi tornare seria “Però, Rach… cioè…” iniziai cercando di trovare le parole adatte.
“So cosa stai per dire!” mi precedette subito “Non significa nulla, vero, verissimo, anzi. Ma…” iniziò emozionata “Prima di andarmene le ho chiesto cosa potessi fare per sdebitarmi e lei mi ha proposto di prendere un caffè assieme!”
“Oh!”
“Già! Ma tranquilla non mi faccio false speranze…” fece, torturandosi il labbro inferiore “E’ pur sempre Quinn Fabray e io sono… io.”
“Naah, Rach, tranquilla! Prendete questo caffè e vedi come vanno le cose, credo che solo così potrai capire se… beh, sì, se insomma lei sia interessata a te, no?”
“Carpe diem!”
“Brava, esatto!” concordai, sentendo la seconda campanella, che avvertiva i ritardatari, facendomi ricordare della lezione, il cui inizio avevo ormai miserabilmente saltato “Merda, dobbiamo andare!”
 




“Pierce.” Mi accolse il professor Ferguson, con tono scocciato “Anche tu in ritardo, ora?”
“M-mi dispiace prof… ero…”
“Lascia stare le scuse e siediti, la lezione è già iniziata da un bel po’”
Mi mossi subito, cercando con lo sguardo un posto vuoto, ma mi sembrava proprio che non ve ne fosser-
Oh-oh.
“Pierce! Ti sei addormentata?! Siediti vicino a Lopez, magari le insegni un po’ come stare attenta.”
commentò, sbuffando e riprendendo la spiegazione, mentre io mi avvicinavo all’ultimo banco sulla destra, esattamente vicino la finestra.
Esattamente vicino a lei.

L’ispanica mi osservò per qualche secondo, ma spostò ben presto lo sguardo, rivolgendolo, come era solita fare durante le lezioni, al cortile della scuola, che ben poteva vedere dalla sua postazione.
Non mi disse niente.
Non fece niente.
E io mi limitai a tirar fuori il quaderno, facendo finta di ascoltare la lezione, quando, invece, la mia attenzione era tutta rivolta alla ragazza al mio fianco.


Da quando ero diventata ossessionata da lei?
Mai possibile che una pseudo-conversazione potesse letteralmente friggermi il cervello?
Era solo una ragazza, che diamine!
Bellissima, misteriosa, oscura, diciamo pure. Ma pur sempre una ragazza!
Alla fin fine sarà l’alone di mistero che la circonda ad avermi incuriosito.
Sicuro.
Troppe cose strane.
Il suo silenzio. La sua solitudine. Il suo odore che era un misto di fumo di sigaretta e un profumo che-

Aspetta. Il suo odore?!
Se mi beccava a sniffare il suo profum-
“Ma non dovevi insegnarmi tu a stare attenta alla lezione?”
Oh, Dio.
Mi aveva parlato.
“C-cosa?” balbettai, impreparata, facendola sorridere divertita.
“Non hai preso appunti, per niente. E secondo il Mago Panzone lì” fece, indicando il professore “dovresti essere tu l’alunna modello fra le due.” Concluse, guardandomi fissa negli occhi.

Ancora quello sguardo.
Meno duro della scorsa volta, ma pur sempre di un magnetismo senza pari.

“Sono in pausa di riflessione” dissi, cercando di suonare il più tranquilla e disinteressata possibile.
“Riflessione…” commentò, alzando un sopracciglio.
“I problemi del mondo… ci penso spesso, sai, la globalizzazione, la crisi economica, cose così, no?” feci, provocandole un sorrisetto.
“Sono problemi decisamente seri, a cui pensare l’ultima ora di lezione della giornata” disse, con un tono divertito.

Che cosa allucinante.
Stava scherzando.
Con me!

“Sì, beh, le persone serie lo fanno” commentai ironica, giocherellando con la matita. “Scommetto che anche tu lo fai”
“Oh, no. Non sono una persona poi così seria.”
“E a cosa pensi?” chiesi, di getto, facendo oscurare momentaneamente quegli occhi, già di per sé nerissimi.
Merda. Ora mi ammazza.
Bravo cervello, ottima mossa. No, sul serio, complimenti a me.
Mentre mi crogiolavo, pensando di aver fatto chissà quale figuraccia irreparabile, mi sorprese, aprendo le labbra in un piccolo sorriso.
“Fino a poco fa, pensavo ad un gelato.”
“Un gelato?” chiesi, confusa.
“Ho fame.” Disse, sollevando le spalle, facendomi ridere silenziosamente, per non farmi sentire.
“LOPEZ, PIERCE!” ci richiamò, sbraitando il professore. “Avete sentito quello che ho detto?!”
“Ehm…” iniziai, temporeggiando, facendolo sbuffare sonoramente.
“Per la prossima settimana la classe dovrà portare delle ricerche sulla seconda guerra mondiale. Tu e la Lopez dovrete approfondire la bomba atomica” ci comunicò “E la prossima volta state attente, perché vi sbatto fuori!” concluse, mentre suonava la campanella, che segnava la fine delle lezioni.


Avevo capito bene?
Ricerca? Una settimana? Con Santana?


“Ma che palla di lardo” sentì commentare alla mia sinistra dall’ispanica. “Ci mancava solo una ricerca.” Borbottò, mettendo tutta la roba in cartella.
“Ehm…” iniziai, cercando di attirare la sua attenzione. “Se vuoi posso.. cioè, se hai da fare non preoccuparti, me la vedo io” feci, cercando di non mostrare il mio disappunto.
Lei mi guardò per un secondo, corrugando le sopracciglia.
“E lasciarti fare una ricerca chilometrica tutta da sola? Allettante per me…” iniziò, tranquilla “Ma un po’ pesante per te, non trovi? Tranquilla, la faremo assieme.” Concluse, mettendosi lo zaino su una spalla, lasciandomi piacevolmente sorpresa.
“A-allora… ci organizziamo? Possiamo vederci a casa mia…” feci, osservandola mentre mi scrutava “O-o anche a casa tua se vuo-“
“Va bene a casa tua. Ma oggi non posso.” Disse, avviandosi verso la porta “Iniziamo da domani."
“S-sì, ok…” feci, ancora incredula, iniziandomi ad allontanare “Allora ci vediamo.”

Due passi, che mi sentì richiamare.
“Brittany.”

Si ricordava il mio nome.
Oddio, si ricordava il mio nome!

“S-sì?”
“Si presuppone che tu debba darmi l’indirizzo.”





Tetraedro dell'Autrice

Ok, questa storia mi sta prendendo più del previsto.
Le idee mi uscivano e escono, anche ora, fuori anche dalle orecchie e il mio cervello stava andando in sovraccarico.
Quindi, ho per forza dovuto scrivere anche il secondo capitolo. Anche se dovrei necessariamente studiare, per evitare di farmi la botta! Yuhu! Scaltra me.

Ad ogni modo, questo è quanto! Fatemi sapere cosa ne pensate! :D
dal prossimo capitolo vedremo come andranno gli incontri fra le due, i misteri aumenteranno?? Who knows!

Cosa fondamentale prima di concludere: grazie a tuttissimi! Chi ha messo la storia nelle seguite/ricordate, chi ha recensito, chi anche solo legge..insomma grazie mille! *-*

Fra qualche giorno arriverà il prossimo di "scommettiamo?"... tra l'altro avremo una new entry: "La Vecchia"!

A presto, bella gente! :D

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: jeffer3